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sabato 10 giugno 2023

Mauri venne reintegrato alla carica di Commissario di Guerra del Comando Zona Est di Parma

Parma. Fonte: Mapio.net

La risposta del Comando Nord Emilia alla lettera personale di Gloria [colonnello Paolo Ceschi], è datata al 26 marzo 1945 <202; si tratta quindi di un documento inviato a nome di tutto il Comando, in risposta ad uno personale e privato indirizzato unicamente al Comandante. In questo scritto vengono ripresi e contestate le obiezioni mosse da Gloria. Il generale, premettendo il fatto di non aver nessuno preconcetto nei confronti di Primo Savani [Mauri] avendolo conosciuto personalmente, deplorava l'azione di Mauri, sia per aver messo in pericolo il movimento sia perché le direttive dei comandi superiori e degli alleati erano sempre state quelle di nessun accordo col nemico. Questo, spiegava il Comandante Bertola, era stato ribadito anche dal Comando Generale, che biasimava la condotta di Mauri ed esortava a prendere provvedimenti, cosa a cui il Comandante aveva già ottemperato.
Dopo aver addotto spiegazioni sui motivi dell'estromissione di Savani, il Generale Roveda [Bertola] si rivolgeva direttamente al Colonnello parmense con queste parole: "non comprendo su quali elementi giudichi il provvedimento preso dal P.C. ed il motivo per cui, specie nella tua veste di Comandante e quindi al di sopra di ogni questione di partiti, ti intrometta in faccende interne di un partito, oltre che dare un giudizio quale tu dai". <203 In merito all'osservazione del Comandante parmense sui collaboratori del Comando, il generale del Nord Emilia sottolineò il fatto che la sua decisione non era stata condizionata da alcuna manovra politica e che il Comando del Nord Emilia, non era dominato dall'influenza comunista.
Gloria non fu l'unico a intercedere per Mauri, ma anche il Comitato Liberazione Nazionale di Parma, intervenne, seppur tardivamente, inviando una lettera riservata <204 alla Delegazione Nord Emilia del CUMER il 26 marzo. Anche il Comitato, come Gloria, sottolineava come la vicenda abbia avuto una risonanza profonda nella provincia, per la popolarità e la stima di cui Mauri gode nel movimento parmense. Forte del fatto di non essere stato interpellato ufficialmente nella vicenda, il Comitato si sentiva in dovere di esternare e condividere il suo punto di vista. Anzitutto venne fatto notare che Mauri fece quanto era possibile per informare il Comitato dell'accaduto, inoltre il pensiero del CLN di Parma era il seguente: "il prof Mauri non aveva facoltà di trattare con i nazifascisti e non lo ha fatto […] gli venne sottoposto un patto che non era nelle sue facoltà né di respingere né di accettare" <205. Per queste ragioni il Comitato non riteneva giusto che il Mauri, che ha solamente dimostrato un "alto senso di responsabilità e di correttezza in tutta la vicenda" <206, debba sopportare un provvedimento del genere che rischia di creare una crisi in seno al Comando Unico.
Abbiamo visto quindi le accuse da parte del Nord Emilia e del Partito Comunista da una parte, e la difesa del Comandante Gloria e del Comitato provinciale dall'altra; si è visto anche come Mauri stesso cercò di affrancarsi dalle accuse mosse e di come, nella speranza di una revoca del provvedimento da parte del Partito, abbia continuato per un certo periodo a rivestire l'incarico di Commissario. Tuttavia, di fronte all'inamovibilità del Nord Emilia, nella metà di aprile scrisse a Gloria annunciando il suo ritiro: "è necessario che mi attenga all'ordine del CMNE per dare esempio di quella disciplina la cui realizzazione nelle nostre file è stata una delle direttrici della mia opera di Commissario Politico. È doloroso lasciarci alla vigilia della Vittoria, dopo tanto fervore di opere in cordiale collaborazione, ma un soldato della nostra grande causa, deve essere forte anche nel dolore […] se nulla avrai in contrario, entrerò a far parte della 12° brigata Garibaldi per continuare a fare il mio dovere di partigiano". <207.
Nei pochi documenti pervenuti scritti da Mauri, il Commissario si limitava a riferire, con rigore e precisione, la sua testimonianza sui fatti accaduti, senza lasciar trapelare alcun giudizio o pensiero sui provvedimenti presi a suo carico e senza appellarsi alla sua innocenza o scusarsi. Solo in una lettera indirizzata al Triumvirato Insurrezionale del P.C., scritta l'11 maggio 1945, a Liberazione avvenuta, egli riportò la sua versione dei fatti e ammise gli errori commessi. Si tratta di un mea culpa che aveva però il fine di poter esser riammesso all'interno del partito comunista: "io, che ricoprivo la carica Commissario Politico di zona, in quanto militante del P.C. avrei dovuto opporre uno sdegnoso rifiuto, ripetendo quella che era la parola d'ordine del nostro partito e cioè col nemico si combatte, non si discute. […] ho commesso, seppur in buona fede un gravissimo errore politico […] avrei dovuto informare immediatamente il partito. Ho sbagliato. […] per gli errori commessi sono stato giustamente colpito. Siccome sono e intendo rimanere comunista, chiedo di essere reiscritto nel Partito al quale ho dato e intendo dare tutta la mia attività". <208
Le parole espresse da Savani in questa lettera, sono ben diverse da quelle scritte nelle relazioni e in via confidenziale a Gloria, dove Mauri non fece mai cenno ad un suo eventuale errore ma, proprio come si addice ad un avvocato, al contrario motivò ogni decisione presa, perfino quella di non chiedere suggerimenti al partito ma di rivolgersi, personalmente e urgentemente, al CLN di Milano.
Conclusione del "caso Mauri"
Proprio come avvenne per la questione della nomina del Comando Unico, anche la vicenda dell'avvocato Mauri proseguì e si trascinò dopo la lotta partigiana. Ad un mese dalla Liberazione e dalla sfilata ufficiale di tutte i partigiani trionfanti, alla quale Mauri partecipò come semplice patriota, quando ormai le esigenze della guerra erano svanite, il Comandante Nord Emilia, il generale Roveda, con l'ordine del giorno N° 5 <209, revocò il provvedimento e Mauri venne reintegrato alla carica di Commissario di Guerra del Comando Zona Est. "Il comando Generale [spiega Roveda ] fu indotto a tale provvedimento dalla necessità di impedire il ripetersi da parte di singoli patrioti di iniziative atte a prendere in considerazione una tregua d'armi." <210 Quella esplicata dal Comandante è un motivazione nuova, che non emerge dagli scritti precedenti e può apparire come un tentativo di edulcorare il duro provvedimento di alcuni mesi prima. La revoca del provvedimento venne motivata in considerazione del: "Ottimo e disciplinato comportamento del patriota Mauri nel periodo successivo alla data del provvedimento, la lunga sua permanenza nei ranghi delle forze partigiane e lo zelo a cui si è costantemente ispirato, la sua lunga vita cospirativa di antifascista sincero […]". <211
Infine, il fatto che nel 1946 Primo Savani, dopo la vittoria alle elezioni amministrative del Partito Comunista, venne nominato dal partito stesso Sindaco di Parma, conferma che anche il Partito aveva revocato il suo ordine di espulsione reintegrandolo nei quadri.
[NOTE]
202 AISRECP, Fondo Lotta di Liberazione, busta 3 OD, fasc. OP d1, f. 110.
203 Ibidem
204 Ivi, busta RI, fasc. QM, f. 28.
205 Ibidem
206 Ibidem
207 Ivi, f. 41.
208 Ivi, f. 48.
209 Ivi, f. 50.
210 Ibidem
211 Ibidem.
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018