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venerdì 19 aprile 2024

Dall’estate del 1944 cominciano le operazioni di rastrellamento da parte delle forze tedesche tra il Pasubio e la Val Posina


La città di Schio era uno dei centri più importanti della provincia di Vicenza, quarta città più popolosa dopo il capoluogo, Bassano del Grappa e Valdagno. L’industrializzazione della zona aveva subito una forte accelerazione dalla metà del XIX secolo con la creazione di alcune fabbriche all’avanguardia come il famoso Lanificio Rossi, oltre che a numerosi opifici. La crescita dell’economia aveva a sua volta prodotto un proletariato urbano particolarmente attivo e politicizzato che, più volte, si scontrò con gli imprenditori in numerose proteste che bloccarono la città. La guerra e l’arrivo della RSI non migliorarono le condizioni di vita della popolazione locale, i licenziamenti di massa e il divieto di riassunzione dei sovversivi causò esodi di massa della popolazione <171. La caduta di Mussolini e l’armistizio non turbarono particolarmente la popolazione di Schio e dei dintorni; il giorno successivo, 9 settembre, una folla esultante si radunò in piazza Alessandro Rossi, tanto che il Podestà del Comune Radi si affrettò ad emanare un comunicato per invitare alla calma la popolazione <172. A differenza della maggior parte dei paesi limitrofi, a Schio il fascismo non riuscì mai ad avere una presa salda sulla popolazione e ciò causò l’istituzione di un sistema di controllo molto stretto da parte delle autorità locali, arrivando a più di 300 persone schedate e sotto sorveglianza per il loro rapporti con l’ambiente operaio <173. La città divenne il nodo centrale per il sistema di aiuti finanziari e di rifornimenti per i partigiani <174. Con il sopraggiungere della precettazione dei lavoratori da mandare in Germania e gli scioperi di inizio anno del 1944 la tensione crebbe, come apprendiamo dai rapporti della GNR:
«Schio, 11 marzo 1944-XXII.
Oggetto: Segnalazione sospensione del lavoro.
10 corrente ore 9 operaie circa 70 Filanda Maule di Malo (Vicenza) sospendevano lavoro, ripreso dopo circa 35 minuti per pronto intervento Arma, segno protesta sospensione da lavoro per una giornata filandiera Valmorbida Clorinda d’anni 18 da Malo sorpresa leggere alta voce in detto stabilimento sottoriportato manifestino sovversivo la cui unica copia in originale rimettesi at Prefettura Vicenza punto Detto manifestino veniva rinvenuto in mattinata da altra filandiera mentre recavasi at filanda per iniziare lavoro punto In detta Valmorbida escludesi proposito propagandistico punto Proprietario filanda diffidava dipendenti operaie dal far circolare in fabbrica manifestini del genere punto Nessun perturbamento ordine pubblico punto»
“Operai del Veneto!
Opponetevi con tutto l’animo alla brutale violenza germanica che vuole strappare voi le vostre donne alle case d’Italia. Resistere per affrettare la caduta della Germania e la liberazione d’Italia. Vi siamo vicini con tutti i mezzi spirituali e materiali. Non temete rappresaglie.” <175
Le forze tedesche arrivarono a Schio la notte tra il 9 e il 10 settembre del 1943, con reparti provenienti principalmente dalla Divisione Granatieri Corazzati SS Liebstandarte Adolf Hitler e dalla 25ª Divisione Corazzata del 2° SS-Panzerkorps <176. Gli autocarri carichi di truppe e mezzi che scendevano verso Schio arrivarono da Valli del Pasubio e da Torrebelvicino; la mattina del 10 settembre un reparto di tedeschi avanzò verso il presidio italiano alla Caserma Cella <177. Nella caserma stazionavano degli alpini da Rovereto che, il giorno prima, erano stati disarmati per ordine del loro comandante ed avevano respinto alcune proposte di collaborazione avanzate da dirigenti antifascisti della città; l’attacco tedesco si abbatté sulla Caserma Cella causando la cattura e la deportazione verso la Germania di 54 autocorriere piene di soldati italiani <178.
I primi nuclei della Resistenza scledense si radunarono sui colli circostanti, la maggior parte dei partigiani prese residenza per circa un mese presso le contrade Festari e Formalaita sotto la guida di alcuni antifascisti della città e il comando di Iginio Piva, andando a creare il cosiddetto “gruppo del Festaro”. Il 29 aprile il Fascio Repubblicano di Thiene dava ordini per l’arresto di diversi cittadini in seguito all’uccisione del locale Commissario Prefettizio; l’ordine venne eseguito alle prime ore del pomeriggio dai fascisti appartenenti agli Enti Economici dell’Agricoltura e alla Compagnia della Morte di Vicenza. Risultava noto il fatto che gli arrestati erano estranei all’accaduto e che l’azione era stata portata avanti unicamente su iniziativa del fascio locale che aveva già predisposto l’esecuzione. La fucilazione non avvenne a causa di screzi tra i funzionari fascisti locali e le forze tedesche <179.
30 aprile in località S. Caterina di Tretto avvenne un rastrellamento a seguito dei lanci aerei degli alleati in zona; i tedeschi razziarono il paese, svuotando il caseificio locale e rubando delle radio <180. Il 17 maggio venne costituita la 30ª Brigata d’assalto “Ateo Garemi” nella zona di Campodavanti verso cima Posina; nato su iniziativa del gruppo di Malga Campetto, ovvero i “Fratelli Bandiera”, per raccogliere tutta la Resistenza del vicentino nord-occidentale. La brigata era formata da due battaglioni: lo “Stella”, operante nella Valle dell’Agno e lo “Apolloni”, operante principalmente nella Val Leogra e in parte sull’Altopiano di Asiago; con altri battaglioni in fase di creazione <181.
Dall’estate del 1944 cominciano le operazioni di rastrellamento da parte delle forze tedesche tra il Pasubio e la Val Posina. In località San Vito di Leguzzano, nella notte tra il 2 e il 3 giugno avvenne uno scontro tra i militi della GNR e il Battaglione “Ismene” guidato dal “Tar”, dove morì un partigiano e rimasero feriti due fascisti che vennero trasportati in ospedale a Schio; pochi giorni dopo, nella notte tra il 6 e il 7 alcuni partigiani entrarono nell’ospedale e giustiziarono i due fascisti. Il 22 giugno i tedeschi eseguirono una rappresaglia prelevando quattro persone da Vallortigara, portandole a S. Giustina di Ca’ Trenta dove vennero fucilate dopo essere state costrette a scavare le proprie fosse <182. Tra il 31 luglio e il 1° agosto avvenne uno scontro tra l’Ost-Bataillon 263 e il gruppo garibaldino guidato da Ferruccio Manea, detto “Tar” <183.
Nel contesto del “Piano Vicenza” il massiccio del Pasubio avrebbe dovuto costituire una “zona libera” e per questo, nell’estate del 1944, molti partigiani cominciarono a convergere nell’area e, contemporaneamente, i tedeschi affrettavano le opere per la costruzione della “Linea Blu” <184. A luglio la formazione partigiana guidata dal “Tar” giunse a Posina e si divise in due gruppi: il primo salì verso i Campiluzzi, un gruppo di malghe che sorgeva sul Pasubio; l’altro gruppo guidato dallo stesso “Tar” raggiunse il rifugio “Lancia” che venne sgomberato e occupato dai guerriglieri. Tra il 30 e il 31 luglio, mentre “Tar” si trovava presso il comando della formazione a valle, arrivò la notizia che le forze sul Pasubio avevano efficacemente respinto un attacco tedesco <185. Due settimane prima, il 15 luglio, la Scuola Allievi Ufficiali di Tonezza del Cimone veniva presa d’assalto da forze partigiane che vennero respinte grazie all’intervento di un reparto tedesco; a seguito dello scontro i guerriglieri riuscirono ad impossessarsi di molto equipaggiamento bellico presente nella struttura <186. I combattenti provenivano da Campolongo e la forza che attaccò la scuola era composta di circa 50 elementi ed il piano iniziale era di circondare il luogo e prendere di sorpresa ufficiali e cadetti per asportare più materiale possibile senza colpo ferire <187. Un partigiano venne catturato e il suo interrogatorio garantì preziose informazioni ai nazi-fascisti <188. Le azioni sul Pasubio e a Tonezza rappresentarono un duro colpo per le forze occupanti; le forze della “Garemi” a quel punto minacciavano seriamente le linee di rifornimento e comunicazione; inoltre, la ricollocazione prevista per il Comando tedesco a Recoaro Terme rendeva necessario ripulire l’intera “zona libera” del Pasubio dalla presenza dei partigiani. Questa situazione diede l’impulso fondamentale alla seguente Operazione “Belvedere” con lo scopo di garantire la sicurezza nelle retrovie nazi-fasciste.
All’inizio di agosto la “Garemi” si riorganizzò in un Gruppo Brigate e le sue forze vennero suddivise come segue: Brigata “Stella”, Brigata “Pasubiana”, Brigata “Val Leogra” e Brigata “Pino” per un totale di circa 400 effettivi <189.
L’Operazione “Belvedere” scattò il 12 agosto con un rastrellamento che non riuscì a raggruppare molti partigiani che, grazie alla conoscenza del territorio, riuscirono quasi sempre a sganciarsi dagli inseguitori. Lo scontro più rilevante e che più spesso rappresenta questa operazione avvenne in territorio trentino; un gruppo di partigiani venne circondato in località Malga Zonta presso Folgaria, in provincia di Trento, lì i tedeschi e i partigiani condussero una sparatoria di alcune ore che vide i primi avere la meglio. I sopravvissuti allo scontro vennero riuniti ad una quindicina di civili rastrellati il giorno stesso; la giornata si concluse con 14 partigiani e tre malgari, accusati di aver dato loro supporto, fucilati mentre dal lato tedesco si contarono tre morti e quattro feriti <190. Nonostante questa azione possa sembrare un successo per le forze tedesche in realtà la maggior parte dei partigiani che subirono l’attacco riuscì ad evitare le maglie del rastrellamento tedesco <191.
[NOTE]
171 De Grandis, E la piazza decise, p. 27.
172 Valente, Schio, la verità sull’8 settembre, p. 59.
173 De Grandis. E la piazza decise, p. 31.
174 Vangelista, Guerriglia a nord, p. 207.
175 Franzina, La provincia più agitata, p. 155.
176 Valente, Schio, la verità sull’8 settembre, p. 59.
177 Ivi, pp. 72-73.
178 Simini, Eccidi e stragi di militari, civili e partigiani nell’alto vicentino (1943-1945), pp. 9-10.
179 Testimonianza di Corrà Giovanni, Dalla Fontana Bortolo, Fabris Pietro, Finozzi Antonio, Gamba Francesco, Gemmo Livio, Leder Giobatta, Munarini Antonio, Rossi Cesare, Spillare Antonio e Vecelli Riccardo consegnata al Procuratore Generale presso la Corte d’Assise Straordinaria (27 giugno 1945), ASVI, CLNP, b. 15 bis fasc. b, sotto-fascicolo b3.
180 Questura di Vicenza, Ufficio Politico Militare, testimonianza di ex militari della RSI (13 giugno 1945), ASVI, CLNP, b. 10 fasc. 8.
181 Galeotti, Brigata Pasubiana del Gruppo Formazioni A. Garemi, pp, 127-128; Pirina, Guerra civile sulle montagne, vol. III, pp. 9-10.
182 Simini, Eccidi e stragi di militari, civili e partigiani nell’alto vicentino (1943-1945), pp.20-21.
183 Dossi Busoi, I grandi rastrellamenti nazi-fascisti dell’estate-autunno nel vicentino, p. 28.
184 Galeotti, Brigata Pasubiana del Gruppo Formazioni A. Garemi, p. 285.
185 Galeotti, Brigata Pasubiana del Gruppo Formazioni A. Garemi, pp. 295-297.
186 Brunetta, Veneto e Resistenza, p. 141.
187 Franzina, Vicenza di Salò, pp. 276-277.
188 Ivi, p. 270.
189 Dossi Busoi, I grandi rastrellamenti nazi-fascisti dell’estate-autunno nel vicentino, pp. 30-32; Vangelista, Guerriglia a nord, pp. 192-193.
190 Dossi Busoi, I grandi rastrellamenti nazi-fascisti dell’estate-autunno nel vicentino, pp. 34-35; Brunetta, Veneto e Resistenza, p. 155; Pirina, Guerra civile sulle montagne, vol. III, p. 35.
191 Galeotti, Brigata Pasubiana del Gruppo Formazioni A. Garemi, p. 311.

Matteo Ridolfi, La guerra civile nel vicentino nord-occidentale. Stragi ed eccidi dalla Val Chiampo alla Val d’Astico (1943-1945), Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2022-2023