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sabato 11 giugno 2022

“Mauri” rimane fermo sostenitore di un carattere puramente militare della guerra partigiana


In una relazione di Testori, in seguito a un incontro avvenuto con “Mauri” [n.d.r.: Enrico Martini] nel maggio '44, si parla dell'arrivo di un certo «Saies» <435 presso le formazioni autonome.
Testori afferma che Saies/Sulis si sarebbe definito «commissario politico delle Langhe per incarico del CLN», <436 ma nonostante ciò “Mauri” non lo accoglie benevolmente.
Testori riporta le motivazioni che hanno persuaso “Mauri” ad allontanare Capriolo e ogni altro «sedicente» commissario politico: tra queste vi è la convinzione che i combattenti delle sue formazioni devono svolgere un ruolo esclusivamente militare nella guerra di liberazione, senza interessarsi in nessun modo alla politica. È lo stesso Testori, in una relazione del giugno '44, a riaffermare gli stessi principi "In tutte queste bande [...] è stato conservato, nel modo più assoluto e nel senso più esteso [sottolineato nel documento], un carattere prettamente militare e apolitico; in esse quello che altrimenti viene chiamato Commiss. Polit. non ha altri fini che di collegamento con il CLN, di coordinatore tra le bande e di aiuto nei rapporti tra banda e pianura, senza nessuna ingerenza nelle questioni militari e amministrative; tanto è vero che così Guido [Verzone] come io non abbiamo mai assunto presso le Bande, per evitare malintesi, il nome di Commissari Politici né abbiamo preteso di fissarci in maniera stabile e continuativa presso nessuna Banda" <437
“Mauri” rimane fermo sostenitore di un carattere puramente militare della guerra partigiana, rimandando alla fine del conflitto ogni tipo di manifestazione politica. La posizione di “Mauri” è alquanto controversa, tanto da creare un dibattito già all'interno del movimento partigiano e infine nella storiografia sulla Resistenza. Le parole di “Mauri” infatti, su una guerra puramente militare, mal si adeguano a una lotta che fin dal suo inizio implica una scelta di campo squisitamente politica. <438
Dal documento appena analizzato emerge però una diversa interpretazione del concetto di «politico». Il maggiore infatti, in questo come in altri documenti, sottolinea la sua contrarietà a inquadrare commissari che svolgano «propaganda di qualsiasi colore essa sia». Il termine «politico» in “Mauri” è sinonimo di partito, di propaganda, di reclutamento, di indottrinamento, fenomeni che i maurini associano alle brigate Garibaldi. La stessa storiografia, e più ancora la memoria pubblica della Resistenza, hanno costantemente inquadrato i garibaldini come fautori di una lotta più politica che militare, tesa quindi a indottrinare le masse, di partigiani e di civili, per scopi di partito.
[...] In alcuni casi la figura del comandante è determinante nello scegliere la formazione a cui aderire. Il comandante di brigata “Mario”, <439 rivolgendosi a “Mauri”, chiede di poter passare, insieme ai suoi uomini, nelle formazioni autonome. La motivazione indicata nella lettera è la seguente: "Non volendo più dipendere, per un senso di italiano da uno straniero, passo di mia spontanea volontà alle dipendenze del maggiore Mauri. Detto atto nasce sia da me che dagli uomini dettato dalla mia coerenza e dal senso di responsabilità che mi sono assunto" <440
L'influenza che esercita il comandante presso i propri partigiani e quelli di altre formazioni è sicuramente un aspetto non secondario nella definizione delle brigate come microcosmi culturali. <441
Abbiamo nelle Langhe personale militare e politico di alto profilo. A cominciare da “Mauri”, valido maggiore degli alpini, che più volte troviamo citato in documenti garibaldini e GL che ne attestano le capacità; troviamo anche personalità come Pompeo Colajanni, tenente di complemento della cavalleria corazzata dell'esercito, che si distingue per la sua intraprendenza nel formare le prime bande garibaldine nella zona di Barge, <442 o un dirigente comunista del calibro di Luigi Capriolo, che svolgerà il ruolo di commissario politico delle divisioni Garibaldi nel Cuneese fino alla sua morte.
“Mauri” è visto dai militari con grande rispetto e, intorno al suo nome, nasce un mito vivente, soprattutto dopo che il maggiore riesce a sopravvivere con pochi dei suoi ai rastrellamenti nella val Casotto. Nella citata lettera del 20 luglio '44, in cui si informa del passaggio nelle formazioni autonome, il “comandante Mario” si rivolge al «Signor Maggiore» con «devozione e stima». <443 Non pochi inoltre sono coloro che fanno richiesta o di passare nelle sue formazioni, per ragioni politiche o per semplice convenienza.
La vicenda di Piero Balbo, “Poli”, è significativa da questo punto di vista. A partire dalla primavera, “Poli” entra a far parte, anche se non formalmente, della 16ª brigata Garibaldi comandandone un distaccamento. Il suo successivo avvicinamento a “Mauri” è da far risalire a ragioni di carattere politico anche se i documenti non ci restituiscono questo dato, quanto piuttosto forniscono indicazioni che ci fanno pensare a ragioni di ordine pratico, quali la carenza di materiale bellico. <444 In giugno infatti, “Poli” si reca da “Mauri” per ricevere esplosivi: due mesi dopo sarà posto al comando della II divisione autonoma Langhe. Non abbiamo trovato documenti che attestino il passaggio della banda di “Poli” nel 1° GDA, né rimostranze in proposito da parte del comando della 16ª Garibaldi, ma l'episodio del giugno e le denunce garibaldine di mancati lanci presso le loro formazioni fanno presumere un passaggio di “Poli” alle formazioni autonome determinato da fattori di carattere militare.
La “forza attrattiva” di “Mauri” si manifesta anche nella realizzazione di accordi tra il gruppo degli autonomi e formazioni di altro colore. Il più importante è quello firmato a val Pesio con i GL. Ma accordi diretti con “Mauri” vengono presi anche da altre formazioni. Nel settembre '44 il gruppo Bacchetta entra nei ranghi del 1° GDA, <445 mentre la 67ª brigata “Mingo” stringe contatti con “Mauri” ma non con i garibaldini della 16ª, che pure confinano con la propria zona.
"Il comando della brigata [...] desidererebbe mettersi in collegamento con le forze di codesto Comandante, alfine di poter collaborare insieme proficuamente per il bene della nostra causa comune". <446
Mentre la brigata GL “Val Bormida”, comandata dai fratelli Botta, agirà in unità operativa con la Brigata Autonoma Savona, inquadrata nella II divisione Langhe e, successivamente, dall'aprile '45, nella divisione Fumagalli. <447
Anche le Matteotti sembrano privilegiare un apparentamento con “Mauri” anziché con i Garibaldini, come attesta un documento del 9 luglio '44, in cui vengono riportati i dettagli di un accordo tra il prof. Vipo, «delegato socialista del Comitato Militare per il Piemonte», e il maggiore.
"Visto che la zona alpina del Monregalese e le zone delle Langhe costituiscono un complesso inscindibile ai fini operativi e ravvisando le necessità che tutte le formazioni operino sotto un unico Comando Militare, il Comando stesso è stato affidato a Mauri <448
La brigata Matteotti organizzata da Vipo entra così «a far parte integrante, a tutti gli effetti, dell'Esercito di Liberazione Nazionale».
Il rispetto nutrito per il maggiore emerge dai modi in cui i suoi diretti dipendenti, ma non solo, si rivolgono a lui nelle lettere e nelle relazioni, dalla condivisione di idee e dal richiamo a un comune universo culturale. Spesso troviamo formule di saluto quali «devotissimo», <449 «Distintamente», <450 «Cordialmente»; <451 mentre ci si rivolge a “Mauri” o con il formale «Egregio Signor Maggiore» oppure, per chi lo conosce meglio, con il più informale «Caro Signor Maggiore», <452 «Caro Mauri», <453 «Caro Maggiore [...] Suo Dino»; <454 ma sempre sottolineando il suo ruolo di guida «Caro Comandante» e il rispetto nei suoi confronti, dandogli del “lei” o anche del “voi”, mentre c'è chi si scusa, un po' ironicamente, per avergli dato del “tu”: «Perdona se ti ho dato del tu. Sempre e in tutto a tua disposizione cordialmente ti saluto». <455 È da considerare inoltre che coloro che si rivolgono al maggiore con toni rispettosi e lusinghieri sono in larga parte ufficiali dell'ex esercito che, orfani di una guida militare a cui fare riferimento, vedono in “Mauri” un condottiero della nuova strategia bellica, capace di riguadagnare l'onore perduto dopo l'8 settembre e dopo la brutta guerra fascista.
“Mauri” diventa una calamita per i “profughi” di quell'esercito che non esiste più e che il maggiore, sotto forme diverse, tenta di ricostituire, battezzandolo «Esercito Italiano di Liberazione Nazionale». <456 Il ten. col. Toselli sembra aver trovato proprio in “Mauri” la guida che cercava "Non mi sono mai voluto organizzare a partiti perché sono ufficiale, vecchio ufficiale degli alpini, e tanto meno ai comitati. Ho sempre fatto da me. Ora so che voi ci siete Vi offro la mia cooperazione completa" <457
Il richiamo alla tradizione militare è una delle principali caratteristiche dei contenuti e del linguaggio dei documenti partigiani di “Mauri”. Espressioni tipo “abbiamo salvato l'onore delle armi”, in occasione della tremenda disfatta in val Casotto, richiama a un valore militare che è rimasto immutato nonostante lo sfacelo dell'esercito. La dignità di ufficiale si fa sentire in particolare nei confronti del CLNRP, con cui “Mauri” intrattiene durante la guerra di liberazione un rapporto al confine tra lo scetticismo e la formale cordialità, che non impedisce al maggiore di rivolgersi anche con toni duri nei confronti dei «diplomatici di Torino»
"Colgo l'occasione per rendere noto a cotesto Comitato che io sono un ufficiale superiore dello S.M.R. esercito e non un capo banda" <458
Dai documenti emerge una personalità molto forte ed energica, un ufficiale degli alpini sicuro di sé e dei suoi uomini, "[...] io posso contare sui miei uomini in ogni contingenza, sicuro interprete dei loro sentimenti; del loro ardire della loro volontà" <459, che non manca di punte di autonomismo politico e militare. Spesso accusato di agire contro le brigate politiche, “Mauri” sarà anche oggetto di alcune “interrogazioni” da parte del Comitato di Torino, a cui giungono periodicamente denunce nei suoi confronti.
In una lettera di risposta a una di queste interrogazioni, <460 “Mauri” si difende dicendo che "è l'ora di smetterla coll'accusarmi di indisciplina e di arbitrarietà, di anticomunista, antisocialista, anti partito d'azione ecc.ecc.; portando nel campo politico ed in un quadro molto più vasto questioni strettamente personali e per nulla attinenti al campo politico" <461
Dalla lettura di documenti di questo tipo si deduce il rapporto che “Mauri” instaura con gli organi centrali di governo. Seppur ogni comando di brigata o di divisione ha un suo personalissimo modo di relazionarsi con il CLN centrale di Torino, quello di “Mauri” è indubbiamente il più controverso. Da una parte infatti troviamo documenti, suoi o dei suoi comandanti, in cui il CLN non viene considerato come guida politica o militare della lotta di liberazione, dall'altra però “Mauri” stesso si trova per necessità a dover instaurare rapporti cordiali, seppur sempre contenuti nella più stretta formalità, con il Comitato. Altrove è stato notato come raramente si trovino nei documenti maurini richiami ai CLN, «indizio di un affermato principio di autonomia operativa e in senso lato politica». <462
 


[NOTE]
435 Si tratta di Luigi Capriolo, “Sulis”, dirigente comunista torinese, giunto nelle Langhe nell'aprile '44; si veda “Relazione del Delegato del CLN sulla situazione delle formazioni Mauri”, Cuneo, 9.4.44, in G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., doc. 3, p. 344
436 G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., doc. 3, p. 343
437 “Relazione di Renato al Comitato di liberazione nazionale”, 13.6.44, in AISRP, A LRT 1/2
438 Come avrà a ricordare il CVL al CMRP, Atti del Comando Generale, cit., p. 163; C. Pavone, Una guerra civile, cit., p. 152, in cui però sembra che il comando CVL si riferisca a “Mauri”
439 Non ci è riuscito al momento sapere con certezza le sue generalità. Il documento al quale ci riferiamo è conservato presso AISRP, B AUT/mb 3 d. Si tratta di un foglio manoscritto che riporta la data del 20.7.44
440 Ibidem
441 Il ruolo carismatico del comandante, che svolge anche una funzione fondativa della banda è presente anche in altri contesti della guerra partigiana, si veda M. Fiorillo, Uomini alla macchia, cit., pp. 135-137
442 G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., p. 344
443 “Comandante Mario”, 20.7.44 in AISRP, B AUT/mb 3 d
444 In un documento della I divisione Garibaldi si racconta di un casuale incontro avvenuto tra elementi della 16ª, allora ancora appartenente alla suddetta divisione, e Balbo presso il comando di “Mauri”, dove il secondo era andato a chiedere materiale bellico; si veda “Il comandante della I divisione Piemonte”, “Barbato”, 'ai compagni responsabili' della Delegazione per il Piemonte, 24 giugno 1944, “Barbato”, G. Nisticò , Le Brigate Garibaldi, Vol. II, cit., doc. n. 165, p. 66
445 Si vedano AISRP, B AUT/mb 1 d, fogli 2-6; B AUT/mb 4 g, 14; B AUT/mb 4 f
446 “Comunicazioni al Comandante Mauri”, “Diana”, comandante della 67ª brigata “Cap. Mingo” (II divisione GL), 27.10.44, in AISRP, B AUT/mb 1 d
447 G. Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria, 2 Vol., Istituto Storico della Resistenza in Liguria, Nuova Italia, Firenze, 1969, vol. II, p. 218
448 Accordo tra “Mauri” e Vipo , EILN – Comando della I Divisione “Camillo Benso di Cavour - Piemonte”, [9.7.44] in AISRP, B AUT/mb 1 g
449 Lettera manoscritta del S. ten. Claudio a “Mauri”, 15.4.45, in AISRP, B AUT/mb 3 d
450 Lettera manoscritta di “Gildo”, comandante del distaccamento “Pedaggera” a “Mauri”, in AISRP, B AUT/mb 3 d
451 Lettera manoscritta di Mario Bogliolo a “Mauri”, 7.3.45, in AISRP, B AUT/mb 3 d
452 Ibidem
453 “Caro “Mauri””, lettera del magg. Tommasi, 16.9.44 in B AUT/mb 4 e
454 “Caro Maggiore”, lettera di “Dino” [Giacosa] a “Mauri”, Valpesio, 18.9.44 in AISRP, B AUT/mb 4 e
455 “Caro Comandante”, lettera di “Alessandro”, Pamparato, [a matita, 3.9.44] in AISRP, B AUT/mb 4 e
456 Tale denominazione, presente in tutti i documenti prodotti dal 1° GDA, ha un valore formale, di distinzione rispetto alle altre formazioni che non ne fanno parte. La sigla E.I.L.N non è presente infatti in nessun documento garibaldino, particolare che informa di una “separazione” all'interno del movimento armato nelle Langhe. Si tratterà l'argomento nel prossimo capitolo.
457 “Al comandante Mauri”, Lettera del t.col. Toselli Giovanni, [a matita, 26.9.44] in AISRP, B AUT/mb4 e
458 “Richiesta ragguagli”, Comunicazione di “Mauri” al CLNRP, 25.10.44 in AISRP, B 45 a
459 “Relazione sull'attività svolta dalla Divisione Langhe nel periodo 1° luglio - 15 agosto 1944”, EILN al CLNRP, “Mauri”, 16.8.44, B 45 b
460 L'allontanamento forzato da Alba del sig. Panfilo (Arturo Felici), ritenuto dal CLNRP rappresentante del PDA, ma invece ispettore delle formazioni GL nel Cuneese; si veda G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., p. 370
461 “Richiesta ragguagli”, Comunicazione di “Mauri” al CLNRP, 25.10.44 in AISRP, B 45 a
462 G. Perona, “Una lettura dei documenti partigiani”, in G. Perona (a cura di), Formazioni autonome, cit., p. 15

Giampaolo De Luca, Partigiani delle Langhe. Culture di banda e rapporti tra formazioni nella VI zona operativa piemontese, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012-2013