Le memorie di Ermanno Menapace sono uno specchio, sia pure deformato, dell’attività spionistica messa in piedi dal fascismo e ci riconsegnano, nonostante tutto e a parte le calunnie, le insinuazioni, le invenzioni e le contumelie, un antifascismo più umano, più terreno, certo meno eroico, ma anche meno sacro e meno idealizzato. In particolare la descrizione della vita quotidiana dei fuoriusciti, se si riesce a superare il disgusto per la volgarità di alcune annotazioni, tra l’altro assolutamente marginali, non fa che confermare la vita di stenti, di ristrettezze, di miseria di cui gli storici hanno sempre parlato. In altri termini, sia pure indirettamente e per evidenti finalità del tutto opposte, perfino un infiltrato come Menapace non può far altro che confermare lo stato di estrema povertà in cui si dibattono i fuoriusciti e gli immensi sacrifici e le tante rinunce cui vanno incontro. Dal suo punto di vista, mentre si possono spiegare per coloro i quali vengono individuati come “i capi” o meglio “i professionisti dell’antifascismo”, lui stesso non riesce a trovare una ragione logica per le centinaia di militanti che, fuggiti dall’Italia, si adattano ad una vita miserabile di randagi indesiderati, scacciati continuamente da uno Stato all’altro e perennemente alla ricerca di cibo e di un alloggio. Per costoro - “…gli individui in buona fede… [per colui che]…insiste in una propria idea per la quale magari lotta da anni, idea assurda, irrealizzabile ma nella quale ci si può tuttavia credere in buona fede con la convinzione onesta ch’essa debba trionfare un giorno…” - <7 per tutti costoro dimostra, malgrado il disprezzo di fondo, comprensione mista a compassione e riesce anche a trovare delle attenuanti. Per tutti gli altri, per quelli che chiama, rispettivamente, “la seconda categoria”, quelli cioè “…che avevano lasciato la patria perché allarmati da situazioni locali” e , soprattutto per “la terza categoria” - “i professionisti”, “i martiri di mestiere” - <8 non solo non prova alcuna pietà, ma ammette che tutta la sua attività è indirizzata alla loro eliminazione, anche fisica se necessario.
“La terza categoria invece è quella che suscita nausea e disgusto; quella dalla quale partono le idee più malvagie, le orrende infamie, gli scritti più vili. E’ la categoria di coloro che furono veri sfruttatori in Italia e che ancora oggi continuano la tradizione al soldo di questo o quel governo… E’ la categoria dei numi e dei santoni…che non hanno mai avuto buon senso, dignità, amor proprio e, più di tutto, un cuore.” < 9
Questa ultima osservazione è volutamente malevola ed ambigua ed è dettata da una sorta di perverso compiacimento per aver potuto assistere di persona ad un litigio (uno dei tanti) tra fuoriusciti. Nel corso di un pranzo, presenti tra gli altri Buozzi, Sardelli, Quaglino ed il repubblicano Schettini <10 oltre a Miglioli e Giannini, <11 si presenta l’ex deputato socialista Bacicalupi <12 per chiedere un prestito in quanto si trova in gravissime ristrettezze e deve necessariamente acquistare delle medicine per le sue bambine. Non viene neppure ascoltato, anzi viene mandato via a male parole per cui prima Schettini e subito dopo Menapace, pure presente, corrono in aiuto del malcapitato. Schettini gli consegna un pacco con generi alimentari e Menapace, dimostrando grande generosità, gli da una sostanziosa somma di denaro. <13 L’episodio è realmente accaduto e sicuramente Menapace è intervenuto, lo lascia trasparire lui stesso, con grande ostentazione anche per aumentare la fama di uomo generoso di cui cominciava a godere nell’ambiente dei fuoriusciti. A dire il vero c’era un precedente e Menapace non poteva non esserne a conoscenza, mentre Bacicalupi era stato, quanto meno, imprudente ed incauto a chiedere aiuto ai suoi compagni. L’ex deputato socialista, infatti, aveva preso le difese, unico all’interno della Concentrazione, del popolare Giuseppe Donati, attaccato per i rapporti che aveva con Giovanni Bazzi, scoperto come spia fascista grazie anche a Menapace. Bacicalupi, quindi, non poteva aspettarsi trattamento diverso e lo sdegno di Ermanno appare troppo artefatto per essere genuino. <14
Condividerà per alcuni anni la vita grama degli esiliati, riuscirà a mimetizzarsi quasi alla perfezione senza, però, farsi coinvolgere né politicamente né emotivamente. Malgrado tutto e nonostante qualche momento di umana debolezza, ogni sua azione, e, tanto più, quelle di tipo puramente assistenziale, è finalizzata a far emergere le contraddizioni e le divisioni che serpeggiano all’interno dei vari raggruppamenti antifascisti. Il suo unico obiettivo è guadagnare la fiducia dei capi, di alcuni dirigenti per questo, con consumata abilità - bisogna riconoscerglielo - riesce a comprendere e a cogliere il punto debole di ognuno e, facendo leva su questo, è in grado di manovrare in modo da metterli l’uno contro l’altro esaltando di ciascuno di loro (delle sue “vittime”) il lato più egocentrico, più individualista, più egoistico. La capacità di Menapace di far riaffiorare risentimenti e rancori sopiti o attenuati dalla comune sofferenza è davvero eccezionale e denota una conoscenza dell’animo umano degna di miglior causa. Da un punto di vista squisitamente politico denota, invece, una preparazione ed una cura particolare nell’esercizio di questa attività. Una via di mezzo tra il professionismo e la vocazione, tra il maniacale e il patologico, quasi che Menapace fosse nato per fare la spia.
[NOTE]
6 Cfr. Romano CANOSA “I servizi segreti del Duce. I persecutori e le vittime”, Mondatori, Milano, 2000 e Franco FUCCI “Le polizie di Mussolini. La repressione dell’antifascismo nel ventennio”, Mursia, Milano, 1985.
7 Ermanno MENAPACE “Tra i Fuoriusciti”, Parigi, 1932, pp. 26-27.
8 Ermanno MENAPACE, op. cit., p. 28.
9 Ermanno MENAPACE, op. cit, pp. 28-29.
10 Silvio SCHETTINI - originario di Ravenna, repubblicano, già legionario fiumano; abile giornalista e dirigente della L.I.D.U. - Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo -
11 Alberto GIANNINI - socialista, massone, giornalista satirico; nel 1924 fondò “il becco giallo”, rivista di satira politica, chiusa dal fascismo dopo appena un anno di vita. Incoraggiato ed aiutato da Cianca, G. riprese le pubblicazioni della sua rivista a Parigi. Il foglio satirico, stampato su sottilissima carta di riso, andò avanti fino al 1931. Uscì dal Partito Socialista verso il 1933 dichiarando di volersi ritirare a vita privata, ma la pubblicazione di un libro di memorie (Le memorie di un fesso) lo ributtò nuovamente nella mischia. In pratica G. ripudiava il proprio passato di socialista e manifestava la propria disponibilità a collaborare con il regime. Nel 1934 inizia le pubblicazioni de “Il merlo”, nuova rivista satirica, finanziata da Alberto Benedice, che indirizza i suoi strali contro gli antifascisti ed esalta la politica estera di Mussolini. Nel dopoguerra ammetterà di essere stato una spia dell’O.V.R.A. (V. Il Borghese, n. 11, 1970)
12 Mario BACICALUPI - o anche Baciagalupi - originario di Genova, socialista, deputato eletto a Torino per più legislature. In Francia era uno dei più importanti dirigenti della L.I.D.U.
13 Ermanno MENAPACE, op.cit. pp. 36-37.
14 Cfr. Simonetta TOMBACCINI “Storia dei fuoriusciti italiani in Francia”, Mursia, Milano, 1988, pp. 118- 120; l’A. scrive il cognome dell’esponente socialista come “Baciagalupi”, ma si tratta della stessa persona. In un analogo episodio è coinvolto Filiberto Smorti, ex deputato socialista di Firenze, di passaggio a Parigi proveniente da Ginevra, gli viene negata dai suoi ex compagni assistenza e, ancora una volta, a soccorrerlo è proprio Menapace.; V. Romano CANOSA, op. cit., p. 13.
Antonio Orlando, Lo spionaggio fascista visto dall’interno: il caso Menapace, “Sud contemporaneo”, 2007, nn. 1-2, lavoro qui ripreso dall'Istituto Calabrese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea
“Alberto Giannini - scrisse Gaetano Salvemini nelle sue memorie d’esule antifascista con riferimento all’ambiente parigino dei fuorusciti da lui frequentato negli anni 1927-1928 - era il più faceto della compagnia, finché non passò, nel 1934, dalla sera alla mattina, armi e bagagli, nel campo dei fascisti: il più svergognato caso di voltafaccia che abbia mai visto” <1.
“Ed arrivò Alberto Giannini - ebbe a sua volta a notare Vera Modigliani nei suoi ricordi d’Esilio -, ex direttore. a Roma, del giornale umoristico “Il becco Giallo”: Non mi fermo su di lui. Ė passato al nemico. Duellista, giocatore di azzardo, ha trovato, da prima, che la partita era bella, perché, appunto vi erano l’azzardo e il rischio; ha trovato, poi, che era troppo lunga e troppo scomoda. Le corse di cavalli ed i duelli si risolvevano ben più rapidamente: Peccato! Ha sciupato - ha giocato, è il caso di dirlo - un passato onorevole” <2.
Sicuramente onorevoli, per come rilevato dalla moglie del leader socialista riformista Giuseppe Emanuele Modigliani erano stati, almeno sino all’inizio degli anni Trenta, i trascorsi politici di Alberto Giannini, figura tutt’altro che secondaria della battaglia ingaggiata dagli oppositori del fascismo ancor prima della marcia su Roma.
[NOTE]
1 Gaetano Salvemini, Dai ricordi di un fuoruscito 1922-1933, a cura di Mimmo Franzinelli, Bollati Boringhieri, Torino 2002, p. 73
2 Vera Modigliani, Esilio, Edizioni E.S.S.M.O.I., Roma 1984, p. 72.
Santi Fedele, Le memorie “altre” dell’esilio antifascista: “ravveduti”, agenti provocatori, libellisti di regime, HUMANITIES - Anno X, Numero 20, Dicembre 2021
Negli stessi giorni, però, in cui la Lega approdava così, ufficialmente, alla sponda socialista, un nuovo organismo - il Sindacato italiano delle cooperative - venne costituito, a Roma, con l'intento di raccogliere tutte le associazioni che fossero "al di fuori e al di sopra di ogni politicantismo" e di unire "quelle forze operaie che la ideologia politica poteva dividere". <47
L'iniziativa era stata presa, il 30 novembre del 1919, dal consiglio nazionale dell'Unione italiana del lavoro ed era stata affidata ad un personaggio, Carlo Bazzi, repubblicano, già interventista, con non poche zone d'ombra, <48 divenuto amico di Mussolini e dei fasci - come avrebbe egli stesso ricordato - "quando, nel 1919 - specialmente dopo la domenica elettorale - gli squagliamenti non si contavano". <49
Il Congresso costitutivo del Sindacato si tenne, a Roma, il 25 e 26 gennaio del 1920.
[NOTE]
47 Il Sindacato Nazionale delle Cooperative, Roma s.d., p. 9. Per lo statuto e le cariche del nuovo organismo, cfr. La Costituzione del Sindacato Nazionale delle Cooperative, in "Il Sindacato Cooperativo", 1° marzo 1920.
48 Carlo Bazzi ebbe certamente contatti con Bolo pascià, una spia tedesca, che aveva tentato di acquistare i servizi di alcuni giornali italiani e che era stata fucilata, nell'aprile del 1918, dai francesi. "La Romagna Socialista" gli rivolse, fra l'ottobre del 1917 ed il gennaio del 1918, pesanti accuse di affarismo e corruzione. Cfr., per tutti, I rapporti tra C. Bazzi e Bolo Pascià davanti al Tribunale di Ravenna, in "La Romagna Socialista", 5 gennaio 1918. Venne, perciò, querelata per diffamazione e condannata dal tribunale di Ravenna. Nel 1923, tuttavia, un quotidiano filofascista di Reggio Emilia ritornò sulle accuse, pubblicando alcuni documenti inediti e gravemente compromettenti per il Bazzi. Cfr. L'organo della banca gracchia la fuga, in "Giornale di Reggio", 1° ottobre 1923. Notizie sui rapporti con Bolo pascià sono, anche, in Archivio Centrale dello Stato (ACS), CPC, B. 422, fascicolo Carlo Bazzi.
49 CARLO BAZZI, Nel movimento delle Cooperative. Retroscena e manovre, in "Il Popolo d'Italia", 24 luglio 1921.
Ferdinando Cordova, Cooperazione e fascismo nella crisi dello stato liberale (1918-1925), Sissco
Intanto Camillo Berneri (2) è (tra il 1928 e il 1933) teoricamente residente in Francia, quale esule antifascista, in realtà espulso da Francia, Belgio, Lussemburgo, Germania (3). Ben più di un'espulsione al mese, se volessimo procedere a un (invero inutile) repertorio degli esili e delle espulsioni.
Da sottolineare il fitto sottobosco di spie che operano continuamente in chiave di militanti rivoluzionari e al tempo stesso di doppiogiochisti al servizio dell'OVRA (polizia politica fascista) come il trentino Ermanno Menapace, responsabile della delazione a carico del pensatore libertario e dei suoi arresti (4).
Non è mio compito, in questa sede, insistere sul fatto che tale doppiogiochismo e tale metodo di reciproche delazioni valgono sempre, con ogni regime dittatoriale di qualunque "colore", ma anche quando si ha un "affrontement", un confronto prebellico e poi bellico tra blocchi opposti, prima in funzione imperialistica e di espansionismo coloniale, e poi, con finalità anche analoghe, nel corso della guerra fredda tra "mondo libero" (ma, pur con qualche riserva, potremmo levare le virgolette).
[NOTE]
(2) G. Carrozza, Biografia di Camillo Berneri, in "Appendice" a C. Berneri, Scritti scelti, Milano, Zero in condotta, 2007, pp.321-322.
(3) cfr. l'Appunto di Berneri sulle sue Espulsioni (in francese), in C. Berneri, Epistolario inedito, Pistoia, Archivio Famiglia Berneri, 1984, vol. II, pp.259-260;
(4) cfr., tra i vari siti dedicati al personaggio: www.mimmofranzinelli, sito ufficiale- Rubrica delle spie; www.comidad.org/public/oo1 testi.rtf; inoltre è da ricordare, dello stesso Berneri, "Lo spionaggio fascista all'estero", Marseille, ESIL (1929), quando appunto Berneri sperimentò la cosa "in corpore vili", e persino di (sic!) E. Menapace, Tra i fuoriusciti, Paris, Imprimeries Générales (1929), versione buonista, ovviamente, dei misfatti, dove Menapace, anzi, si fa passare da... vittima del fascismo.
Eugen Galasso, Camillo Berneri. Un anarchico o un socialista?, edizioni Cedocs, Bolzano, 2012
Nasce [Luigi Evangelisti] a Modena il 30 novembre 1903 da Angelo ed Ester Federzoni, muratore. Renitente alla leva, nel dopoguerra costituisce il gruppo anarchico della Madonnina, un quartiere di Modena di solide tradizioni libertarie. Assieme a Renzo Cavani e ad altri compagni forma un gruppo armato che cerca di contrastare lo squadrismo fascista. La sera del 21 gennaio 1921 in uno scontro a fuoco uccide il fascista e legionario fiumano Mario Ruini, che il giorno prima aveva bastonato un muratore anarchico. Arrestato con i suoi compagni anarchici Amleto Vandelli e Filippo Lusvardi, è successivamente prosciolto da ogni accusa. Nel 1922 emigra clandestinamente in Francia e poi a Berlino, da dove spedisce lettere per tentare di discolpare i suoi compagni Vittorio Ascari e Aldo Gilioli, che sono stati condannati a pesanti pene detentive per l’omicidio di Ruini; ma quest’assunzione di responsabilità non è presa in considerazione dalle autorità. Successivamente si trasferisce in Russia, dove incontra Renzo Cavani e Guido Bucciarelli, e con il primo ritorna di nuovo in Francia. Appena giunto riprende il suo lavoro di muratore, e s’impegna nelle attività dei fuorusciti anarchici italiani. Alla fine del 1929 la polizia segnala la sua partecipazione a un “complotto” antifascista, che in realtà non è altro che una montatura ordita dalla spia fascista Ermanno Menapace per incastrare Camillo Berneri, che è poi arrestato e processato a Bruxelles. Alla fine del 1931 risulta essere a Casablanca, in Marocco, dove è segnalato per uno scontro verbale con l’appaltatore che sta costruendo la “Casa degli italiani”. Rientrato a Parigi, prende parte alle riunioni del Comitato anarchico pro vittime politiche e all’attività dei gruppi anarchici, con lo pseudonimo di “Libero Luppi” [...] (C. Silingardi)
Redazione, Luigi Evangelisti, Biblioteca Franco Serantini
Rimane [Camillo Berneri] a Nizza fino agli inizi dell’anno successivo, dove lo raggiungono la moglie e le figlie, quando si stabilisce con la famiglia a St. Maur des Fossés, nella banlieue di Parigi. Le sue prime attività all’estero sono centrate sulla difesa dalle infiltrazioni fasciste. Non sempre saranno coronate da successo. Il 20 aprile del 1927 viene arrestato ad una riunione internazionale sulla piattaforma di Archinov, un soggetto su cui interviene pubblicamente nel dic. 1927. A partire da questo momento sarà tenuto d’occhio in modo particolare anche dalla polizia e dalla giustizia francese. Sempre nello stesso periodo viene avvicinato dalla spia E. Menapace (che gode della garanzia di Miglioli e di Giannini). Una delle tecniche utilizzate dalle spie è di denunciare l’azione di altre spie, specie quando sono state già scoperte o sul punto di esserlo. E’ quanto fa Menapace denunciando Savorelli, che nel febbraio 1928 viene ucciso da Pavan. Berneri viene implicato nell’omicidio come complice di Savorelli e controllato attentamente dalla polizia francese. Il 12 aprile 1928 esplodono delle bombe a Milano e la polizia cerca di implicare B. Il console italiano di Marsiglia, Barduzzi, denuncia un complotto, su indicazione del commissario milanese Rizzo - e cerca a sua volta di coinvolgere B. Fra il 1927 ed il 1929 si trova invischiato nelle reti che le spie dell’OVRA gli hanno teso intorno. Non solo ogni suo movimento viene sorvegliato, ma diventa l’oggetto di vari tentativi di provocazione. Mentre Bazzi istiga il popolare Donati alla polemica contro Berneri, la stessa cosa fa Menapace con Berneri, accusando Bazzi di essere una spia protetta da Donati. Agli inizi del 1929 viene pubblicato a Marsiglia "Lo spionaggio fascista all’estero". L’11 dicembre 1928 B. viene arrestato ed espulso dalla Francia verso il Belgio. Sul treno “incontra” Menapace che dice di essere stato espulso anche lui. Nel febbraio 1929 viene espulso dal Belgio e torna clandestinamente a Parigi, dove pubblica in giugno il numero unico “La verità” per rispondere alle accuse di cui è oggetto. Menapace ritorna a Versailles nell’ottobre del 1929 e convince Berneri a nascondersi da lui per circa due mesi. Ovviamente ogni sua azione e ogni suo scritto sono sotto controllo.
Questo testo è una sintesi aggiornata della scheda biografica di C.B. apparsa nel Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, Pisa, BFS, 2003-2004, vol I, p. 142-149", a cui rimandiamo per il testo completo".
Redazione, Camillo Berneri, Archivio Famiglia Berneri - Aurelio Chessa. Centro di documentazione sul movimento anarchico, Biblioteca Panizzi e decentrate di Reggio Emilia