Powered By Blogger

martedì 1 agosto 2023

Il «giro di nera» a Milano

Milano: uno stato più recente di una banca rapinata nel 1967 dalla banda Cavallero

Il nerista, come ogni giornalista, ha innanzitutto la necessità di essere informato su quanto di nuovo è accaduto nelle ultime ore. Nel caso della cronaca nera le fonti principali sono le Forze dell'Ordine - soprattutto Polizia di Stato e Carabinieri - che vengono consultate quotidianamente durante il cosiddetto «giro di nera». A volte lo spettro si allarga per comprendere anche altre Forze di polizia, come la Guardia di Finanza o la Polizia Locale del comune di Milano, ma, da quanto osservato, hanno comunque una rilevanza minore rispetto alle due fonti principali.
Il lavoro inizia in tarda mattinata (verso le 11), in Questura. L'incontro è aperto a tutti i giornalisti accreditati - si viene riconosciuti all'ingresso, attraverso il tesserino dell'Ordine - che si ritrovano all'interno dell'Ufficio di Prevenzione Generale (U.P.G.), il quale ha il compito, tra molti altri, di coordinare sul territorio gli interventi della Polizia di Stato richiesti dai cittadini attraverso le chiamate alla Centrale Operativa (al numero 113) <26. Prima dell'incontro in Questura ogni giornalista si informa su quanto è avvenuto durante la notte utilizzando diverse strategie.
In base a questa prima raccolta di informazioni organizzerà gli impegni da prendere nel corso della mattinata. Innanzitutto, si controllano i dispacci lanciati dalle agenzie di stampa, attività che può essere effettuata da casa, in redazione o anche dal telefono cellulare. In questo modo è possibile essere informati sui fatti accaduti durante la notte o in prima mattinata, e già battuti dalle agenzie.
In genere, poi, di prima mattina il giornalista effettua un giro di telefonate ai vari Uffici stampa delle Forze dell'Ordine per sapere se c'è stato, durante la notte, qualche evento degno di rilevanza, così da poter chiedere delucidazioni già al «giro di nera».
Come mi è stato spiegato, il bisogno di contattare le Forze di polizia prima dell'incontro faccia a faccia nasce dalla necessità di parlare direttamente con i funzionari che erano presenti in ufficio nel turno notturno, ossia quando l'ipotetico fatto è accaduto. Questi funzionari, infatti, hanno ricevuto le informazioni direttamente da chi ha eseguito l'intervento, e possono quindi conoscere maggiori dettagli e particolari di chi, sostituendolo nel turno successivo, viene a conoscenza di quanto è accaduto esclusivamente dalla relazione di servizio. Queste anticipazioni servono anche al giornalista per concordare il lavoro con il proprio caporedattore, che può decidere di mandarlo a seguire un particolare evento di cronaca o fargli seguire l'abituale giro delle fonti. Il cronista, infine, controlla se ha ricevuto comunicazioni da parte delle Forze di polizia, come per esempio comunicati stampa e/o inviti a conferenze stampa, organizzate in genere per il giorno stesso (solitamente durante l'orario del «giro di nera»).
Le conferenze stampa indette dalla Polizia di Stato o dal Comando dei Carabinieri - le due fonti istituzionali che vengono consultate regolarmente dalla stampa - si svolgono durante il giro. L'invito alla conferenza viene comunicato, generalmente via posta elettronica, a tutti i giornalisti accreditati, affinché anche chi non è presente quotidianamente al giro - come le televisioni o altre testate cartacee che, per mancanza di personale, non possono dedicare un cronista al settore della nera - possa essere informato e decidere di presenziarvi. Le altre Forze di polizia, come per esempio la Guardia di Finanza o la Polizia Locale, segnalano con le stesse modalità l'organizzazione di una conferenza stampa, che in questo caso si sovrappone al giro ordinario, motivo per cui il cronista può decidere di saltare gli appuntamenti con la Questura e i Carabinieri e prendere parte alla conferenza (nel caso in cui ci siano più cronisti della stessa testata - come avviene molto spesso al «Corriere della Sera» - uno segue il giro abituale e l'altro si occupa della conferenza).
Il numero dei giornalisti presenti quotidianamente è variabile (ad esclusione dei casi in cui è stato promosso un evento più strutturato, come una conferenza stampa, di cui parlerò dopo), in genere intorno alle 7/8 persone, appartenenti ai principali quotidiani nazionali e locali, alle agenzie di stampa e di fotogiornalismo <27. La composizione è, tuttavia, molto mutevole: è possibile che un giorno si presentino solo 3/4 persone o, viceversa, si raggiunga anche il numero di 10/15 cronisti.
Non essere presenti al quotidiano «giro di nera» non significa perdere l'accesso alle notizie raccolte nel giro. Lo scambio di informazioni tra i giornalisti è un fenomeno ordinario: se un cronista non può presentarsi al giro (perché, per esempio, ha preferito seguire una conferenza stampa oppure perché è impegnato su un altro evento) telefona ad uno dei colleghi e chiede di essere aggiornato su quanto è stato “preso” - ossia selezionato - in Questura e al Comando dei Carabinieri, o altrimenti fa riferimento a quanto verrà battuto dalle agenzie (i cui lanci sono in genere scritti subito dopo la conclusione del giro, così da far circolare le informazioni tra i propri abbonati nel più breve tempo possibile).
L'ufficio di Prevenzione Generale (U.P.G.) è il luogo dove si danno appuntamento tutti i neristi. L'obiettivo è essere aggiornati sul lavoro svolto dalla Centrale Operativa nelle ore notturne, in base agli interventi compiuti dalle volanti presenti sul territorio. Tutti gli interventi delle 24 ore precedenti vengono elencati all'interno del cosiddetto “mattinale”, disposti in ordine cronologico inverso (ossia dal più recente al meno recente). Questo documento contiene le informazioni sintetiche di ogni intervento e permette al giornalista di avere un'idea generale di cosa sia successo nella notte precedente. Le informazioni principali del mattinale sono riportate in Tabella 1.
 

Fonte: Domingo Scisci, op. cit. infra

L'atmosfera in cui avviene il confronto tra giornalisti e dirigenti di Polizia è piuttosto informale. Molti giornalisti seguono il «giro di nera» da molti anni e tra le due categorie nasce molto spesso un rapporto di fiducia, di stima e anche di sincera amicizia <28. La stampa viene fatta accomodare all'interno dell'ufficio del dirigente di U.P.G., all'interno del quale, oltre al dirigente stesso, sono presenti uno o più addetti dell'Ufficio stampa (tra cui il responsabile). Dopo un breve aggiornamento della situazione da parte del dirigente (in caso ci sia qualche operazione in corso, o se vi siano uno o più interventi da mettere in evidenza, come nel caso di sequestri, sparatorie, omicidi, etc... avvenuti in mattinata), inizia la lettura del mattinale. La lettura viene affidata ad un solo giornalista, il quale scorre l'intero documento soffermandosi su quelli che ritiene gli eventi più rilevanti, in base al tipo di reato o al luogo in cui è avvenuto (le due informazioni che ha subito sott'occhio durante la lettura). Il resto dei giornalisti non interviene in questa fase di selezione (in genere si dà un occhiata ai quotidiani del giorno, presenti nella stanza del dirigente, o si chiacchiera con i colleghi), che viene quindi lasciata completamente in mano al cronista che legge il mattinale. La fiducia riposta nelle sue scelte deriva da una convenzione secondo la quale la lettura del mattinale è demandata abitualmente al cronista con più esperienza, che si presuppone abbia maggiore dimestichezza nell'individuare in quelle poche righe i fatti giornalisticamente più rilevanti. Sebbene questa pratica sia ancora abbastanza diffusa - come ho potuto notare più volte nel mio periodo di osservazione - oggi accade spesso che il mattinale venga lasciato in mano ai cronisti più giovani (anche perché sono i primi a raggiungere l'ufficio U.P.G.); un modo, secondo i cronisti più “anziani”, per dare loro spazio e farsi le ossa sul campo <29.
La lettura procede nel modo seguente. Il cronista scorre il documento per individuare gli interventi che ritiene più rilevanti (soprattutto in base al tipo di reato - che è la caratteristica chiave per comprendere cosa è successo - e al luogo in cui è stato commesso - se in vie centrali della città, o in quartieri e vie conosciuti e “attenzionati”). Chiama, quindi, a voce alta il numero della relazione di servizio che corrisponde alla notizia selezionata. Il dirigente dell'ufficio (o il suo vice, se il primo è assente per il turno di riposo o in ferie) individua la relazione all'interno del suo archivio e inizia la lettura ad alta voce. Poiché la lettura può essere onerosa - le relazioni di servizio sono talvolta molto lunghe - il dirigente scorre il documento ed evidenzia solo i punti più importanti, sviluppando una sorta di narrazione dell'evento: indica l'orario, il luogo del fatto e chi ha richiesto l'intervento, descrive il motivo nel dettaglio, elenca la/e vittima/e e il/i responsabile/i (se presente/i) e si sofferma su alcuni particolari inusuali o anche grotteschi che possono attirare l'attenzione dei giornalisti.
A questo punto la parola passa ai cronisti. In questo momento, infatti, tutti i presenti possono intervenire <30, formulando domande o chiedendo spiegazioni su alcuni aspetti specifici del fatto. In base alle risposte ottenute si decide se “prendere” la notizia o lasciare perdere e andare avanti. La decisione è lasciata in genere ai giornalisti con più esperienza che insieme danno parere favorevole o meno alla selezione. Se il parere è favorevole, si chiede al funzionario di rileggere per intero tutta la relazione, mentre ogni giornalista annota sul proprio quaderno tutte le informazioni necessarie per costruire successivamente l'articolo. Nella maggior parte dei casi la scelta è sempre condivisa, per cui se si è deciso positivamente, questa vale per tutti <31: è capitato solo una volta, nell'arco del mio lavoro sul campo, che una notizia fosse presa da un solo giornalista e scartata dagli altri. È possibile, tuttavia, che le valutazioni siano differenti, anche perché ogni cronista deve tenere conto delle caratteristiche della testata su cui scrive.
Un esempio può forse aiutare a chiarire meglio questo punto. Una volta, al «giro» in Questura, il tentato suicidio di un ragazzo viene valutato poco interessante dal gruppo di giornalisti presenti alla lettura del mattinale. Solo un cronista si sofferma sugli aspetti a suo parere più appassionanti, come la motivazione amorosa del gesto, il fattore umano, facendo anche pragmaticamente notare che in genere di lunedì il suo giornale ha molto più spazio libero. Alla fine prenderà solo alcuni appunti, decidendo in caso di chiamare nel pomeriggio, una volta tornato in redazione. Nel frattempo, al Comando dei Carabinieri il gruppo viene raggiunto da altri giornalisti, che, per vari impegni, non hanno potuto seguire il giro in Questura. Questi ultimi chiedono di essere aggiornati e, alla notizia del tentato suicidio, uno dei cronisti mostra grande interesse, poiché sa che il suo capo predilige questo genere di notizie. A questo punto il gruppo di cronisti decide congiuntamente di richiamare il dirigente dell'U.P.G. per chiedere tutti i dettagli della vicenda. Nonostante le diverse valutazioni, alla fine tutti i cronisti prendono nota, anche quelli che, in Questura, avevano mostrato un certo disinteresse (il «Corriere della Sera», per esempio, la pubblicherà tra le cosiddette “brevi” <32). L'approccio collettivo ha, quindi, avuto la prevalenza, e rimane un aspetto fondamentale nel processo di selezione delle notizie <33.
Come già ricordato, oltre al dirigente sono presenti uno o più funzionari dell'Ufficio stampa (tra cui il responsabile dell'Ufficio stesso). Il loro compito è principalmente quello di accompagnare i cronisti durante il giro in Questura e ascoltare quanto viene comunicato loro dagli uffici interpellati. Il capo Ufficio stampa ha anche il compito di informare i giornalisti sulle operazioni compiute da altri settori della Polizia di Stato (esclusi, ovviamente, l'U.P.G. e la Mobile), per le quali non si è ritenuto necessario indire una conferenza stampa e che, tuttavia, si vuole rendere note al pubblico. In questi casi il capo Ufficio stampa legge una sintesi dell'intervento - redatta dal o con la supervisione del funzionario del settore coinvolto (per es., Polizia Postale, Commissariati di zona, etc...) - che contiene tutti i connotati del fatto. Capita molto spesso che i cronisti non siano soddisfatti del modo in cui queste notizie vengono riportate, soprattutto perché manca la possibilità di interloquire in maniera diretta con chi ha materialmente portato avanti l'operazione, e quindi conosce tutti i dettagli, specie quelli non presenti nella sintesi letta dall'Ufficio stampa <34. Un altro addetto stampa, infine, segue i cronisti per prendere nota di tutto quanto viene comunicato dagli uffici della Questura, nel caso in cui qualche giornalista, assente al «giro di nera», chiami l'Ufficio stampa e voglia sapere le notizie di giornata <35.
Una volta concluso il lavoro all'U.P.G., il gruppo di giornalisti si sposta nell'ufficio del dirigente della Squadra Mobile. In questo caso l'obiettivo è essere aggiornati sulle attività compiute da questa importante sezione della Polizia di Stato. Si possono cercare aggiornamenti su alcune indagini ancora in corso (come la ricerca di un assassino o del responsabile di una rapina in banca appena successa). Si può tentare di avere conferma rispetto ad alcuni dettagli raccolti da altri poliziotti o dalla magistratura. Si possono anche ottenere ragguagli circa azioni appena concluse, come l'arresto di indiziati, l'esito di retate o di sequestri di merce illecita, solo per fare alcuni esempi.
La differenza nella gestione delle notizie tra U.P.G. e Squadra Mobile è evidente. Nel secondo caso la selezione dei fatti è lasciata direttamente in mano alla fonte (ossia al dirigente dell'ufficio), il quale decide se, quando e in che modi rendere noto un determinato evento. Il monopolio dell'informazione che questo ufficio detiene è oggi rafforzato dalla quasi impossibilità, da parte dei cronisti, di dialogare con altri operatori della Polizia, come gli investigatori o gli agenti che hanno partecipato all'indagine, dovuto alla necessità di regolare i flussi informativi verso l'esterno. Questa condizione provoca continui contrasti tra i cronisti e l'ufficio della Mobile, poiché i primi non si vedono riconosciuti il diritto ad informare tempestivamente i propri lettori, e il secondo ad effettuare le indagini lontano dai riflettori dei media. Poiché è un aspetto che concerne il nuovo tipo di rapporto che si è instaurato tra giornalismo e fonti istituzionali, rimando la discussione di questi temi al capitolo successivo.
Di frequente le notizie vengono diffuse attraverso lo strumento della conferenza stampa. La motivazione che sta alla base di questa scelta è semplice: in questo modo è possibile richiamare il più alto numero di operatori dell'informazione e aumentare la possibilità che il fatto riportato appaia su una o più testate giornalistiche. Le attività che sono oggetto di una conferenza stampa riguardano in genere fatti che la Polizia di Stato considera rilevanti per la particolarità del fenomeno - per es. per la pericolosità degli arrestati e/o del tipo di reato, per l'eccessiva diffusione del fenomeno criminoso (come nel caso dei reati di natura telematica), etc... - e/o perché si ritiene utile che il pubblico debba essere informato in modo tempestivo ed efficace, in funzione educativa e preventiva (si pensi, per esempio, alla scoperta di nuove forme di truffa o di furto, alla presenza sul mercato di nuove sostanze stupefacenti, etc...).
Le conferenze stampa si svolgono abitualmente in Sala Cronisti. Il nome deriva dalla funzione che ha svolto almeno fino a 25/30 anni fa, quando era la sede principale nella quale si svolgeva il lavoro del cronista di nera. I giornalisti passavano buona parte della giornata in questa sala, in attesa che una delle numerosi fonti all'interno della Questura avvisasse loro (via telefono) della presenza di un determinato fatto criminoso in città (una rapina, una sparatoria, un omicidio, etc...). Una volta che la notizia veniva condivisa tra i giornalisti, ognuno di loro consultava i propri contatti all'interno degli uffici della Questura, con la speranza di ottenere il dettaglio che avrebbe fatto la differenza rispetto ai quotidiani concorrenti. La Sala Cronisti è stata per molto tempo, quindi, la “centrale operativa” del giornalismo in Questura, dove si raccoglievano le notizie (ancora oggi c'è il tabellone con tutti i numeri di telefono degli uffici e dei Commissariati della Polizia di Stato) e dalla quale le stesse venivano comunicate direttamente al proprio giornale (utilizzando le cabine telefoniche - un paio - presenti nella sala stessa <36). Questa storia mi è stata spesso raccontata dai cronisti che hanno vissuto quel periodo non solo in chiave nostalgica, ma anche per sottolineare la differenza con il modo di dare e raccogliere ora le notizie.
Oggi la Sala - ancora gestita dal Gruppo Cronisti Lombardi - ha smesso di svolgere quella funzione e, appunto, viene utilizzata principalmente per le conferenze stampa. La stanza ha al centro un tavolo rettangolare, piuttosto grande, intorno al quale si siedono i giornalisti e i dirigenti di Polizia chiamati a rendere pubbliche le attività del loro reparto. Sullo stesso tavolo, o su uno adiacente più piccolo, viene collocata la refurtiva o il materiale sequestrato, per agevolare il lavoro dei fotogiornalisti e cineoperatori presenti. Dietro al tavolo, in fondo alla stanza, sono posizionati alcuni personal computer, utilizzati dai cronisti per visionare il materiale audio/video digitale fornito dalla Polizia e copiarlo sui propri dispositivi removibili.
Le conferenze stampa avvengono sempre sotto la supervisione degli addetti all'Ufficio stampa, a seconda del grado di strutturazione con il quale viene organizzato l'evento. La conferenza può essere rapida e informale quando viene invitato il dirigente del reparto o del Commissariato cittadino che, a voce, racconta i dettagli dell'intervento ai giornalisti (in genere solo quelli della carta stampata, invitati attraverso un comunicato stampa o semplicemente avvisati all'inizio del giro in Questura). L'organizzazione può essere, altrimenti, più strutturata e formale se, in base ai criteri della Questura, l'operazione pubblicizzata viene ritenuta rilevante <37. In questo caso vengono adottati alcuni accorgimenti per rendere l'evento più “attraente”, come per esempio l'esposizione del materiale sequestrato o della refurtiva <38 e la diffusione di materiale multimediale. Lo svolgimento della conferenza stampa è il medesimo in entrambi i casi: il dirigente spiega nei dettagli l'operazione, i giornalisti prendono nota e fanno domande per avere chiarimenti e/o ulteriori informazioni su quanto è avvenuto. Nel caso siano presenti anche le televisioni, i cameramen girano durante la conferenza uno o più spezzoni video che verranno utilizzati nel servizio TV, senza audio (il cosiddetto b-roll), come sottofondo alla voce del giornalista. Lo stesso cronista televisivo, a fine conferenza, chiederà al dirigente di ripetere sinteticamente al microfono quanto già raccontato al resto dei cronisti, per inserire l'intervista all'interno del servizio.
È possibile, anche se piuttosto raro, che le conferenze stampa siano organizzate in luoghi diversi dalla Sala Cronisti. Questo accade abitualmente se l'operazione è di competenza della Squadra Mobile. In questo caso la conferenza avviene nell'ufficio del dirigente, il quale è abbastanza capiente e attrezzato con un ampio monitor sul quale mostrare le immagini e i video ripresi dalla Polizia durante l'attività notiziata. Raramente viene utilizzato l'ufficio di dirigenza dell'U.P.G., se non nei casi in cui le attività della Centrale Operativa siano state particolarmente importanti e spettacolari <39.
L'ultimo tipo di conferenze svolte in Questura riguarda le attività di comunicazione ed educazione portate avanti dalla Polizia di Stato (come, per esempio, la conferenza di fine anno o la promozione delle attività di collaborazione tra Polizia e istituzioni scolastiche), che si volgono generalmente negli uffici del questore o in altre sale del palazzo.
Una volta concluso il giro in Questura, il gruppo di cronisti si sposta al Comando Legione Carabinieri Lombardia <40, situato non molto lontano dalla Questura. L'appuntamento è nella sala stampa, al piano terra di uno stabile distaccato rispetto a quelli che ospitano gli uffici centrali del Comando (a differenza da della Sala Cronisti in Questura, collocata al piano ammezzato, sotto gli uffici del questore). Il gruppo di giornalisti è lo stesso che ha seguito il giro in Questura; solo per il «Corriere della Sera» un secondo cronista si affianca a volte a quello che ha seguito il giro dalla Polizia di Stato <41. L'incontro è gestito dall'addetto dell'Ufficio stampa, il quale legge a voce alta gli interventi, accaduti nelle 24 ore precedenti, che il Comando ha deciso di rendere pubblici. Tali interventi riguardano sia l'attività svolta su richiesta dei cittadini, tramite la Centrale Operativa, sia le operazioni svolte su iniziativa del Comando. Rispetto all'U.P.G., la selezione viene fatta a monte, direttamente dall'Ufficio stampa, e non vi è modo, per i giornalisti, di avere accesso al resto degli interventi, salvo far ricorso alla propria rete di contatti informali. Durante la presentazione l'atmosfera è cordiale e informale, e l'incontro si svolge in modo simile a quelli descritti in precedenza: esposizione degli avvenimenti in base alle relazioni di servizio, domande da parte della stampa e successivi chiarimenti/approfondimenti da parte dell'incaricato (a volte anche telefonando al reparto che ha fatto l'operazione). Nella stessa stanza vengono organizzate le conferenze stampa, con modalità simili a quelle descritte per la Polizia di Stato. In genere è invitato l'ufficiale che ha coordinato il lavoro sul campo, il quale descrive i termini dell'operazione e gli obiettivi raggiunti (arresti, merce sequestrata, etc...). Per ovvi motivi, tutti gli appartenenti all'Arma si presentano in uniforme, salvo l'addetto all'Ufficio stampa, spesso in borghese. Durante le riprese foto e video, è d'obbligo la presenza di uno o più carabinieri in uniforme, per marcare visivamente la notizia ed essere riconosciuti dal pubblico.
[NOTE]
26 È necessario ricordare che il territorio milanese è suddiviso in tre zone: due sono affidate alla Polizia di Stato (per cui le chiamate provenienti da queste due zone sono sempre di pertinenza dell'UPG della Questura), una ai Carabinieri. Se un cittadino utilizza il 113 (quindi chiama la Polizia di Stato) da una zona controllata dai Carabinieri, la telefonata viene passata per competenza a quest'ultimi, che portano avanti l'intervento.
27 Le testate giornalistiche che seguono abitualmente il «giro di nera» sono: Corriere della Sera, la Repubblica, il Giorno, il Giornale, Libero e Italia Oggi per la stampa; ANSA, TMNews e Omnimilano per le agenzie.
28 È fondamentale mantenere un rapporto almeno di fiducia con le fonti, poiché sono loro che hanno le informazioni di prima mano necessarie per costruire una notizia. Per tale motivo molti giornalisti sono disposti ad utilizzare anche il proprio tempo libero per creare e mantenere un legame fiduciario con funzionari, dirigenti e anche agenti e investigatori delle Forze dell'Ordine, nella speranza che questi consegnino a lui, e a lui solo, una potenziale notizia. Su questo si veda il prossimo capitolo.
29 È importante sottolineare che si tratta pur sempre di cronisti che abitualmente frequentano il «giro di nera» (quotidianamente o quasi). Non ho mai visto il mattinale lasciato in mano ai giornalisti più giovani che frequentano solo occasionalmente la Questura.
30 In verità intervengono più frequentemente i cronisti più anziani, o comunque quelli che seguono più assiduamente il «giro di nera».
31 Ovviamente questo è solo un primo step del processo di raccolta e selezione delle notizie, ossia ciò che viene “preso” non viene necessariamente pubblicato sul quotidiano (mentre è più probabile che finisca nei dispacci delle agenzie).
32 Articolo di poche righe dove si riassume un fatto di cronaca nera. In genere più “brevi” vengono accorpate in un'unica sezione del giornale (nel caso del dorso milanese del «Corriere della Sera» sono collocate abitualmente nella spalla della pagina dedicata alla nera).
33 tutto sommato il giornalista avrebbe potuto contattare l'U.P.G. privatamente e farsi dare gli stessi dettagli.
34 Capita abbastanza spesso che il responsabile dell'Ufficio stampa sia costretto a chiamare i dirigenti del settore che ha condotto l'operazione per avere tutte le informazioni per rispondere alle domande poste dai giornalisti. Questo aspetto è parte di una più ampia problematica che riguarda il rapporto tra cronisti di nera e Forze dell'Ordine, che sarà trattata ampiamente nel capitolo successivo.
35 C'è anche un altro motivo per cui l'operatore prende nota degli interventi: è stato stipulato un contratto con la testata TgCom che prevede l'invio alla redazione giornalistica delle notizie raccolte dalla carta stampata. Tali notizie vengono utilizzate per l'aggiornamento del loro sito web.
36 Il compito del cronista era quello di recuperare la notizia e tutti i suoi dettagli, i quali venivano passati ai colleghi più anziani, che rimanevano in redazione, i quali scrivevano e firmavano il pezzo. Per tale motivo il cronista che prendeva la notizia veniva chiamato “trombettiere”.
37 È importante sottolineare quest'aspetto perché è capitato molto spesso che un intervento importante, presentato in modo formale in Sala Cronisti, non sia stato ripreso dai giornali, o al massimo sia finito in una “breve”. Il lavoro dell'Ufficio stampa è proprio quello di rendere sempre più appetibili i fatti resi pubblici, aumentando la probabilità che questi diventino notizia.
38 In questi casi, e più in generale quando ci sono delle riprese foto e video, l'Ufficio stampa coordina la presenza di personale in uniforme, affinché l'immagine o il video mostrino con chiarezza la Forza di polizia che ha eseguito l'intervento.
39 È capitato, per esempio, nel caso di una rapina in farmacia sfociata in un inseguimento per le vie della città e conclusasi con l'arresto dei due colpevoli.
40 Il nome è stato modificato nel 2009. Fino a quell'anno il nome era Comando Regione Carabinieri Lombardia, il quale è stato modificato su decisione dell'allora comandante generale dell'Arma. La modifica aveva creato non poche perplessità, soprattutto per la spesa richiesta (cfr. articoli sul «Corriere della Sera» del 21/06/2009 e del 07/04/2011).
41 La presenza di due giornalisti è determinata da una precedente divisione del lavoro della redazione locale del «Corriere della Sera», per cui un cronista seguiva prevalentemente l'attività della Polizia di Stato, un altro quella dei Carabinieri. Oggi questa distinzione è meno marcata, e vale soprattutto per i cronisti più “anziani”, anche perché hanno sviluppato una rete di contatti più fitta nella Forza di polizia di competenza.
Domingo Scisci, Dai fatti alle parole. Come sta cambiando la cronaca nera milanese, Tesi di dottorato, Università degli Studi Milano Bicocca, Anno Accademico 2011-2012