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martedì 27 dicembre 2022

Il 22 luglio comunque Patton era già entrato a Palermo


Il successivo impegno americano nel Mediterraneo, era però più che altro conseguenza della pressione britannica in questo senso, e alla decisione di uno sbarco in Italia, presa a Casablanca nel gennaio del '43, Roosevelt giungeva trascinato dal primo ministro britannico <7. Tuttavia, lo spirito con cui gli Stati Uniti affrontavano la loro missione, la loro “crociata in Europa”, come Eisenhower intitolerà le sue memorie di guerra <8, era quello della guerra necessaria, da combattere per il bene delle popolazioni da liberare. Così infatti era impostata tutta la propaganda alleata verso l'Italia <9, e così continuerà ad essere rappresentata la relazione fra occupanti ed occupati nei mesi successivi allo sbarco in Sicilia. Lo sbarco in Sicilia del 10 luglio del 1943 è dunque il primo momento in cui aspettative, intenti e illusioni, alleate e italiane, si incontrano, scontrandosi però molto presto <10. Nella costa sud-orientale sbarcano i britannici dell'VIII Armata di Montgomery; nella costa occidentale, fra Gela e Licata, gli americani della VII Armata guidati da Patton <11. Non ripercorreremo qui le note vicende della lunga e sanguinosa battaglia che vide impegnati italiani da un lato, e anglo-americani dall'altro, ci concentreremo piuttosto sulle dinamiche socioeconomiche dell'occupazione alleata. La prima certezza a crollare, per gli Alleati, fu quella di una facile conquista della regione, che di fatto cadde definitivamente solo il 17 agosto. Il 22 luglio comunque Patton era già entrato a Palermo e quasi dappertutto l'accoglienza della popolazione, stremata dalla guerra e dalla fame, si era rivelata spesso superiore ad ogni aspettativa. La stampa americana del tempo continuava ad esaltare l'atteggiamento dei siciliani, che avevano accolto gli angloamericani non come “conquistatori”, ma piuttosto come “authorities who have simply taken over from the Italians. They are at least not afraid” <12. Ma dopo una prima fase di accoglienza friendly, la popolazione inizia pian piano a riconsiderare la posizione verso i liberatori occupanti, o comunque a chiedere loro il mantenimento delle promesse fatte <13. Il cibo scarseggia, e dopo una prima ondata di arresti e deposizioni di podestà e prefetti fascisti, l'azione contro il sistema esistente si fa meno incisiva. La necessità di garantire stabilità al sistema è prioritaria, e per questo, se da un lato si cooptano "un numero limitato di Siciliani della classe migliore per lavoro amministrativo nei posti dell'economia, della finanza e della dirigenza-amministrazione" <14, dall'altro un ufficiale AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territories) ha spiegato privatamente che molti di questi funzionari fascisti dovranno tenere i loro impieghi. Insomma il primo obiettivo non era la defascistizzazione, ma l'elusione dei guasti amministrativi <15. A dicembre del 1943, gli esiti di un sondaggio del PWB (Psycological Warfare Branch) presso la popolazione di Palermo, consentono di tracciare un quadro dei risultati dei primi mesi d'occupazione <16. Le prime 400 interviste, fatte scegliendo a caso cinque abitazioni per ogni strada, rivelano una generalizzata sfiducia nei pubblici ufficiali italiani. All'ultimo posto nel gradimento della gente stanno i funzionari addetti all'amministrazione delle risorse alimentari, subito seguiti dalle forze dell'ordine. Il problema di fondo, per la maggior parte degli intervistati, è comunque la presenza di ex fascisti in cariche pubbliche. E più o meno le stesse sono le riflessioni registrate in un rapporto dei servizi segreti civili, l'OSS, del 14 dicembre del '43 <17, le condizioni dell'isola, deterioratesi sin dai primi giorni, sono gravi e il chiaro disordine sociale è imputato alle agenzie governative (americane), incapaci di fornire cibo, abiti e ricovero persino ad un mero livello di sussistenza. Ma a peggiorare il quadro concorrono la negazione alla popolazione della libertà di stampa, parola e assemblee pubbliche, soggetta, ovviamente, alla censura militare, oltre alla mancata epurazione. Il mercato nero continua a prosperare, insieme alla criminalità. La popolazione è di nuovo allo stremo, e tutte le promesse che hanno animato la good war sono di difficile attuazione. Le responsabilità di questo stato di cose viene perlopiù attribuita al Governo militare alleato, anche se in genere la gente mostra tolleranza e pazienza. In linea con le direttive della sezione della guerra psicologica (PWB), la stampa americana continua ad esaltare le gloriose imprese militari dell'esercito alleato, presentato come una macchina da guerra coesa e forte, che deve il suo continuo successo anche all'esperienza siciliana <18. In realtà il “laboratorio Sicilia” ha già insegnato molto altro all'AMGOT. I successi militari insomma non sono sufficienti a garantire quelli amministrativi, e i problemi che gli Alleati incontreranno nei successivi due anni sono già tutti lì.
1.2 OSS chiama mafia
Fino ad ora non abbiamo fatto cenno ad uno dei temi costantemente associati nel dibattito pubblico allo sbarco alleato in Sicilia, e cioè la presunta collaborazione della mafia all’invasione alleata. La collaborazione tra mafia e Alleati è ripreso in ambito ufficiale, dalla Commissione parlamentare antimafia <19, che ha acquisito come verità quella di una collaborazione "tra mafiosi italiani o italoamericani che erano nel loro territorio e mafiosi che erano in Sicilia per preparare il terreno per lo sbarco" <20. In tutte queste ricostruzioni il trait d'union fra l'esercito americano e la mafia siciliana è stato individuato in Lucky Luciano.
[...] La necessità per l'esercito americano di avere al proprio interno collegamenti stretti con la mafia derivava non tanto dal vuoto di informazioni o sul come sbarcare, bensì dal programma degli Alleati, i quali ben sapevano di dover affrontare un problema assai più urgente: quello del governo dell'isola e del mantenimento di un determinato assetto sociale ed economico che potesse servire da modello "nella semplicistica visione del Dipartimento di Stato" <33 all'amministrazione di tutta l'Italia. "Come poter governare un paese del tutto sconosciuto ma sicuramente sottosviluppato, senza appoggiarsi alle forme di potere tradizionali e secolari come il clero e la mafia?" <34
Fu così che Brennan decise di arruolare per la sezione italiana, da inviare in Sicilia, quei personaggi che fossero in grado di avvicinare il potere locale. Saranno gli uomini di Brennan a formare, dentro i servizi strategici americani, il “cerchio della mafia”, come ammetterà esplicitamente un rapporto dell'OSS del 1945.
[NOTE]
7 La politica angloamericana verso l'Italia è un tema ampiamente studiato dalla storiografia. Si citano qui alcuni tra i numerosi saggi sull'argomento: E. A. Rossi, Una nazione allo sbando 8 settembre 1943, Mulino 2003. D. W. Ellwood,
L'alleato nemico, Feltrinelli 1977.
8 D. D. Eisenhower, Crociata in Europa, Mondadori, 1949.
9 Per la propaganda alleata in Italia si rimanda in generale a L. Mercuri, Guerra psicologica. La propaganda anglo-americana in Italia. 1942-1946, Archivio Trimestrale Roma, 1983.
10 Prima azione dell'OSS sarà la corsa del gruppo di Max Corvo e Vincent Scamporino all'isola di Favignana, per restituire la libertà ai mafiosi incarcerati dal regime fascista. La realtà siciliana delle settimane che seguirono allo sbarco racchiude e prefigura l'esperienza futura dell'Italia, dalla disgregazione dell'esercito agli inizi della resistenza.
Cfr., R. Faenza M. Fini, Gli Americani in Italia, Feltrinelli 1976, p. 13.
11 Per una puntuale ricostruzione della situazione nell'isola dopo lo sbarco, cfr. R. Mangiameli, La regione in guerra (1943-50), in Storia d'Italia - Le Regioni dall'unità ad oggi, M. Aymard e G. Giarrizzo (a cura di), La Sicilia, Einaudi, 1987, pp. 483-600.
12 Battle of Sicily - The Enemy: Friendly Isle, “Time”, 26 luglio 1943.
13 Sull'argomento si vedano i rapporti di Rennel of Rodd, SCAO dell'isola, del 2 agosto 1943, dell'8 agosto 1943 in Civil Affairs Soldiers become Governors, United States Government Printing Office, 1964.
14 Rennel of Rodd, op. cit., p. 202.
15 Ivi, p. 195.
16 First interim report of the public opinion survey section of PWB in Sicily, 4 dicembre 1943
17 Rapporto OSS n. J 116, 14 dicembre 1943, Sicilia, V. Scamporino al colonnello Glavin, Mr. Shepardson e Mr. Brennan
18 Cfr., per esempio M. Bracker, Allies Find Lessons in Sicily, NYT, 15 agosto 1943.
19 Cfr., Commissione parlamentare antimafia, Mafia e politica, Relazione del 6 aprile 1993, prefazione di N. Tranfaglia, Laterza, 1993, pp. 72-74.
20 Ivi, p. 72.
30 "Luciano ha detto, testimonia Geroge White di fronte alla commissione, che se avessimo accettato, … , allora lui avrebbe accettato di andare segretamente in Sicilia a stabilire i collegamenti necessari" US Senate Committee, doc. cit.,
p. 1182.
31 Cfr., Fini Faenza, op. cit, p. 11.
32 Ibidem.
33 Ivi, p. 12
34 Ibidem. Persino il generale Castellano, comandante dei carabinieri in Sicilia, vede nella mafia e nelle forze separatiste le uniche organizzazioni in grado di garantire l'ordine.
Vincenzo Aristotele Sei, Italia e Stati Uniti. L’alleato ingombrante (1943-1949), Tesi di laurea, Università della Calabria, 2014