Durante il suo soggiorno a Reading, Meneghello collabora alla rivista “Comunità” come corrispondente dall’estero.
Il suo contributo alla rivista inizia nel dicembre 1952. In accordo con la linea editoriale del giornale, invia in redazione più di 100 scritti, articolati nel corso di nove anni (1952-1961).
[...] La proposta di scrivere per la rivista di Olivetti nasce dal suo amico e collega universitario Renzo Zorzi, direttore della rivista all’epoca. In una lettera del 27 ottobre del ’52, Zorzi scrive a Meneghello: «Desidero molto allargare la collaborazione della rivista, ed il tuo nome è tra i primi tra quanti vado cercando» <226.
I primi tre articoli (Ritratti di Fabiani. «…Entra Beatrice Webb», VI, 16, dicembre 1952; Ritratti di Fabiani. L’opera dei Webb, VII, 17, febbraio 1953; Ritratti Fabiani. I primi «Saggi», VII, 18, aprile 1953), hanno la firma di Luigi Meneghello, mentre il quarto (Hitler e il destino dell’Europa, VII, 19 giugno 1953), riporta in calce la firma di Andrea Lampugnani, uno degli pseudonimi cui ricorre l’autore, ma che sulla rivista figura solo in questo caso: "Quando mi sono trovato in Inghilterra, negli anni dopo il 1947, mi è capitato di scrivere - inevitabilmente, perché insegnavo in un’università - della roba di tipo accademico, saggi, recensioni, ecc., qualche volta in inglese e qualche volta in italiano (tra parentesi, ho pubblicato solo una frazione minima di questi scritti e scarabocchiamenti, e per lo più sotto altro nome) <227.
A proposito della scelta di questo pseudonimo (Andrea Lampugnani) è l’autore stesso a commentare: «ridicola scelta; è il nome dell’autore, con Carlo Visconti, della congiura del 1476 contro Galeazzo Maria Visconti <228».
Tutti gli altri articoli riportano la firma di Ugo Varnai (con riferimento ad Eugenio Varnai, marito di Olga, la sorella della moglie Katia, deportati a Malo nel 1941).
"Sono io biografo di mio fratello? Per ora si facciano soltanto due titoli: (a) Successori f.lli Meneghello; (b) I fratelli Meneghello, di Ugo Varnai. <229 Circa la faccenda degli pseudonimi, la questione è importante per me, per un complesso di motivi accademici che sarebbe lungo spiegare. Se quello che t’ho proposto per lo Hitler (il primo che m’è venuto in mente) non ti va, ne troveremo di migliori" <230.
Dopo la pubblicazione dei primi articoli sui Saggi Fabiani, Meneghello scrive all’amico proponendo nuove correnti da seguire per la sua collaborazione alla rivista: "Insieme con la documentazione attuale, perché non puntare sulla divulgazione storica? Storia del socialismo, dei sindacati, dei “servizi sociali”, delle “utopie”, dei partiti politici, ecc., ecc.; scritta con scrupolo e chiarezza, senza pretese di contributi specializzati ma anche senza concessioni alle debolezze di una parte di pubblico. Gioverebbe forse riattaccarsi proprio ai vari argomenti storpiati di volta in volta dai periodici a rotocalco. Bandirei i “contributi scientifici” che fanno camminare gli studi ma non le riviste. Punterei su un’opera culturale più modesta ma più vasta; cercando di informare, senza né scoprire ne imbonire. Occorrerebbe rivolgersi alla persona di media cultura che sa poco di storia italiana ed europea e d’altra parte si trova isolata tra le riviste specializzate e i periodici a sensazione" <231.
Argomento ricorrente nei contributi fra il 1953 e il 1954 è il nazismo. Meneghello motiva così al suo amico la scelta dell’argomento: "Carissimo, eccoti un articolo su Hitler basato su una recensione del libro di cui ti parlai un mese fa a Milano […]. E’ un po’ lungo, ma mi sono reso conto che l’argomento non è molto conosciuto dal pubblico medio italiano, e penso che tu sia d’accordo che è importante rinfrescare la memoria alla gente". <232
Ancora, tra il dicembre del 1953 e l’aprile del 1954 esce, in tre puntate, uno scritto documentato sui campi di annientamento tedeschi e sullo sterminio degli ebrei. "Mi gioverò soprattutto di un esauriente volume appena uscito (G. Reitlinger, "The Final Solution" […] ). Sarebbe importantissimo render noto al nostro pubblico queste cose, di cui i nazionalisti nostrani vanno dicendo che mancano le prove!" <233
Meneghello decide inoltre di mettersi in contatto epistolare con Reitlinger, ma ne nasce un equivoco: "La stessa lunghezza dell’articolo - che a me pareva un eccezionale tributo all’importanza del libro - sembra avergli dato l’idea che un tale Ugo Varnai abbia voluto “pirateggiargli il libro”. […] la conclusione di tutto l’episodio è semplice: il recensore che si mette in contatto con gli autori cerca guai!" <234
Dall’aprile del 1955 i contributi di Meneghello iniziano ad apparire nella rivista sotto la sezione "Libri inglesi" e a tal proposito scrive a Zorzi chiedendogli delucidazioni sull’organizzazione della rubrica ideata in redazione e consigli su come strutturare gli scritti: "Vedo che hai adottato come occhiello 'Libri inglesi', e questo mi suggerisce qualche considerazione che già da tempo volevo sottoporti. Una rubrica fissa sui libri inglesi sarebbe veramente utile, e mi piacerebbe molto farla: naturalmente sarebbe molto più adatta ad una rivista mensile, dove avrebbe il carattere di un buon repertorio regolare di novità librarie inglesi di interesse storico, sociale, ecc. Le recensioni dovrebbero essere brevi (3-6 cartelle) ma sufficienti a orientare il lettore e - secondo la mia esperienza qui - ce ne potrebbero essere da due a quattro ogni mese. L’aspirazione sarebbe quella di dare un panorama ristretto, ma organico e a suo modo completo, delle opere o più lette o più discusse o più interessanti che escono via via in Inghilterra. E’ inteso che alcune opere che meritano un articolo a sé andrebbero trattate come abbiamo sempre fatto - o sotto un titolo speciale, o in una bibliografia politica o in altro modo […]. Accennavi a una corrispondenza fissa dall’Inghilterra - sempre per la rivista mensile: o anche qui intenderesti incominciare subito? Inoltre che tipo di corrispondenza avevi in mente? Se strettamente politica, pensavi a un sommario informativo imparziale una volta al mese, oppure a un commento vivamente personale? L’uno e l’altro sarebbero estremamente utili in Italia, per correggere errori e leggerezze nel reportage dei quotidiani, ma è ben difficile trovare la persona veramente adatta. Per quanto mi riguarda, non so davvero se (supponendo che avessi le necessarie capacità; si dovrebbe provare) potrei permettermi il lusso di dedicare a un lavoro del genere tutto il tempo che sono sicuro mi prenderebbe, per poterlo fare bene. Dovrei rinunciare a qualche altro impegno di lavoro, e fare di questo una specie di secondo impiego". <235
In seguito, per alcuni numeri nel 1956 (L’affare Dreyfus, n. 36; Maturità di Freud, n. 36; Ritratto di Bismarck, La diplomazia e la storia, «Discriminati» e leggi in Inghilterra, L’assimilazione degli Ebrei, n. 37; La «Storia vera» di Stanley Baldwin, «I Presume», n. 40; La Gestapo, Morte d’un poeta, Il miraggio del potere n. 41; Il Conte matto, Le memorie di Trauman, n. 42), scrive per la rubrica "Libri in Inghilterra" («perché è essenziale che io possa parlare di libri americani pubblicati o diffusi qui, e se occorre di traduzioni da altre lingue» <236).
Nel novembre dello stesso anno i suoi interventi figurano nuovamente sotto la dicitura "Libri in Inghilterra". Si tratta per lo più di recensioni a libri pubblicati in Inghilterra (The Genius and the Goddess, Brave New World Revisited rispettivamente scritti da Julian e Aldous Huxley, Lord of the Flies, Pincher Martin di Golding, per citarne alcuni), ma anche di saggi di stampo letterario, biografie (da Freud a Bismarck, da Livingstone a Trockij, da Baldwin a Monsignor Knox), memorialistica, “divagazioni autobiografiche” (Year of Decision. 1045, di Truman, Portraits from Memory, and Other Essay, di Russel), ancora saggi storici (sull’epoca vittoriana e previttoriana e il movimento delle suffragette). Si spazia da tematiche come la pena di morte, soffermandosi poi sull’Unione Sovietica, sulle SS, sulla società australiana e i paesi arretrati, sulla corsa all’ascesa al potere della Cina (è un tema caro all’autore, che si sofferma su quest’articolo per più di venti pagine, il più corposo tra i suoi scritti pubblicati su “Comunità”), sulla “società dell’opulenza” o riflessioni sull’attualità (la campagna antinucleare in Inghilterra, la polemica contro la pena di morte e l’impiccagione, la questione dei rapporti tra “scienza e governo”) e la divulgazione scientifica (sull’evoluzione del cervello e le malattie psicosomatiche) <237.
Tanti sono pure i personaggi presi in esame, di più spiccato rilievo o meno, e in diversi casi i nomi di alcuni si ripropongono in più articoli (Huxley, Webb, Hiltler, Attle, Russel, Gunther, Shaw).
Meneghello, nei carteggi reperiti, appare estremamente interessato e dedito alla collaborazione alla rivista; a questo proposito è rilevante lo studio della Caputo inserito nei Meridiani Mondadori: "Il carteggio editoriale testimonia anche la particolare attenzione di Meneghello ad accompagnare gli scritti con fotografie: avanza proposte, si attiva per recuperarle personalmente, a conferma di quella sensibilità per l’immagine, per l’elemento visivo capace di veicolare concetti, derivata dal metodo proprio degli studiosi del Warburg Institute, che già lo aveva guidato nel progettare una Collezione Fotografica presso l’Università". <238
Più volte nelle sue corrispondenze epistolari l’autore fa riferimento alle letture svolte durante il suo soggiorno inglese. Alcune di queste potrebbero essere tra quelle recensite sulla rivista.
Ne "Il dispatrio" si legge: "Uno dei libri più interessanti che ho incontrato nel primo anno in Inghilterra, nell’ambito delle mie letture sull’Ottocento fu 'Il Capitale' di Marx, in traduzione inglese. […] Negli anni successivi ho studiato poi con qualche puntiglio le cronache della rivoluzione bolscevica e dell’avvento del regime sovietico, mese per mese, giorno per giorno, nei libri di E. H. Carr <239: e in seguito (con le biografie di Stalin e di Trotzky) la storia agghiacciante delle purghe degli anni Trenta. E mentre stavo lassù si vedeva cosa c’era in Marx, e com’era andata in Unione Sovietica, loro, in Italia, disputavano di… Non posso indurmi a rievocarlo… Shame!" <240
[NOTE]
226 Le lettere di e a R. Zorzi sono conservate presso l’Archivio Storico Olivetti di Ivrea.
227 L. Meneghello, Il tremaio, in Opere scelte, a c. di F. Caputo, Mondadori, Milano, 2006, p. 1073.
228 Giovanni Andrea Lampugnani, fu un nobile milanese (sec. 15º) che organizzò con Carlo Visconti e Girolamo Olgiati la congiura che soppresse (1476) Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano. Lampugnani fu ucciso a sua volta da un servo del duca.
229 L. Meneghello, Le Carte, vol. 2, Rizzoli, Milano 2000, p. 88.
230 Lettera di L. Meneghello a R. Zorzi del 27 maggio 1953. (Cfr, L. Meneghello, Opere scelte, a c. di F. Caputo, Cronologia, p. CXXX).
231 Lettera del 28 dicembre 1952. (Ivi, pp. CXXX-CXXXI)
232 Lettera del 1 maggio 1953. (Cfr. il capitolo su Promemoria).
233 Lettera del 27 maggio del 1953.(Cfr, L. Meneghello, Opere Scelte, a c. di F. Caputo, Mondadori, Milano, 2006, Cronologia, p. CXXX).
234 Lettera del 12 febbraio 1954. (Cfr. ivi, p. CXXXI).
235 Lettera del 23 aprile 1955. (Cfr, id., Opere scelte, a c. di F. Caputo, Mondadori, Milano, 2006, Cronologia, pp. CXXXVI-CXXXVII)
236 Lettera del 7 gennaio 1956. (Cfr. ibidem).
237 Cfr. id., Opere Scelte, a c. di F. Caputo, Mondadori, Milano, 2006, p. CXXXVII.
238 Ivi, p. CXXXI.
239 Su E. H. Carr, Meneghello si sofferma anche in Russificarsi o perire [rec. a E.H. Carr, Socialism in One Country. 1924-1926, I, Macmillan, Londra, 1959], in “Comunità”, XIII, 71, luglio 1959, pp. 111-113.
240 L. Meneghello, Il dispatrio, Rizzoli, Milano 1993, p. 99.
Maria Parisi, Tesi di laurea, Università degli Studi di Firenze, 2014
sabato 23 aprile 2022
Desidero molto allargare la collaborazione della rivista Comunità
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