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lunedì 2 giugno 2025

Anche dopo le elezioni amministrative del 15 giugno 1975, continuerà l’azione del Pci contro gli scandali


Nella fase che precede le elezioni amministrative, anche le vicende dell’inquirente, in particolare quelle relative allo scandalo dei petroli, tornano nel dibattito pubblico. Nell’aprile 1975 il Pci prepara un documento che denuncia le «ingiustificate lungaggini» della commissione <189 e poi prepara una conferenza stampa (presieduta da Natta e Perna, capigruppo alla Camera e al Senato) per divulgarlo <190. Spagnoli protesta per l’atteggiamento della Dc: «abbiamo lavorato per 15 mesi sul caso del petrolio per sentirci dire dalla maggioranza che l’attività dei ministri non è sindacabile. E allora quale dovrebbe essere l’attività della nostra commissione?». Con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale del 15 giugno 1975, l’azione dei comunisti si fa più intensa. A fine maggio Spagnoli partecipa ad un programma televisivo e afferma: «posso affermare serenamente che i petrolieri, con versamenti in denaro, hanno negoziato almeno una legge, sei decreti e otto decreti ministeriali, ottenendo vantaggi di diverse centinaia di miliardi in contributi e agevolazioni fiscali» <191. In seguito, intervistato da La Stampa, spiega che «…l’indagine della commissione, come istruttoria, era finita nell’ottobre dello scorso anno. Dal 13 novembre al 21 febbraio di quest’anno c’era stata la discussione generale. Tutto era chiarito. Gli elementi in mano alla commissione per decidere c’erano […] vogliamo che tutti sappiano quello che non si vuol dire […] Ferri ha fatto bene a protestare…» <192.
Qualche giorno prima i commissari comunisti avevano preparato un documento d’accusa che sottopongono alla commissione, la quale lo respinge (votano a favore solo i comunisti e Galante Garrone); il settimanale L’Espresso però pubblica ampi stralci del documento <193 divulgandone i particolari e questo solleva una aspra polemica con la Dc. La situazione appare tesa anche in virtù del fatto che la commissione inquirente ha deciso di avocare un inchiesta condotta dalla procura di Roma su imputati non politici per reati legati allo scandalo. Il consigliere istruttore Gallucci si dice d’accordo con l’avocazione, ma il sostituto procuratore Enrico Di Nicola <194 chiede alla Cassazione di rivolgere un ricorso alla Corte Costituzionale <195. 
Anche dopo le elezioni amministrative del 15 giugno 1975, l’azione del Pci continuerà: a novembre riuscirà a far riesaminare le posizioni già archiviate dei quattro ministri, e Spagnoli farà notare che per Ferri (sotto inchiesta) le risultanze sono esattamente uguali a quelle di Preti, la cui posizione era stata invece archiviata. A dicembre i comunisti proporranno di restituire alla procura di Roma parte dell’inchiesta ma tutti gli altri partiti voteranno contro. A marzo del 1976, il partito insisterà per dare pubblicità ai lavori della commissione inquirente <196 (dopo aver predisposto e presentato, a febbraio, un disegno di legge per la completa riforma della normativa circa la commissione <197). Sull’altro versante, a maggio, la Dc chiederà l’archiviazione per i due ex ministri ancora sotto inchiesta.
Nel corso degli oltre due anni tra l’inizio dell’inchiesta e le elezioni politiche del 20 giugno 1976, l’atteggiamento del partito socialista è di grande prudenza. Sull’Avanti i pochi articoli sullo scandalo invitano, in maniera piuttosto astratta, a fare chiarezza, affermano l’estraneità di esponenti socialisti alle pratiche di malaffare emerse con lo scandalo, ma sostengono con energia l’esigenza di evitare «scandalismi» <198. In occasione della pubblicazione da parte dell’Espresso del documento elaborato dai comunisti, l’organo del Psi appare decisamente irritato e afferma di «non credere alla fuga di notizie» <199 (i comunisti avevano sostenuto di essere totalmente estranei alla divulgazione del documento <200). Un fatto certo è che i socialisti votano quasi sempre con la Dc: quando si tratta di archiviare la posizione dei quattro ex ministri, quando si tratta di respingere documenti d’accusa. Una delle cause di tale atteggiamento è, probabilmente, il coinvolgimento del segretario amministrativo del Psi, Augusto Talamona, nell’inchiesta; ma, soprattutto vi è un altro scandalo di cui si occupa l’inquirente parallelamente a quello del petrolio e che vede sotto inchiesta un esponente di primo piano del partito: l’ex segretario Mancini (e con lui l’ex ministro Dc Natali). Si tratta dell’affare “Anas”. Il caso era sorto a causa della denuncia da parte di un costruttore che, nel 1971, aveva segnalato turbative d’asta ed episodi di corruzione sistematica nell’assegnazione degli appalti da parte dell’Anas, l’ente pubblico gestore delle strade, nei cinque o sei anni precedenti. Le accuse erano corroborate dalle intercettazioni fatte clandestinamente da un avvocato, Marino Fabbri, e coinvolgevano i ministri dei Lavori pubblici dell’epoca, Giacomo Mancini e Lorenzo Natali, democristiano. L’inchiesta si era trascinata fino al settembre 1974, quando il consigliere istruttore Gallucci l’aveva trasmessa per intero (senza cioè trattenere gli atti per gli imputati non ministri) alla commissione inquirente. Nella vicenda si erano dimostrate determinanti le intercettazioni effettuate e, probabilmente, ciò era stato tra le cause del disegno di legge presentato da Vincenzo Balzamo, responsabile del settore giustizia del Psi, nel 1973 <201, che prevedeva sanzioni penali per chiunque eseguisse intercettazioni ed attribuiva unicamente alla magistratura, con vari limiti, la capacità di effettuarle. Tale disegno di legge, insieme ad altri e con alcuni emendamenti, aveva poi determinato l’approvazione della legge citata (la N. 98 del 8 aprile 1974) sulle intercettazioni. In base ad essa le intercettazioni effettuate dall’avv. Fabbri non sono più utilizzabili ma, secondo un’interpretazione <202 (d’accordo con la quale le registrazioni sarebbero ammesse se effettuate secondo la normativa in vigore al momento della loro esecuzione) esse potrebbero ancora essere usate in dibattimento.
Nuovamente, sempre con l’iniziativa del Psi, come tiene a sottolineare un articolo del Popolo <203, il Parlamento pone fine alla questione con una modifica alla legge che rende utilizzabili solamente le intercettazioni autorizzate dalla magistratura. D’altra parte l’atteggiamento del partito socialista sulla normativa relativa alle intercettazioni era stata chiarita al di là di qualsiasi dubbio dal ministro Zagari fin da febbraio <204. Alcuni suggeriscono che i socialisti siano arrendevoli e seguano la Dc in commissione inquirente sul caso petroli in cambio di un analogo aiuto da parte dei colleghi di governo sul caso Anas <205.
Il partito comunista appare decisamente cauto quando si tratta della politica del Psi in commissione inquirente: l’Unità non si esime certo dall’informare circa i voti espressi dai commissari socialisti, ma tende a non darvi troppo rilievo, anche quando appaiono in contrasto con la linea del Pci; si occupa pochissimo dell’affare Anas e quando lo fa <206, si esprime con estrema cautela a proposito del ruolo di Mancini.
A complicare la campagna elettorale della Dc intervengono anche alcuni sviluppi dell’inchiesta su Michele Sindona, che nei primi mesi del 1975 aveva acquisito nuovi impulsi grazie ai giudici di Milano. Essa era cominciata nel 1974, e riveste una notevole importanza non solo per le conseguenze immediate ma, in misura ancora maggiore, per l’evoluzione che essa avrà tra la fine del decennio e l’inizio degli anni Ottanta, visto che porterà ad uno dei maggiori contrasti tra alcuni partiti politici e la magistratura, oltre a dare, nel 1981, un contributo fondamentale all’esclusione, per la prima volta dal 1945, della Dc dalla presidenza del consiglio.
L’Unità aveva seguito con una certa attenzione l’evoluzione degli affari di Michele Sindona e già prima del crollo delle sue principali aziende e del mandato di cattura per bancarotta emesso a suo carico dalla procura di Milano (ottobre 1974) e aveva sottolineato l’inopportunità del prestito di 100 milioni di dollari da parte del Banco di Roma guidato da Ferdinando Ventriglia alla banca del finanziere siciliano <207. Sindona era identificato dai comunisti come il finanziere che aveva offerto un milione di dollari per la campagna elettorale di Richard Nixon, ed era ritenuto molto vicino agli ambienti della destra italiana. Anche l’organo del Psi si dimostra sempre molto attento all’evolversi dell’affaire Sindona e non esita a denunciare quelle che appaiono come complicità dell’alleato di governo nel fiancheggiare o coprire le sue imprese. L’inchiesta del giudice istruttore Ovidio Urbisci e del sostituto procuratore Guido Viola di Milano era nata in seguito alla denuncia di azionisti della Banca Privata Italiana che si erano sentiti defraudati per la perdita di valore delle azioni da loro detenute a causa della bancarotta del gruppo, ed avevano sostenuto che la dirigenza aveva deliberatamente nascosto loro informazioni. A ottobre il settimanale Panorama <208 aveva pubblicato un articolo in cui un anonimo collaboratore di Sindona denunciava il sostegno dato da partiti governativi al finanziere in cambio di denaro (si parlava di 750 milioni al mese alla Dc); l’intervista aveva suscitato l’attenzione della procura romana che però aveva immediatamente affermato di non voler di interferire nelle indagini dei colleghi milanesi. Nel frattempo l’ufficio economico del Psi aveva emesso un comunicato in cui elencava i momenti salienti del fallimento delle banche di Sindona affermando, tra l’altro: “emergono domande preoccupanti circa il comportamento dei pubblici poteri, i metodi con i quali viene esercitato il controllo del sistema bancario, le motivazioni con cui vengono autorizzate operazioni finanziarie…” <209. Da parte sua il ministro Emilio Colombo si limitava ad osservare che, dopotutto, il Banco di Roma non aveva subito perdite <210 (ma le perdite contabili emergeranno in seguito).
[NOTE]
189 “Accuse del Pci: insabbiate le inchieste parlamentari?”, La Stampa del 25 aprile 1975.
190 “I procedimenti contro i ministri, le accuse del Pci alla commissione”, La Stampa del 30 aprile 1975.
191 Tribuna elettorale, Rai Uno, ore 22:00 del 30 maggio 1975. Vedere anche “I comunisti denunciano in televisione le cifre dello scandalo petrolifero”, La Stampa del 31 maggio 1975.
192 “I comunisti denunciano in televisione le cifre dello scandalo petrolifero”, La Stampa . Cit.
193 “20 miliardi a 6 ministri per 4 partiti”, L’Espresso, N. 23 del 1975,
194 Secondo L’Espresso di «idee socialiste», vedere, “E anche Gallucci prova a insabbiare”, N. 23 del 1975
195 “Un nuovo contrasto per il caso petrolio”, La Stampa del 04 giugno 1975.
196 U. Spagnoli, “Come impedire l’affossamento degli scandali”, Rinascita, 20 febbraio 1976.
197 Vedere “Ventriglia: «Carli chiede direttive per salvare le banche di Sindona»”, L’Unità del 21 febbraio 1976
198 Vedere, ad esempio, “La segreteria del Psi sull’inchiesta per i petroli”, L’Avanti del 15 febbraio 1974, o “Scandali e scandalismo”, L’Avanti del 07 marzo 1974.
199 “Inquirente, accusatori e giudici”, L’Avanti del 06 giugno 1975.
200 “E’ più che mai necessaria una corretta informazione”, L’Unità del 04 giugno 1975.
201 Camera dei Deputati, disegni di legge e relazioni N. 1482 del 17 gennaio 1973.
202 Vedere “Lo scandalo Anas in Parlamento”, l’Avanti del 14 settembre 1974, in cui si afferma che l’interpretazione della legge sulle intercettazioni «lascia attoniti» e che «la prassi consente alla nostra magistratura le interpretazioni più aberranti».
203 “Intercettazioni, più precise le norme”, Il Popolo del 31 ottobre 1975.
204 “Lo scandalo delle intercettazioni”, L’Avanti del 07 febbraio 1974, o “Il PG conferma gli abusi delle intercettazioni”, L’Avanti del 14 marzo 1974
205 Lo suggerisce apertamente l’articolo “Istruzioni: prendi l’Anas e affogala nel petrolio”, l’Espresso, N. 6 del 1976,
206 “Dalla magistratura al Parlamento gli atti sull’istruttoria Anas”, l’Unità del 14 settembre 1974.
207 “Al finanziere Sindona 100 milioni di dollari di una banca pubblica”, l’Unità del 06 luglio 1974, in cui si parla di «motivi politici poco chiari».
208 Panorama del 12 ottobre 1974
209 “Un’inchiesta per sapere se Sindona finanziava la Dc”, l’Unità del 16 ottobre 1974.
210 “Colombo su Sindona”, Discussione del 11 novembre 1974
Edoardo M. Fracanzani, Le origini del conflitto. I partiti politici, la magistratura e il principio di legalità nella prima Repubblica (1974-1983), Tesi di dottorato, Sapienza - Università di Roma, 2013