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domenica 19 febbraio 2023

Antefatti e risvolti dell'omicidio dei fratelli Rosselli, accaduti tra Nizza ed Imperia

Nizza

Dietro la sigla "Dd" si celava la figura di Joseph Darnand. Questi era un membro della Cagoule - conosciuta anche come Osarn (Organisation Secrète d'Action Révolutionnaire Nationale) o Csar (Comité Secret d'Action Révolutionnaire) - un'associazione segreta di estrema destra nata in Francia da ex militanti dell'Action Française durante la turbolenta primavera del 1936. In questa fase la polarizzazione della lotta politica aveva toccato nuove vette per via della vittoria elettorale del Fronte Popolare transalpino che aveva rinfocolato il terrore del "pericolo rosso". L'organizzazione prendeva il nome dal cappuccio che gli aderenti indossavano in occasione del rituale di iniziazione delle nuove leve, che prestavano giuramento di obbedienza, fedeltà e segreto. La pena prevista in caso di violazione degli impegni presi era la morte <1357. L'obiettivo che la Cagoule, guidata da Eugène Deloncle, si poneva era di creare una situazione che portasse alla fine dell'esperienza della Terza Repubblica, anticipando un ipotetico progetto comunista di cui avevano ricevuto comunicazione dai servizi informativi dell'esercito francese, in buona parte ancora nostalgici per la fine della monarchia <1358. I mezzi impiegati comprendevano tutto l'armamentario disponibile ad un'organizzazione strutturatasi in maniera paramilitare e non escludevano il ricorso ad attentati di vario genere, infiltrazioni nei cortei delle forze di sinistra e, ovviamente, omicidi politici.
"I delitti dei cagoulards - scrive Franzinelli - vengono attuati con modalità equivoche, per ricondurli ai servizi sovietici. La tattica della intossicazione, combinata con la provocazione, è la specialità della casa" <1359.
Le speranze di poter realizzare con successo il colpo di mano contro le istituzioni repubblicane si basava tanto "sulla complicità di settori delle forze armate sia sull'aiuto estero per armamenti e basi operative" <1360.
Lo scoppio della guerra civile spagnola segnava l'inizio di una fase molto intensa per assicurarsi contatti tanto con gli insorti franchisti <1361, quanto con il fascismo italiano. Più difficile risultava invece stabilire una relazione con la Germania hitleriana per via della storica diffidenza e inimicizia tra i due Paesi. A stabilire il primo contatto era un ufficiale del Deuxième Bureau, segretamente membro dello Csar, che propose un incontro al Capo del Centro Controspionaggio di Torino, il capitano dei Carabinieri Reali Roberto Navale.
Il governo fascista poteva così conoscere il programma e gli obiettivi dell'Osarn, che veniva ritenuto un utile alleato per mettere in difficoltà il Fronte Popolare transalpino. Il SIM aveva così il via libera per agevolare ai cagoulards l'acquisto di armi. Adolphe Juif e Léon Jean-Baptiste, due degli uomini incaricati dall'Osarn dell'acquisto di armi, approfittavano della situazione per appropriarsi di circa 300.000 franchi dalle casse dell'organizzazione. La reazione dei compagni traditi non tardava ad arrivare. Jean-Batpiste scompariva a seguito di un incontro con il vertice della Cagoule. Juif, conscio dei sospetti su di lui, si rifugiava in Italia, in una villa messagli a disposizione da Navale. Juif contava sulla protezione del Capo del Centro Controspionaggio di Torino, che però nulla fece per ostacolare la vendetta.
Il 14 dicembre 1936 Juif veniva sequestrato ed ucciso, il corpo ritrovato nella provincia di Imperia solo l'8 febbraio dell'anno successivo. L'omicidio destava le attenzioni non solo della polizia italiana, ma anche di quella francese. Venuti a conoscenza delle indagini lo Csar organizzava un astuto depistaggio con la complicità dei servizi segreti italiani e spagnoli. Ad uccidere Juif sarebbe stato proprio lo scomparso Jean-Baptiste, approfittando di una licenza ottenuta dopo il suo arruolamento nella Falange spagnola. Tornato al fronte sarebbe rimasto ucciso in combattimento a metà gennaio. Per corroborare il tutto la stampa franchista pubblicava la foto di Jean-Baptiste nel bollettino dei caduti <1362.
Proprio questo assassinio contribuiva ad avvicinare ulteriormente il fascismo italiano e la Cagoule. Era proprio questo il delitto cui Emanuele faceva riferimento nella relazione del 3 febbraio 1937 come possibile mezzo di pressione da esercitarsi sui francesi. Il Capo del Controspionaggio scriveva come Navale "stesse studiando il mezzo di ricattare gli esponenti suddetti e condurli alla nostra causa, anche per eventuali attentati da compiersi nelle Alpi Marittime, sfruttando un delitto da essi compiuto in Italia e per il quale sono in corso accertamenti" <1363.
Navale nel rapporto del 2 aprile del 1937 trattava della collaborazione con l"'organizzazione nazionalista segreta operante in Francia" <1364 ed individuava alcune delle circostanze principali che avevano permesso questa unità di intenti. Tanto i fascisti italiani quanto i cagoulards erano entrambi desiderosi di colpire quelle organizzazioni ed associazioni di sinistra che si occupavano, fra l'altro, di inviare aiuti di vario genere ai repubblicani spagnoli. L'ufficiale dei Carabinieri riteneva inoltre che l'essere a conoscenza del "grave atto di rappresaglia" <1365 compiuto in territorio italiano contro Adolphe Juif costituisse una "sicurezza", in quanto rendeva possibili "atti intimidatori contro "Dd" e compagni in caso di mancanza di lealtà da parte loro" <1366. Navale ammetteva però che fino a quel momento non c'era stata la necessità di fare ricorso a minacce di alcun tipo visto il comportamento corretto tenuto dagli uomini dell'Osarn. Tale lealtà era spiegata dall'ufficiale del SIM anche con la necessità di Eugène Deloncle e dei suoi di ottenere facilitazioni per acquistare quelle armi di cui avevano bisogno per realizzare il loro programnma eversivo. Da parte italiana si erano inoltre verificate le effettive capacità dei francesi nel compiere "atti diretti contro persone incomode" <1367. Il riferimento era agli omicidi di Juif, avvenuto in Italia, e del finanziere russo Dimitri Navachine <1368.
"Dd" aveva collaborato con il SIM segnalando fatti di interesse, realizzando campagne di stampa e di propaganda su richiesta, sorvegliando i centri di raccolta degli aiuti destinati ai repubblicani, attuando atti di sabotaggio con mezzi reperiti da loro o forniti dallo stesso Navale. Il Capo del Centro di Torino spiegava come lui fosse conosciuto con l'identità fittizia di dott. Nobile, non rappresentante ufficiale dello Stato italiano, ma "agente privato al servizio di una qualche organizzazione italiana" <1369. Infine lo Csar si era rivelato prezioso per la "soppressione di persone incomode, a nostra richiesta, alla sola condizione che "il giuoco valga la candela" <1370.
Come fatto per le operazioni direttamente compiute da agenti italiani il Navale si occupava di relazionare sulle attuazioni e sul comportamento degli elementi della Cagoule. Questi avevano operato con mezzi propri, ma avevano impiegato anche due borracce incendiarie fatte entrare in Francia il 9 marzo 1937 sfruttando l'operato di un contrabbandiere. Visti i buoni risultati e la lealtà dimostrata si stava provvedendo proprio in quei giorni ad una ulteriore fornitura di due borracce incendiarie e di due esplosive <1371.
Operazione b/1 - febbraio-marzo 1937 <1372
L'equipaggio del vapore Turia allo scoppio della guena civile aveva occupato la nave, di proprietà di spagnoli simpatizzanti della causa franchista, ponendola al servizio del governo repubblicano dopo aver "defenestrati gli ufficiali". "Dd" era riuscito ad ottenere il sequestro della stessa imbarcazione ricorrendo ad un nazionalista francese che vantava diritti di credito, riuscendo a mantenerla bloccata nel porto di Nizza da circa due mesi.
Operazione b/2 - 14 marzo 1937 <1373
I cagoulards il 14 marzo 1937 erano riusciti ad appiccare un incendio nelle cucine del Turia, ancora bloccato nel porto di Nizza, che era però stato presto domato dall'equipaggio. Gli ufficiali cacciati dal Turia e un rappresentante della Giunta di Franco presente a Nizza erano intervenuti presso i nazionalisti francesi per farli desistere da ulteriori tentativi di danneggiamento. La speranza degli insorti era infatti quella di poter presto recuperare il controllo della nave per poterla adoperare a sostegno della loro causa. Di fronte a una simile argomentazione si era deciso di sospendere la realizzazione di altri atti di sabotaggio sull'imbarcazione fino a quando questa fosse rimasta inutilizzata. Però "al primo sentore di possibilità di suo impiego da parte dei comunisti spagnoli, si tornerà alla carica".
Operazione b/3 - 11 marzo 1937 <1374
L'azione degli uomini della Cagoule si svolgeva ancora a Nizza. Obiettivo del sabotaggio era la ditta di autotrasporti di un comunista locale, tale Patalacci, che aveva messo a disposizione i suoi automezzi per trasportare aiuti ai repubblicani. Per questo nella notte tra il 1O e l'11 marzo "gli amici di "Dd"" avevano sfondato una finestra del garage ed appiccato un incendio che aveva danneggiato in maniera seria il tetto e distrutto un autocarro.
Operazione b/4 - 14 marzo 1937 <1375
Ad essere preso di mira è ancora un comunista di Nizza, Joseph Arbona. Questi era un mercante di frutta cui il governo di Valencia inviava agrumi in modo che potesse metterli su per loro conto. La vendita veniva accompagnata "da grande pubblicità a sfondo politico al fine di raccogliere i maggiori possibili introiti da convertire in derrate e rifornimenti" da inviare ai repubblicani spagnoli. Nella notte tra il 14 e il 15 marzo veniva introdotta una borraccia incendiaria nel negozio­deposito di Arbona. Fortunatamente per lui un errore nell'innesco dell'ordigno o un difetto dello stesso evitava la propagazione dell'incendio.
In un Telespresso inviato dal Consolato Italiano di Nizza il giorno successivo l'accaduto, l'Arbona era descritto come un "noto grossista di frutta spagnuolo" <1376 che subito "volle dichiarare al giudice istruttore ed alla stampa che doveva trattarsi di un attentato diretto contro la sua persona ed i suoi beni da elementi nazionalisti spagnuoli [...] Egli afferma di avere ricevute recentemente numerose lettere anonime comminatorie e di essere perseguitato dagli elementi di destra sia spagnuoli che francesi" <1377. Juan Arbona per via del suo appoggio alla Repubblica spagnola era già stato segnalato dal Consolato al Ministero degli Affari Esteri ed all'Ambasciata italiana di Parigi, ed era ritenuto un "individuo losco" <1378, le cui attività di importazione di agrumi erano state "vivamente ostacolate dall'intelligente attività di locali elementi nazionalisti spagnuoli, che sono riusciti ad influire sul Sindacato dei fruttivendoli contro l'Arbona. Anche i tentativi dell'Arbona di caricare clandestinamente armi e munizioni per la Spagna rossa sono finora naufragati" <1379.
Il Consolato di Nizza, dopo aver interrogato i principali esponenti del nazionalismo spagnolo in città concordava con la loro opinione in merito all'attentato. L'ordigno doveva essere stato collocato dallo stesso Arbona o da suoi compagni "per potere poi accusare e forse fare espellere dalla Francia i suoi avversari politici, che tanto gli ostacolano gli affari. L'opinione è suffragata dal fatto che l'ordigno non giunse a fare alcun danno, che fu scoperto tanto tempestivamente dal solo Arbona e dalle sue esagerate accuse immediatamente conseguenti alla scoperta" <1380. Il Console italiano concludeva la sua nota affermando che considerati i numerosi contatti con i nazionalisti spagnoli di Nizza, poteva "escludere che l'attentato terrorista possa essere stato da loro organizzato od anche solo ispirato; trattasi effettivamente di una montatura dell'Arbona stesso, o di un colpo di elementi rossi rivali, di altre tendenze" <1381. Se pure non risulta provata la responsabilità dei nazionalisti spagnoli nel tentativo effettuato contro il negozio, il Console, evidentemente tenuto all'oscuro della Crociera Ruiz, sbagliava clamorosamente ad indicare gli effettivi responsabili dell'atto: si trattava della Cagoule con l'appoggio dei mezzi della Sezione Controspionaggio del Servizio Informazioni Militare italiano.
L'omicidio dei fratelli Rosselli
Al 2 aprile 1937 la collaborazione con l'Osarn per quel che riguardava l'eliminazione fisica di soggetti scomodi al fascismo italiano era rimasto "allo stato di promesse" <1382, anche se il primo obiettivo era già stato individuato nella figura del "noto antifascista Carlo ROSSELLI" <1383. Per organizzare l'attentato uno dei massimi dirigenti della Cagoule aveva richiesto di poter parlare di persona con Navale, cosa che avveniva a Montecarlo il 22 marzo 1937. Il rappresentante dell'Osarn si era "impegnato solennemente a eseguire il colpo" <1384 ed aveva chiarito come Roselli fosse già stato pedinato in modo da poter acquisire utili informazioni sulle sue abitudini. In cambio della sua uccisione i francesi richiedevano una facilitazione nell'acquisto di 100 moschetti Beretta semi automatici. Navale si era impegnato a sostenere la richiesta avanzata presso i suoi superiori, senza tuttavia dare certezze in merito.
Il Capo del Centro di Torino scriveva come l'esecuzione dell'omicidio non era avvenuta per via del fatto che non era stata data alcuna comunicazione riguardo i moschetti. Navale si era impegnato "in altre due importanti operazioni: Ivaldi e Cerri <1385, sopra le quali però non lasciava trapelare altro. L'ufficiale dei Carabinieri Reali si diceva convinto che si potesse sfruttare la cattiva condotta di alcuni reduci della Guerra d'Etiopia - Navale ipotizzava che potessero anche essere coinvolte alcune federazioni fasciste - che al momento della smobilitazione non avevano versato nei depositi i loro moschetti, ma li avevano conservati e non si facevano problemi a venderli. Navale suggeriva che dovessero proprio essere questi i moschetti da destinarsi ai francesi e proponeva di raccoglierli in un magazzino nei pressi del confine italo-francese in modo da poterli far vedere a "Dd". La consegna dei moschetti sarebbe avvenuta solamente dopo l'assassinio di Rosselli e ai cagoulards sarebbe spettato il compito di introdurli clandestinamente in Francia a loro rischio e pericolo.
La consegna di una partita di bombe ottenute per tramite dell'intermediazione di Navale rassicurava i francesi della volontà italiana di mantenere la loro parte dell'accordo. Un incontro tenutosi nei primi giorni di maggio a San Remo tra Joseph Darnand, responsabile della zona di Nizza per l'Osarn, e Filippo Anfuso, stretto amico e capogabinetto del Ministero degli Esteri Ciano, spingeva quest'ultimo a consigliare a Mussolini di aumentare i contatti <1386. Qualche giorno dopo Santo Emanuele arrivava a Parigi per verificare la situazione dell'affaire Rosselli. Tornato a Roma ringraziava il capo della Polizia Politica (Polpol), Di Stefano, per "la collaborazione dei Suoi organi ai noti fini" <1387. In paiticolare aveva potuto lasciare un questionario per "Britti", una spia della Polpol. Dietro quel nome si celava Enrico Brichetti, in quel momento in Spagna per "sostituire Carlo Rosselli alla testa dei volontari italiani antifascisti del 'gruppo Matteotti' <1388. Si tratta della prova di come l'organizzazione dell'omicidio di Carlo Rosselli non sia stata l'iniziativa di un singolo funzionario troppo zelante, ma un'operazione che vide il coinvolgimento delle più alte sfere del regime fascista e delle sue istituzioni, che successivamente si peritarono anche di nascondere uno dei responsabili materiali del delitto in fuga dalla Francia.
[...] Il 9 giugno 1937 scattava la trappola. Carlo ed il fratello Nello, recatosi a Bagnoles per visitare il parente durante la sua cura termale, avevano deciso di recarsi a visitare Alençon. Il commando dell'Osarn agiva in serata, quando i due avevano iniziato il viaggio di ritorno verso Bagnoles sur l'Orne. Una prima macchina, sorpassata quella dei Rosselli, li distanziava salvo fermarsi dopo alcuni chilometri simulando un guasto e costringendoli a fermarsi a propria volta. Alle loro spalle si fermava un'altra autovettura dei cagoulards, impedendo loro ogni possibilità di fuga. Nello, sceso dalla macchina, si avvicinava verso l'uomo chino sul motore, che rialzatosi improvvisamente gli sparava, prima di dirigersi verso Carlo, ancora seduto al posto di guida, che veniva freddato con due colpi. L'uomo era Jean Filliol, uno degli elementi di punta dello Csar per l'esecuzione di omicidi. Nello, ferito, aveva iniziato una colluttazione con un altro incappucciato, Fernand Jakubiez, ma veniva infine sopraffatto anche grazie al ritorno di Filliol. I corpi dei due fratelli, gettati in un fosso, sarebbero stati trovati due giorni dopo. Gli assassini allontanavano la macchina dei due italiani di una decina di chilometri, fallendo però nel darla alle fiamme <1391.
Due mesi dopo l'omicidio dei fratelli Rosselli il capo del controspionaggio redigeva una nuova relazione sul "Movimento nazionale-militare francese" che si era rivelato così prezioso per svolgere operazioni di interesse del SIM <1392. L'ufficiale dei Carabinieri Reali si era visto con alcuni tra i massimi dirigenti dell'Osarn, questi si erano visti a Monaco l'8 agosto del 1937, approfittando dei numerosi visitatori accorsi per il Grand Prix automobilistico che doveva svolgersi.
I francesi avevano manifestato la loro stima per Mussolini, definito come "il nostro maestro" <1393 e affermavano di concordare con lui nel ritenere il "fascismo una norma di vita politica non italiana, ma europea" <1394 e che dovesse essere applicato anche in Francia. I cagoulards peroravano la loro causa affermando di chiedere molto meno di quanto concesso dal Duce al generale Franco: un semplice incontro per poter espone il proprio programma di azione, dichiarandosi disponibili ad accettare tutte quelle cautele che sarebbero state richieste, comprendendo la necessità dell'Italia fascista di non compromettersi. Pur non potendo rivelare in quell'incontro i propri obiettivi, i francesi rivelavano come il loro programma fosse "nettamente anti-inglese" <1395 e che era possibile che nel mese di ottobre si sarebbero tenute grandi manifestazioni di piazza, in cui si sarebbero rivolti "prima di tutto, contro tutti i fuoriusciti: italiani in testa (sistemi radicali). Il fuoruscitismo italiano in Francia è la causa non ultima del perdurare e dell'aggravarsi di malintesi" <1396 tra i due Paesi. Promettevano inoltre di poter rivelare informazioni riservate riguardo "il giuoco dell'Inghilterra in Spagna (Spagna rossa e Spagna nazionale)" <1397. Pur avendo trovato in quanto detto dai francesi "accenti di sincerità - a tratti commoventi" <1398 ed una sicurezza che poteva derivare solo da un attento studio delle difficoltà, Santo Emanuele si era limitato ad assicurare che avrebbe riferito la loro richiesta in Italia.
Da una relazione del 27 novembre 1937 <1399 priva di firma si può dedurre come si fosse continuato a raccogliere informazioni sulla Cagoule riuscendo a chiarire maggiormente il suo funzionamento.
[NOTE]
1357 Mimmo FRANZINELLI: Il delitto Rosselli. 9 giugno 1937 Anatomia di un omicidio politico, Milano, Mondadori, 2007, pp. 76-77.
1358 Ibid., p. 76.
1359 Ibid., p. 80.
1360 Ibid., p. 86.
1361 Morten HEIBERG, Manuel ROS AGUDO, La trama oculta..., p. 56. L'11 febbraio 1937 la polizia francese "notificò que se habia descubierto un deposito de armas y municiones en las cercanìas de Niza" contenente armi fabbricate in Italia dalla Beretta e "cajas de municion con la inscripcion 'Falange Espagnole' ". I  bid., p. 72.
1362 Mimmo FRANZINELLI: Il delitto Rosselli..., pp. 88-90.
1363 3 Febbraio 1937-XV°, Archivio di Stato di Perugia, Corte d'Appello, Commissariato Sanzioni contro il fascismo, busta 2, fascicolo 7 (III 11° Documenti aa 1937), p. 9.
1364 Roberto NAVALE: "Relazione Crociera Ruiz" (Torino, 2 aprile 1937), Archivio di Stato di Perugia, Corte d'Appello, Commissariato Sanzioni contro il fascismo, busta 2, fascicolo 7 (III 11° Documenti aa 1937), p. 30.
1365 Ibid.
1366 Ibid.
1367 Ibid., p. 31.
1368 Dimitri Navachine era il Direttore della Banque commerciale pour l'Europe du Nord. Il suo corpo venne ritrovato il 24 gennaio 1937 nel Parc-des-Princes di Parigi. Ad eseguire l'omicidio era stato il cagoulard Jean Filliol, spesso in prima linea nella realizzazione di tali crimini al punto da essere soprannominato le Tueur, l'assassino. Mimmo FRANZINELLI: Il delitto Rosselli..., p. 80.
1369 Roberto NAVALE: "Relazione Crociera Ruiz" (Torino, 2 aprile 1937), Archivio di Stato di Perugia, Corte d'Appello, Commissariato Sanzioni contro il fascismo, busta 2, fascicolo 7 (III 11° Documenti aa 1937), p. 32.
1370 Ibid..
1371 Ibid., p. 37.
1372 Ibid., p. 33.
1373 Ibid., pp. 33-34.
1374 Ibid., p. 34.
1375 Ibid., pp. 34-35.
1376 "Telespresso N. 5862 Informazioni riservate = Nç 212 = Attentato contro il commerciante spagnuolo Arbona" (Nizza, 15 marzo 1937), Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, Rappresentanza diplomatica Francia - Parigi 1861-1950, Busta 258, Fascicolo 2: Attentati, p.1.
1377 Ibid.
1378 Ibid.
1379 Ibid.
1380 Ibid., p.2.
1381 Ibid.
1382 Roberto NAVALE: "Relazione Crociera Ruiz" (Torino, 2 aprile 1937), Archivio di Stato di Perugia, Corte d'Appello, Commissariato Sanzioni contro il fascismo, busta 2, fascicolo 7 (III 11° Documenti aa 1937), p. 35.
1383 Ibid.
1384 Ibid., p. 36.
1385 Ibid.
1386 Mimmo FRANZINELLI: Il delitto Rosselli..., p. 92.
1387 In Mauro CANALI: Le spie del regime..., p. 120.
1388 Ibid., p. 121.
1391 Ibid., pp. 101-103.
1392 Santo EMANUELE: "Movimento nazionale-militare Francese" (Roma, lì 12 agosto 1937), Archivio di Stato di Pemgia, Corte d'Appello, Commissariato Sanzioni contro il fascismo, busta 2, fascicolo 7 (III 11° Documenti aa 1937).
1393 Ibid., p.l.
1394 Ibid.
1395 Ibid., p.3.
1396 Ibid.
1391 Ibid.
1398 Ibid.
1399 [Allegato 7] (27 novembre 1937), Archivio di Stato di Perugia, Corte d'Appello, Commissariato Sanzioni contro il fascismo, busta 2, fascicolo 7 (III 11° Documenti aa 1937).
Edoardo Mastrorilli, Violenza e guerra civile spagnola: l'intervento dell'Italia fascista, Tesi di Dottorato, Università Autonoma di Barcellona, 2018

Ai primi di giugno 1937 Carlo Rosselli partì [lasciando la Spagna dove infuriava la guerra civile] per la Francia. Questo viaggio parve poco opportuno dopo lo scioglimento della sua unità e la sua incorporazione nelle Brigate Internazionali, al punto da potersi interpretare come una vera fuga. Gli anarchici che avevano combattuto sotto di lui potevano supporre ch’egli era stato responsabile della loro resa; mentre i comunisti restavano poco soddisfatti della sua partenza, anziché entrare nelle unità internazionali. Era abbastanza logico supporre che qualsiasi di questi gruppi potesse prendere rappresaglie contro di lui. Giunto in Francia con la moglie, prese in affitto un’abitazione all’Hotel Cordier, in Tessé-la-Madeleine, località vicina alla stazione termale di Bagnoles de l’Orne (Normandia), col proposito, a quanto pare, di fare una cura di bagni. Due giorni dopo lo raggiungeva il fratello Nello, professore all’Università di Firenze, ma con minore vocazione di attivista politico. Ma il giorno 9 dello stesso mese partivano entrambi improvvisamente da quella località. La moglie di Carlo prese il treno e i due fratelli si avviarono per strada. I loro cadaveri crivellati furono rinvenuti nei pressi della strada 807 poche ore più tardi. Tutto pare indicare che gli assassini fossero membri della «Cagoule» di Deloncle che avevano agito per conto dei servizi segreti italiani.
Giuseppe Bifolchi, La colonna italiana sul fronte di Huesca, Rivista Abruzzese di Studi Storici dal Fascismo alla Resistenza, Organo dell’Istituto abruzzese per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza, a. I, n. 3, L’Aquila, novembre 1980, pp. 141-151

Gli italiani andati a combattere in Spagna contro il franchismo erano circa quattromila. Prima o poi erano passati di qui. Qualcuno della brigata italiana come Carlo Rosselli era già all'estero da anni dopo la fuga dal confino di Lipari nel luglio del 1929. La figlia Amelia infatti, nota scrittrice, poetessa, traduttrice, nacque a Parigi nel 1930 e restò apolide ed acattolica. Altri erano accorsi in Spagna nel 1936 con l'illusione di realizzare il sogno: "oggi in Spagna domani in Italia." In realtà la dittatura terminò molto prima in Italia. Di fronte a loro c'erano anche quegli italiani andati a soccorrere Franco come ad esempio Licio Gelli.
[...] Il 9 giugno 1937 i fratelli Rosselli furono uccisi da una squadra di "cagoulards", miliziani della “Cagoule”, formazione eversiva della destra francese. Di qui non passarono per il ritorno, rimasero sepolti per anni al Père Lachaise. Molti anni dopo le loro salme furono traslate a Firenze, nello stesso cimitero in cui sono le tombe di Calamandrei, Ernesto Rossi e Salvemini. Un bel gruppo.
Arturo Viale, Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2018