Nonostante lo stallo sul piano nazionale, le comunali del 20 giugno 1976 chiudono, con il successo di Roma, il percorso iniziato nell’anno precedente, offrendo un banco di prova di portata internazionale per dispiegare la strategia del buon governo. Lietta Tornabuoni fotografa sul «Corriere della Sera» il cambiamento politico all’indomani delle elezioni nella capitale:
"Tante storie per tanti decenni, per lustri: Roma città papalina, Roma città fascista, Roma del cattolicesimo più scettico e torvo, Roma cinica e ottusa ad ogni progresso, Roma città-mercato mediorientale» (Moravia) oppure «gran madre cialtrona» (Fellini), Roma cuore della piccola borghesia parassitaria e clientelare, Roma degli impiegati sempre fuori stanza, Roma capoccia della corruzione nazionale e del disavanzo in bilancio, Roma che fa la stupida stasera… Poi, dalle elezioni, questa repentina nuova faccia: Roma rossa, con il partito comunista che è il primo, il più votato. Più forte, con il suo 35,4 per cento delle comunali, persino della democrazia cristiana, che con tutti gli Andreotti e i cardinal Poletti arriva soltanto al 33,8 per cento" <78.
La «serenata in Campidoglio» ritratta dalla giornalista pisana testimonia la varietà delle rappresentazioni di Roma, a metà fra politica e cultura. Le fratture che attraversano il mondo cattolico, il discorso del Pci sulla città e la dialettica fra le culture politiche realizzano nella realtà capitolina una sintesi proficua. La stagione delle amministrazioni a guida comunista spezza l’era dei “sette sindaci” democristiani <79, portando al massimo dell’evidenza lo stretto intreccio fra vicenda nazionale e ricadute locali. D’altra parte, se la formazione di una compagine di governo comunista in altri capoluoghi è già di per sé una notizia, a Roma, capitale del paese e centro del cattolicesimo, assume «una portata politica e simbolica ben maggiore» <80. La cesura è netta e inaugura una stagione destinata a condensarsi in un repertorio di azioni ed immagini a disposizione di precisi utilizzi politici per le successive amministrazioni, anche di diverso orientamento politico.
Su un piano sociale, le questioni giovanile e femminile che prima e dopo il 15 giugno democratizzano il senso comune di un’Italia avviata alla modernizzazione si accompagnano alle fratture intervenute a rendere più eterogeneo e plurale il mondo cattolico della fase postconciliare <81. Qui come altrove è il sessantotto a marcare la discontinuità. L’esplodere di una costellazione di istanze accomunate da una messa in discussione radicale delle gerarchie esistenti stimola una crescente insofferenza verso il dogmatismo della Chiesa, che in molte sue espressioni stenta ancora a tradurre nei fatti la svolta postconciliare <82. L’impossibilità di contenere quella irrequietezza origina il processo in grado di risvegliare, nel medio periodo, il lascito del Concilio Vaticano II dal suo immobilismo, rendendolo operante «attraverso una riscoperta stimolata dalle lotte del movimento operaio e delle sue istanze di rinnovamento» <83. Le pratiche dei cattolici “del dissenso”, spesso vissute «più sul piano della prassi, che su quello culturale» <84, vivono quindi tra il 1968 al 1977 il loro momento di maggiore intensità, «strettamente legate alle loro valenze sociali e politiche» <85.
Il confronto informale fra cattolici e comunisti riprende vigore e partorisce formule originali come il movimento dei «Cristiani per il socialismo» <86. L’attivismo politico nelle città si arricchisce delle «Comunità ecclesiali di base» <87, portatrici della «polemica più dura con la gerarchia» <88, che affiancano altri e vari gruppi cattolici di animazione sociale. Si attivano rappresentazioni alternative in periodici come «Il Foglio», «Il Tetto», «Com» e «Nuovi Tempi», nelle cui scelte editoriali iniziano a farsi largo anche i principi della teologia della liberazione <89.
I rivolgimenti nel mondo cattolico, al netto dei problemi ecclesiologici e di dottrina, hanno due ricadute principali sul piano politico-sociale. La «perdita di validità» <90 delle direttive pastorali, proposte in «una sempre meno praticabile linea autoritaria e indicate con proposizioni assiomatiche» <91, è la prima e si palesa nell’atteggiamento in occasione del referendum sul divorzio. La galassia dei “cattolici del no” svela il sostanziale fallimento delle gerarchie ecclesiali di orientare in maniera organizzata le indicazioni di voto. Viene meno, in questo modo, l’idea che i vescovi ricevano anche la prerogativa di impartire indicazioni corrette nei campi più disparati dell’agire sociale. La seconda ricaduta si esprime in una posizione fortemente critica nei confronti della Democrazia cristiana, accusata di non aver avviato un ripensamento della cristianità in grado di fornire risposte efficaci. Nel tentativo di colmare questa lacuna due gruppi elaborano delle risposte antitetiche. Da destra, Comunione e Liberazione, che elegge anche quattro deputati alla camera <92, propugna la necessità per i cattolici di incidere nell’organizzazione sociale, marcando però «la loro diversità piuttosto che la loro integrazione» <93. Da sinistra, la Lega democratica <94 evidenzia il bisogno di individuare «un blocco sociale capace di esprimere un’ipotesi politica di sinistra non marxista» <95, formando un gruppo dirigente destinato ad un grande protagonismo nella vita politica italiana.
La questione delle spinte riformiste all’interno del cattolicesimo italiano si declina nel contesto romano attraverso il celebre convegno su "Le attese di carità e di giustizia nella diocesi di Roma e la responsabilità dei cristiani", promosso dal Vicariato con lo scopo di consentire un incontro fra i vari gruppi operanti nel disgregato tessuto cittadino. La convinzione diffusa in una parte del mondo cattolico dalla fine degli anni sessanta, secondo cui il Concilio Vaticano II sarebbe stato «svuotato della propria potenzialità riformatrice e che dunque si debba ripartire dallo “spirito” conciliare per ritrovarne la forza» <96, rimette al centro il momento assembleare come occasione di confronto e testimonianza.
Il «banco di prova della credibilità della Chiesa» <97, cui aderiscono i principali soggetti sul territorio <98, alterna autocritiche a testimonianze in presa diretta dal mondo delle periferie e delle borgate:
"Il parroco di Acilia che racconta come nel sobborgo romano famiglie di immigrati vivano ancora in case di paglia, mentre a un tiro di schioppo sorgono palazzi con i fitti alle stelle. Il giovane della borgata Tre Teste che ironizza amaramente sui fuochi delle prostitute, unica indicazione luminosa in tutto il quartiere che permetta agli abitanti di ritrovare la via di casa. Don Mario Picchi, animatore di un centro di assistenza ai drogati, che invoca la dissociazione del potere politico, da quello economico delle case farmaceutiche produttrici di psicofarmaci. Il giovane rappresentante di alcune comunità di base, che manifesta la sua soddisfazione nel vedere recepite dalla Chiesa istituzionale molte delle istanze avanzate da Don Lutte, da Don Franzoni, dai tredici preti dei baraccati" <99.
L’assemblea riconosce l’essitenza di peccati sociali che alimentano l’ingiustizia nella città e ha come esito la firma di un documento che vede i religiosi impegnarsi a «volgere verso un’utilizzazione sociale le proprietà» <100
A precedere un momento collettivo «impensabile in una tradizione ecclesiastica che non aveva mai visto un intervento siffatto da parte dei Vicari» <101, erano state le sferzate di Ugo Poletti contro la Dc locale, irritando una Segreteria di Stato che giudica la posizione del porporato troppo dura in vista della imminente campagna referendaria. Lo stesso Poletti sarebbe però intervenuto pesantemente sul dibattito elettorale, sottolineando la necessità della scelta fra «la città di Dio, che è la Chiesa, e la città senza Dio, che nel materialismo marxista coinvolge la sorte di molti fedeli» <102. Non si deve quindi sopravvalutare l’afflato riformatore del cardinale, più interessato a creare un rapporto di prossimità con l’associazionismo per «evitare che la contestazione e le sinistre esercitassero un'egemonia su questi ambienti» <103.
Fra i comunisti serpeggia una grande delusione per la sortita elettorale del cardinale, che stupisce nella ripresa di un anticomunismo di maniera, racchiuso nell’accusa di voler «sostituire alla cattedra di Pietro la cattedra di Petroselli», per l’occasione assurto a modello di «una nuova edizione dell’anticristo»:
Che vuole il cardinale vicario, davvero? Rivendica egli forse una sorta di extraterritorialità politica e ideale della città di Roma? Vuole farsi promotore di una nuova «questione romana»? Egli, che pure sembrava avere scoperto, in una sua ansia pastorale, una reale «seconda questione romana» nel modo insopportabile in cui tanta parte della popolazione della capitale era ed è costretta a vivere, ha rinunciato a quella per proporre la messa al bando di più di un terzo della popolazione della diocesi che egli amministra in nome del suo sovrano? <104.
Nonostante le posizioni ultraconservatrici del Vaticano, la vitalità di una parte del mondo cattolico desideroso di ascolto orienta verso il Pci i desideri di giustizia sociale che quest’ultimo sembra in quel momento poter rappresentare meglio degli altri partiti. I voti cattolici sono decisivi alla vittoria del Pci a Roma e alla formazione della prima giunta rossa guidata da Giulio Carlo Argan.
[NOTE]
78 L. Tornabuoni, Serenata al Campidoglio, in «Corriere della Sera», 26 giungo 1976.
79 Nella storiografia su Roma moderna e contemporanea si segnalano: L. Benevolo, Roma oggi, Laterza, Roma-Bari, 1977; V. Vidotto, Roma contemporanea, Laterza, Roma-Bari, 2006; I. Insolera, Roma moderna. Da Napoleone al XXI secolo, Torino, Einaudi, 2011; Una ricostruzione della storia amministrativa della capitale è offerta negli agili volumetti di A. Caracciolo, I sindaci di Roma, Roma, Donzelli, 1993 e G. Pagnotta, Sindaci a Roma. Il governo della Capitale dal dopoguerra a oggi, Roma, Donzelli, 2006.
80 G. Pagnotta, Sindaci a Roma, cit., p. 77.
81 Alberto Melloni propone la seguente periodizzazione, scandita da alcune tappe decisive: «la svolta pessimista nel pontificato montiniano (1972), il referendum sul divorzio (1973), la crisi politico disciplinare innescata da quell’evento che porta alla sospensione di don Franzoni e alla scomunica di Lefebvre (1976), la posizione vaticana nel caso Moro, i due conclavi (1978)». A. Melloni, Gli anni Settanta della Chiesa cattolica. La complessità nella ricezione del Concilio, in F. Lussana, G. Marramao (a cura di), L’italia repubblicana nella crisi degli anni settanta. Vol. 2, Culture nuovi soggetti e identità, p. 207.
82 Nel mare magnum della letteratura sul mondo cattolico in Italia, partendo dalle pubblicazioni coeve, si rimanda a L. Bedeschi, Cattolici e comunisti, Milano, Feltrinelli, 1974; S. Ristuccia (a cura di), Intellettuali cattolici tra riformismo e dissenso, Milano, Edizioni di Comunità, 1975; AA.VV., Cultura cattolica e egemonia operaia, Roma, Coines, 1976; AA.VV., I cristiani nella sinistra dalla Resistenza a oggi, Roma, Coines, 1976; G. Martina, La Chiesa in Italia negli ultimi trent’anni, Roma, Studium, 1977; P. Scoppola, La “nuova cristianità” perduta, Roma, Studium, 1985; M. Impagliazzo, Il dissenso cattolico e le minoranze religiose, in F. Lussana, G. Maramao (a cura di), L’Italia repubblicana nella crisi degli anni settanta, Vol. 2, cit., pp. 231-251; D. Saresella, Il “dissenso” cattolico, in M. Impagliazzo (a cura di), La nazione cattolica. Chiesa e società in Italia dal 1958 a oggi, Milano, Guerini e Associati, 2004; Per una sintesi: A. Santagata, Una rassegna storiografica sul dissenso cattolico in Italia, in «Cristianesimo nella storia», XXXI, 2010, pp. 207-241.
83 G. Gualerni, Dall’autunno caldo alla fine del regime: i cattolici a una svolta, in Id., (a cura di), I cattolici degli anni ’70, Milano, Mazzotta, 1977, p. 53.
84 Ibidem.
85 M. Cuminetti, Il dissenso cattolico in Italia, Milano, Rizzoli, 1983, p. 20.
86 Cfr. L. Bedeschi, La sinistra cristiana e il dialogo coi comunisti, Parma, Guanda, 1966; M. Papini, Tra storia e profezia. La lezione dei cattolici comunisti, Roma, Euroma, 1987; P. Ingrao, Le cose impossibili, Roma, Editori Riuniti, 1990, pp. 167-185; N. Tranfaglia, Dalla crisi del centrismo al “compromesso storico”, in F. Lussana, G. Maramao (a cura di), Storia dell’Italia repubblicana. vol. II., cit., pp. 92-111.
87 Sull’arcipelago delle comunità di base si rimanda a, R. Sciubba, R. Sciubba Pace, Le comunità di base in Italia, Roma, Coines, 1976; Aa.Vv., Esperienze di base, luoghi di creatività evangelica, Roma 1977; P. Doni, I ministeri nell’esperienza delle CdB in Italia, in L. Sartori (a cura di), I ministeri ecclesiali oggi: problemi e prospettive, Roma, Borla, 1977, pp. 207-229; Rafael J. Kleiner, Gruppi di base nella Chiesa italiana: obiettivi e metodi di lavoro, Assisi, Cittadella, 1978; F. Perrenchio, Bibbia e comunità di base in Italia, Roma, LAS, 1980; AA. VV., Massa e Meriba: itinerari di fede nella storia delle comunità di base, Torino, Claudiana, 1980.
88 M. Cuminetti, Il dissenso cattolico in Italia, cit., p. 21.
89 A. Monasta, Il dissenso cattolico nell’esperienza di quattro riviste: “Momento”, “Note di cultura”, “Note e rassegne”, “Il tetto”, in S. Ristuccia, Intellettuali cattolici tra riformismo e dissenso, cit., pp. 317-368; A. Nesti, I giornali dei gruppi ecclesiali e dell’altra Chiesa, in Ivi, cit., pp. 387-420.
90 G. Gualerni (a cura di), I cattolici degli ianni ’70, cit., p. 58.
91 Ibidem.
92 G. Pansa, Il crociato marcia su Roma, in «Corriere della Sera», 11 luglio 1976.
93 V. Onida, La crisi di identità politica dei cattolici italiani: le risposte di Comunione e liberazione e della Lega democratica, in G. Gualerni, I cattolici degli anni ’70, cit., p. 98; In un’ampia letteratura critica coeva si rimanda a S. Bianchi (a cura di), Gli estremisti di centro. Il neo-integralismo cattolico degli anni '70: Comunione e Liberazione, Firenze, Guaraldi, 1975; G. Guizzardi et al., Religione e politica: Il caso italiano, Roma, Coines, 1976; G. Cianflone, L'ultima crociata: Comunione e Liberazione, Messina-Firenze, D'Anna, 1978; F. Ottaviano, Gli estremisti bianchi, Roma, Data News, 1986.
94 Sulla Lega democratica e il suo impatto nella vita politica italiana si legga L. Biondi, La Lega democratica. Dalla Democrazia cristiana all’Ulivo: una nuova classe dirigente cattolica, Roma, Viella, 2013.
95 V. Onida, La crisi di identità politica dei cattolici italiani: le risposte di Comunione e liberazione e della Lega democratica cit., p. 113.
96 A. Melloni, Gli anni Settanta della Chiesa cattolica , cit., pp. 223-224.
97 F. De Santis, Autocritica dei cristiani sul «sacco» della capitale, in «Corriere della Sera», 13 febbraio 1976.
98 Dai partiti (Dc, Pci) alle associazioni ambientaliste (Italia Nostra), ai Cristiani per il Socialismo e ai gruppi di Don Franzoni, i “preti dei baraccati”.
99 F. De Santis, I preti dei baraccati contro i mali di Roma, cit.
100 Id., «Mea culpa» di 150 religiosi per i peccati commessi contro Roma, in «Corriere della Sera», 15 febbraio 1974.
101 Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Relazione sul movimento “Febbraio '74”, Protocollo n. 1840, XVII Legislatura, p. 4.
102 M. Gozzini, I Cattolici e la sinistra: dibattito aperto, Assisi, Cittadella Editrice, 1977; S. Magister, La politica vaticana e l’Italia (1943-1978), Roma, Editori Riuniti, 1979; G. Cantoni, Risveglio anticomunista in difesa della fede e dell’Italia, in «Cristianità», XIV, 1975.
103 Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Relazione sul movimento “Febbraio '74”, Protocollo n. 1840, XVII Legislatura, p. 4
104 Extraterritoriale tutta Roma?, in «Rinascita», XLII, 1975, p. 14.
Marco Gualtieri, La città immaginata. Le Estati romane e la “stagione dell’effimero” (1976-1985), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", Anno Accademico 2019-2020
"Tante storie per tanti decenni, per lustri: Roma città papalina, Roma città fascista, Roma del cattolicesimo più scettico e torvo, Roma cinica e ottusa ad ogni progresso, Roma città-mercato mediorientale» (Moravia) oppure «gran madre cialtrona» (Fellini), Roma cuore della piccola borghesia parassitaria e clientelare, Roma degli impiegati sempre fuori stanza, Roma capoccia della corruzione nazionale e del disavanzo in bilancio, Roma che fa la stupida stasera… Poi, dalle elezioni, questa repentina nuova faccia: Roma rossa, con il partito comunista che è il primo, il più votato. Più forte, con il suo 35,4 per cento delle comunali, persino della democrazia cristiana, che con tutti gli Andreotti e i cardinal Poletti arriva soltanto al 33,8 per cento" <78.
La «serenata in Campidoglio» ritratta dalla giornalista pisana testimonia la varietà delle rappresentazioni di Roma, a metà fra politica e cultura. Le fratture che attraversano il mondo cattolico, il discorso del Pci sulla città e la dialettica fra le culture politiche realizzano nella realtà capitolina una sintesi proficua. La stagione delle amministrazioni a guida comunista spezza l’era dei “sette sindaci” democristiani <79, portando al massimo dell’evidenza lo stretto intreccio fra vicenda nazionale e ricadute locali. D’altra parte, se la formazione di una compagine di governo comunista in altri capoluoghi è già di per sé una notizia, a Roma, capitale del paese e centro del cattolicesimo, assume «una portata politica e simbolica ben maggiore» <80. La cesura è netta e inaugura una stagione destinata a condensarsi in un repertorio di azioni ed immagini a disposizione di precisi utilizzi politici per le successive amministrazioni, anche di diverso orientamento politico.
Su un piano sociale, le questioni giovanile e femminile che prima e dopo il 15 giugno democratizzano il senso comune di un’Italia avviata alla modernizzazione si accompagnano alle fratture intervenute a rendere più eterogeneo e plurale il mondo cattolico della fase postconciliare <81. Qui come altrove è il sessantotto a marcare la discontinuità. L’esplodere di una costellazione di istanze accomunate da una messa in discussione radicale delle gerarchie esistenti stimola una crescente insofferenza verso il dogmatismo della Chiesa, che in molte sue espressioni stenta ancora a tradurre nei fatti la svolta postconciliare <82. L’impossibilità di contenere quella irrequietezza origina il processo in grado di risvegliare, nel medio periodo, il lascito del Concilio Vaticano II dal suo immobilismo, rendendolo operante «attraverso una riscoperta stimolata dalle lotte del movimento operaio e delle sue istanze di rinnovamento» <83. Le pratiche dei cattolici “del dissenso”, spesso vissute «più sul piano della prassi, che su quello culturale» <84, vivono quindi tra il 1968 al 1977 il loro momento di maggiore intensità, «strettamente legate alle loro valenze sociali e politiche» <85.
Il confronto informale fra cattolici e comunisti riprende vigore e partorisce formule originali come il movimento dei «Cristiani per il socialismo» <86. L’attivismo politico nelle città si arricchisce delle «Comunità ecclesiali di base» <87, portatrici della «polemica più dura con la gerarchia» <88, che affiancano altri e vari gruppi cattolici di animazione sociale. Si attivano rappresentazioni alternative in periodici come «Il Foglio», «Il Tetto», «Com» e «Nuovi Tempi», nelle cui scelte editoriali iniziano a farsi largo anche i principi della teologia della liberazione <89.
I rivolgimenti nel mondo cattolico, al netto dei problemi ecclesiologici e di dottrina, hanno due ricadute principali sul piano politico-sociale. La «perdita di validità» <90 delle direttive pastorali, proposte in «una sempre meno praticabile linea autoritaria e indicate con proposizioni assiomatiche» <91, è la prima e si palesa nell’atteggiamento in occasione del referendum sul divorzio. La galassia dei “cattolici del no” svela il sostanziale fallimento delle gerarchie ecclesiali di orientare in maniera organizzata le indicazioni di voto. Viene meno, in questo modo, l’idea che i vescovi ricevano anche la prerogativa di impartire indicazioni corrette nei campi più disparati dell’agire sociale. La seconda ricaduta si esprime in una posizione fortemente critica nei confronti della Democrazia cristiana, accusata di non aver avviato un ripensamento della cristianità in grado di fornire risposte efficaci. Nel tentativo di colmare questa lacuna due gruppi elaborano delle risposte antitetiche. Da destra, Comunione e Liberazione, che elegge anche quattro deputati alla camera <92, propugna la necessità per i cattolici di incidere nell’organizzazione sociale, marcando però «la loro diversità piuttosto che la loro integrazione» <93. Da sinistra, la Lega democratica <94 evidenzia il bisogno di individuare «un blocco sociale capace di esprimere un’ipotesi politica di sinistra non marxista» <95, formando un gruppo dirigente destinato ad un grande protagonismo nella vita politica italiana.
La questione delle spinte riformiste all’interno del cattolicesimo italiano si declina nel contesto romano attraverso il celebre convegno su "Le attese di carità e di giustizia nella diocesi di Roma e la responsabilità dei cristiani", promosso dal Vicariato con lo scopo di consentire un incontro fra i vari gruppi operanti nel disgregato tessuto cittadino. La convinzione diffusa in una parte del mondo cattolico dalla fine degli anni sessanta, secondo cui il Concilio Vaticano II sarebbe stato «svuotato della propria potenzialità riformatrice e che dunque si debba ripartire dallo “spirito” conciliare per ritrovarne la forza» <96, rimette al centro il momento assembleare come occasione di confronto e testimonianza.
Il «banco di prova della credibilità della Chiesa» <97, cui aderiscono i principali soggetti sul territorio <98, alterna autocritiche a testimonianze in presa diretta dal mondo delle periferie e delle borgate:
"Il parroco di Acilia che racconta come nel sobborgo romano famiglie di immigrati vivano ancora in case di paglia, mentre a un tiro di schioppo sorgono palazzi con i fitti alle stelle. Il giovane della borgata Tre Teste che ironizza amaramente sui fuochi delle prostitute, unica indicazione luminosa in tutto il quartiere che permetta agli abitanti di ritrovare la via di casa. Don Mario Picchi, animatore di un centro di assistenza ai drogati, che invoca la dissociazione del potere politico, da quello economico delle case farmaceutiche produttrici di psicofarmaci. Il giovane rappresentante di alcune comunità di base, che manifesta la sua soddisfazione nel vedere recepite dalla Chiesa istituzionale molte delle istanze avanzate da Don Lutte, da Don Franzoni, dai tredici preti dei baraccati" <99.
L’assemblea riconosce l’essitenza di peccati sociali che alimentano l’ingiustizia nella città e ha come esito la firma di un documento che vede i religiosi impegnarsi a «volgere verso un’utilizzazione sociale le proprietà» <100
A precedere un momento collettivo «impensabile in una tradizione ecclesiastica che non aveva mai visto un intervento siffatto da parte dei Vicari» <101, erano state le sferzate di Ugo Poletti contro la Dc locale, irritando una Segreteria di Stato che giudica la posizione del porporato troppo dura in vista della imminente campagna referendaria. Lo stesso Poletti sarebbe però intervenuto pesantemente sul dibattito elettorale, sottolineando la necessità della scelta fra «la città di Dio, che è la Chiesa, e la città senza Dio, che nel materialismo marxista coinvolge la sorte di molti fedeli» <102. Non si deve quindi sopravvalutare l’afflato riformatore del cardinale, più interessato a creare un rapporto di prossimità con l’associazionismo per «evitare che la contestazione e le sinistre esercitassero un'egemonia su questi ambienti» <103.
Fra i comunisti serpeggia una grande delusione per la sortita elettorale del cardinale, che stupisce nella ripresa di un anticomunismo di maniera, racchiuso nell’accusa di voler «sostituire alla cattedra di Pietro la cattedra di Petroselli», per l’occasione assurto a modello di «una nuova edizione dell’anticristo»:
Che vuole il cardinale vicario, davvero? Rivendica egli forse una sorta di extraterritorialità politica e ideale della città di Roma? Vuole farsi promotore di una nuova «questione romana»? Egli, che pure sembrava avere scoperto, in una sua ansia pastorale, una reale «seconda questione romana» nel modo insopportabile in cui tanta parte della popolazione della capitale era ed è costretta a vivere, ha rinunciato a quella per proporre la messa al bando di più di un terzo della popolazione della diocesi che egli amministra in nome del suo sovrano? <104.
Nonostante le posizioni ultraconservatrici del Vaticano, la vitalità di una parte del mondo cattolico desideroso di ascolto orienta verso il Pci i desideri di giustizia sociale che quest’ultimo sembra in quel momento poter rappresentare meglio degli altri partiti. I voti cattolici sono decisivi alla vittoria del Pci a Roma e alla formazione della prima giunta rossa guidata da Giulio Carlo Argan.
[NOTE]
78 L. Tornabuoni, Serenata al Campidoglio, in «Corriere della Sera», 26 giungo 1976.
79 Nella storiografia su Roma moderna e contemporanea si segnalano: L. Benevolo, Roma oggi, Laterza, Roma-Bari, 1977; V. Vidotto, Roma contemporanea, Laterza, Roma-Bari, 2006; I. Insolera, Roma moderna. Da Napoleone al XXI secolo, Torino, Einaudi, 2011; Una ricostruzione della storia amministrativa della capitale è offerta negli agili volumetti di A. Caracciolo, I sindaci di Roma, Roma, Donzelli, 1993 e G. Pagnotta, Sindaci a Roma. Il governo della Capitale dal dopoguerra a oggi, Roma, Donzelli, 2006.
80 G. Pagnotta, Sindaci a Roma, cit., p. 77.
81 Alberto Melloni propone la seguente periodizzazione, scandita da alcune tappe decisive: «la svolta pessimista nel pontificato montiniano (1972), il referendum sul divorzio (1973), la crisi politico disciplinare innescata da quell’evento che porta alla sospensione di don Franzoni e alla scomunica di Lefebvre (1976), la posizione vaticana nel caso Moro, i due conclavi (1978)». A. Melloni, Gli anni Settanta della Chiesa cattolica. La complessità nella ricezione del Concilio, in F. Lussana, G. Marramao (a cura di), L’italia repubblicana nella crisi degli anni settanta. Vol. 2, Culture nuovi soggetti e identità, p. 207.
82 Nel mare magnum della letteratura sul mondo cattolico in Italia, partendo dalle pubblicazioni coeve, si rimanda a L. Bedeschi, Cattolici e comunisti, Milano, Feltrinelli, 1974; S. Ristuccia (a cura di), Intellettuali cattolici tra riformismo e dissenso, Milano, Edizioni di Comunità, 1975; AA.VV., Cultura cattolica e egemonia operaia, Roma, Coines, 1976; AA.VV., I cristiani nella sinistra dalla Resistenza a oggi, Roma, Coines, 1976; G. Martina, La Chiesa in Italia negli ultimi trent’anni, Roma, Studium, 1977; P. Scoppola, La “nuova cristianità” perduta, Roma, Studium, 1985; M. Impagliazzo, Il dissenso cattolico e le minoranze religiose, in F. Lussana, G. Maramao (a cura di), L’Italia repubblicana nella crisi degli anni settanta, Vol. 2, cit., pp. 231-251; D. Saresella, Il “dissenso” cattolico, in M. Impagliazzo (a cura di), La nazione cattolica. Chiesa e società in Italia dal 1958 a oggi, Milano, Guerini e Associati, 2004; Per una sintesi: A. Santagata, Una rassegna storiografica sul dissenso cattolico in Italia, in «Cristianesimo nella storia», XXXI, 2010, pp. 207-241.
83 G. Gualerni, Dall’autunno caldo alla fine del regime: i cattolici a una svolta, in Id., (a cura di), I cattolici degli anni ’70, Milano, Mazzotta, 1977, p. 53.
84 Ibidem.
85 M. Cuminetti, Il dissenso cattolico in Italia, Milano, Rizzoli, 1983, p. 20.
86 Cfr. L. Bedeschi, La sinistra cristiana e il dialogo coi comunisti, Parma, Guanda, 1966; M. Papini, Tra storia e profezia. La lezione dei cattolici comunisti, Roma, Euroma, 1987; P. Ingrao, Le cose impossibili, Roma, Editori Riuniti, 1990, pp. 167-185; N. Tranfaglia, Dalla crisi del centrismo al “compromesso storico”, in F. Lussana, G. Maramao (a cura di), Storia dell’Italia repubblicana. vol. II., cit., pp. 92-111.
87 Sull’arcipelago delle comunità di base si rimanda a, R. Sciubba, R. Sciubba Pace, Le comunità di base in Italia, Roma, Coines, 1976; Aa.Vv., Esperienze di base, luoghi di creatività evangelica, Roma 1977; P. Doni, I ministeri nell’esperienza delle CdB in Italia, in L. Sartori (a cura di), I ministeri ecclesiali oggi: problemi e prospettive, Roma, Borla, 1977, pp. 207-229; Rafael J. Kleiner, Gruppi di base nella Chiesa italiana: obiettivi e metodi di lavoro, Assisi, Cittadella, 1978; F. Perrenchio, Bibbia e comunità di base in Italia, Roma, LAS, 1980; AA. VV., Massa e Meriba: itinerari di fede nella storia delle comunità di base, Torino, Claudiana, 1980.
88 M. Cuminetti, Il dissenso cattolico in Italia, cit., p. 21.
89 A. Monasta, Il dissenso cattolico nell’esperienza di quattro riviste: “Momento”, “Note di cultura”, “Note e rassegne”, “Il tetto”, in S. Ristuccia, Intellettuali cattolici tra riformismo e dissenso, cit., pp. 317-368; A. Nesti, I giornali dei gruppi ecclesiali e dell’altra Chiesa, in Ivi, cit., pp. 387-420.
90 G. Gualerni (a cura di), I cattolici degli ianni ’70, cit., p. 58.
91 Ibidem.
92 G. Pansa, Il crociato marcia su Roma, in «Corriere della Sera», 11 luglio 1976.
93 V. Onida, La crisi di identità politica dei cattolici italiani: le risposte di Comunione e liberazione e della Lega democratica, in G. Gualerni, I cattolici degli anni ’70, cit., p. 98; In un’ampia letteratura critica coeva si rimanda a S. Bianchi (a cura di), Gli estremisti di centro. Il neo-integralismo cattolico degli anni '70: Comunione e Liberazione, Firenze, Guaraldi, 1975; G. Guizzardi et al., Religione e politica: Il caso italiano, Roma, Coines, 1976; G. Cianflone, L'ultima crociata: Comunione e Liberazione, Messina-Firenze, D'Anna, 1978; F. Ottaviano, Gli estremisti bianchi, Roma, Data News, 1986.
94 Sulla Lega democratica e il suo impatto nella vita politica italiana si legga L. Biondi, La Lega democratica. Dalla Democrazia cristiana all’Ulivo: una nuova classe dirigente cattolica, Roma, Viella, 2013.
95 V. Onida, La crisi di identità politica dei cattolici italiani: le risposte di Comunione e liberazione e della Lega democratica cit., p. 113.
96 A. Melloni, Gli anni Settanta della Chiesa cattolica , cit., pp. 223-224.
97 F. De Santis, Autocritica dei cristiani sul «sacco» della capitale, in «Corriere della Sera», 13 febbraio 1976.
98 Dai partiti (Dc, Pci) alle associazioni ambientaliste (Italia Nostra), ai Cristiani per il Socialismo e ai gruppi di Don Franzoni, i “preti dei baraccati”.
99 F. De Santis, I preti dei baraccati contro i mali di Roma, cit.
100 Id., «Mea culpa» di 150 religiosi per i peccati commessi contro Roma, in «Corriere della Sera», 15 febbraio 1974.
101 Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Relazione sul movimento “Febbraio '74”, Protocollo n. 1840, XVII Legislatura, p. 4.
102 M. Gozzini, I Cattolici e la sinistra: dibattito aperto, Assisi, Cittadella Editrice, 1977; S. Magister, La politica vaticana e l’Italia (1943-1978), Roma, Editori Riuniti, 1979; G. Cantoni, Risveglio anticomunista in difesa della fede e dell’Italia, in «Cristianità», XIV, 1975.
103 Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Relazione sul movimento “Febbraio '74”, Protocollo n. 1840, XVII Legislatura, p. 4
104 Extraterritoriale tutta Roma?, in «Rinascita», XLII, 1975, p. 14.
Marco Gualtieri, La città immaginata. Le Estati romane e la “stagione dell’effimero” (1976-1985), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", Anno Accademico 2019-2020