Tutte le cellule del G.A.P. furono particolarmente attive fin da inizio ottobre nelle azioni di sabotaggio: riferiti dal Franchi sistematiche asportazioni e distruzione di tabelle indicatrici tedesche e manomissioni di manifesti, bandi e proclami delle autorità di occupazione, a cui vennero spesso sovrapposte «scritte e stampe incitanti alla resistenza o anche emblemi antinazisti» <147. Al contempo, soprattutto le cellule del Franchi, del Rauco e del Ventura <148 condussero contro gli automezzi tedeschi lasciati in sosta nelle vie cittadine, atti di sabotaggio e la metodica sottrazione di armi e materiale bellico <149. In una di queste azioni, svolta il 1° dicembre, il partigiano Antonio Rauco venne sorpreso e catturato mentre con i compagni tentava di impossessarsi di alcuni documenti «dalla macchina di Kesselring […]. Mirabile fu la sua forza d’animo durante il processo e gli interrogatori in cui riuscì a sopportare da solo tutto il peso delle accuse e a evadere, pur nella tortura, tutte le domande tendenti a [… indicare] i nomi dei suoi compagni» <150.
In una L’Aquila sottoposta dal novembre al coprifuoco - applicato, secondo il Franchi, dal Comando tedesco in risposta all’attività dalla banda - i gappisti della cellula del Ventura provvidero a effettuare il taglio e l’asportazione di una cinquantina di metri di cavo telefonico della linea di collegamento tra i quattro comandi più importanti della città: «l’Ortskommandur [sic!], il Comune, la Stazione e l’officina “Carte e Valori”» <151. A seguito del danno inflitto, la linea rimase per oltre tre giorni interrotta e nonostante le rappresaglie condotte ai tedeschi della zona tra la Stazione e l’officina, presso cui il sabotaggio era stato effettuato <152, i partigiani ripeterono l’impresa il 20 del mese successivo <153.
Nel dicembre l’Aquila cominciò a subire l’impatto dei bombardamenti aerei alleati. Secondo quanto descritto dal Rasero:
«Il comando tedesco, venuto a conoscenza che l‘aviazione inglese ha tra i suoi obiettivi la stazione ferroviaria dell’Aquila e la contigua officina carte e valori della Banca d’Italia, allo scopo di impedire l’incursione, forma un convoglio ferroviario, all’interno della stazione, alternando vagoni carichi di munizioni e vagoni impiombati pieni di prigionieri di guerra angloamericani <154 […]. Il bombardamento viene effettuato l’8 dicembre. La maggior parte degli operai delle officine carte e valori riescono a salvarsi fuggendo mentre i prigionieri vengono lasciati morire nei vagoni in conseguenza delle esplosioni dei carri munizioni. Perdono la vita 12 operai dell’officina carte e valori, 3 abitanti del borgo Riviera, 85 prigionieri inglesi e 58 soldati tedeschi» <155.
La sera del 25 dicembre verso le ore 20:30, un soldato tedesco di 22 anni fece irruzione in un’abitazione della città presso cui un gruppo di persone era riunito per trascorrere il Natale: senza motivo apparente, se non le risate suscitate dalle incomprensibili parole dell’ubriaco, questo fece fuoco ferendo una donna e colpendo a morte Maria Pia Bellini <156 che portata in ospedale morì il giorno dopo <157.
Sempre nel dicembre, iniziò la collaborazione tra il G.A.P. e Domenico Trecco <158, per tramite del patriota Silvio Mantini <159, che si sviluppò concretamente agli inizi del nuovo anno con la pubblicazione <160 di un settimanale clandestino dal titolo iniziale de «Lo Studente» <161 - poi dal 7 febbraio <162 rinominato «Il Patriota» - «tendente ad incitare i giovani, e particolarmente quelli del ceto studentesco, a resistere attivamente, e gli operai a non collaborare con in nemico opponendogli la loro resistenza passiva» <163.
Il 1° gennaio 1944 i gappisti Spatoliano e Ventura penetrarono nella Stazione su ordine «dell’allora recapito del P.C.I. Dante Ranghi» <164 per sottrarvi materiale bellico - in particolare gelatina e bombe a mano - qui immagazzinato sotto sorveglianza tedesca dopo il bombardamento dell’8 dicembre <165. I due, sorpresi dai tedeschi, furono catturati e rinchiusi presso un locale adiacente ai prefabbricati della Stazione in attesa dell’arrivo di un ufficiale, ma riuscirono abilmente a evaderne «attraverso un’apertura ovale sistemata a circa due metri dal suolo» <166. Verso la fine del mese in due azioni successive, la cellula del Ranco prima e quella del Ventura poi, riuscirono a sottrarre da automezzi tedeschi rispettivamente due mitra e un centralino radio-telefonico <167.
Nel febbraio, il G.A.P. subì l’arresto di sei elementi - Sandro Ventura <168, Gilberto Fioredonati <169, Giuseppe De Meo <170, e i tre fratelli Liberatore <171 - tutti con «l’imputazione generica di stampare e spacciare fogli e manifestini sovversivi e di aver compiuto numerose azioni di sabotaggio» <172. Nonostante la loro detenzione fosse durata pochi giorni senza portare a strascichi giudiziari, «grazie al fermo comportamento reciproco degli arrestati» <173, questi episodi furono rivelatori di un’intensificatasi attività anti-partigiana della polizia nazista e fascista - sostenuta, come era tristemente prassi, dalle numerose delazioni - confermata poi anche dai loro informatori «in seno alla G.N.R. [secondo] cui numerosi gappisti erano ormai individuati e sarebbe stato prossimo, se non imminente, un arresto in massa» <174.
[NOTE]
147 Ivi, G.A.P. Aquila, dettaglio attività della formazione e relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro.
148 Cfr. ivi, dettaglio attività della formazione.
149 Cfr. ivi, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro.
150 Ibidem. Il Rauco, accusato di furto e detenzione di armi fu condannato in data 22 dicembre 1943 dal Tribunale Militare Tedesco de L’Aquila, ad «anni 5 di casa [di] correzione», e riacquistò la libertà solo il 10 giugno 1944. Ivi, certificato di detenzione, rilasciato dalla Direzione Carceri Giudiziarie de L’Aquila.
151 Ivi, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro.
152 Cfr. ibidem e ivi, testimonianza di Gabrieli Anatolio, custode del Ginestrificio.
153 Cfr. ivi, dettaglio attività della formazione.
154 «È [questo] un provvedimento», scrisse il Rasero, «che fa parte del sistema di guerra nazista», Aldo Rasero, Morte a Filetto, cit., p. 108.
155 Ibidem.
156 Nata a L’Aquila il 10 luglio 1928, casalinga. Cfr. Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2754.
157 Cfr. ibidem. Al triste elenco dei morti per mano tedesca nel capoluogo abruzzese, vanno aggiunti: Gizzi Fortunato, nato a Francoforte sul Meno (Germania) nel 1903, che venne rinvenuto cadavere nell’orto della sua casa l’8 gennaio ’44. «Delitto commesso da militare tedesco per causa ignota», in Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2720; Savini Antonio, nato a Roma nel 1923, «ucciso presso il poligono di tiro» il 31 marzo 1944. In Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2755; Tucci Lucia, nata a Ortona (CH) nel 1897, di cui «non si hanno notizie precise sull’episodio», avvenuto il 3 maggio 1944. In Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2717; De Angelis Alfredo, nato a Roma, che catturato in seguito ad una tentata la fuga dal carcere di Collemaggio presso cui era detenuto, fu trovato in possesso di un’arma e quindi fucilato nel poligono di tiro il 22 maggio 1944. «Il suo corpo venne esposto in una camerata del carcere a monito per i prigionieri», in Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2751; Fioravanti Marco che detenuto presso il carcere di Collemaggio, fu prelevato e fucilato al poligono dell’Aquila presso il cimitero, il 3 giugno 1944. Cfr. Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2718.
158 Nato a L’Aquila il 25 maggio 1920, sottotenente, ha svolto attività partigiana nella banda Giovanni Di Vincenzo dal 20/09/43 al 13/06/44. Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, schedario partigiani. All’8 settembre 1943 il Trecco era distaccato a Novo Mesto in Slovenia, nella 115° Sezione Sanità della Divisione Fnt. Isonzo: abbandonato il servizio, rientrò a L’Aquila il 17 settembre «dopo varie e fortunose vicende […]. Qualche giorno dopo il mio arrivo all’Aquila esaminai la possibilità di attraversare le linee ma ritenendo imminente l’arrivo degli alleati rinunciai ad effettuare tale disegno», ivi, Banda Giovanni Di Vincenzo, relazione personale di Trecco Domenico, del 10 aprile 1945. Oltre che con il G.A.P. aquilano e la Giovanni Di Vincenzo - a sostegno della sua appartenenza a quest’ultima banda, cfr. ivi, dichiarazione di Ricottilli, Di Gregorio e Franchi, del 5 luglio 1944. Il Trecco riferì di essere stato in contatto dalla fine di gennaio anche con il ten. col. D’Alfonso che sapeva essere a capo della banda Alcedeo ed a cui fornì viveri, tabacco e vestiti. Cfr. ivi, relazione personale di Trecco Domenico del 10 aprile 1945. Per rapporti tra il Trecco ed il D’Alfonso cfr. ivi, relazione di quest’ultimo del 12 luglio 1944. L’attività del Trecco trova conferma anche dalla testimonianza del prof. Natali Giulio. Cfr. ivi.
159 Nato a L’Aquila il 25 maggio 1926, ha svolto attività patriottica nel G.A.P. Aquila. Cfr. ivi, schedario patrioti.
160 «[…] la pubblicazione venne fatta per i primi numeri con fogli dattilografati e successivamente con fogli tirati con un rudimentale duplicatore per procurare il quale non sto a narrare le grandi difficoltà […] usai la massima e quasi esagerata prudenza sicché distruggevo sempre ciò che rimaneva di ogni tiratura», ivi, Banda Giovanni Di Vincenzo, relazione personale di Trecco Domenico del 10 aprile 1945. Dalla sistematica distruzione operata a scopo precauzionale da Trecco si salvò solo il numero del 7 febbraio 1944. Cfr. ivi.
161 Cfr. ivi, relazione personale di Trecco Domenico del 10 aprile 1945. La cui diffusione avvenne a mezzo del Mantini, cugino del Trecco, ed alcuni partigiani. Cfr. ibidem.
162 Cfr. ibidem.
163 Ivi, G.A.P. Aquila, relazione a firma di Franchi Renato. Cfr. anche Costantino Felice, Dalla Maiella alle Alpi. Guerra e Resistenza in Abruzzo, cit., p. 236.
164 ACS, Ricompart, Abruzzo, G.A.P. Aquila, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro. Ranghi Dante, nato a L’Aquila il 25 gennaio 1909, ha svolto attività partigiana nella banda Giovanni Di Vincenzo dal 21/09/43 al 13/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
165 Cfr. ivi, G.A.P. Aquila, dettaglio attività della formazione.
166 Ivi, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro. Cfr. ivi, anche testimonianza di Oberschmied Maria del 10 novembre 1945, interprete presso i tedeschi.
167 Cfr. ivi, dettaglio attività della formazione. Il centralino radio-telefonico ed alcune bombe a mano furono quindi consegnate dal Ventura a Ranghi Dante che provvide ad inviarle alla banda Giovanni D Vincenzo. Cfr. ivi, dichiarazione di Ranghi Dante del 15 novembre 1945.
168 La sua detenzione durò dal 13 al 16 febbraio, giorno in cui fu rilasciato per ordine del Comando Tedesco. Cfr. ivi, certificato di detenzione rilasciato dalla Direzione delle Carceri Giudiziarie de L’Aquila.
169 Riconosciuto nella banda Giovanni Di Vincenzo. Cfr. ivi, schedario partigiani. Arrestato il 13 febbraio la sua detenzione durò un solo giorno e già il 14 di febbraio venne rilasciato per ordine del Comando Tedesco. Cfr. ivi, G.A.P. Aquila, certificato di detenzione rilasciato dalla Direzione delle Carceri Giudiziarie de L’Aquila.
170 Riconosciuto nella banda Giovanni Di Vincenzo. Cfr. ivi, schedario partigiani.
171 Carlo, Domenico e Marcello. Cfr. ivi, G.A.P. Aquila, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro e ivi, relazione personale di Liberatore Domenico del 12 novembre 1945. Liberatore Carlo, nato a L’Aquila il 12 febbraio 1925, ha svolto attività patriottica nella banda Giovanni Di Vincenzo; Liberatore Domenico, nato a L’Aquila il 1° febbraio 1922, ha svolto attività patriottica nella banda Giovanni Di Vincenzo. Cfr. ivi, schedario patrioti. Liberatore Marcello, nato a L’Aquila il 20 settembre 1926, ha svolto attività partigiana nella banda Giovanni di Vincenzo dal 20/09/43 al 13/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
172 Ivi, G.A.P. Aquila, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro. Testimonianza degli avvenuti arresti fu resa dal Liberatore Domenico nella sua relazione personale del 12 novembre 1945. Cfr. ivi.
173 Ivi, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro.
174 Ibidem.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018
In una L’Aquila sottoposta dal novembre al coprifuoco - applicato, secondo il Franchi, dal Comando tedesco in risposta all’attività dalla banda - i gappisti della cellula del Ventura provvidero a effettuare il taglio e l’asportazione di una cinquantina di metri di cavo telefonico della linea di collegamento tra i quattro comandi più importanti della città: «l’Ortskommandur [sic!], il Comune, la Stazione e l’officina “Carte e Valori”» <151. A seguito del danno inflitto, la linea rimase per oltre tre giorni interrotta e nonostante le rappresaglie condotte ai tedeschi della zona tra la Stazione e l’officina, presso cui il sabotaggio era stato effettuato <152, i partigiani ripeterono l’impresa il 20 del mese successivo <153.
Nel dicembre l’Aquila cominciò a subire l’impatto dei bombardamenti aerei alleati. Secondo quanto descritto dal Rasero:
«Il comando tedesco, venuto a conoscenza che l‘aviazione inglese ha tra i suoi obiettivi la stazione ferroviaria dell’Aquila e la contigua officina carte e valori della Banca d’Italia, allo scopo di impedire l’incursione, forma un convoglio ferroviario, all’interno della stazione, alternando vagoni carichi di munizioni e vagoni impiombati pieni di prigionieri di guerra angloamericani <154 […]. Il bombardamento viene effettuato l’8 dicembre. La maggior parte degli operai delle officine carte e valori riescono a salvarsi fuggendo mentre i prigionieri vengono lasciati morire nei vagoni in conseguenza delle esplosioni dei carri munizioni. Perdono la vita 12 operai dell’officina carte e valori, 3 abitanti del borgo Riviera, 85 prigionieri inglesi e 58 soldati tedeschi» <155.
La sera del 25 dicembre verso le ore 20:30, un soldato tedesco di 22 anni fece irruzione in un’abitazione della città presso cui un gruppo di persone era riunito per trascorrere il Natale: senza motivo apparente, se non le risate suscitate dalle incomprensibili parole dell’ubriaco, questo fece fuoco ferendo una donna e colpendo a morte Maria Pia Bellini <156 che portata in ospedale morì il giorno dopo <157.
Sempre nel dicembre, iniziò la collaborazione tra il G.A.P. e Domenico Trecco <158, per tramite del patriota Silvio Mantini <159, che si sviluppò concretamente agli inizi del nuovo anno con la pubblicazione <160 di un settimanale clandestino dal titolo iniziale de «Lo Studente» <161 - poi dal 7 febbraio <162 rinominato «Il Patriota» - «tendente ad incitare i giovani, e particolarmente quelli del ceto studentesco, a resistere attivamente, e gli operai a non collaborare con in nemico opponendogli la loro resistenza passiva» <163.
Il 1° gennaio 1944 i gappisti Spatoliano e Ventura penetrarono nella Stazione su ordine «dell’allora recapito del P.C.I. Dante Ranghi» <164 per sottrarvi materiale bellico - in particolare gelatina e bombe a mano - qui immagazzinato sotto sorveglianza tedesca dopo il bombardamento dell’8 dicembre <165. I due, sorpresi dai tedeschi, furono catturati e rinchiusi presso un locale adiacente ai prefabbricati della Stazione in attesa dell’arrivo di un ufficiale, ma riuscirono abilmente a evaderne «attraverso un’apertura ovale sistemata a circa due metri dal suolo» <166. Verso la fine del mese in due azioni successive, la cellula del Ranco prima e quella del Ventura poi, riuscirono a sottrarre da automezzi tedeschi rispettivamente due mitra e un centralino radio-telefonico <167.
Nel febbraio, il G.A.P. subì l’arresto di sei elementi - Sandro Ventura <168, Gilberto Fioredonati <169, Giuseppe De Meo <170, e i tre fratelli Liberatore <171 - tutti con «l’imputazione generica di stampare e spacciare fogli e manifestini sovversivi e di aver compiuto numerose azioni di sabotaggio» <172. Nonostante la loro detenzione fosse durata pochi giorni senza portare a strascichi giudiziari, «grazie al fermo comportamento reciproco degli arrestati» <173, questi episodi furono rivelatori di un’intensificatasi attività anti-partigiana della polizia nazista e fascista - sostenuta, come era tristemente prassi, dalle numerose delazioni - confermata poi anche dai loro informatori «in seno alla G.N.R. [secondo] cui numerosi gappisti erano ormai individuati e sarebbe stato prossimo, se non imminente, un arresto in massa» <174.
[NOTE]
147 Ivi, G.A.P. Aquila, dettaglio attività della formazione e relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro.
148 Cfr. ivi, dettaglio attività della formazione.
149 Cfr. ivi, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro.
150 Ibidem. Il Rauco, accusato di furto e detenzione di armi fu condannato in data 22 dicembre 1943 dal Tribunale Militare Tedesco de L’Aquila, ad «anni 5 di casa [di] correzione», e riacquistò la libertà solo il 10 giugno 1944. Ivi, certificato di detenzione, rilasciato dalla Direzione Carceri Giudiziarie de L’Aquila.
151 Ivi, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro.
152 Cfr. ibidem e ivi, testimonianza di Gabrieli Anatolio, custode del Ginestrificio.
153 Cfr. ivi, dettaglio attività della formazione.
154 «È [questo] un provvedimento», scrisse il Rasero, «che fa parte del sistema di guerra nazista», Aldo Rasero, Morte a Filetto, cit., p. 108.
155 Ibidem.
156 Nata a L’Aquila il 10 luglio 1928, casalinga. Cfr. Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2754.
157 Cfr. ibidem. Al triste elenco dei morti per mano tedesca nel capoluogo abruzzese, vanno aggiunti: Gizzi Fortunato, nato a Francoforte sul Meno (Germania) nel 1903, che venne rinvenuto cadavere nell’orto della sua casa l’8 gennaio ’44. «Delitto commesso da militare tedesco per causa ignota», in Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2720; Savini Antonio, nato a Roma nel 1923, «ucciso presso il poligono di tiro» il 31 marzo 1944. In Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2755; Tucci Lucia, nata a Ortona (CH) nel 1897, di cui «non si hanno notizie precise sull’episodio», avvenuto il 3 maggio 1944. In Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2717; De Angelis Alfredo, nato a Roma, che catturato in seguito ad una tentata la fuga dal carcere di Collemaggio presso cui era detenuto, fu trovato in possesso di un’arma e quindi fucilato nel poligono di tiro il 22 maggio 1944. «Il suo corpo venne esposto in una camerata del carcere a monito per i prigionieri», in Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2751; Fioravanti Marco che detenuto presso il carcere di Collemaggio, fu prelevato e fucilato al poligono dell’Aquila presso il cimitero, il 3 giugno 1944. Cfr. Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2718.
158 Nato a L’Aquila il 25 maggio 1920, sottotenente, ha svolto attività partigiana nella banda Giovanni Di Vincenzo dal 20/09/43 al 13/06/44. Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, schedario partigiani. All’8 settembre 1943 il Trecco era distaccato a Novo Mesto in Slovenia, nella 115° Sezione Sanità della Divisione Fnt. Isonzo: abbandonato il servizio, rientrò a L’Aquila il 17 settembre «dopo varie e fortunose vicende […]. Qualche giorno dopo il mio arrivo all’Aquila esaminai la possibilità di attraversare le linee ma ritenendo imminente l’arrivo degli alleati rinunciai ad effettuare tale disegno», ivi, Banda Giovanni Di Vincenzo, relazione personale di Trecco Domenico, del 10 aprile 1945. Oltre che con il G.A.P. aquilano e la Giovanni Di Vincenzo - a sostegno della sua appartenenza a quest’ultima banda, cfr. ivi, dichiarazione di Ricottilli, Di Gregorio e Franchi, del 5 luglio 1944. Il Trecco riferì di essere stato in contatto dalla fine di gennaio anche con il ten. col. D’Alfonso che sapeva essere a capo della banda Alcedeo ed a cui fornì viveri, tabacco e vestiti. Cfr. ivi, relazione personale di Trecco Domenico del 10 aprile 1945. Per rapporti tra il Trecco ed il D’Alfonso cfr. ivi, relazione di quest’ultimo del 12 luglio 1944. L’attività del Trecco trova conferma anche dalla testimonianza del prof. Natali Giulio. Cfr. ivi.
159 Nato a L’Aquila il 25 maggio 1926, ha svolto attività patriottica nel G.A.P. Aquila. Cfr. ivi, schedario patrioti.
160 «[…] la pubblicazione venne fatta per i primi numeri con fogli dattilografati e successivamente con fogli tirati con un rudimentale duplicatore per procurare il quale non sto a narrare le grandi difficoltà […] usai la massima e quasi esagerata prudenza sicché distruggevo sempre ciò che rimaneva di ogni tiratura», ivi, Banda Giovanni Di Vincenzo, relazione personale di Trecco Domenico del 10 aprile 1945. Dalla sistematica distruzione operata a scopo precauzionale da Trecco si salvò solo il numero del 7 febbraio 1944. Cfr. ivi.
161 Cfr. ivi, relazione personale di Trecco Domenico del 10 aprile 1945. La cui diffusione avvenne a mezzo del Mantini, cugino del Trecco, ed alcuni partigiani. Cfr. ibidem.
162 Cfr. ibidem.
163 Ivi, G.A.P. Aquila, relazione a firma di Franchi Renato. Cfr. anche Costantino Felice, Dalla Maiella alle Alpi. Guerra e Resistenza in Abruzzo, cit., p. 236.
164 ACS, Ricompart, Abruzzo, G.A.P. Aquila, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro. Ranghi Dante, nato a L’Aquila il 25 gennaio 1909, ha svolto attività partigiana nella banda Giovanni Di Vincenzo dal 21/09/43 al 13/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
165 Cfr. ivi, G.A.P. Aquila, dettaglio attività della formazione.
166 Ivi, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro. Cfr. ivi, anche testimonianza di Oberschmied Maria del 10 novembre 1945, interprete presso i tedeschi.
167 Cfr. ivi, dettaglio attività della formazione. Il centralino radio-telefonico ed alcune bombe a mano furono quindi consegnate dal Ventura a Ranghi Dante che provvide ad inviarle alla banda Giovanni D Vincenzo. Cfr. ivi, dichiarazione di Ranghi Dante del 15 novembre 1945.
168 La sua detenzione durò dal 13 al 16 febbraio, giorno in cui fu rilasciato per ordine del Comando Tedesco. Cfr. ivi, certificato di detenzione rilasciato dalla Direzione delle Carceri Giudiziarie de L’Aquila.
169 Riconosciuto nella banda Giovanni Di Vincenzo. Cfr. ivi, schedario partigiani. Arrestato il 13 febbraio la sua detenzione durò un solo giorno e già il 14 di febbraio venne rilasciato per ordine del Comando Tedesco. Cfr. ivi, G.A.P. Aquila, certificato di detenzione rilasciato dalla Direzione delle Carceri Giudiziarie de L’Aquila.
170 Riconosciuto nella banda Giovanni Di Vincenzo. Cfr. ivi, schedario partigiani.
171 Carlo, Domenico e Marcello. Cfr. ivi, G.A.P. Aquila, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro e ivi, relazione personale di Liberatore Domenico del 12 novembre 1945. Liberatore Carlo, nato a L’Aquila il 12 febbraio 1925, ha svolto attività patriottica nella banda Giovanni Di Vincenzo; Liberatore Domenico, nato a L’Aquila il 1° febbraio 1922, ha svolto attività patriottica nella banda Giovanni Di Vincenzo. Cfr. ivi, schedario patrioti. Liberatore Marcello, nato a L’Aquila il 20 settembre 1926, ha svolto attività partigiana nella banda Giovanni di Vincenzo dal 20/09/43 al 13/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
172 Ivi, G.A.P. Aquila, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro. Testimonianza degli avvenuti arresti fu resa dal Liberatore Domenico nella sua relazione personale del 12 novembre 1945. Cfr. ivi.
173 Ivi, relazione a firma del comandante dei G.A.P. Franchi Renato e del vicecomandante Ventura Sandro.
174 Ibidem.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018

