Prima di addentrarsi nell’analisi delle vicende criminali di Foppolo con un taglio più scientifico, risulta utile fornire alcuni elementi orientativi, di stampo cronachistico, circa le inchieste giudiziarie che hanno posto al centro questa piccola località della val Brembana.
Il gruppo di potere al centro delle vicende foppolesi <5, come visto, poggia e affonda le proprie radici su un mosaico ben definito di famiglie, inserite in maniera cruciale nel tessuto economico, sociale e amministrativo del paese da decenni, con un ruolo sempre più influente a partire dal secondo dopoguerra. Ma è la svolta di millennio quella su cui l’attenzione deve maggiormente posarsi. La formazione di un apparato amministrativo deviato, incline al sistematico ricorso alla condotta illecita, non si sostanzia di un momento originario, di un “big bang”, bensì lascia trasparire i contorni di un processo di stratificazione e di saldatura tra gruppi e attori singoli, cementato da fattori strutturati e da contingenze più o meno prevedibili, esogene o endogene, la cui combinazione porta al definitivo allontanamento dai binari della legalità e alla piena affermazione di un’organizzazione volta all’assoggettamento, al controllo e alla regolazione totale dell’alta valle (cfr. Procura di Bergamo 2017). Sono dunque molteplici i tasselli che qui s’incardinano nel corso degli anni: l’ascesa al potere, nel ruolo apicale di sindaco, di Giuseppe Berera a Foppolo (1999) trova la contemporanea elezione di Santo Cattaneo a Valleve, entrambi rappresentanti dei “ceppi” familiari più importanti nei rispettivi micro-comuni; l’arrivo nell’alta valle di un gruppo imprenditoriale “forestiero” (2003), quello capeggiato dalla famiglia Quarti, con la possibilità di intaccare il monopolio locale, è temporalmente coincidente con la piena affermazione del radicamento istituzionale di Berera e Cattaneo (e degli interessi di cui sono rappresentanti e portatori), dunque rende inevitabile uno scontro; la crisi economica globale (dal 2007), i cui effetti in chiave locale si riverberano nella crisi dell’edilizia e del turismo, impone la ricerca di nuove vie e opportunità per salvaguardare l’alta valle, con ogni mezzo; l’inchiesta della procura di Bergamo (2016) si avvia quando il potere d’influenza e condizionamento esercitato dalla “consorteria amministrativa” è massimo, e perciò il lavoro d’indagine si trova a incontrare ritrosie e omertà.
Il progressivo disvelamento del gruppo di potere incistato nel comune (e, più in generale, nell’alta valle) affonda le proprie basi giudiziarie in un evento dal forte impatto simbolico e mediatico, tipico della violenza e dell’intimidazione espressa dalle organizzazioni mafiose <6. Nella notte tra il 7 e l’8 luglio 2016, infatti, un incendio «di chiara natura dolosa» (ivi, p. 11) distrugge le garitte della sala di manovra, insieme ai relativi apparati elettrici, degli impianti di risalita Ronchi-Quarta Baita e Quarta-Baita Montebello (per semplicità, nel prosieguo si parlerà semplicemente di Quarta Baita), oltre alla sala macchine dell’impianto Ronchi-Quarta Baita. Si tratta delle principali seggiovie che servono le piste da sci di Foppolo, una risorsa strategica per l’economia locale. Il mosaico degli interessi in gioco è composito e intreccia attori pubblici con attori economici privati (cfr. ivi; «L’Eco di Bergamo», 9 luglio 2016): le seggiovie sono di proprietà del comune di Foppolo, che a sua volta le ha date in gestione alla Brembo Super Ski (di seguito, spesso abbreviata in Bss), società totalmente partecipata dai comuni di Foppolo, Valleve e Carona, in quel periodo in piena crisi economica, con dipendenti e fornitori non pagati per un totale di diversi milioni di euro (alcuni dipendenti avevano nei mesi precedenti avviato istanza di fallimento); i terreni e i “muri” delle stazioni di partenza/arrivo sono invece di proprietà della Devil Peak, una società privata con sede a Milano, ma partecipata da imprenditori bergamaschi, da un veneto e dalla nota holding Cir-De Benedetti.
La matrice dolosa del gesto appare evidente sin dal primo sopralluogo delle forze dell’ordine. Le reazioni del tessuto sociale e politico locale, che sulla stampa bergamasca trovano ampia eco <7, forniscono già l’indicazione di un serpeggiante clima di tensione, evidentemente trascinatosi da tempo. «Purtroppo si è creato un clima di tensione e quanto successo non fa bene a nessuno», afferma il sindaco di Foppolo, Giuseppe Berera. Un operaio, dipendente della Brembo Super Ski, rincara la dose: «Non riesco a capire perché un operaio potrebbe aver fatto una cosa del genere proprio ora. Se si voleva danneggiare la società si poteva farlo a ottobre, all’inizio della scorsa stagione, non adesso. […] La questione dei dipendenti [non pagati] è in realtà solo la punta dell’iceberg dei problemi della Brembo Super Ski. Ci sono fornitori che vantano crediti ben maggiori. […] Purtroppo sono riusciti a dividerci [si parla delle diatribe che hanno portato, nei mesi immediatamente precedenti all’incendio, al commissariamento del consiglio comunale di Carona], ma queste sono guerre tra poveri che alla fine fanno male a tutti, a noi e alla valle» («L’Eco di Bergamo», 9 luglio 2016).
L’episodio del rogo conduce la procura di Bergamo ad approfondire le dinamiche della vita amministrativa dell’alta valle quantomeno lungo il quindicennio precedente. Il lavoro d’indagine, coordinato dal pubblico ministero Gianluigi Dettori <8 e svolto operativamente dalla compagnia dei carabinieri di Zogno e dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Bergamo, porta a delineare uno scenario di «particolare convergenza di interessi economici tra più soggetti operanti in diversi settori economici» (Procura di Bergamo 2017, p. 15). Si apre una fase di progressivo disvelamento del sistema di potere locale, con l’esecuzione di misure cautelari e un successivo processo di rilevante impatto per la vita pubblica di una parte consistente della Bergamasca <9.
4.2. Gli attori protagonisti. La genesi del gruppo
In filigrana, dunque, analizzando il caso di Foppolo e le attività criminali del gruppo al centro dell’indagine, è necessario tenere una definizione di organizzazione, astraendola rispetto al fenomeno mafioso e criminale più in generale. Tra le molte proposte dalla letteratura, quella di Catino (2012, p. 18) descrive le organizzazioni come «entità sociali, intese come un processo di azioni e di decisioni, che perseguono un obiettivo, o un insieme di obiettivi, basandosi su processi di differenziazione e integrazione, con ruoli distinti assegnati ai partecipanti e con un sistema di autorità riconosciuta e accettata dai membri come decisore, in interazione dinamica con l’ambiente esterno».
Il gruppo di potere al centro delle vicende foppolesi <5, come visto, poggia e affonda le proprie radici su un mosaico ben definito di famiglie, inserite in maniera cruciale nel tessuto economico, sociale e amministrativo del paese da decenni, con un ruolo sempre più influente a partire dal secondo dopoguerra. Ma è la svolta di millennio quella su cui l’attenzione deve maggiormente posarsi. La formazione di un apparato amministrativo deviato, incline al sistematico ricorso alla condotta illecita, non si sostanzia di un momento originario, di un “big bang”, bensì lascia trasparire i contorni di un processo di stratificazione e di saldatura tra gruppi e attori singoli, cementato da fattori strutturati e da contingenze più o meno prevedibili, esogene o endogene, la cui combinazione porta al definitivo allontanamento dai binari della legalità e alla piena affermazione di un’organizzazione volta all’assoggettamento, al controllo e alla regolazione totale dell’alta valle (cfr. Procura di Bergamo 2017). Sono dunque molteplici i tasselli che qui s’incardinano nel corso degli anni: l’ascesa al potere, nel ruolo apicale di sindaco, di Giuseppe Berera a Foppolo (1999) trova la contemporanea elezione di Santo Cattaneo a Valleve, entrambi rappresentanti dei “ceppi” familiari più importanti nei rispettivi micro-comuni; l’arrivo nell’alta valle di un gruppo imprenditoriale “forestiero” (2003), quello capeggiato dalla famiglia Quarti, con la possibilità di intaccare il monopolio locale, è temporalmente coincidente con la piena affermazione del radicamento istituzionale di Berera e Cattaneo (e degli interessi di cui sono rappresentanti e portatori), dunque rende inevitabile uno scontro; la crisi economica globale (dal 2007), i cui effetti in chiave locale si riverberano nella crisi dell’edilizia e del turismo, impone la ricerca di nuove vie e opportunità per salvaguardare l’alta valle, con ogni mezzo; l’inchiesta della procura di Bergamo (2016) si avvia quando il potere d’influenza e condizionamento esercitato dalla “consorteria amministrativa” è massimo, e perciò il lavoro d’indagine si trova a incontrare ritrosie e omertà.
Il progressivo disvelamento del gruppo di potere incistato nel comune (e, più in generale, nell’alta valle) affonda le proprie basi giudiziarie in un evento dal forte impatto simbolico e mediatico, tipico della violenza e dell’intimidazione espressa dalle organizzazioni mafiose <6. Nella notte tra il 7 e l’8 luglio 2016, infatti, un incendio «di chiara natura dolosa» (ivi, p. 11) distrugge le garitte della sala di manovra, insieme ai relativi apparati elettrici, degli impianti di risalita Ronchi-Quarta Baita e Quarta-Baita Montebello (per semplicità, nel prosieguo si parlerà semplicemente di Quarta Baita), oltre alla sala macchine dell’impianto Ronchi-Quarta Baita. Si tratta delle principali seggiovie che servono le piste da sci di Foppolo, una risorsa strategica per l’economia locale. Il mosaico degli interessi in gioco è composito e intreccia attori pubblici con attori economici privati (cfr. ivi; «L’Eco di Bergamo», 9 luglio 2016): le seggiovie sono di proprietà del comune di Foppolo, che a sua volta le ha date in gestione alla Brembo Super Ski (di seguito, spesso abbreviata in Bss), società totalmente partecipata dai comuni di Foppolo, Valleve e Carona, in quel periodo in piena crisi economica, con dipendenti e fornitori non pagati per un totale di diversi milioni di euro (alcuni dipendenti avevano nei mesi precedenti avviato istanza di fallimento); i terreni e i “muri” delle stazioni di partenza/arrivo sono invece di proprietà della Devil Peak, una società privata con sede a Milano, ma partecipata da imprenditori bergamaschi, da un veneto e dalla nota holding Cir-De Benedetti.
La matrice dolosa del gesto appare evidente sin dal primo sopralluogo delle forze dell’ordine. Le reazioni del tessuto sociale e politico locale, che sulla stampa bergamasca trovano ampia eco <7, forniscono già l’indicazione di un serpeggiante clima di tensione, evidentemente trascinatosi da tempo. «Purtroppo si è creato un clima di tensione e quanto successo non fa bene a nessuno», afferma il sindaco di Foppolo, Giuseppe Berera. Un operaio, dipendente della Brembo Super Ski, rincara la dose: «Non riesco a capire perché un operaio potrebbe aver fatto una cosa del genere proprio ora. Se si voleva danneggiare la società si poteva farlo a ottobre, all’inizio della scorsa stagione, non adesso. […] La questione dei dipendenti [non pagati] è in realtà solo la punta dell’iceberg dei problemi della Brembo Super Ski. Ci sono fornitori che vantano crediti ben maggiori. […] Purtroppo sono riusciti a dividerci [si parla delle diatribe che hanno portato, nei mesi immediatamente precedenti all’incendio, al commissariamento del consiglio comunale di Carona], ma queste sono guerre tra poveri che alla fine fanno male a tutti, a noi e alla valle» («L’Eco di Bergamo», 9 luglio 2016).
L’episodio del rogo conduce la procura di Bergamo ad approfondire le dinamiche della vita amministrativa dell’alta valle quantomeno lungo il quindicennio precedente. Il lavoro d’indagine, coordinato dal pubblico ministero Gianluigi Dettori <8 e svolto operativamente dalla compagnia dei carabinieri di Zogno e dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Bergamo, porta a delineare uno scenario di «particolare convergenza di interessi economici tra più soggetti operanti in diversi settori economici» (Procura di Bergamo 2017, p. 15). Si apre una fase di progressivo disvelamento del sistema di potere locale, con l’esecuzione di misure cautelari e un successivo processo di rilevante impatto per la vita pubblica di una parte consistente della Bergamasca <9.
4.2. Gli attori protagonisti. La genesi del gruppo
In filigrana, dunque, analizzando il caso di Foppolo e le attività criminali del gruppo al centro dell’indagine, è necessario tenere una definizione di organizzazione, astraendola rispetto al fenomeno mafioso e criminale più in generale. Tra le molte proposte dalla letteratura, quella di Catino (2012, p. 18) descrive le organizzazioni come «entità sociali, intese come un processo di azioni e di decisioni, che perseguono un obiettivo, o un insieme di obiettivi, basandosi su processi di differenziazione e integrazione, con ruoli distinti assegnati ai partecipanti e con un sistema di autorità riconosciuta e accettata dai membri come decisore, in interazione dinamica con l’ambiente esterno».
Immagine qui ripresa da Luca Bonzanni, Op. cit. infra |
L’entità sociale. Le persone, gli incentivi
Decostruendo la definizione organica in diversi sottopunti <10, come proposto dall’autore, si colgono le differenti sfaccettature del fenomeno indagato. In primis la nozione di entità sociale, che per Catino (2012, p. 18) è l’insieme di persone «che contribuiscono alla realizzazione delle attività organizzative in cambio di incentivi di diversa natura». Ora, la consorteria foppolese è indicata come un «gruppo organizzato di persone» (Procura di Bergamo 2017, p. 313), con un nucleo centrale sviluppato attorno alle figure dei sindaci di Foppolo (Giuseppe Berera, detto Beppe), Valleve (Santo Cattaneo) e Carona (Giovanni Alberto Bianchi): essi rappresentano un livello politico-decisionale, cui fanno capo le funzioni di indirizzo e di coordinamento tra le varie componenti dell’organizzazione; i tre esponenti politici, a loro volta ordinati in una micro-gerarchia che pone Berera come dominus e Cattaneo e Bianchi come gregari, sono anche i garanti dell’organizzazione, i collanti delle varie parti, i soggetti rivestiti della massima autorità, un’autorità che ha sia carattere pianificatorio, sia pacificatorio-risolutorio <11.
La catena gerarchica scende direttamente al livello base, quello tecnico-amministrativo, composto da funzionari, esperti della normativa, la cui funzione, prettamente “materiale”, è quella di trasfondere in atti amministrativi - dando a questi una parvenza di legalità, una forma apparentemente inappuntabile, con cui mascherare le finalità illecite - gli indirizzi politici del livello superiore: troviamo a questo livello <12 il segretario comunale di Foppolo (e per un periodo anche di Valleve) Saverio de Vuono, l’impiegata comunale di Foppolo (e consigliera comunale a Valleve) Luisa Carla P., la dipendente della Brembo Super Ski (e moglie di Giuseppe Berera) Roberta V..
Tra il livello politico-decisionale e quello tecnico-amministrativo si ravvisa tuttavia una intersezione imprenditoriale, ovvero l’inserimento all’interno del gruppo, in maniera tangenziale, di una enclave di imprenditori (il profilo emblematico, si vedrà, è quello di Sergio Lima) che esercitano una influenza, costruendo opportunità di criminalità economica; pur organici all’organizzazione, gli imprenditori sono subordinati al livello politico.
I fini dell’organizzazione sono illeciti, la gerarchia è plasmata parzialmente sulle strutture burocratico-amministrative proprie dell’ente locale. Si assiste qui in realtà a una con-fusione tra diverse strutture burocratico-amministrative - da un lato i comuni e dall’altro la Brembo Super Ski, articolazione economica di diritto privato, diretta emanazione degli enti locali sia per assetto societario, poiché partecipata dai comuni di Foppolo, Valleve e Carona, sia per fine “politico”, ossia perché provvede alla promozione dell’industria sciistica dell’intero comprensorio - in una conformazione dai confini labili, porosi, osmotici13. Gli incentivi alla partecipazione all’organizzazione si ritrovano nei benefici che scaturiscono dall’esserne parte. Sono benefici economici personali e - soprattutto - benefici politico-sociali, di legittimazione, di integrazione nella comunità locale, di acquisizione di risorse utili a perpetuare il consenso. Nei livelli apicali, quelli dei decisori politici, tra i benefici economici personali si annovera la possibilità di partecipare alla spartizione tangentizia, come nel caso di una sovrafatturazione - risalente a un periodo tra 2010 e 2011 - di 200 mila euro per l’acquisto di una seggiovia da installare nella conca della val Carisole, versante del comprensorio sciistico della Brembo Super Ski. In quel rigonfiamento dei costi - la “costruzione”, attraverso un artificio contabile, di fondi occulti - si cela la possibilità di vantaggi personali per i partecipanti al patto occulto. Così racconta Mauro Arioli, ex vicesindaco di Carona, che ha confessato di aver incassato 10 mila euro in quella quota di transazione illecita:
"Lima [imprenditore bresciano considerato organico al gruppo capeggiato da Berera], il venditore dell’impianto, con tutte le sue società era riuscito a giustificare l’uscita [i 200 mila euro sovrafatturati]. La Bss pagava i 200 mila euro in più e a noi arrivava la nostra quota, in nero. [Una tangente di Lima agli amministratori pubblici, è così?] A chi aveva voce in capitolo per dire: “Mettiamo quell’impianto”. [E lei in quell’affare come ci entra?] Seguivo la cosa per Carona. Ho pensato: “Se funziona così, perché devo tirarmi indietro?” [Insomma, aveva capito che qualcuno ci mangiava] Berera amava dire: “Non siamo in giro a pettinare le bambole”. [Alla fine a lei arrivano solo 10 mila euro] Sì. E a Berera 50 mila («L’Eco di Bergamo», 29 giugno 2018)" <14.
Specularmente, nel patto tangentizio, dal lato degli imprenditori, l’incentivo all’integrazione nell’organizzazione è rappresentato dalla possibilità di trarre quel vantaggio illecito che si ricava dalle transazioni corruttive <15, ossia la costituzione di un canale preferenziale per l’accesso agli appalti, attraverso un aggiramento delle norme basato sulla produzione ad hoc di atti burocratici (cfr. Sciarrone 2017).
Gli obiettivi dell’organizzazione
Le organizzazioni sono orientate alla realizzazione di specifici obiettivi, fini, il tratto peculiare di ciascuna organizzazione (Catino 2012, p. 18). Nel caso di studio, il fine del gruppo di potere, espresso attraverso l’uso strumentale e distorto della Brembo Super Ski, è «una gestione domestica e spregiudicata del territorio, al fine di accentrare nei suoi esponenti l’incondizionato controllo economico e politico del territorio» (Tribunale di Bergamo 2018a, p. 136).
Per il perseguimento dei fini, l’organizzazione necessita di risorse. Qui le risorse paiono diversificate - sia materiali, sia immateriali. Tra le prime, si annoverano le risorse economiche nella disponibilità degli imprenditori che prendono parte al rapporto sinallagmatico della corruzione: si tratta di fondi che acquisiscono una parvenza di legalità, come visto, attraverso un sistema non troppo sofisticato di artifici contabili, necessari per mimetizzare la carica illecita dell’affare <16. Importante è poi il repertorio di risorse immateriali di cui dispone l’organizzazione, che possono preliminarmente essere distinte in risorse immateriali tecnico-burocratiche e risorse immateriali simboliche. Le prime sono diretta conseguenza del ruolo rivestito da elementi-chiave dell’organizzazione, dove per ruolo si intende «l’insieme delle norme e delle aspettative che convergono su un individuo in quanto occupa una determinata posizione in una più o meno strutturata rete di relazioni sociali, ovvero in un sistema sociale» (Gallino 1978, p. 582): un amministratore pubblico - per esempio un consigliere comunale, o ancor di più chi ricopre una carica monocratica, come il sindaco - può incidere politicamente, attraverso l’esercizio di un’influenza nella formazione di un atto o attraverso l’espressione di voti, “firme” o di veti nella parte terminale dell’iter, in un preciso segmento della filiera di formazione dei provvedimenti; un funzionario pubblico ha un ruolo nella concreta redazione dell’atto. Le risorse immateriali simboliche discendono dal potere incarnato, dalla reputazione, dalla profonda capacità d’influenza della vita economica, politica, amministrativa dell’alta valle.
[NOTE]
5 Nel caso di Foppolo, come si sostiene nelle pagine che seguono, opera un gruppo organizzato di persone che esercita appunto un potere, quello che Weber (2005, p. 325) definisce come macht, cioè «la possibilità di uno o più uomini di affermare la propria volontà in un agire comunitario anche contro la resistenza di altri partecipanti». Naturalmente, si tratta di un potere da situare: ossia da porre in relazione alla dimensione micro del contesto. Le fonti restituiscono però i tratti di un nucleo di soggetti in grado di condizionare pesantemente la vita quotidiana dell’alta valle nella pluralità dei suoi aspetti: l’economia, attraverso il controllo della Brembo Super Ski, il principale attore economico del comprensorio; la politica locale, ontologicamente, considerate le cariche ricoperte dalle figure apicali del gruppo; la società nel senso più ampio, all’incrocio appunto tra economia e politica, con un potere di influenza, condizionamento, una capacità di incidere nelle vite private attraverso processi di esclusione e di inclusione. Gli elementi saranno posti in luce di paragrafo in paragrafo.
6 Sul ricorso agli incendi dolosi come forma di intimidazione e violenza da parte delle mafie, tra i vari riferimenti possibili - siano essi dedicati a un’analisi specifica della violenza mafiosa o della narrazione dei gruppi mafiosi - pare utile citare alcuni dei più recenti: Moro e Sberna (2015), dalla Chiesa (2017d), Catino e Moro (2019, pp. 58-59), Gatta (2019). Gli incendi dolosi sono indicatori che contribuiscono alla costruzione degli indici sulla presenza mafiosa, come già trattato nel capitolo metodologico. Roghi dolosi, come evidenziato per esempio da Ruggiero (2006), sono ricorrenti anche nella violenza politica.
7 All’indomani dei fatti, l’incendio è la notizia di apertura della prima pagina sia de L’Eco di Bergamo («Foppolo, le seggiovie date alle fiamme»), sia dell’edizione bergamasca del Corriere della sera («Raid in moto, fuoco alle seggiovie»).
8 Dettori, sostituto procuratore di Bergamo, componente del “gruppo specializzato” con competenze per i reati contro la famiglia e i soggetti deboli e in materia sessuale, apre il fascicolo in quanto pm di turno quella notte. Il lavoro da lui coordinato mostra una profondità d’analisi di assoluto rilievo, frutto di una particolare sensibilità anche per i reati contro la pubblica amministrazione e le infiltrazioni mafiose. Ancora prima dell’inchiesta, così si esprimeva sulla presenza della criminalità organizzata in provincia di Bergamo e sulle attività di contrasto: «L’attività di polizia giudiziaria dipende dalle sollecitazioni della stampa e dell’opinione pubblica, che non sempre - come, per esempio, per i furti in appartamento - trova riscontri nelle statistiche, ma si lascia condizionare dagli aspetti emozionali. Non c’è, a proposito della criminalità organizzata, una sufficiente sensibilità investigativa. Scoprire determinate sfaccettature del fenomeno dipende dalla dimestichezza che la magistratura ha con tali reati, e a Bergamo è più difficile che nelle regioni a tradizionale insediamento mafioso. Non si ha quella dimestichezza che spesso si acquisisce anche attraverso una consapevolezza sociale che matura quotidianamente» (intervista 15 ottobre 2014).
9 In sintesi, le tappe salienti: tra novembre 2016 e gennaio 2017 si svolgono le prime perquisizioni tra il municipio di Foppolo, gli uffici della Bss e le abitazioni di Giuseppe Berera, sindaco di Foppolo, e Santo Cattaneo, sindaco di Valleve; il 16 aprile 2018 vengono eseguite le prime misure cautelari (richieste dalla procura di Bergamo già nel giugno 2017), con gli arresti domiciliari in particolare per Giuseppe Berera e Santo Cattaneo; tra fine aprile e inizio maggio 2018, a causa delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri e degli stessi sindaci, interviene lo scioglimento dei consigli comunali di Foppolo e Valleve; il 25 giugno 2018 Giuseppe Berera e gli imprenditori Sergio Lima e Giancarlo M. sono destinatari della misura della custodia cautelare in carcere per una presunta tangente legata all’appalto per la sostituzione degli impianti distrutti dal rogo doloso del luglio 2016; nel luglio 2018 la procura di Bergamo iscrive nel registro degli indagati nove persone, tra cui Giuseppe Berera ed Enrico Piccinelli, ex assessore provinciale all’Urbanistica e poi senatore, per una presunta tangente da un milione di euro volta a sbloccare, in sede di amministrazione provinciale, l’iter per l’approvazione del nuovo Piano di governo del territorio (Pgt) di Foppolo, all’epoca fermo per incompatibilità con il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp); il 12 novembre 2018 la procura di Bergamo chiude il primo filone dell’inchiesta sul sistema-Foppolo, con 17 indagati e 44 capi d’imputazione, con accuse di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, alla truffa, corruzione e concussione; a Giuseppe Berera sono contestati 23 capi d’imputazione; il 15 dicembre 2018, Giuseppe Berera è condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 4 anni di reclusione per peculato e bancarotta fraudolenta, nell’ambito di uno stralcio del procedimento principale legato al fallimento della Bss; il 10 settembre 2019 giungono i primi patteggiamenti per il filone principale. Il 10 dicembre 2019 sono pronunciate le condanne di primo grado con rito abbreviato: condanna a 10 anni e 6 mesi per Giuseppe Berera; 8 anni per Santo Cattaneo; 3 anni per l’ex impiegata comunale Luisa Carla P.; 2 anni per l’ex segretario comunale Saverio De Vuono; cade il reato di associazione per delinquere.
10 L’articolazione per punti di una definizione di organizzazione è naturalmente una prassi sedimentata nel tempo in letteratura. Tra le varie proposte, interessante - e in molti aspetti simile - è quella di Gallino (1978, pp. 491-492), enucleata attraverso uno schema di riferimento che propone la misurazione di diversi aspetti: le dinamiche del potere (autorità) e della legittimazione; gli scopi costitutivi dell’organizzazione e i «prodotti»; l’ambiente sociale esterno; le risorse; il reclutamento e la socializzazione del personale; la mobilità interna; i processi di decision making; la tecnologia impiegata; i mutamenti; i processi di differenziazione e integrazione.
11 Si scorgono in queste figure, in particolare in Berera, i compiti chiavi dei leader secondo quanto enucleato da Selznick (1976): definizione della missione e del ruolo istituzionale; incorporazione istituzionale e dello scopo; difesa dell'integrità istituzionale; composizione dei conflitti interni.
12 Per ricostruire l’“organigramma” si è fatto riferimento all’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte della Procura di Bergamo (2018b).
13 Sciarrone e Storti (2019) propongono ampie riflessioni sulla con-fusione tra organizzazioni (e attori) illegali e organizzazioni (e attori) legali. Il termine può essere qui ripreso e adattato allo specifico contesto, segnalando come le due sfere che vanno a con-fondersi non siano l’una legale e l’altra illegale, bensì entrambe originariamente legali eppure endogenamente venate da una cruciale componente illegale.
14 Ancora Arioli: «Giancarlo M. [imprenditore accusato di corruzione all’interno dell’inchiesta, contiguo a Lima] mi diede i soldi, 10 mila euro, per la sovrafatturazione della seggiovia della Conca. Tremila me li portò al bar Hemingway, davanti al tribunale, arrivando in Vespa; 7.000 me li consegnò alla Bremach, la ditta di cui era titolare. Perché a me solo 10mila euro su 200.000? Lo deve chiedere a loro. Poi so della sovrafatturazione della telecabina Ronchi-Montebello. Ma lì io non c’ero giù più. Secondo lei era roba che facevano una sola volta?» («L’Eco di Bergamo», 28 giugno 2018).
15 Ad amplificare i vantaggi è la creazione di reti stabili di corruzione, con scambi continuativi e strutturati (Sciarrone 2017).
16 Analogo è il meccanismo scelto per dare un mascheramento legale alla (presunta) tangente indirizzata nel 2014 all’assessore provinciale all’Urbanistica di Bergamo, Enrico Piccinelli, finalizzata a sbloccare in sede di amministrazione provinciale il Pgt di Foppolo (vedi infra): in questo caso, ricostruisce la procura di Bergamo, la dazione di denaro è mascherata da un imprenditore «acquistando dalla società a capitale parzialmente pubblico Foppolo Risorse, due piani seminterrati nel piazzale parcheggi di Foppolo a un prezzo inferiore al loro valore reale»; nella sostanza, la compravendita viene sovrafatturata e con la differenza tra valore di vendita sulla carta e prezzo realmente pagato si sarebbero costituiti fondi neri con cui alimentare la tangente («L’Eco di Bergamo», 31 ottobre 2018). Con riferimento però a un contesto in cui i player principali sono di estrazione mafiosa, dalla Chiesa e Cabras (2019) segnalano come le false fatturazioni «aumentano il grado di complicità e di fiducia degli stessi imprenditori taglieggiati».
Luca Bonzanni, Criminalità e comunità. Il caso delle valli bergamasche, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2018-2019
Decostruendo la definizione organica in diversi sottopunti <10, come proposto dall’autore, si colgono le differenti sfaccettature del fenomeno indagato. In primis la nozione di entità sociale, che per Catino (2012, p. 18) è l’insieme di persone «che contribuiscono alla realizzazione delle attività organizzative in cambio di incentivi di diversa natura». Ora, la consorteria foppolese è indicata come un «gruppo organizzato di persone» (Procura di Bergamo 2017, p. 313), con un nucleo centrale sviluppato attorno alle figure dei sindaci di Foppolo (Giuseppe Berera, detto Beppe), Valleve (Santo Cattaneo) e Carona (Giovanni Alberto Bianchi): essi rappresentano un livello politico-decisionale, cui fanno capo le funzioni di indirizzo e di coordinamento tra le varie componenti dell’organizzazione; i tre esponenti politici, a loro volta ordinati in una micro-gerarchia che pone Berera come dominus e Cattaneo e Bianchi come gregari, sono anche i garanti dell’organizzazione, i collanti delle varie parti, i soggetti rivestiti della massima autorità, un’autorità che ha sia carattere pianificatorio, sia pacificatorio-risolutorio <11.
La catena gerarchica scende direttamente al livello base, quello tecnico-amministrativo, composto da funzionari, esperti della normativa, la cui funzione, prettamente “materiale”, è quella di trasfondere in atti amministrativi - dando a questi una parvenza di legalità, una forma apparentemente inappuntabile, con cui mascherare le finalità illecite - gli indirizzi politici del livello superiore: troviamo a questo livello <12 il segretario comunale di Foppolo (e per un periodo anche di Valleve) Saverio de Vuono, l’impiegata comunale di Foppolo (e consigliera comunale a Valleve) Luisa Carla P., la dipendente della Brembo Super Ski (e moglie di Giuseppe Berera) Roberta V..
Tra il livello politico-decisionale e quello tecnico-amministrativo si ravvisa tuttavia una intersezione imprenditoriale, ovvero l’inserimento all’interno del gruppo, in maniera tangenziale, di una enclave di imprenditori (il profilo emblematico, si vedrà, è quello di Sergio Lima) che esercitano una influenza, costruendo opportunità di criminalità economica; pur organici all’organizzazione, gli imprenditori sono subordinati al livello politico.
I fini dell’organizzazione sono illeciti, la gerarchia è plasmata parzialmente sulle strutture burocratico-amministrative proprie dell’ente locale. Si assiste qui in realtà a una con-fusione tra diverse strutture burocratico-amministrative - da un lato i comuni e dall’altro la Brembo Super Ski, articolazione economica di diritto privato, diretta emanazione degli enti locali sia per assetto societario, poiché partecipata dai comuni di Foppolo, Valleve e Carona, sia per fine “politico”, ossia perché provvede alla promozione dell’industria sciistica dell’intero comprensorio - in una conformazione dai confini labili, porosi, osmotici13. Gli incentivi alla partecipazione all’organizzazione si ritrovano nei benefici che scaturiscono dall’esserne parte. Sono benefici economici personali e - soprattutto - benefici politico-sociali, di legittimazione, di integrazione nella comunità locale, di acquisizione di risorse utili a perpetuare il consenso. Nei livelli apicali, quelli dei decisori politici, tra i benefici economici personali si annovera la possibilità di partecipare alla spartizione tangentizia, come nel caso di una sovrafatturazione - risalente a un periodo tra 2010 e 2011 - di 200 mila euro per l’acquisto di una seggiovia da installare nella conca della val Carisole, versante del comprensorio sciistico della Brembo Super Ski. In quel rigonfiamento dei costi - la “costruzione”, attraverso un artificio contabile, di fondi occulti - si cela la possibilità di vantaggi personali per i partecipanti al patto occulto. Così racconta Mauro Arioli, ex vicesindaco di Carona, che ha confessato di aver incassato 10 mila euro in quella quota di transazione illecita:
"Lima [imprenditore bresciano considerato organico al gruppo capeggiato da Berera], il venditore dell’impianto, con tutte le sue società era riuscito a giustificare l’uscita [i 200 mila euro sovrafatturati]. La Bss pagava i 200 mila euro in più e a noi arrivava la nostra quota, in nero. [Una tangente di Lima agli amministratori pubblici, è così?] A chi aveva voce in capitolo per dire: “Mettiamo quell’impianto”. [E lei in quell’affare come ci entra?] Seguivo la cosa per Carona. Ho pensato: “Se funziona così, perché devo tirarmi indietro?” [Insomma, aveva capito che qualcuno ci mangiava] Berera amava dire: “Non siamo in giro a pettinare le bambole”. [Alla fine a lei arrivano solo 10 mila euro] Sì. E a Berera 50 mila («L’Eco di Bergamo», 29 giugno 2018)" <14.
Specularmente, nel patto tangentizio, dal lato degli imprenditori, l’incentivo all’integrazione nell’organizzazione è rappresentato dalla possibilità di trarre quel vantaggio illecito che si ricava dalle transazioni corruttive <15, ossia la costituzione di un canale preferenziale per l’accesso agli appalti, attraverso un aggiramento delle norme basato sulla produzione ad hoc di atti burocratici (cfr. Sciarrone 2017).
Gli obiettivi dell’organizzazione
Le organizzazioni sono orientate alla realizzazione di specifici obiettivi, fini, il tratto peculiare di ciascuna organizzazione (Catino 2012, p. 18). Nel caso di studio, il fine del gruppo di potere, espresso attraverso l’uso strumentale e distorto della Brembo Super Ski, è «una gestione domestica e spregiudicata del territorio, al fine di accentrare nei suoi esponenti l’incondizionato controllo economico e politico del territorio» (Tribunale di Bergamo 2018a, p. 136).
Per il perseguimento dei fini, l’organizzazione necessita di risorse. Qui le risorse paiono diversificate - sia materiali, sia immateriali. Tra le prime, si annoverano le risorse economiche nella disponibilità degli imprenditori che prendono parte al rapporto sinallagmatico della corruzione: si tratta di fondi che acquisiscono una parvenza di legalità, come visto, attraverso un sistema non troppo sofisticato di artifici contabili, necessari per mimetizzare la carica illecita dell’affare <16. Importante è poi il repertorio di risorse immateriali di cui dispone l’organizzazione, che possono preliminarmente essere distinte in risorse immateriali tecnico-burocratiche e risorse immateriali simboliche. Le prime sono diretta conseguenza del ruolo rivestito da elementi-chiave dell’organizzazione, dove per ruolo si intende «l’insieme delle norme e delle aspettative che convergono su un individuo in quanto occupa una determinata posizione in una più o meno strutturata rete di relazioni sociali, ovvero in un sistema sociale» (Gallino 1978, p. 582): un amministratore pubblico - per esempio un consigliere comunale, o ancor di più chi ricopre una carica monocratica, come il sindaco - può incidere politicamente, attraverso l’esercizio di un’influenza nella formazione di un atto o attraverso l’espressione di voti, “firme” o di veti nella parte terminale dell’iter, in un preciso segmento della filiera di formazione dei provvedimenti; un funzionario pubblico ha un ruolo nella concreta redazione dell’atto. Le risorse immateriali simboliche discendono dal potere incarnato, dalla reputazione, dalla profonda capacità d’influenza della vita economica, politica, amministrativa dell’alta valle.
[NOTE]
5 Nel caso di Foppolo, come si sostiene nelle pagine che seguono, opera un gruppo organizzato di persone che esercita appunto un potere, quello che Weber (2005, p. 325) definisce come macht, cioè «la possibilità di uno o più uomini di affermare la propria volontà in un agire comunitario anche contro la resistenza di altri partecipanti». Naturalmente, si tratta di un potere da situare: ossia da porre in relazione alla dimensione micro del contesto. Le fonti restituiscono però i tratti di un nucleo di soggetti in grado di condizionare pesantemente la vita quotidiana dell’alta valle nella pluralità dei suoi aspetti: l’economia, attraverso il controllo della Brembo Super Ski, il principale attore economico del comprensorio; la politica locale, ontologicamente, considerate le cariche ricoperte dalle figure apicali del gruppo; la società nel senso più ampio, all’incrocio appunto tra economia e politica, con un potere di influenza, condizionamento, una capacità di incidere nelle vite private attraverso processi di esclusione e di inclusione. Gli elementi saranno posti in luce di paragrafo in paragrafo.
6 Sul ricorso agli incendi dolosi come forma di intimidazione e violenza da parte delle mafie, tra i vari riferimenti possibili - siano essi dedicati a un’analisi specifica della violenza mafiosa o della narrazione dei gruppi mafiosi - pare utile citare alcuni dei più recenti: Moro e Sberna (2015), dalla Chiesa (2017d), Catino e Moro (2019, pp. 58-59), Gatta (2019). Gli incendi dolosi sono indicatori che contribuiscono alla costruzione degli indici sulla presenza mafiosa, come già trattato nel capitolo metodologico. Roghi dolosi, come evidenziato per esempio da Ruggiero (2006), sono ricorrenti anche nella violenza politica.
7 All’indomani dei fatti, l’incendio è la notizia di apertura della prima pagina sia de L’Eco di Bergamo («Foppolo, le seggiovie date alle fiamme»), sia dell’edizione bergamasca del Corriere della sera («Raid in moto, fuoco alle seggiovie»).
8 Dettori, sostituto procuratore di Bergamo, componente del “gruppo specializzato” con competenze per i reati contro la famiglia e i soggetti deboli e in materia sessuale, apre il fascicolo in quanto pm di turno quella notte. Il lavoro da lui coordinato mostra una profondità d’analisi di assoluto rilievo, frutto di una particolare sensibilità anche per i reati contro la pubblica amministrazione e le infiltrazioni mafiose. Ancora prima dell’inchiesta, così si esprimeva sulla presenza della criminalità organizzata in provincia di Bergamo e sulle attività di contrasto: «L’attività di polizia giudiziaria dipende dalle sollecitazioni della stampa e dell’opinione pubblica, che non sempre - come, per esempio, per i furti in appartamento - trova riscontri nelle statistiche, ma si lascia condizionare dagli aspetti emozionali. Non c’è, a proposito della criminalità organizzata, una sufficiente sensibilità investigativa. Scoprire determinate sfaccettature del fenomeno dipende dalla dimestichezza che la magistratura ha con tali reati, e a Bergamo è più difficile che nelle regioni a tradizionale insediamento mafioso. Non si ha quella dimestichezza che spesso si acquisisce anche attraverso una consapevolezza sociale che matura quotidianamente» (intervista 15 ottobre 2014).
9 In sintesi, le tappe salienti: tra novembre 2016 e gennaio 2017 si svolgono le prime perquisizioni tra il municipio di Foppolo, gli uffici della Bss e le abitazioni di Giuseppe Berera, sindaco di Foppolo, e Santo Cattaneo, sindaco di Valleve; il 16 aprile 2018 vengono eseguite le prime misure cautelari (richieste dalla procura di Bergamo già nel giugno 2017), con gli arresti domiciliari in particolare per Giuseppe Berera e Santo Cattaneo; tra fine aprile e inizio maggio 2018, a causa delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri e degli stessi sindaci, interviene lo scioglimento dei consigli comunali di Foppolo e Valleve; il 25 giugno 2018 Giuseppe Berera e gli imprenditori Sergio Lima e Giancarlo M. sono destinatari della misura della custodia cautelare in carcere per una presunta tangente legata all’appalto per la sostituzione degli impianti distrutti dal rogo doloso del luglio 2016; nel luglio 2018 la procura di Bergamo iscrive nel registro degli indagati nove persone, tra cui Giuseppe Berera ed Enrico Piccinelli, ex assessore provinciale all’Urbanistica e poi senatore, per una presunta tangente da un milione di euro volta a sbloccare, in sede di amministrazione provinciale, l’iter per l’approvazione del nuovo Piano di governo del territorio (Pgt) di Foppolo, all’epoca fermo per incompatibilità con il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp); il 12 novembre 2018 la procura di Bergamo chiude il primo filone dell’inchiesta sul sistema-Foppolo, con 17 indagati e 44 capi d’imputazione, con accuse di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, alla truffa, corruzione e concussione; a Giuseppe Berera sono contestati 23 capi d’imputazione; il 15 dicembre 2018, Giuseppe Berera è condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 4 anni di reclusione per peculato e bancarotta fraudolenta, nell’ambito di uno stralcio del procedimento principale legato al fallimento della Bss; il 10 settembre 2019 giungono i primi patteggiamenti per il filone principale. Il 10 dicembre 2019 sono pronunciate le condanne di primo grado con rito abbreviato: condanna a 10 anni e 6 mesi per Giuseppe Berera; 8 anni per Santo Cattaneo; 3 anni per l’ex impiegata comunale Luisa Carla P.; 2 anni per l’ex segretario comunale Saverio De Vuono; cade il reato di associazione per delinquere.
10 L’articolazione per punti di una definizione di organizzazione è naturalmente una prassi sedimentata nel tempo in letteratura. Tra le varie proposte, interessante - e in molti aspetti simile - è quella di Gallino (1978, pp. 491-492), enucleata attraverso uno schema di riferimento che propone la misurazione di diversi aspetti: le dinamiche del potere (autorità) e della legittimazione; gli scopi costitutivi dell’organizzazione e i «prodotti»; l’ambiente sociale esterno; le risorse; il reclutamento e la socializzazione del personale; la mobilità interna; i processi di decision making; la tecnologia impiegata; i mutamenti; i processi di differenziazione e integrazione.
11 Si scorgono in queste figure, in particolare in Berera, i compiti chiavi dei leader secondo quanto enucleato da Selznick (1976): definizione della missione e del ruolo istituzionale; incorporazione istituzionale e dello scopo; difesa dell'integrità istituzionale; composizione dei conflitti interni.
12 Per ricostruire l’“organigramma” si è fatto riferimento all’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte della Procura di Bergamo (2018b).
13 Sciarrone e Storti (2019) propongono ampie riflessioni sulla con-fusione tra organizzazioni (e attori) illegali e organizzazioni (e attori) legali. Il termine può essere qui ripreso e adattato allo specifico contesto, segnalando come le due sfere che vanno a con-fondersi non siano l’una legale e l’altra illegale, bensì entrambe originariamente legali eppure endogenamente venate da una cruciale componente illegale.
14 Ancora Arioli: «Giancarlo M. [imprenditore accusato di corruzione all’interno dell’inchiesta, contiguo a Lima] mi diede i soldi, 10 mila euro, per la sovrafatturazione della seggiovia della Conca. Tremila me li portò al bar Hemingway, davanti al tribunale, arrivando in Vespa; 7.000 me li consegnò alla Bremach, la ditta di cui era titolare. Perché a me solo 10mila euro su 200.000? Lo deve chiedere a loro. Poi so della sovrafatturazione della telecabina Ronchi-Montebello. Ma lì io non c’ero giù più. Secondo lei era roba che facevano una sola volta?» («L’Eco di Bergamo», 28 giugno 2018).
15 Ad amplificare i vantaggi è la creazione di reti stabili di corruzione, con scambi continuativi e strutturati (Sciarrone 2017).
16 Analogo è il meccanismo scelto per dare un mascheramento legale alla (presunta) tangente indirizzata nel 2014 all’assessore provinciale all’Urbanistica di Bergamo, Enrico Piccinelli, finalizzata a sbloccare in sede di amministrazione provinciale il Pgt di Foppolo (vedi infra): in questo caso, ricostruisce la procura di Bergamo, la dazione di denaro è mascherata da un imprenditore «acquistando dalla società a capitale parzialmente pubblico Foppolo Risorse, due piani seminterrati nel piazzale parcheggi di Foppolo a un prezzo inferiore al loro valore reale»; nella sostanza, la compravendita viene sovrafatturata e con la differenza tra valore di vendita sulla carta e prezzo realmente pagato si sarebbero costituiti fondi neri con cui alimentare la tangente («L’Eco di Bergamo», 31 ottobre 2018). Con riferimento però a un contesto in cui i player principali sono di estrazione mafiosa, dalla Chiesa e Cabras (2019) segnalano come le false fatturazioni «aumentano il grado di complicità e di fiducia degli stessi imprenditori taglieggiati».
Luca Bonzanni, Criminalità e comunità. Il caso delle valli bergamasche, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2018-2019