Powered By Blogger

sabato 27 settembre 2025

I vincitori della seconda guerra mondiale non si preoccuparono di abbattere anche il fascismo spagnolo


Il 1 aprile 1939 terminò ufficialmente la Guerra Civile. I sublevados guidati dal Generalissimo Franco avevano finalmente ottenuto la vittoria in un violento conflitto che, per quasi tre anni, aveva diviso non solo la Spagna, ma anche l'opinione pubblica e la classe politica di tutto l'occidente, in due bandi contrapposti. Il nuovo regime si ergeva su un panorama di sangue e macerie e, per consolidarsi, avviò un'ulteriore ondata repressiva che trasformò il paese in una “immensa prigione” <1. Il neonato Stato franchista, infatti, si propose sin dalle sue origini di estirpare quelli che, nella sua ottica, erano i “mali” che minacciavano la penisola, ossia gli ideali democratici, il liberalismo, e l'aspirazione all'emancipazione dei ceti subalterni: per raggiungere tale obiettivo, era necessario sterminare e sottomettere i portatori di tali teorie, vale a dire i dirigenti e i militanti dei partiti repubblicani e delle organizzazioni operaie che, con «crudele ironia storica» <2, vennero accusati di ribellione proprio da parte di coloro che il 18 luglio del 1936 erano insorti contro i legittimi detentori del potere politico. Furono centinaia di migliaia le vittime di questa repressione di classe, che si manifestò sotto forma di fucilazioni, incarceramenti ed epurazioni <3. Occorre sottolineare che la violenza finalizzata all'annichilimento totale del nemico, soprattutto durante il primo decennio della dittatura, non fu «qualcosa di episodico» o di importanza secondaria, bensì costituì «un pilastro centrale» nell'edificazione del nuovo Stato, tanto che la si può considerare come una sorta di «principio fondativo» del franchismo <4.
Il regime del Caudillo, contemporaneamente alla messa in atto della repressione contro gli esponenti del bando repubblicano, intraprese un processo di configurazione istituzionale e identitaria <5. La sua prima tappa, iniziata nel 1938 mentre la Guerra Civile si avviava alla conclusione e protratta fino al 1957, viene comunemente definita "Era Azu" <l6: questa fu caratterizzata dal predominio, tra le diverse famiglie politiche che componevano l'establishment franchista, di falangisti, cattolici e militari. In un primo momento si può parlare dell'esistenza in Spagna di un fallace progetto totalitario, ispirato a quello del fascismo italiano <7: non a caso in ambito internazionale il nuovo Stato si presentava molto legato alle forze dell'Asse, come testimoniato anche dall'aiuto fornito alla Germania sul fronte sovietico attraverso l'invio di un'unità di volontari, la División Azul, che venne integrata nell'Esercito tedesco <8. Terminata la II Guerra Mondiale però, si presentò al regime la necessità di mostrare alle potenze vincitrici un volto più rispettabile: a tal fine vennero cancellati i tratti più fascistizzanti assunti negli anni precedenti e vennero promulgate alcune leggi, quali ad esempio il Fuero de los Españoles e la Ley de Referéndum Nacional, volte a proiettare verso l'esterno un'immagine maggiormente compatibile con il nuovo ordine occidentale dominato dalle democrazie.
Tale tentativo, però, non ottenne i risultati sperati, tanto che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nella sua seduta del 12 dicembre 1946, raccomandò agli Stati membri di ritirare i loro ambasciatori da Madrid finché lì non si fosse istituito un governo realmente rappresentativo. Solo il successivo scoppio della Guerra Fredda, e la possibilità per il franchismo di far leva sul suo anticomunismo e sulla sua cattolicità, gli permisero di uscire gradualmente da tale ostracismo in ambito internazionale. Per quanto riguarda la sua natura politica, si può affermare che, a partire dal 1945, la dittatura abbandonò le velleità totalitarie e si configurò come un classico sistema autoritario, caratterizzato cioè, secondo la nota definizione di Linz, da: pluralismo politico limitato; assenza di un'ideologia elaborata e precisa, compensata dall'adozione di mentalità peculiari; ricerca della passività e dell'acquiescenza delle masse, piuttosto che della loro mobilitazione; un leader, o un piccolo gruppo, che esercita il potere all'interno di limiti formalmente non ben definiti ma in realtà prevedibili <9.
Ai fini del nostro studio, è bene sottolineare che da subito il regime si dotò di un proprio apparato sindacale, l'unico legale nel paese: la Organización Sindical Española (OSE), chiamata anche Sindicato Vertical a causa della sua struttura fortemente gerarchizzata <10. Il suo obiettivo consisteva nell'inquadrare e soggiogare il movimento operaio, impedendo il risorgere della sua “coscienza di classe”. Il pilastro fondamentale di tale organismo venne eretto già nel marzo del 1938, con la pubblicazione del Fuero del Trabajo. Questo rappresentava «l’incarnazione della filosofia sindacale del nuovo Stato»: con risonanze del fascismo italiano, affermava che l’organizzazione nazional-sindacalista si ispirava «ai principi di Unità, Totalità e Gerarchia» <11. Il suo fine dichiarato, il linea con il paternalismo tipico del regime <12, consisteva nell’affermazione del principio armonizzatore, ossia nell’eliminazione della lotta di classe. Questa, secondo tale testo, si doveva ritenere superata perché, in realtà, non vi era conflittualità alcuna tra il datore di lavoro e l’operaio: entrambi, infatti, lungi dall'essere due poteri contrapposti, erano due collaboratori ugualmente interessati al successo dell’impresa. Per questo motivo, tanto gli uni quanto gli altri, erano soggetti ad inquadramento obbligatorio all’interno della OSE che, definita come una corporazione di diritto pubblico le cui gerarchie dovevano essere ricoperte esclusivamente da membri della Falange, e organizzata in base ai differenti rami di produzione a scala territoriale e nazionale, costituiva lo strumento attraverso il quale il regime franchista si occupava di reprimere sul nascere qualsiasi conflitto lavorativo. Il Vertical infatti, sebbene in teoria si occupasse di armonizzare gli interessi dei datori di lavoro e degli operai, in pratica impediva a questi ultimi di avanzare qualsiasi rivendicazione. Nel Fuero del Trabajo, ad esempio, possiamo leggere che venivano predisposte sanzioni per la «diminuzione dolosa del rendimento del lavoro», così come per tutti quegli atti che perturbassero la produzione o attentassero contro di essa. Lo sciopero, quindi, era proibito e considerato, anche dal Código Penal (art. 222), come un “delitto di lesa patria”: poiché, infatti, il Fuero del Trabajo affermava che «tutti i fattori che intervengono nella produzione sono subordinati all’interesse supremo della Nazione», se ne deduceva che turbare l’andamento lavorativo equivaleva a colpire il paese <13. Ciò risultava del resto particolarmente significativo negli anni Quaranta: essendo l'economia spagnola di quel periodo basata sull'autarchia, era quantomai necessario assicurare il regolare svolgimento dell'attività produttiva. L'istituzionalizzazione della OSE fu poi completata nel 1940, con la promulgazione della Ley de Unidad Sindical e della Ley de Bases de la Organización Sindical, che dotavano di scheletro ed organigrammi amministrativi la linea politica e la linea socio-economica del Vertical.
Le forze che avevano combattuto contro la sollevazione franchista, dal canto loro, si trovarono negli anni Quaranta in una situazione particolarmente dura e complessa: decimate dalla repressione all'interno della Spagna e costrette all'esilio <14, dovettero sia avviare un lento processo di riorganizzazione, sia iniziare a elaborare strategie per abbattere il nuovo regime e restaurare la legalità repubblicana. Questi compiti furono resi ancora più difficili dall'estrema divisione che caratterizzava i partiti e le organizzazioni che lottavano contro la dittatura: la perdita della Guerra Civile, infatti, portò con sé innumerevoli recriminazioni e accuse sulle rispettive responsabilità relazionate con la sconfitta, che ebbero come effetto quello di contrapporre sia i diversi gruppi tra di loro, sia le differenti fazioni all'interno di ciascuno di essi <15. In questo contesto le forze antifranchiste non-comuniste, guidate principalmente dal Partido Socialista Obrero Español (PSOE) <16, riuscirono comunque a dar vita nell'esilio ad alcuni organismi unitari, quali la Junta Española de Liberación, prima, e la Alianza Nacional de Fuerzas Democráticas, poi: lo scopo di tali coalizioni era quello di garantire la sopravvivenza di un governo repubblicano in grado di far pressione sulla comunità internazionale affinché venisse rovesciato, dall'esterno, il regime del Caudillo. Si sperava sostanzialmente che gli Alleati, una volta terminata la II Guerra Mondiale, si sarebbero occupati di abbattere anche il fascismo spagnolo. Quando tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio dei Cinquanta questa possibilità svanì, comportando quella che Juan Hermanos definì allora “la fine della speranza” <17, molte forze che avevano composto il Frente Popular andarono incontro a una progressiva eclissi, mentre i socialisti, da parte loro, adottarono una “strategia dell'attesa”: elaboravano cioè programmi per il post-franchismo e cercavano di tener viva in ambito internazionale l'attenzione verso la questione spagnola, prescindendo però dal problema centrale di come provocare la caduta del regime. Alcuni storici, tra cui Santos Juliá, hanno sostenuto che, così facendo, il socialismo all'interno della Spagna durante il franchismo si ridusse a «ricordo storico» <18. La Confederación Nacional del Trabajo (CNT), il celebre sindacato anarchico, fu invece l'unico gruppo dell'opposizione non-comunista, se si eccettua l'operato della socialista Unión General de Trabajadores (UGT) in alcune zone ben determinate, a mettere in atto, durante il primo decennio della dittatura, dei seri tentativi di riorganizzazione all'interno del paese, ottenendo i maggiori risultati in Cataluña, País Valenciano, Madrid e Andalucía: la dura repressione però, frustrò ripetutamente i suoi intenti di azione clandestina e, alla fine degli anni Quaranta, era riuscita a liquidarla quasi completamente <19.
[NOTE]
1 Molinero C., Sobrequés J., Sala M. (eds.), Una inmensa prisión. Los campos de concentración y las prisiones durante la Guerra Civil y el franquismo, Barcelona, Crítica, 2003.
2 Nicolás Marín M. E., Alted A., Disidencias en el franquismo (1939-1975), Murcia, Diego Marín Librero Editor, 1999, p. 13.
3 Sulla repressione franchista si vedano: Lanero M., Una milicia de la justicia. La política judicial del primer franquismo, Madrid, Centro de Estudios Constitucionales, 1996; Juliá S. (ed.), Víctimas de la Guerra Civil, Madrid, Temas de Hoy, 2004; Rodrigo J., Cautivos. Campos de concentración en la España franquista, Barcelona, Crítica, 2005; Id., Vencidos. Violenza e repressione politica nella Spagna di Franco (1936-1948), Verona, Ombre Corte, 2006; Vega Sombría S., De la esperanza a la persecución, Barcelona, Crítica, 2005; Otero Carvajal L. E., La destrucción de la ciencia en España: depuración universitaria en el franquismo, Madrid, Universidad Complutense, 2006; Gómez Bravo G., El exilio interior. Cárcel y represión en la España franquista, 1939-1950, Madrid, Taurus, 2009.
4 Moreno F., «La represión en la posguerra», in Juliá S., (ed.), cit., p. 277.
5 Sul primo franchismo si vedano: Tusell J., Franco y los católicos, Madrid, Alianza Editorial, 1984; Payne S., El régimen de Franco, 1939-1975, Madrid, Alianza Editorial, 1987, pp. 245 e seg.; Ferrary A., El franquismo: minorías políticas y conflictos ideológicos, (1936-1956), Pamplona, EUNSA, 1993; Cazorla A., Las políticas de la victoria: la consolidación del nuevo Estado franquista (1938-1953), Madrid, Marcial Pons, 2000.
6 Cfr. il classico De Miguel A., Sociología del franquismo, Madrid, Euros, 1975, pp. 41-62.
7 Gentile E., Di Febo G., Sueiro S., Tusell J. (eds.), Fascismo y franquismo cara a cara: una perspectiva histórica, Madrid, Biblioteca Nueva, 2004; Di Febo G., Moro R. (eds.), Fascismo e franchismo. Relazioni, immagini, rappresentazioni, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005.
8 Tusell J., García Queipo de Llano G., Franco y Mussolini: la política española durante la Segunda Guerra Mundial, Barcelona, Península, 2006; Marquina Barrio A., «La neutralidad o la pérdida de la neutralidad en la Segunda Guerra Mundial. Cuestiones pendientes de un debate todavía inconcluso», in Espacio, Tiempo y Forma, n. 7, 1994, pp. 313-322; Núñez Seixas X. M., «Los vencedores vencidos: la peculiar memoria de la División Azul», in Pasado y memoria, n. 4, 2005, pp. 83-116.
9 Linz J., «An authoritarian regime. Spain», in Allardt E., Littunen Y. (eds.), Cleavages, Ideologies and Party Systems, Helsinki, Westmark Society, 1964, pp. 291-341. La questione della natura politica del franchismo viene discussa ampiamente in Casali L. (ed.), Per una definizione della dittatura franchista, Milano, Franco Angeli, 1990, e in Tusell J., La dictadura de Franco, Barcelona, Altaya, 1996.
10 Sulla OSE: Ludevid M., Cuarenta años de Sindicato Vertical. Aproximación a la Organización Sindical Española, Barcelona, Laia, 1977; Aparicio M. A., El sindicalismo vertical y la formación del Estado franquista, Barcelona, Eunibar, 1980; Id., «Sobre los comienzos del sindicalismo franquista, 1939-1945», in Fontana J. (ed.), España bajo el franquismo, Barcelona, Crítica, 2000, pp. 78-99; Sánchez López R., Nicolás Marín M. E., «Sindicalismo vertical franquista: la institucionalización de una antinomia (1939-1977)», in Ruiz D. (ed.), Historia de Comisiones Obreras (1958- 1988), Madrid, Siglo XXI, 1993, pp. 1-46; Bernal F., El sindicalismo vertical, Madrid, CEPC, 2010.
11 Carr R., Fusi J. P., España, de la dictadura a la democracia, Barcelona, Planeta, 1979, p. 180.
12 Cfr. su questo aspetto Babiano J., Paternalismo industrial y disciplina fabril en España (1938-1958), Madrid, Consejo Económico y Social, 1998
13 Fuero del Trabajo, XI, 1-3.
14 Villanova A., Los olvidados: exiliados españoles en la segunda guerra mundial, París, Ruedo Ibérico, 1969; Fagen P., Exiles and citizens: Spanish republicans in México, Austin, University of Texas Press, 1973; Egido Á., Eiroa M. (eds.), Los grandes olvidados. Los republicanos de izquierda en el exilio, Madrid, CIERE, 2004; Yuste de Paz M. A., La II República española en el exilio en los inicios de la guerra fría (1945-1951), Madrid, FUE, 2005; Alted A., La voz de los vencidos: el exilio republicano de 1939, Madrid, Aguilar, 2005; Herrerín A., El dinero del exilio, Madrid, Siglo XXI, 2007; Mateos A., La batalla de México, Madrid, Alianza Editorial, 2009.
15 Sull'opposizione durante il primo franchismo si vedano i classici: Tusell J., La oposición democrática al franquismo (1939-1962), Barcelona, Planeta, 1977; Preston P., «La oposición antifranquista: la larga marcha hacia la unidad», in Id. (ed.), España en crisis. Evolución y decadencia del régimen de Franco, Madrid, Ediciones F.C.E., 1978, in particolare pp. 223-235; Heine H., La oposición política al franquismo. De 1939 a 1952, Barcelona, Crítica, 1983.
16 Sul PSOE in questo periodo: Sacaluga J. A., La resistencia socialista en Asturias (1937-1962), Madrid, Fundación Pablo Iglesias, 1986; Gillespie R., The Spanish Socialist Party. A History of Factionalism, New York, Oxford University Press, 1989, pp. 53 e seg.; Juliá S., Los socialistas en la política española, Madrid, Taurus, 1997, pp. 283 e seg.
17 Hermanos J., La fin de l'espoir, Paris, Julliard, 1950. L'autore, alla fine degli anni Quaranta, affermava lapidariamente: «Siamo stanchissimi. Siamo stufi. Ormai è troppo tardi. Chi continuerà la lotta?». Si fa qui riferimento alla versione spagnola: El fin de la esperanza, Madrid, Oberon, 2004, p. 180.
18 Juliá S., Los socialistas..., cit., p. 12. Questa interpretazione è stata criticata da Abdón Mateos nel suo El PSOE contra Franco. Continuidad y renovación del socialismo español, 1953-1974, Madrid, Pablo Iglesias, 1993.
19 Paz A., CNT 1939-1951. El anarquismo contra el Estado franquista, Madrid, Fundación Anselmo Lorenzo, 2001; Herrerín A., La CNT durante el franquismo. Clandestinidad y exilio (1939-1975), Madrid, Siglo XXI, 2004; García Durán J., «La CNT y la Alianza Nacional de Fuerzas Democráticas», in El Movimiento Libertario Español (Supplemento di Cuadernos de Ruedo Ibérico), Paris, 1974, pp. 123-128.
Emanuele Treglia, La politica del PC spagnolo e il movimento operaio (1956-1977), Tesi di dottorato, Università Luiss "Guido Carli", 2011