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martedì 7 febbraio 2023

Alexander Langer invocò apertamente la necessità di democratizzazione di una chiesa-istituzione omologante, troppo lontana dalla comunità di base dei fedeli


Alex Langer, che dal 1964 al 1968 vive a Firenze, immerso in questa innovativa ondata di dissenso cattolico, matura la propria personale analisi critica delle istituzioni religiose. I suoi giudizi lo porteranno alla netta condanna della burocrazia ecclesiastica e, col tempo, ad una definitiva frattura con il proprio passato di cattolico praticante. Nel 1967, al convegno dell’Azione Cattolica, esprime apertamente la propria critica, schierandosi ancora una volta, senza mezze misure:
“Penso che la Chiesa come istituzione e molti cattolici come individui debbano riconoscere sinceramente e rimproverarsi duramente il fatto di non essersi opposti con abbastanza forza ai sistemi totalitari ed ai loro crimini, tanto meno quando i crimini non erano rivolti direttamente contro la chiesa.” <48
Il 1969 segna il punto di rottura. Secondo Alexander Langer la Chiesa deve necessariamente muoversi su tre fronti: de-istituzionalizzare le proprie strutture; ricercare una nuova collocazione pastorale e sociologica e realizzare la propria funzione verso il mondo. <49 Attraverso i suoi articoli propone una reale apertura della Chiesa Cattolica al mondo. All’analisi segue la cura proposta dal giornalista.
Langer auspica, con la caduta della metafisica, del pensare in termini assoluti e delle certezze fondate sull’autorità, anche un’inversione di rotta da parte dell’autorità pontificia. Dal suo punto di vista devono pertanto cadere una serie di barriere e di tassonomie: la trasferibilità delle pretese assolute dalla dottrina alle strutture ecclesiastiche; la distinzione netta e la complementarità di sacro e profano; la separazione del ruolo di preti e laici; la contrapposizione tra Chiesa e mondo. Langer propone quindi di andare aldilà di:
“una mentalità legalistica fondata su categorie del diritto romano (che) pretendeva di imprigionare l’inafferrabilità della comunità che attende e testimonia il Signore entro criteri controllabili e verificabili.” <50
Secondo il giovane cattolico, è necessario superare la concezione di un Chiesa istituzionale, simbolo di unità e continuità, la cui attività propulsiva è delegata al funzionariato; occorre abbattere la burocrazia sclerotizzata che separa la curia dalla comunità dei fedeli. Nel 1969, nel corso di una relazione tenuta a Tubinga, Alex afferma:
“Fino a che la Chiesa-istituzione non sarà morta, ogni “democratizzazione” secondo me resterà priva di senso […] finché il concetto di “chiesa come astrazione non sarà scomparsa […] e subentrerà la comunità cristiana, una chiesa […]resterà sempre ancora menzogna e presunzione. Essa infatti pretenderebbe di cogliere delle situazioni fondamentalmente non verificabili con delle categorie inadeguate e di rappresentarle sotto una maschera di una “autenticità” che invece l’istituzione non può garantire.” <51
Le parole di Langer, sono molto forti, e nuovamente evidenziano l’importanza della comunità, della partecipazione, dell’azione dell’individuo. Egli rifiuta sempre e comunque di essere uno spettatore passivo degli eventi, sia nella politica sia nella religione. Alla base del suo concetto di democrazia risiede costantemente la compartecipazione alle scelte, ed, infatti, profetizza:
“Solo quando ogni cristiano potrà parlare[…] “per la chiesa”[…] si potrà constatare la scomparsa dell’istituzione astratta. Allora scomparirebbe quella schizofrenia del clero per cui si professano opinioni diverse.” <52
Langer auspica quindi l’abolizione della Chiesa come istituzione astratta, lontana dalla comunità, arroccata ad un apparato di fasto e potenza, con i suoi funzionari giuridicamente legittimati. Non liberalizzare, ma invertire la rotta: abolire le istituzioni ed ordinare dal basso all’alto, dalla comunità, a cui i ministri di Dio dovrebbero rimanere sempre vicini, seguendo più da vicino gli insegnamenti del Vangelo. Alex, rifiuta quello che definisce “processo di interiorizzazione coatta, fondata sull’obbedienza alla struttura con l’apparato sacralizzato vigente (il papa in testa).” <53
Secondo Langer al termine degli anni sessanta ha inizio un progressivo allontanamento tra la curia romana e quei popoli e classi che maggiormente necessitano della parola di Cristo. Si tratta dei poveri e di quelle popolazioni che subiscono lo sfruttamento dell’era moderna. Alla base di questa scollatura evidenzia tre elementi fondamentali: l’incomprensione del linguaggio ecclesiastico; la collocazione della Chiesa tra i popoli ricchi della terra e fra le classi agiate della società ed, infine, i continui compromessi tra istituzioni ecclesiastiche, potere politico, economico e militare. La religione di stato, fino alla cultura del dissenso, era stata un catalizzatore sociale: “Un comune punto di riferimento ad effetto interclassista, per consolare ed appianare i contrasti (che) operava piuttosto la carità, ma non dava con l’annuncio della lieta novella una forza capace di portarli all’autoliberazione.” <54
Il cattolicesimo deve ora imparare a ricoprire un ruolo ben distinto:
“l’ufficio profetico della chiesa esige invece chiaramente che la comunità cristiana provochi con la sua testimonianza il contro e la messa in crisi del “mondo”, creando inquietudine e tensione… la comunità cristiana contribuisca ad evidenziare le contraddizioni e le ingiustizie della società.” <55
[NOTE]
48 A. Langer, I possibili malintesi di un discorso sulla pace, cit., p. 49.
49 Id., Contro la falsa democratizzazione della chiesa, relazione del maggio del 1969, tenutasi a Tubinga, per un incontro promosso dalla Paulus Gesellschaft, pubblicata lo stesso anno in Testimonianze, poi in Id., Il viaggiatore leggero, p. 59.
50 Ibidem.
51 Ibidem, p. 60.
52 Ibidem.
53 Ibidem, p. 62.
54 Ibidem, p. 63.
55 Ibidem, p.65.
Cristina Pongiluppi, Il giornalismo militante di Alexander Langer, Tesi di laurea, Università degli Studi di Genova, Anno Accademico 2012/2013

Dopo aver conseguito con il massimo dei voti la laurea in giurisprudenza con una tesi sull’autonomia della provincia di Bolzano, <7 Alexander visitò la Germania dell’Est e la Cecoslovacchia nei giorni della repressione sovietica della Primavera di Praga. Il clima di violenza respirato al di là della Cortina di Ferro lo portò ad aderire con convinzione alla manifestazione pacifista indetta dal gruppo dei redattori di Die Brücke per il 4 novembre 1968, giorno del cinquantenario della firma dell’armistizio di Villa Giusti, che segnò la fine della prima guerra mondiale in Italia. Langer, fortemente avverso all’esaltazione del militarismo, scese in piazza per protestare contro la celebrazione di una vittoria ottenuta mediante l’uso della forza brutale delle armi e perciò priva di ogni significato morale, incitando i partecipanti a manifestare per l’abolizione dell’esercito. <8 Questa presa di posizione così netta costò a lui e agli altri organizzatori un fermo da parte della polizia per vilipendio alle istituzioni costituzionali e istigazione a disobbedire alle leggi.
Nello stesso anno si trasferì, su mandato del Consiglio nazionale delle ricerche, per svolgere una ricerca di diritto costituzionale comparato a Bonn, dove per mantenersi lavorò presso la biblioteca del Bundestag, il parlamento tedesco, e ottenne l’iscrizione come uditore all’università della città. L’esperienza tedesca, la prima di lungo periodo vissuta fuori dall’Italia, lo portò a contatto con l’opposizione extraparlamentare nata dai movimenti studenteschi del Sessantotto, fattore che causò una profonda messa in discussione delle sue idee e della sua appartenenza religiosa.
In una relazione tenuta a Tubinga nel maggio del 1969 Alexander invocò apertamente la necessità di democratizzazione di una chiesa-istituzione omologante, troppo lontana dalla comunità di base dei fedeli, scarsamente animata dall’amore per il prossimo e incapace di profondere un impegno totale nel sostegno ai poveri. <9
La perdita di un punto cruciale di riferimento ideologico spinse Langer, rientrato in Alto Adige per esercitare la professione di insegnante, a interessarsi all’attività dei gruppi più impegnati nella promozione di un cambiamento politico e sociale. Nel 1970 aderì a Lotta Continua, movimento al quale riconosceva i meriti di favorire la partecipazione di militanti di provenienza culturale e ideologica assai diversa e di dare ascolto e visibilità alle rivendicazioni degli strati più poveri ed emarginati della società. Secondo Langer, Lotta Continua rappresentava, in quel preciso momento storico, il contenitore più adatto per permettere alla causa sudtirolese di “trovare spazio e respiro, e inserirsi in un processo più universale”. <10
[NOTE]
7 A. LANGER, L’autonomia provinciale di Bolzano nel quadro dell’autonomia regionale del Trentino Alto Adige e le sue
prospettive di riforma, tesi di laurea in Scienze Giuridiche, Università di Firenze, a. a. 1967-68.
8 Cfr. P. MACINA, Alexander Langer, in AA. VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace, ANPPIA -Movimento Nonviolento, Torino - Verona, 1999, p. 66.
9 A. LANGER, Contro la falsa democratizzazione della Chiesa, in «Testimonianze», novembre 1969, ripubblicato in Il viaggiatore leggero, cit., pp. 45-50.
10 A. LANGER, Minima personalia, cit., ripubblicato in La scelta della convivenza, cit., p. 23.

Luca Colombo, Il pensiero pedagogico di Alexander Langer. Verso una cultura del limite e della convivenza, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2008/2009