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martedì 26 luglio 2022

Quando gli alleati discutevano sul come liberare Italia dalla fame, dalla malattia e dalla paura


A metà luglio 1944 cambiano i vertici della sezione Economica della Commissione di controllo, e nella prima riunione della sezione rinnovata l'americano Antolini, neo direttore esecutivo, comunica il progetto di una “nuova politica economica”[920], che al momento prevede "assistenza economica all'Italia da parte di Stati Uniti e Regno Unito per mettere l'economia italiana nelle condizioni di far uscire di nuovo fumo dalle sue ciminiere. La naturale enfasi all'inizio sarà posta sui beni di consumo e su di una eventuale reintroduzione della libera impresa per permettere al mercato di ripartire e per rafforzare l'Italia, accrescendo gli scambi con l'estero attraverso le esportazioni. Fondamentale riserva per le esportazioni all'estero, comunque, sarà che tali esportazioni devono essere in surplus per l'economia italiana.
Portare l'Italia da uno status assistenziale a un lavoro produttivo dovrà essere fatto al minimo costo possibile per le Nazioni Unite. Incidentalmente, l'UNRRA non può venire in Italia mentre l'Italia rimane nello status di ex-nemico, solo se l'Italia a un certo punto in un futuro non prevedibile dovesse essere accettata come un alleato allora diventerebbe eleggibile a tale tipo di aiuto"[921].
Intanto procede la smobilitazione degli ufficiali della Commissione dalle zone che progressivamente tornano al governo italiano. All'interno dell'Acc la posizione su questo punto non è univoca, secondo alcuni, soprattutto nelle città, la “ritirata”, the withdrawal, sarebbe prematura. In ogni caso, però, comincia ad essere percepita come passaggio ormai improcrastinabile “se la politica delle Nazioni Alleate deve essere implementata: e l'esperienza mostra che è giusto” [922]. L'unica regione per la quale è possibile cominciare a valutare gli effetti del primo anno di occupazione è la Sicilia, che però, secondo il commissario regionale Hancock, è tornata forse troppo rapidamente “allo stato di un'attività economica del normale tempo di pace, oltre che a una politica locale e ad un'amministrazione lenta”, sulla quale il giudizio di Hancock rimane sospeso. Sarà infatti "la campagna del grano - che si sta ancora svolgendo sotto l'Alto Commissario anche se enormemente aiutato dalla pressione dell'Acc - [...] pietra di paragone della capacità o meno della Sicilia di amministrarsi da sola. Per il futuro, la prosperità o povertà della Sicilia è un affare della Sicilia stessa - c'è ben poco ancora che l'Acc può fare per lei"[923]. La Sicilia, “prima parte dell'Italia e dell'Europa ad essere liberata”[924], per il commissario regionale, "sta probabilmente perdendo la più grande opportunità nella sua storia di diventare un' importante parte dell'Italia. Molte delle sue difficoltà se le procura da sé. Internamente disunita e ultrapolitica non è pronta a fare causa comune con il continente e dividere i propri fardelli, mentre la sua azione suscita profondo sospetto da parte degli Italiani. Moltissimo dipende dall'influenza dell'Alto Commissario nei prossimi sei mesi, grazie a una solida gestione può fare molto per condurre la Sicilia a un più luminoso futuro" [925].
Una netta presa di posizione contro il separatismo, che distingue le inizative economiche alleate anche in senso liberista da una qualsivoglia adesione ai temi del movimento indipendentista siciliano. Piuttosto, la ripresa dell'economia dell'isola è inserita in un quadro generale di sostegno alleato alla ripresa del Mezzogiorno, che limita però in questa fase l'intervento a un imprecisato supporto alla rinascita di un sistema economico autonomo, senza prendere ancora una posizione su di un intervento diretto, quello cioè che sarà il Piano Marshall. Comunque, pur attraversata da violenti conflitti interni, la Sicilia ha già ripreso “un vivace commercio di esportazione”, soprattutto verso la Gran Bretagna e Malta, verso le quali il valore delle esportazioni ha superato rispettivamente i 343 milioni e mezzo di lire, e i 242 milioni e mezzo. Più modeste le quote degli scambi con gli Usa, che ammontano a un valore di poco più di 21 milioni e mezzo di lire. I prodotti esportati sono soprattutto limoni, “olio di limoni”, nocciole, arance e “olio d'arance”[926]. Intanto, però, come in tutto il Mezzogiorno, i prezzi e il costo della vita continuano a salire: “considerando come indice di riferimento 100 per gennaio 1944, in giugno questo è salito a 129, 95”.
Intanto, nelle altre regioni meridionali, l'evoluzione verso l'autonomia dalla tutela alleata sta avvenendo più lentamente. Nella zona di Bari la Commissione registra una generale preoccupazione per la lentezza con cui si mette in atto la defascistizzazione, mentre l'occupazione delle terre in Calabria agita i grandi latifondisti[927]. In Campania, da un lato la Commissione parla di timore per la ritirata degli ufficiali alleati, dall'altro però registra la denuncia di numerosi incidenti causati dai soldati delle truppe coloniali francesi, canadesi e dalle truppe americane di colore[928]. I soldati, spesso ubriachi e violenti, hanno trasformato la “liberazione” in un incubo per i civili, tanto da legare indissolubilmente la memoria del dopoguerra nell'Italia centro meridionale alle violenze e agli stupri dell'esercito alleato, soprattutto da parte dei goumiers marocchini.
In un quadro generale difficile e ancora troppo doloroso per la popolazione civile, si muovono comunque i primi passi per elaborare un progetto di ripresa del sistema industriale, separando per esempio la sottocommissione Industria dalla sottocommissione Commercio[929], con l'obiettivo di concentrare l'azione della sottocommissione sulla riattivazione degli impianti industriali dell'Italia liberata. Ad aggravare un clima generale di sfiducia, concorrono però paure più vaghe, legate al futuro dell'Italia, come “la paura che la valuta italiana possa collassare e la paura che il ritiro degli Alleati dall’Italia possa risultare un caos”[930], mentre “comparando la politica Americana e Britannica nei confronti dell’Italia”, inizia a consolidarsi il mito della “generosità degli Americani a paragone della severità dei Britannici”[931]. Pare insomma che il problema centrale, per la Commissione, sia quello di valutare e comprendere in che modo l'operato alleato è percepito dagli Italiani, e se l'azione intrapresa per una graduale autonomia delle amministrazioni locali sta effettivamente dando i suoi frutti. Sulla valutazione dell'operato della Commissione, pesa ovviamente la capacità di soddisfare le necessità alimentari della popolazione e, come abbiamo già osservato, è proprio l'emergenza alimentare a spingere i governi alleati a proclamare a settembre il cosiddetto New Deal per l'Italia, ossia un piano di aiuti che impegna finalmente ufficialmente Stati Uniti e Gran Bretagna a sostenere la riabilitazione dell'Italia. A questo programma si accompagna la decisione di mettere in atto un concreto allentamento del controllo politico nei confronti dell'Italia. Per Churchill, però, ciò sarebbe potuto accadere solo ponendo al vertice della Commissione un uomo politico, e non un militare, ormai inadatto a gestire una situazione che nell'arco di pochi mesi ha cambiato fisionomia. Il Primo Ministro inglese, in Italia ad agosto, era però contrario alla proposta americana di un trattato preliminare di pace, propendendo piuttosto per “un continuo processo di allentamento dei controlli. Ma questo [...] è una cosa per un politico, non per un diplomatico”[932]. É nell'estate del '44 dunque che Churchill inizia a discutere con MacMillan della sua intenzione di porlo a capo della Commissione, mettendo nelle mani dell'esperto uomo politico britannico - nel teatro del Mediterraneo già dal '42 - l'attuazione degli accordi della seconda conferenza di Quebec.
Mentre alla fine dell'estate in Italia il clima generale si arroventa, e lo scontro politico interno inizia a farsi aspro[933], veicolando in parte il disagio e la stanchezza della popolazione civile, si moltiplicano i messaggi delle forze politiche italiane agli Alleati. Alla fine di settembre Croce[934], in un discorso al Teatro Eliseo, insiste sulla necessità di riconsiderare il ruolo dell'Italia all'interno del conflitto, che dovrebbe essere ridefinito come una “guerra civile internazionale”. È soprattutto sulla necessità di porre fine alla cobelligeranza, “una brutta parola”, che Croce pone l'accento. Ma non è per questa ragione che i governi alleati riconsiderano la situazione italiana. A premere sulle scelte di Roosevelt sono le imminenti elezioni, e dice bene MacMillan quando afferma, a proposito della Commissione, che “gli americani la maneggiano come uno strumento atto a far vincere le elezioni presidenziali”[935]. Come abbiamo infatti già osservato, il peso delle elezioni presidenziali del '44 incideva molto sulla nuova politica del presidente Roosevelt nei confronti dell'Italia, e la dichiarazione di Hyde Park è fatta guardando forse più all'opinone pubblica dei paesi alleati che non all'Italia. La missione della sezione Economica dell'Acc a Washington, sezione guidata da uomini del partito democratico[936], ebbe probabilmente un qualche peso nelle dichiarazioni del 26 settembre[937], secondo le quali al Governo italiano sarebbe stata concessa gradualmente maggiore autonomia, e l'Italia sarebbe stata inserita nel programma di assistenza dell'Unrra, assegnandole 50 milioni di dollari[938], per liberarla finalmente “dalla fame, dalla malattia e dalla paura”[939] Gli atti che concretizzavano la nuova politica erano l'invio di rappresentanti politici italiani a Londra e a Washington, cui corrispondeva la presenza di ambasciatori dei due governi alleati a Roma, la demilitarizzazione dell'apparato amministrativo dell'Acc, e la caduta della “C” nella Commissione, a simboleggiare appunto la fine del “controllo”.
Eppure l'Italia continuava a non essere un alleato, e l'impegno per la ricostruzione industriale rimaneva subordinato alla necessità militare. Gli stessi ufficiali della Commissione si dichiaravano scettici in relazione agli effetti delle dichiarazioni, tanto che il bollettino della Commissione annotava "è troppo presto per dire se l'omissione della parola “controllo” sia qualcosa di più che una formalità o se i promessi tecnici civili saranno più accettabili di quanto tu, gentile lettore, e noi siamo stati"[940].
Rimaneva fra l'altro ignorata la questione dei prigionieri di guerra italiani, che continuavano nonostante tutto a rimanere tali. Ma uno degli aspetti più interessanti di questo spostamento sul piano politico della situazione italiana, è costituito dall'atteggiamento di Usa e Gran Bretagna nei confronti della Commissione. La riunione dei commissari regionali che si tiene alla fine di settembre, inizia infatti con l'“ironico” annuncio del commissario esecutivo che la Commissione non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale circa la sua trasformazione in “Commissione Alleata”[941]. Mentre subito dopo Harold Caccia, della sezione Politica, sottolinea la necessità di supportare ancora con forza il Governo italiano, “di nuovo sopravvissuto ad una serie di crisi”. Pare insomma che tutto avvenga precipitosamente, cascando sulle spalle degli uomini della Commissione stretti tra i problemi dell'Italia liberata e la politica di Washington e Londra.
[NOTE]
[920] Bollettino settimanale Acc, n 15, 16 luglio 1944, p. 3, box 955 cit., Acc files 10000/132/9.
[921] Ibidem.
[922] Quartier generale Acc, rapporto mensile per il mese di luglio 1944, cit., p.1.
[923] Rapporto del commissario regionale Hancock, ivi, p. 2.
[924] Ivi, p. 3.
[925] Ibidem.
[926] Ibidem.
[927] Rapporto mensile Southern Regione, commissario Temperley, ottobre 1944, in
Acs, Acc, scatola 8, bobina 19 E, Acc files 10000/109/440, p. 3.
[928] Cfr. quartier generale Acc, rapporto mensile per il mese di luglio 1944, cit., p.10.Il tema delle violenze delle truppe alleate sulla popolazione civile, soprattutto delle truppe coloniali francesi, è stato negli ultimi anni oggetto di grande interesse storiografico. Si vedano tra gli altri T. Baris, Tra due fuochi, cit., F. Carloni, Il corpo di spedizione francese in Italia, 1943-1944, Mursia, 2006. Ma cfr. anche C. Malaparte, La pelle, cit..
[929] Rapporto mensile Acc, mese di luglio 1944, cit., p. 21.
[930] Rapporto mensile Southern Region, commissario Temperley, cit..
[931] Ibidem.
[932] H. MacMillan, Diari di guerra, cit., 22 agosto 1944, p. 693.
[933] A settembre hanno luogo per esempio i fatti di Villalba, che finiscono per proiettare su scala nazionale il dibattito locale fra Pci e Dc.
[934] Bollettino settimanale Acc n. 25, 24 settembre 1944, in box 955, cit..
[935] H. MacMillan, Diari di guerra, cit., 6 settembre 1944, p. 704.
[936] Vicepresidenti della sezione erano stati nell'ordine Grady e O'Dwyer, entrambi legati al partito democratico. O'Dwyer era affiancato da Antolini, la cui nomina,secondo MacMillan, era anch'essa più politica che altro. Cfr. il sarcastico commento di MacMillan sulla sezione Economica in MacMillan, Diari di guerra, cit., 14 settembre 1944, p. 711. Sulla missione cfr. infra pp....Per il testo della relazione di O'Dwyer a Roosevelt, cfr. Civil Affairs, p. 498.
[937] Per il testo del messaggio di Roosevelt e Churchill si veda Civil Affairs, p. 499.
[938] Cfr. bollettino settimanale Acc n. 26, 1 ottobre 1944, p. 2, in box 955, cit., p.
[939] Cfr. Civil Affairs p. 499.
[940] Bollettino settimanale Acc n. 26, 1 ottobre 1944, cit..
[941] Ivi, p. 3.
Manoela Patti, Gli Alleati nel lungo dopoguerra del Mezzogiorno (1943-1946), Tesi di dottorato, Università degli studi di Catania, 2010