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domenica 20 aprile 2025

L'operazione antimafia Crimine-Infinito

Fonte: Pierpaolo Farina, Op. cit. infra

La svolta: l'operazione Crimine-Infinito
L'alba del 13 luglio 2010 fu l'inizio di una nuova consapevolezza per Milano. Da quel giorno, nulla sarebbe stato come prima. Quella mattina le redazioni dei giornali vennero allertate da un comunicato della Procura che dava notizia di un'imponente operazione antimafia tra Milano e Reggio Calabria, dando appuntamento ai cronisti per la relativa conferenza stampa al Palazzo di Giustizia del capoluogo milanese. Presenti, a testimoniare l'importanza di quel lavoro congiunto tra le due procure, anche l'allora Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, i capi delle due Procure e il Procuratore Generale milanese Manlio Minale, oltre agli aggiunti titolari dell'inchiesta.
Con 154 arresti in Lombardia e 156 in Calabria, nell'operazione Crimine-Infinito per la prima volta venne accertata in maniera inequivocabile la tendenziale unitarietà della 'ndrangheta, pur nella sostanziale autonomia delle singole articolazioni territoriali, in un modernissimo e difficile equilibrio tra centralismo delle regole e dei rituali e decentramento delle ordinarie attività illecite.
Il filone lombardo, Infinito, era stato coordinato dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai sostituti procuratori milanesi Alessandra Dolci, Paolo Storari, Alessandra Cecchelli e dal sostituto procuratore di Monza Salvatore Bellomo, mentre la direzione del filone calabrese, Crimine, era stata affidata al procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri, al procuratore capo Giuseppe Pignatone e al procuratore aggiunto Michele Prestipino.
La sinergia tra le due Direzioni Distrettuali antimafia permise di accertare in maniera inequivocabile la struttura verticistico-orizzontale della 'ndrangheta, al cui vertice si trovava (e si trova) il Capo-Crimine, spazzando via la convinzione ultra-decennale di inquirenti e studiosi sulla struttura fluida e orizzontale dell'organizzazione calabrese, secondo cui ogni 'ndrina agiva in maniera autonoma l'una dall'altra.
Lo scenario descritto dall'operazione, infatti, era invece completamente diverso: non solo vi era una presenza radicata in tutti e cinque i continenti, ma anche un fortissimo legame con la «madrepatria», rinsaldato con la riunione annuale dei vertici in occasione della processione della Madonna di Polsi, alla fine di agosto. Il Capo-Crimine, ai tempi dell'inchiesta individuato nella persona di Domenico Oppedisano, fungeva da autorità morale e garante delle regole interne dell'associazione, ma non aveva i poteri di capo che aveva ad esempio Totò Riina all'interno di Cosa nostra.
In Calabria, l'operazione mostrò il consolidamento dei tre mandamenti - quello Tirrenico, quello Centrale e quello Jonico, composti da diverse locali - coordinate da una sorta di cupola, denominata la Provincia o il Crimine, che ha il pieno potere sulle 'ndrine che operano in Italia e all'estero, soprattutto per quanto attiene al narcotraffico e agli appalti pubblici. Secondo gli investigatori, le 'ndrine di Reggio Calabria erano il centro propulsore delle iniziative dell'intera organizzazione mafiosa, nonché il punto di riferimento di tutte le proiezioni extraregionali, nazionali ed estere.
Milano e la Lombardia, terra di conquista
La duplice inchiesta mostrava anzitutto una cosa: la conquista di Milano e della Lombardia non era avvenuta dalla finanza, ma dai territori, che avevano accettato e normalizzato la presenza mafiosa, anziché espellerla dal ricco tessuto socio-economico della regione.
Le indagini inoltre confermavano quanto era già emerso negli anni '90, cioè la centralità di Milano e delle altre province lombarde nello scacchiere 'ndranghetista, con un'ulteriore conferma giudiziaria: la persistenza di una Camera di Controllo, denominata La Lombardia, che serviva a coordinare le locali lombarde <1050.
L'esistenza di questa struttura intermedia di coordinamento emergeva già nell'indagine Nord-Sud, con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Saverio Morabito sugli affari e le vicende della locale di Buccinasco, all'epoca retta da Antonio Papalia, che come abbiamo visto gestiva insieme a Toni Carollo il traffico di stupefacenti nel «quadrilatero della droga» milanese. Già allora Morabito riferì agli inquirenti di aver appreso da Domenico Papalia che il fratello Antonio era il responsabile di tutte le locali lombarde, con la funzione di dirimere i contrasti <1051.
Parallelamente, anche nell'indagine calabrese Armonia si dava conto della lunga conflittualità tra la Lombardia e la «casa madre» calabrese, per via del fatto che per lungo tempo i vertici della 'ndrangheta si erano rifiutati di riconoscere pari valore alle doti concesse dalla struttura di coordinamento rispetto a quelle concesse direttamente da Reggio Calabria, finché in un summit tenutosi a Montalto, in Aspromonte, venne assicurata pari dignità agli affiliati insigniti al nord <1052.
Dunque, non sorprendeva l'esistenza di una camera di controllo bensì il fatto che esistesse almeno dal 1984, presieduta da Giuseppe Pino Neri <1053, e che avesse continuato ad operare anche negli anni dell'inabissamento a seguito delle migliaia di condanne rimediate al termine dei processi degli anni '90.
Le locali lombarde
Le indagini del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Monza partirono il 30 ottobre 2006 a seguito di una notizia confidenziale su una presunta importazione in Italia di un grosso carico di stupefacenti organizzata da Rocco Piscioneri e Alfredo Scarfò, sui quali gli inquirenti avevano già svolto indagini nell'ambito dell'Operazione Tequila <1054.
Dopo quattro anni di indagini, il filone lombardo permise di scoprire ben 16 locali nelle città di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho, Pavia, Canzo, Mariano Comense, Erba, Desio e Seregno <1055. Ogni locale, con la sola eccezione di Rho, rispondeva a una propria locale madre in Calabria, mentre tutte erano coordinate dalla Camera di Controllo della Lombardia, in cui avevano rivestito un ruolo di vertice, nel corso del tempo, Cosimo Barranca (fino al 15 agosto 2007), Carmelo Novella (dal 15 agosto 2007 fino al giorno del suo omicidio, il 14 luglio 2008) e Pasquale Zappia (dal 31 agosto 2009 fino al blitz dell'operazione).
Il vertice della Lombardia era deputato a concedere agli affiliati «cariche» e «doti», secondo gerarchie prestabilite e mediante cerimonie e rituali tipici dell'associazione mafiosa, come per esempio la partecipazione a riunioni e/o incontri.
Le intercettazioni ambientali accertarono anche che il numero di locali scoperte era decisamente più basso rispetto a quelle realmente esistenti, come dimostrava un dialogo tra due affiliati, Saverio Minasi e Vincenzo Raccosta: «qua siamo venti "locali" siamo cinquecento uomini Cecè, non siamo uno... Cecè vedi che siamo cinquecento uomini qua in Lombardia, sono venti “locali” aperti» <1056.
Altre locali furono scoperte nell'ambito di successive operazioni antimafia (come Calolziocorte, Cermenate e Fino Mornasco <1057), fino a un totale odierno di ben 25 locali attive <1058.
[NOTE]
1050 Andrea Ghinetti, Ordinanza di applicazione coercitiva con mandato di cattura - Procedimento Penale n. 43733/06 R.G.N.R., Tribunale di Milano - Ufficio GIP, 5 luglio 2010, p.64
1051 Ivi, pp. 64-65.
1052 Ivi, p. 65.
1053 Ivi, p. 72.
1054 Ibidem
1055 Ibidem
1056 Ibidem.
1057 Furono scoperte nell'ambito dell'operazione Insubria del 18 novembre 2014, considerata la «prosecuzione - effettiva non solo ideale - della nota operazione “I fiori della Notte di San Vito”», come si legge a p. 21 nell'ordinanza di custodia cautelare (LUERTI, S. (2014). Ordinanza di applicazione di misure cautelari -Procedimento Penale n. N. 45730/12 R.G.N.R., Tribunale di Milano - Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, 14 novembre).
1058 Direzione Investigativa Antimafia (2020), Relazione Semestrale al Parlamento - II semestre 2019, p. 478.
Pierpaolo Farina, Le affinità elettive. Il rapporto tra mafia e capitalismo in Lombardia, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2019-2020