Contemporaneamente ai primi vagiti di ripresa del fascismo in Sicilia, secondo una informativa rinvenuta nell'archivio del Servizio informazioni speciali del Ministero dell'Interno, «Nel mese di ottobre del 1943 per ordine di Mussolini, Alessandro Pavolini formò dei gruppi di elementi fascisti di provata fede per creare un movimento di rinascita del fascismo nell'Italia meridionale» <31. A dirigere tale ufficio fu chiamato Puccio Pucci, identificato come «ex ufficiale dei moschettieri di Mussolini e Capo di stato maggiore generale delle Brigate Nere» <32. L'organizzazione, tuttavia, indicata nelle carte del controspionaggio alleato con il nome di Servizio Informativo Fascista Repubblicano, non svolse attività particolari, come si vedrà, fino all'arrivo dello scrittore Aniceto del Massa, il quale affiancherà Pucci nella direzione del Servizio a partire dagli ultimi mesi del 1944 <33. L'organizzazione prese pertanto il nome di «Ufficio PdM» dalle iniziali dei cognomi dei due direttori. Non era d'altronde la prima e sola iniziativa che provasse a creare ''dall'alto'' una resistenza fascista. Secondo Alfredo Cucco, tra i membri fondatori del Movimento Sociale Italiano ed ex vice segretario del Partito Nazionale Fascista, Carlo Scorza, ultimo segretario del PNF, aveva incaricato il principe Valerio Pignatelli di Cerchiara, nella primavera del 1943, di dare vita a una organizzazione di volontari che avrebbero dovuto agire alle spalle degli invasori con azioni di guerriglia e sabotaggi <34. Le cosiddette Guardie ai Labari, questo il nome del gruppo, sarebbero state tuttavia liquidate dallo stesso Mussolini nella fase embrionale del progetto <35. Dell'effettiva esistenza dell'organizzazione in questione non ci sono prove documentali se non un memoriale scritto dallo stesso Pignatelli nel l'immediato dopoguerra, nel quale accenna alla tentata costituzione dei gruppi di resistenza con l'aiuto di Francesco Maria Barracu <36. Se l'incarico fosse stato ricevuto direttamente dai vertici del fascismo, addirittura prima del 25 luglio, certamente avrebbe nobilitato ancora di più l'azione che il Principe intraprenderà in seguito nel Sud Italia. Sembra strano tuttavia che per un compito così delicato fosse stata scelta una persona non certamente di 'provata fede' e ortodossia fascista come era Pignatelli, anche se di lunga militanza. Di certo è che lo ritroveremo nell'anno successivo a capo dei fascisti calabresi e campani.
Le reazioni spontanee di coloro i quali nel Sud Italia si riconoscevano nella neonata Repubblica e ritenevano intollerabile il tradimento di Badoglio e del Re, nel corso del 1943 furono le sole di cui si hanno effettivamente dei riscontri documentali. Ad esempio, un'iniziativa importante fu quella del gruppo capitanato dall'ex Console generale della Milizia Giovanni Martini. Nel dicembre del 1943 nei pressi dell'isola de La Maddalena, in Sardegna, vennero arrestati alcuni civili e militari i quali stavano cercando di raggiungere il continente per arruolarsi nella fila della RSI <37. Il gruppo si era costituito già il 18 settembre 1943 a Sassari con il nome di «Comitato d'azione del Partito fascista repubblicano della Sardegna» e aveva stabilito, vista «l'impossibilità materiale di comunicare con il Continente, […] di attenersi nel limite del possibile, alle istruzioni che di volta in volta verranno trasmesse dagli organi centrali attraverso la radio» <38. Il Comitato si proponeva di «agire segretamente con l'obiettivo di riorganizzare le file del fascismo facendo appello ai camerati di provata fede e di indubbia moralità», di prendere contatto con le unità militari «che vogliano salvare a tutti i costi la Patria così ignominiosamente tradita» e di prepararsi per «eventuali ordini che il Duce potrebbe impartire» <39. Per realizzare questi propositi, il gruppo aveva proceduto ad assegnare i diversi obiettivi ai camerati e ad iniziare immediatamente l'attività che per il momento doveva essere limitata alla «propaganda tra la popolazione dell'isola e i ranghi dell'esercito, all'assistenza ai camerati perseguitati ed oppressi dalla coalizione antifascista e a raccogliere tutte le informazioni utili per il trionfo della causa» <40. Il compito di Martini sarebbe stato dunque quello di rendere nota al governo del Nord l'esistenza del suo gruppo e tentare quindi di coordinare l'azione del suo movimento con le disposizioni di Mussolini. L'intervento della Marina italiana che stroncò il tentativo dell'ex Console, non segnò, tuttavia, la fine del Comitato regionale fascista che, come si vedrà, nel corso del 1944 riproverà a mettersi in contatto con la RSI e in particolare con il corregionale Francesco Barracu, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri <41.
Attività come il sabotaggio e la guerriglia, nonché la creazione di gruppi di resistenza clandestini e il loro coordinamento avrebbero dovuto essere prerogativa dei servizi segreti, avendo a disposizione, solitamente, personale adeguato per tali delicati compiti. Perché dunque non affidarsi a loro e creare o tentare di creare degli organismi ad hoc? Innanzitutto per il gran numero di personale del Servizio Informazioni Militare (SIM) che rimase fedele al Re e non aderì alla Repubblica Sociale Italiana e quindi la conseguente difficoltà di avere un sufficiente numero di agenti a disposizione <42.
[...] Ben presto l'appoggio del SIM si rivelò particolarmente utile per gli Alleati perché i servizi segreti tedeschi, l'Abwehr dell'esercito e il Sicherheistdienst delle SS, si avvalsero nel nostro Paese di agenti autoctoni da inviare nel Sud Italia come spie e sabotatori.
L'organizzazione dei due servizi del Reich in Italia fu inevitabilmente collegata con l'evoluzione della presenza militare tedesca. Fino al 1943 il SD era presente a Roma solamente tramite la sezione dedicata allo spionaggio estero (Ausland-SD) mentre l'Abwehr si occupava principalmente di controspionaggio (Terzo Abwehr o Abwehr III) oltre che del reclutamento di agenti da inviare in missioni in Grecia o nel Medio Oriente <48. Già nell'agosto del 1943, tuttavia, il generale Karl Wolff era stato designato come 'Comandante supremo della polizia e delle SS in Italia' il quale da Monaco aveva iniziato ad organizzare la futura struttura delle SS in Italia <49. A sua volta il generale Wilhelm Harster, giurista bavarese, venne designato come comandante della Sicherheitspolizei (Sipo, Polizia di sicurezza) e del SD in Italia con sede a Verona, ovvero l'organismo che coordinava l'attività della Gestapo, della Kripo (Polizia criminale) e del SD (al quale veniva aggiunta la sezione Inland) <50. Pertanto, anche le altre due polizie iniziarono ad operare nel territorio italiano e, secondo i Servizi italiani, erano dirette inizialmente da Eugen Dollmann e Herbert Kappler <51. Anche l'Abwehr, il servizio dell'esercito, non esitò ad inviare personale che potesse organizzare anche in Italia la Prima e la Seconda sezione, rispettivamente avente compiti di spionaggio e sabotaggio. L'Ausland-SD, diretto da Karl Hass, prima a Roma e poi a Verona, iniziò ad interessarsi anche all'attività di sabotaggio sia materiale che morale, la cosiddetta attività di ''quinta colonna'', andando a scontrarsi e intralciarsi con il Secondo Abwehr <52. Entrambi i servizi disponevano inoltre di proprie scuole per addestrare potenziali spie e sabotatori, anche in questo caso spesso non lavorando in sinergia ma cercando ognuno di accaparrarsi il maggior numero possibile di agenti.
Per complicare ulteriormente la situazione, oltre al già citato Ufficio PdM, organizzazione più ufficiosa che ufficiale, nell'ottobre 1943 veniva creato il nuovo servizio informativo della Repubblica Sociale, il Servizio Informazioni Difensivo (SID), il quale avrebbe dovuto rappresentare il contraltare del SIM. L'organismo era stato posto sotto la guida di Vittorio Foschini, giornalista ma anche ex agente del cosiddetto servizio 6x, un servizio informativo attivato verso la fine del 1942 su iniziativa dello stesso Foschini, approvato prima dal Ministro della Cultura Popolare Buffarini Guidi e in seguito dal Duce stesso al quale venivano indirizzate le "veline" <53. Come si può intuire dal nome, l'organizzazione contemplava esclusivamente attività di controspionaggio e non di spionaggio, la quale era demandata ai servizi informativi tedeschi <54.
Avocando a sé queste due importanti prerogative, Abwehr e SD poterono costituire delle reti di spionaggio e sabotaggio nel territorio occupato dagli Alleati. Tra la seconda metà del 1943 e i primi mesi del 1944 vennero arruolati principalmente tedeschi e sudtirolesi che conoscessero la lingua italiana, in modo tale da permettere loro di operare più facilmente alle spalle della linea del fronte. Verso la fine del 1944 tuttavia, come ci informa il contro-spionaggio italiano, la situazione era molto differente. Tra gli agenti nemici arrestati sia dal SIM che dagli Alleati nel corso di quell'anno infatti, più dell'85% erano italiani <55. Lo stesso report ci illustra che tra costoro figuravano disertori, persone ricercate per crimini comuni, ma la maggior parte erano fascisti fanatici <56. L'iniziale difficoltà per i Servizi tedeschi di arruolare personale in loco, aveva portato ad ingaggiare persone poco affidabili che avevano accettato di diventare agenti solamente per la generosa remunerazione che veniva loro garantita <57. Tuttavia, nel corso del 1944, la situazione cambiò quando i Servizi tedeschi riuscirono ad arruolare agenti provenienti da organizzazioni fasciste che potessero essere più affidabili come per esempio la Decima MAS di Junio Valerio Borghese, la Guardia nazionale repubblicana o la banda Koch <58. La Decima MAS in particolare svolse un ruolo fondamentale per quanto riguardava la messa a disposizione di uomini per l'Abwehr e il Sicherheitsdienst. Già reparto speciale della Regia Marina, nonostante appartenesse formalmente alla Marina della Repubblica Sociale Italiana, era un'unità militare indipendente e direttamente alleata ai nazisti tramite un accordo siglato dal suo Comandante, Junio Valerio Borghese con il capitano di vascello della Kriegsmarine Max Berninghaus <59. Scrive Ganapini che «Tra tutte, la Decima Mas è la formazione più nettamente connotata e che forse meglio di ogni altra esemplifica le caratteristiche proposte a modello per la struttura militare volontaria fascista repubblicana» <60. L'alone eroico e di leggenda che circonda la formazione è stato alimentato soprattutto dalla figura dello stesso Borghese. Nato da famiglia nobile romana, fu ufficiale della Regia Marina e in seguito della Decima Flottiglia Mas, della quale divenne Comandante. Fu anch'egli, così come altri che troveremo nel corso di questo lavoro, un fascista non ortodosso. «Dai miei atteggiamenti politici, dalla mia attività, dalla mia ammirazione per Mussolini, potrei essere definito fascista - scriveva lo stesso Borghese - . Dalla mia indipendenza rispetto alle costrizioni del partito, dal mio rifuggire le forme esteriori del fascismo, i suoi orpelli, la sua retorica, fui considerato un non allineato» <61.
[NOTE]
31 Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Servizio informazioni speciali-Sezione II (d'ora in avanti ACS, DGPS, SIS-II), b. 38, f. HP40 Penne stilografiche esplosive, s.o., s.d., p. 1.
32 Ibidem. Di famiglia nobile fiorentina, Puccio Pucci fu dapprima segretario del CONI dal 1939 al 1943 e in seguito capo di gabinetto di Alessandro Pavolini, oltre che capo del Servizio Informativo Fascista Repubblicano o Ufficio PdM. Al contrario di quanto citato nella nota informativa, non risulta invece che abbia ricoperto l'incarico di Capo di stato maggiore delle Brigate nere, affidato in primo luogo a Giovan Battista Riggio e in seguito a Edoardo Facdouelle. Vedi D. Gagliani, Brigate nere. Mussolini e la militarizzazione del Partito fascista repubblicano, Torino, Bollati Boringhieri, 1999, p. 154.
33 TNA, WO 204/12441 Republican fascist intelligence organisation in Italy, Report Allied Force Headquarters counter espionage and counter sabotage summary for April 1945, Appendix A - The republican fascist intelligence service, 1 maggio 1945, p. 2. Aniceto Del Massa, fascista della prima ora, fu uno scrittore amico e collaboratore di Julius Evola. Nel dopoguerra diresse le pagine culturali del quotidiano del Movimento Sociale Italiano «Il Secolo d'Italia». Per i cenni biografici vedi A. Pannullo, Aniceto Del Massa, il meta-fascista esoterico che aderì alla RSI, ''Il Secolo d'Italia'', 7 dicembre 2015.
34 A. Cucco, Non volevamo perdere, Cappelli, Bologna, 1950, pp. 117-118, cit. in Conti, La RSI e l'attività del fascismo clandestino nell'Italia liberata dal settembre 1943 all'aprile 1945, p. 954. Valerio Pignatelli di Cerchiara (Chieti 1886-Sellia Marina 1965), era stato comandante degli Arditi nella Grande Guerra, aveva combattuto in Russia, Etiopia e Spagna, aveva aderito al fascismo ma era stato espulso fino a che nel 1943 Carlo Scorza lo nominò ispettore dei Fasci. Vedi G. Parlato, Fascisti senza Mussolini, p. 39.
35 A. Cucco, Non volevamo perdere, pp. 117-118,
36 V. Pignatelli, Il caso «Pace» oppure il caso «Dirigenti del MSI», Catanzaro, La Tipo Meccanica, 1948, pp. 30.
37 TNA, WO 204/12600 P.F. Gen. Martini, Sardinia - Political Movements - Gen. Martini, 28 marzo 1944.
38 TNA, WO 204/12600 P.F. Gen. Martini, Sardinia - Political Movements - Gen. Martini, Appendix D Minutes of meeting, 28 marzo 1944, p. 2.
39 Ibidem.
40 Ibidem.
41 Come avverrà per molte altre sentenze che giudicheranno i ''cospiratori'' fascisti, anche in questo caso il Tribunale militare assolse gli imputati per quanto riguardava i reati più gravi («cospirazione politica mediante associazione per alto tradimento» e «associazione antinazionale») e, tranne per Martini (condannato a 14 anni di reclusione), inflisse pene che variavano dai 3 ai 10 anni. Vedi G. Conti, La RSI e l'attività del fascismo clandestino nell'Italia liberata dal settembre 1943 all'aprile 1945, p. 945; ma anche ACS, DGPS, Divisione Affari Generali (d'ora in avanti DAG), 1944-1946, b. 47, f. Partito fascista repubblicano Sassari, Sentenza del Tribunale Militare Territoriale di Guerra della Sardegna, 17 novembre 1944.
42 Per una storia dei servizi segreti italiani nel secondo conflitto mondiale (anche se il biennio 1943-1945 è poco trattato) vedi G. Conti, Una guerra segreta. Il SIM nel secondo conflitto mondiale, Il Mulino, Bologna, 2009. Maggiori informazioni sulla struttura e sull'attività del SIM nel periodo preso in considerazione si possono trovare in M. G. Pasqualini, Carte segrete dell'intelligence italiana 1919-1949, Tipografia del R.U.D., Roma, 2007, pp. 240-267.
48 AUSSME, SIM, b. 66, f. 1-1-1 1943 Organizzazione informativa tedesca in Italia, Appunti sull'organizzazione informativa tedesca in Italia e su alcune persone maggiormente in vista, 19 ottobre 1943, pp. 1-2. L'unico lavoro che ha analizzato la struttura informativa tedesca in Italia è quello di C. Gentile, I servizi segreti tedeschi in Italia 1943-1945, in P. Ferrari, A. Massignani (a cura di), Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali nella storia contemporanea, Milano, Franco Angeli, 2010. Alcune informazioni sul SD in Italia si trovano in E. Collotti, Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata, in Il Movimento di liberazione in Italia, a. 1963, vol. 71, n. 2, pp. 38-77
49 L. Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia (1943-1945), pp. 84-86.
50 Wilhelm Harster aveva ricoperto lo stesso incarico in Olanda, dove nel dopoguerra venne processato e condannato per la sua attività in quel paese, in particolare per quanto riguardava la deportazione degli ebrei. Fu anche un alto funzionario ministeriale bavarese fino agli anni Sessanta. C. Gentile, I servizi segreti tedeschi in Italia 1943-1945, p. 468.
51 TNA, WO 204/12293, History of German intelligence organization in Italy 1943-1945, Appunti sull'organizzazione informativa tedesca in Italia, s.d., p. 24. Per quanto riguarda il ruolo di Dollmann in Italia, secondo Gentile, tuttavia, egli non fu altro che un «esperto di pubbliche relazioni delle SS in Italia», dove era presente già dal 1937. Vedi C. Gentile, I servizi segreti tedeschi in Italia 1943-1945, p. 465.
52 TNA, WO 204/12293, History of German intelligence organization in Italy 1943-1945, Appunti sull'organizzazione informativa tedesca in Italia, s.d., p. 25. Si tratta del noto Karl Hass, tra i responsabili, assieme a Kappler ed Erich Priebke dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
53 Scarne notizie sull'operato del servizio 6x si possono trovare in G. Leto, Polizia segreta in Italia, Roma, Vito Bianco editore, 1961 p. 42, cit. in R. Canosa, I servizi segreti del Duce. I persecutori e le vittime, Milano, Mondadori, 2000, p. 415; ma anche Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, Servizio Informazioni Militare (d'ora in avanti AUSSME, SIM), b. 186, f. 1-1-7 Organizzazione e attività del SID, sottof. Documenti riguardanti il SID, lettera di Vittorio Foschini a Benito Mussolini, 24 marzo 1943. Foschini venne però molto presto sostituito (gennaio 1944) dal colonnello dei Carabinieri Candeloro De Leo e addirittura internato dai tedeschi. Vedi E. Pala, Il Servizio Informazioni Difesa della Repubblica sociale italiana. Il caso del nucleo di controspionaggio di Brescia, in Annale dell'Archivio della Resistenza bresciana e dell'età contemporanea, n.5, 2009, p. 162.
54 AUSSME, SIM, b. 68, fasc. 1-1-7 Organizzazione e attività del SID, Servizio informazioni difesa, s.d., p.1. In realtà esisteva una sezione Alfa addetta allo spionaggio ma come si evince dallo stesso documento la sua attività al di fuori dalla Repubblica è sempre stata impedita dai tedeschi. Vedi ivi, p. 4.
55 AUSSME, SIM, b. 150, f. 1-18-85 Relazione annuale sull'attività di C.S., Relazione sull'attività svolta dai Centri e Sezioni C.S. nell'anno 1944, 17 dicembre 1944, p. 3.
56 Ibidem.
57 Ivi, p. 2, ma anche TNA WO 204/12987 German intelligence service vol.1, Enemy intelligence service in Italy, 15 aprile 1944, pp. 3-4.
58 La Guardia Nazionale Repubblicana, erede nella RSI della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, era nata come corpo di polizia militare che accorpava ex Carabinieri, uomini della Miliza, ufficiali di Polizia e membri della Polizia Africa Italiana (PAI). La banda Koch era invece uno corpo speciale di Polizia con a capo Pietro Koch incaricata di dare la caccia ai partigiani sotto la protezione di Kappler. Per approfondire vedi L. Ganapini, La repubblica delle camicie nere, pp. 30-46; M. Griner, La «Banda Koch».
59 L. Ganapini, La repubblica delle camicie nere, p. 61.
60 Ivi, p. 60.
61 Cit. in M. Bordogna (a cura di), Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS, Milano, Mursia, 1995, p. 39.
Nicola Tonietto, La genesi del neofascismo in Italia. Dal periodo clandestino alle manifestazioni per Trieste italiana. 1943-1953, Tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, anno accademico 2016-2017
martedì 28 giugno 2022
Nel dicembre del 1943 nei pressi dell'isola de La Maddalena, in Sardegna, vennero arrestati alcuni civili e militari i quali stavano cercando di raggiungere il continente per arruolarsi nella fila della RSI
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