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lunedì 8 novembre 2021

Il PCd’I avrebbe atteso ancora molte settimane prima di un intervento diretto in terra spagnola


Come ha sottolineato anche Susanna Tavera, «l'attrazione esercitata dalla guerra civile spagnola sui fuoriusciti italiani era anche la conseguenza di legami sorti principalmente nella decade degli anni Venti» <96 che, come abbiamo precedentemente evidenziato, si strinsero principalmente intorno al tema del contrasto all'avanzata dei fascismi europei, ma anche alla questione catalana e ai problemi teorico-organizzativi aperti dalla stagione repubblicana in Spagna. Sulla base di questi presupposti quindi il comitato nominato al Congresso di Saurtrouville, di cui si è parlato in apertura, decideva l'intervento immediato in Spagna e già il 29 luglio Camillo Berneri passava la frontiera per stringere rapporti con la CNT-Faib.
“Guerra di classe” ricostruiva così la vicenda dal punto di vista degli anarchici maggiormente impegnati sul fronte sindacalista <97: «Quando nel luglio scorso si effettuò l'aggressione fascista a Barcellona a cui rispose immediatamente la pronta, travolgente azione dei nostri compagni anarco-sindacalisti che riuscirono a sgominare e a frantumare il tentativo di Franco, si trovava sul posto il compagno nostro Persici del Comitato d'Emigrazione [dell'USI, N.d.R.] che si mise subito in corrispondenza colla nostra USI, la quale non mise tempo ad interessarsi […] dopo alcuni giorni il Persici veniva raggiunto dal compagno Berneri al quale l'USI rilasciava una credenziale che lo delegava presso la CNT-Fai. Furono questi nostri compagni a dar vita al “Bollettino d'Informazioni” in lingua italiana […] quando cessarono le sue pubblicazioni […] fu solo allo scopo di dar vita al nostro vecchio organo “Guerra di classe” che, per particolare merito dei compagni della CNT, continua ad uscire trasformato in settimanale e viene diffuso e ben accolto nel campo internazionale dei nostri compagni».
Nel corso di quella stessa estate si sarebbe quindi costituita, inizialmente con connotati esclusivamente antifascisti e con una relativa autonomia dalle organizzazioni spagnole, la Sezione Italiana <98 della colonna Francisco Ascaso della CNT-Faib <99. La Sezione, attiva sul fronte aragonese, quello «con più forze che combattono per la rivoluzione sociale e non solo per la difesa della Repubblica» <100, precedeva di qualche mese la fondazione della, ben più nota, Brigata Internazionale <101 avvenuta tra il 1936 ed il 1937. L'apparizione di quest'ultima avrebbe, come vedremo più dettagliatamente in seguito, proceduto parallelamente all'assunzione di un carattere decisamente internazionale del conflitto spagnolo e, connessa ad essa, alla radicale mutazione dei rapporti all'interno del campo antifascista, i cui effetti sarebbero stati ben visibili anche all'interno della Sezione Italiana, dove sorgevano i primi contrasti di indirizzo tra la maggioritaria componente anarchica e quella giellista. L'atto costitutivo <102 della Sezione era stato infatti firmato, nell'agosto del 1936, dall'anarchico Camillo Berneri, dal giellista Carlo Rosselli e dal repubblicano Mario Angeloni che davano a loro volta vita ad un comitato di coordinamento costituito da esponenti di Giustizia e Libertà (Aldo Garosci), del movimento anarchico (Francesco Barbieri <103), dei socialisti (Giuseppe Bogoni) e dell'USI (Gusmano Mariani).
Secondo le fonti di polizia, nell'ottobre 1936 Berneri riceveva inoltre «2000 pesetas per far uscire un giornale sindacalista al quale collaborerebbe anche Meschi Alberto» <104. Si trattava della nuova serie, pubblicata da Barcellona, del periodico “Guerra di Classe” che infatti riprendeva la propria attività pubblicistica il 9 ottobre di quell'anno chiarendo già dalla prima pagina il valore che i volontari affidavano all'impresa spagnola: «l'incendio spagnolo - vi si affermava nell'articolo di apertura - ha bagliori e boati che attirano le menti ed i cuori di tutti i rivoluzionari del mondo perchè qui si combatte una lotta che è mondiale nelle sue ripercussioni attuali e ancor più in quelle prossime» <105.
In effetti, è storiograficamente noto, la Guerra di Spagna, pur scatenata da cause interne, assunse caratteri che superarono la dimensione specificamente nazionale <106 e riuscivano a riassumere le maggiori tensioni e contraddizioni dell'Europa degi anni Trenta, le quali sarebbero infatti deflagrate appena pochi anni dopo. Da parte loro, gli anarcosindacalisti reputavano invece la «Guerra civile e la rivoluzione sociale [...] in Spagna [come] due aspetti di una realtà unica: un paese in marcia verso un nuovo ordine politico e economico che […] costituirà le premesse e le condizioni di sviluppo del collettivismo libertario» <107.
Secondo i libertari, in Spagna si aveva quindi la possibilità da un lato di verificare la validità, le «capacità costruttive» delle tesi antiautoritarie e, dall'altro, di combattere a viso aperto i «fascismi coalizzati» nel tentativo di «spegnere nel sangue quel tentativo» <108 rivoluzionario.
E ciò poteva avvenire in Spagna - si affermava su “Guerra di classe” riportando le parole di Carlo Mastronardi, segretario del Congresso degli scrittori di Buenos Aires - in virtù dello spirito donchisciottesco del popolo spagnolo, «nobilmente ribelle» e teso da «sempre a superare i quadri gerarchici, le strutture rigide e convenzionali» e che quindi non avrebbe mai potuto adattarsi a «nessuna delle sfumature del fascismo» <109.
 


[NOTE]
96 Tavera, S., “Caro amico, caro nemico”. Carlo Rosselli, Camillo Berneri e i libertari catalani (1936-1937), in “Quaderni del Circolo Rosselli”, n 52/2 (1996), p. 49.
97 Rapporto Generale dell'attività dell'USI (Dal luglio 1936 all'aprile 1937), in “Guerra di classe” (serie spagnola), anno II, n. 14, 1 maggio 1937.
98 Una approfondita analisi condotta attraverso le biografie dei volontari che componevano la Sezione Italiana è quella compiuta da Enrico Acciai in Antifascismo, volontariato e guerra civile in Spagna. La Sezione Italiana della Colonna Ascaso, Unicopli, Milano 2016. L'opera presenta diverse affinità con la presente tesi e si trova a condividere l'analisi di alcuni percorsi biografici di militanti dalla loro dimensione locale di partenza a quella transnazionale assunta negli anni dell'esilio in Francia e poi della Guerra in Spagna.
99 «L’adesione alla Colonna - veniva affermato nell'Atto - non è di gruppi politici, ma di uomini [….] tutti gli antifascisti, senza eccezione di tendenza, sono ammessi alla Colonna […] Secondo le disposizioni attuali del Comando delle Milizie, l’organizzazione della Colonna sarà fatta in collegamento con le Milizie della CNT e della FAI. Resta però inteso che la Colonna come tale manterrà il suo carattere di formazione unitaria antifascista al di sopra delle distinzioni di partito» Cfr. Berneri, C., Promemoria: Le basi della Colonna, in Epistolario inedito, vol. II, Edizioni Archivio Famiglia Berneri, Pistoia 1984, pp. 270-271.
100 Venza, C., Anarchia e potere nella guerra civile spagnola (1936-1939), Elèuthera, Milano 2016, p. 109.
101 Cfr. Batou, J., Ramin, A-J., (sous la dir. de), Tant pis si la lutte est cruelle – Volontaires internationaux contre Franco, Editions Syllepse, Parigi 2008; Diez, A., Brigadas Internacionales, Cartas desde España, Muñoz Moya Editores Extremeños, Brenes 2005; Elorza, A., Bizcarrondo, M., Queridos camaradas. La Internacional Comunista y España. 1936-1939, Planeta, Barcellona 1999; Castells, A., Las Brigadas Internacionales de la guerra de España, Ariel, Barcellona 1974.
102 L'atto costitutivo, datato 17 agosto 1936, e fu successivamente sottoposto all’esame della CNT-FAIb e da essa approvato.
103 Vedi Orlando, A., Pagliaro, A., Chico il professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l'anarchico dei due mondi, prefazione di Francisco Madrid Santos, Zero in condotta-La Fiaccola, Milano-Ragusa 2013.
104 ACS, CPC, b. 3249, fasc. “Meschi Alberto Guglielmo Mario”, Ministero dell'Interno, Nota riservata al Ministero Affari Esteri, 16 ottobre 1936.
105 Levando l'ancora, in “Guerra di classe” (serie spagnola), anno I, n.1, 9 ottobre 1936.
106 Villar, P., La Guerra civil española, Critica, Barcelona 2000 (prima ed. 1986), pp. 12-43.
107 Levando l'ancora, cit.
108 Ibidem
109 Carlo Mastronardi, Voci di America. Il rinascimento spagnolo, in “Guerra di classe” (serie spagnola), anno I, n.1, 9 ottobre 1936.
Marco Masulli, L’oeuvre des travailleurs eux-mêmes. Il sindacalismo d’azione diretta italiano tra esilio, clandestinità e diaspora dei militanti, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Genova - Universitat de Girona, 2019

Francisco Ascaso, Buenaventura Durruti, Gregorio Jover - Fonte: Wikipedia

Nel novembre ’35, si era tenuto, a Saurtrouville, un convegno che aveva riunito buona parte del movimento libertario italiano in esilio. <122
In quell'occasione si era ribadito, per quanto riguardava le relazioni con altre forze politiche, come gli anarchici dovessero «essere disposti al dialogo e, se possibile, all’intesa, anche al fine di contrabbandare la manovra tendente all’isolamento dei libertari tentata dai comunisti bolscevichi». <123
Nell’estate del ’36 non sembravano quindi esserci, in seno al movimento libertario, delle pregiudiziali contro una eventuale collaborazione con altre forze politiche; nel frattempo, la notizia del primissimo nucleo italiano in Spagna non tardò a diffondersi negli ambienti dell’esilio italiano: già il 30 luglio la Segreteria del PCd’I [Partito Comunista d’Italia], temendo forse il successo che poteva riscuotere un’iniziativa del genere, la definì una campagna «che ha un carattere politicamente non chiaro, e quasi provocatorio». <124 In quell’occasione si fece riferimento, con profonda preoccupazione, proprio all’azione di anarchici, giellisti e massimalisti. L’atteggiamento dei comunisti fu, durante le prime fasi della guerra civile, molto cauto; in occasione della riunione dell’Ufficio Politico che si tenne tra il dieci e l’undici agosto non si fece neanche riferimento agli eventi spagnoli ed agli antifascisti che stavano cominciando a partire per la penisola iberica. <125
Durante un altro incontro della Segreteria Centrale dei gruppi di lingua del PCF dell’otto agosto, s'affermò la necessità di stabilire dei contatti con le autorità spagnole per sapere in che modo portare aiuto «ai combattenti di Spagna che difendono la repubblica», ma ancora nessun accenno ad un intervento diretto. <126
Alcuni militanti comunisti cominciarono, in ogni caso, ad arrivare a Barcellona; il 15 agosto quattro di loro indirizzarono una lunga missiva proprio all’Ufficio Politico del partito: "Siamo arrivati ieri qui, e senza nessuna difficoltà. L’accoglienza alla frontiera è stata calorosa. Ed anche qui, in verità, ci siamo sentiti commossi ed entusiasti alla vista degli operai armati a guardia dei forti di frontiera e della stazione. Una espressione decisa traspare da ogni atto e da ogni parola dei compagni che incontriamo: battersi e battersi fino alle ultime energie, per spezzare la schiena alla reazione fascista. E se si potesse tirare una conclusione da quello che ognuno può vedere in Catalogna, si dovrebbe arguire che la reazione ha già la schiena spezzata. Il popolo in armi, l’assenza di ogni tirannide, i servizi pubblici gestiti dai comitati di operai, il vettovagliamento assicurato e in modo largo ne sono gli aspetti più
appariscenti. Ci siamo fatti raccontare gli episodi della lotta dei primi giorni. Essa è stata accanita: le forze della reazione rilevanti ed armatissime, ma l’entusiasmo popolare ha vinto, e Barcellona ha vinto, ed essa è il centro
dell’organizzazione della lotta al fronte. Bisogna vedere l’entusiasmo delle colonne che partono per il fronte. E noi, come ci troviamo, vi domanderete? Per riuscire ad inquadrarci abbiamo avuto qualche difficoltà. Gli uomini abbondano, anche delle specialità nostre. Dopo esserci presentati a diverse organizzazioni, siamo stati inquadrati nella milizia organizzata dal Partito Socialista Unificato di Catalogna, ed oggi, passeremo definitivamente in una caserma di questa
milizia, da dove, fra alcuni giorni, pensiamo partire per il fronte di battaglia. Gli italiani, venuti da costà, superano di poco il centinaio, e si parla dell’arrivo di altre centinaia. Peccato che noi non ci si presenti in maniera
soddisfacente alle forze politiche per quanto il nostro partito rappresenta in Italia e nell’emigrazione. Questo fatto crea una situazione di una certa difficoltà e, quel che è serio, permetterà, se noi non ci guarderemo bene, una
certa azione politica contro di noi nell’emigrazione in Francia. Bisognerebbe che voi provvedeste in qualche modo e che vi premuniste contro tale eventualità. Per conto nostro, faremo tutto il possibile per dimostrare che il nostro partito è con le masse operaie spagnole nella difesa della loro libertà. Comunque vi terremo informati. Vi salutiamo tutti fraternamente ed affettuosamente, Redi, Scotti, Nino, Vittorio". <127
Interessante l’appello ad un intervento diretto del partito nelle vicende spagnole; evidentemente i quattro firmatari, testimoni diretti di quanto stava succedendo a Barcellona, si resero conto come il PCd’I rischiasse di rimanere indietro rispetto alle altre forze antifasciste italiane.
«Per la questione - giustissima - che ci ponete», rispose l’Ufficio Politico il ventuno dello stesso mese, «cioè del rapporto esistente lì, tra le nostre forze e quelle delle altre correnti, stiamo provvedendo. Altri ottimi compagni stanno partendo ed altri partiranno nei prossimi giorni». <128 In realtà, come si vedrà, il PCd’I avrebbe atteso ancora molte settimane prima di un intervento diretto in terra spagnola, mentre la Sezione Italiana, per quel ventuno di agosto, sarebbe già partita per il fronte. Gli stessi firmatari della prima lettera, sicuramente tre di loro (Rodolfo Scotti, Nino Raimondi e Vittorio Cerretelli, del quarto non si legge il nome), entrarono nel gruppo di Berneri e
Rosselli. <129
Tornando alla formazione del gruppo, tra i libertari italiani emerse, durante le prime giornate barcellonesi, un Camillo Berneri con un ruolo assolutamente centrale: si impose ai più come leader, una sorta di guida naturale del gruppo in formazione, ruolo che avrebbe conservato sino alla sua morte. <130
Nel frattempo Carlo Rosselli era ancora a Parigi e si occupava sia di aiutare materialmente coloro che volevano partire per la Spagna, sia di cercare armi da far entrare nel paese. <131 La raccolta di risorse da destinare alla causa
spagnola coinvolgeva buona parte del movimento giellista; il 29 agosto Gaetano Salvemini scrisse ad Alberto Tarchiani: «Non ti pare che quel fondo, che tu sai, dovrebbe essere impiegato nell’affare spagnolo?». <132
La volontà di Rosselli andava però oltre il semplice reperimento di denaro: si mosse infatti da subito per una partecipazione diretta di GL al conflitto. Pur avendo incassato il rifiuto da parte dei socialisti e dei comunisti, il leader di GL si adoperò ad intessere alleanze con altri gruppi. In una riunione tenutasi in Rue Val de Grâce il 23 o 24 luglio (Garosci non ricorda con esattezza), «fu deciso, in linea di principio, da GL, dai massimalisti, dagli anarchici e da altre piccole frazioni l’intervento in Spagna». <133
Secondo Giuseppe Fiori, «GL coglie un dato avvincente: che per la prima volta gli oppositori fuorusciti possono battersi contro il fascismo armi alla mano, in guerra». <134
Il 28 luglio si tenne una seconda riunione sempre nella sede di GL; i comunisti vennero caldamente invitati dal Rosselli ad inviare una loro rappresentanza, c’era forse ancora la speranza di riuscire a coinvolgerli. <135
Evidentemente, cosciente della risonanza che avrebbe avuto un intervento unitario degli antifascisti italiani in Spagna, Carlo Rosselli tentò fino all’ultimo di convincere i comunisti ed i socialisti; pochi giorni dopo, il primo di
agosto, fu lui stesso a scrivere di suo pugno un ultimo appello alla dirigenza del PCd’I e a quella dei PSI: «Cari compagni, i giornali di stasera pubblicano la notizia che il governo francese ha deciso di lasciar libero il passaggio di volontari francesi e stranieri [sottolineato nell’originale, N.d.A.] per la Spagna. Poiché questo atteggiamento fa cadere la maggiore obbiezione da voi sollevata alla nostra proposta per il rapido censimento e l’organizzazione
dell’invio di elementi particolarmente qualificati, desideriamo sapere se modificate in conseguenza il vostro punto di vista. In tal caso sarebbe bene riunirsi e riunire le forze, perché il contributo italiano sia il più largo ed efficace possibile». <136 La risposta dei comunisti, negativa, a quest’ultimo appello non tardò: «Cari compagni», recitava la missiva, «in risposta alla vostra lettera del primo agosto con la quale si chiedeva di poter modificare il nostro atteggiamento per quanto riguarda la vostra proposta di un mutamento e dell’organizzazione dell’invio di elementi particolarmente qualificati in Ispagna. Vi comunichiamo che, per il momento, nulla ci consiglia di modificare la posizione che già abbiamo illustrato alle riunioni da voi convocate. Come avete visto dai giornali, per il momento, tutti i nostri sforzi tendono a far arrivare al più presto e il più largamente possibile aiuti in materiale sanitario di cui i nostri compagni spagnoli hanno urgente bisogno. Saluti cordiali». <137
Questa fu la chiusura definitiva dei comunisti nei confronti di questo primo intervento dell’antifascismo italiano.
 

Camillo Berneri

[NOTE]
122 Piccola località che si trovava alla periferia di Parigi. Il convegno aveva riunito circa una cinquantina di anarchici italiani emigrati in Francia, Belgio e Svizzera. Fu in questa circostanza che venne decisa la formazione di un Comitato Anarchico d’Azione Rivoluzionaria. Si veda a questo proposito: Santos Madrid, op. cit., pp. 238-241. Avremo poi modo, più avanti, di parlare ancora ampiamente di questo convegno.
123 Santi Fedele. Il retaggio dell’esilio. Saggi sul fuoruscitismo antifascista, Rubbettino, Catanzaro 2000, p. 103.
124 Giulia Canali. L’antifascismo italiano e la guerra civile spagnola, Manni, San Cesario 2004, p. 23.
125 Archivio Fondazione Gramsci (AFG), Fondo Partito Comunista d’Italia (FPCdI), fascicolo 1358 - Ufficio Politico, verbali delle riunioni dal 2 maggio al 28 dicembre 1936, folio 101-107. Verbale riunione Ufficio Politico dei giorni 10-11 agosto 1936.
126 AFG, FPCdI, fascicolo 1390 – Verbali segreteria dei gruppi di lingua del PCF, folio 5. Verbale della riunione della Segreteria Centrale dei Gruppi, 08/08/1936.
127 AFG, FPCdI, fascicolo 1367 – Corrispondenza della dirigenza del PCI con i comunisti italiani volontari nella guerra di Spagna, folio 6. Lettera di Redi, Scotti, Nino e Vittorio all’Ufficio Politico del PCd’I, 15/08/1936.
128 AFG, FPCdI, fascicolo 1367 – Corrispondenza della dirigenza del PCI con i comunisti italiani volontari nella guerra di Spagna, folio 7. Lettera di risposta dell’Ufficio Politico, 21/08/1936.
129 Nino Raimondi, all'anagrafe Agostino Casati, era nato a Rho nel 1897; durante i primi anni '30 aveva studiato a Mosca, nella “Scuola Leninista”; durante la guerra civile spagnola sarebbe arrivato a comandare, per un breve periodo il Battaglione Garibaldi. Con ogni probabilità era lui che coordinava questo piccolo gruppo di comunisti che si sarebbe arruolato nella Sezione Italiana. Dello Scotti non si sono trovati dati, solo il foglio di arrulamento nel gruppo di Berneri e Rosselli; Vittorio Cerretelli, fiorentino, aveva passato gli anni dell'esilio a Marsiglia in stretto contatto con la numerosa locale comunità anarchica di origine toscana, quest'ultimo sarebbe caduto ad Almudevar il 21 novembre del '36.
130 Non concordiamo pienamente, a questo riguardo, con la ricostruzione di Aldo Garosci. Secondo il giellista infatti, «Berneri aveva, anche lui, come tutti coloro che erano accorsi alla Rivoluzione di Spagna la sua ora: l’occasione e le possibilità di essere capo». (Garosci, op. cit., p. 168). Dal tono delle parole del Garosci sembra che Berneri avesse cercato una posizione del genere; crediamo al contrario che l’intellettuale lodigiano abbia sempre rifuggito un ruolo simile. Se si trovò nella Barcellona del ’36 investito dell’inedito ruolo di leader lo si deve principalmente al grande credito che riscuoteva presso gli ambienti libertari spagnoli. Lo stesso Umberto Marzocchi ebbe modo di sottolineare questo aspetto quando ricordò che già prima della guerra «Berneri aveva collaborato per anni a pubblicazioni anarchiche spagnole, quali “Il supplemento della Protesta” [in realtà era pubblicato in Argentina, N.d.A.], “Tiempos Nuevos”, “Tierra y Libertad”, “Revista Blanca”, “Estudios”, apportandovi un contributo non indifferente di articoli, saggi monografie, di carattere dottrinario, critico e filosofico di alto valore, serio e concettoso». (Marzocchi, op cit., p. 47).
131 In realtà, come abbiamo visto, anche gli anarchici fondarono, subito dopo lo scoppio del conflitto, un proprio Comitato Pro Spagna, con analoghe funzioni (a questo proposito si veda Marzocchi, op. cit., pp. 56-57) . Và però anche detto che, visto i mezzi economici non indifferenti della famiglia Rosselli, fu sicuramente più rilevante l’azione del leader di GL.
132 Istituto Storico della Resistenza in Toscana (ISRT), Archivi di “Giustizia e Libertà” (AGL), Fondo Alberto Tarchiani, busta 1, fascicolo 55. Lettera di Gaetano Salvemini ad Alberto Tarchiani, 29/08/1936.
133 Garosci, op. cit. p. 163.
134 Giuseppe Fiori. Casa Rosselli, vita di Carlo e Nello, Amelia, Marion e Maria, Einaudi, Torino 1999, p. 177.
135 AFG, FPCdI, fascicolo 1397 – Corrispondenza della dirigenza del PCI con “Giustizia e Libertà”, folio 14. Lettera alla Direzione del Partito Comunista d’Italia da parte di quella di GL, 27/07/1936.
136 AFG, FPCdI, fascicolo 1397 – Corrispondenza della dirigenza del PCI con “Giustizia e Libertà”, folio 15. Lettera di Carlo Rosselli alla dirigenza del PCd’I e del PSI, 01/08/1936.
137 AFG, FPCdI, fascicolo 1397 – Corrispondenza della dirigenza del PCI con “Giustizia e Libertà”, folio 13. Lettera della dirigenza del PCd’I a Giustizia e Libertà, s.d.
Enrico Acciai, Viaggio attraverso l’antifascismo. Volontariato internazionale e guerra civile spagnola: la Sezione Italiana della Colonna Ascaso, Tesi di dottorato di ricerca, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, 2010