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lunedì 1 aprile 2024

Il successo dei comandanti tedeschi di conservare pressoché intatte le loro forze sarebbe stata pagata cara dagli anglo-americani


Nella primavera del 1944 gli Alleati si trovavano ancora bloccati dalla serie di linee difensive create dai tedeschi a circa 100 km a sud di Roma, la principale delle quali era la ben nota Gustav. Dopo il cocente fallimento dello sbarco ad Anzio (operazione Shingle) del gennaio precedente, le prospettive per gli anglo-americani erano però in costante miglioramento, anche grazie al sopraggiungere della bella stagione. L’11 maggio, la 5ᵃ Armata americana al comando del generale Mark Clark e l’8ᵃ britannica agli ordini del generale Oliver Leese, scatenarono Diadem, una complessa operazione in gestazione da mesi, ma continuamente rinviata a causa del maltempo. Finalmente, dopo una settimana di combattimenti, la linea Gustav iniziò chiaramente a cedere all’offensiva alleata e le due armate tedesche - la 10ᵃ e 14ᵃ - iniziarono il ripiegamento sulla serie di linee difensive successive, ma meno munite della poderosa Gustav <681. Queste linee - denominate Hitler e Caesar - vennero a loro volta rapidamente sfondate e il 5 giugno 1944 unità della 5ᵃ Armata di Clark, che operava sul fronte tirrenico, presero il trofeo più ambito di tutta l’operazione: la città di Roma <682. La preziosa conquista, ancorché soprattutto dal punto di vista simbolico, venne oscurata il giorno successivo dalla notizia degli sbarchi alleati in Normandia, ma soprattutto era venuto meno l’obiettivo ben più importante concernente la distruzione della 10ᵃ Armata tedesca in ritirata. Il successo dei comandanti tedeschi di conservare pressoché intatte le loro forze sarebbe stata pagata cara dagli anglo-americani.
L’estate del 1944 fu una stagione di grandi speranze e di cocenti fallimenti per gli Alleati, mentre per la popolazione italiana si trattò di un periodo in cui il terrore e la morte erano all’ordine del giorno e provenivano da ogni direzione; dal cielo sotto forma degli aerei anglo-americani e dai tedeschi per mezzo di furti, distruzioni ed esecuzioni sommarie. L’avanza alleata fu infatti metodica e la ritirata tedesca non si trasformò mai veramente in una rotta, cosa che permise alle unità germaniche di fare il buono e il cattivo tempo nei territori che sapevano di dover presto abbandonare.
Dopo la presa di Roma, mentre le forze aeree martellavano le truppe della 10ᵃ e 14ᵃ Armata, con sanguinose conseguenze anche nei confronti della popolazione civile italiana, lo sfondamento della linea del Trasimeno il 21 giugno permise alle forze alleate di penetrare in Toscana e raggiungere il fiume Arno alla metà di luglio. Qui, dopo ulteriori combattimenti che permisero la presa di parte della città di Pisa e di Firenze ai primi di agosto, il fronte si stabilizzò per circa un mese <683.
 

L’avanzata alleata dalla linea del Trasimeno fino al fiume Arno. Mappa tratta dal volume Cassino to the Alps (carta IX). Qui ripresa da Jonathan Pieri, Op. cit. infra

2. Sulla linea dell’Arno
La linea del fiume Arno era quella che originariamente, passando per i Monti Pisani, il feldmaresciallo Kesselring intendeva tenere per almeno tutto l’inverno 1944-1945. Per vari motivi però il comandante tedesco decise di arretrare la linea Gotica di diversi chilometri verso nord, abbandonando completamente la piana della Versilia meridionale e quasi tutta la Lucchesia. Kesselring si era reso conto che le fortificazioni della originale linea difensiva erano troppo esposte sul lato tirrenico e probabilmente, ancora una volta, sulla sua decisione dovette ancora una volta pesare il timore di un possibile sbarco anfibio alle spalle delle forze tedesche. Le piatte ed estese spiagge della zona di Viareggio potevano essere un punto molto favorevole per un attacco e, pur essendo state munite di fortificazioni ed ostacoli, il feldmaresciallo non volle rischiare, abbandonando la città balneare nelle mani degli anglo-americani attestandosi più a nord <684. La decisione fu di importanza cruciale per le sorti delle popolazioni della Bassa Versilia e della piana di Lucca, perché evitò il previsto sfollamento generale dell’area e ulteriori mesi di occupazione tedesca. Questo però non significava che la linea dell’Arno diventasse totalmente inutile, perché più a lungo i tedeschi fossero riusciti a tenerla, più tempo avrebbero avuto per approntare le fortificazioni della linea Gotica.
Quando la 5ᵃ Armata del generale Clark giunse sul fiume, molte delle sue unità erano esauste. Il IV Corpo d’Armata del generale Willis D. Crittenberger in particolare, che si trovava all’estrema sinistra del fronte, aveva assoluta necessità di una pausa, con la quale si poteva anche effettuare una riorganizzazione delle forze. La 1ᵃ Divisione Corazzata venne finalmente organizzata secondo le nuove tabelle di ordinamento emanate l’anno precedente, mentre nello stesso periodo stavano entrando in linea nuove formazioni quali la 92ᵃ Divisione di Fanteria «Buffalo» americana e le prime unità della Força Expedicionária Brasileira (FEB) <685. Il 24 luglio, per rilevare la 34ᵃ e la 91ᵃ Divisione di fanteria, il generale Crittenberger e il suo superiore, generale Clark, decisero di formare un’unità mista a partire dalla 45ᵃ Brigata antiaerea, la quale assunse la denominazione di Task Force 45 (TF 45)686. Tale unità, che sarebbe stata molto importante per la storia della liberazione della Versilia meridionale, iniziò ad entrare in linea nella notte tra il 26 e il 27 luglio 1944 sull’estremo fianco sinistro dello schieramento del IV Corpo d’Armata, per una lunghezza di fronte complessiva di circa 25 chilometri <687. In quel momento, dalla parte opposta dello schieramento si trovavano alcune formazioni appartenenti alla «Reichsführer SS» <688.
[NOTE]
681 Cfr. W. G. F. Jackson, La battaglia di Roma, Baldini & Castoldi, Milano 1970, capitolo 7.
682 È ancora accesa la diatriba riguardante la decisione di Mark Clark di puntare su Roma anziché procedere con il piano originale deciso dal generale Alexander. Questo prevedeva che la testa di sbarco ad Anzio effettuasse al momento opportuno una sortita volta a sbarrare la strada alla 10ᵃ Armata tedesca in ritirata dal fronte di Cassino, permettendone l’annientamento. A questo proposito si vedano le interessanti conclusioni a cui giunge Peter Caddick-Adams nel suo L’inferno di Montecassino. La battaglia decisive della campagna d’Italia, Mondadori, Milano 2014.
683 Cfr. Ernest F. Fisher, Jr., Cassino to the Alps, Center of Military History, Washington D.C., 1993, capitoli da 13 a 15.
684 Cipollini, Il piano di sfollamento totale della provincia di Lucca, cit., pp. 152-153
685 Fisher, Cassino to the Alps, cit., p. 286-287.
686 Queste informazioni sono tratte da un rapporto dattiloscritto inerente la storia della Task Force 45. Il documento, dal titolo History of Task Force 45 (29 July 44 to 28 January 45), fa parte dei World War II Operational Documents ed è disponibile sul sito della Combined Arms Research Library (CARL).
687 Ivi, p. 1.
688 Ivi, p. 7.
Jonathan Pieri, Massarosa in guerra (1940-1945), Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2013-2014