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giovedì 23 novembre 2023

Il giornalismo partecipativo in Italia come valutato alcuni anni fa


In Italia il fenomeno del citizen journalism è relativamente recente. Le sue origini possono essere fatte risalire al maggio 2006, quando diversi forum di utenti denunciarono la pubblicazione on line di un video dove alcuni studenti maltrattavano un compagno disabile, suscitando la reazione sdegnata della blogosfera e dando il via all’inchiesta giornalistica iniziata dai canali mainstream di informazione. Tuttavia, l’attenzione che i principali canali di diffusione diedero a questa prima denuncia ad opera degli utenti fu relativamente bassa. Le cronache si incentrarono principalmente sul contenuto del video pubblicato piuttosto che sulle modalità di denuncia da parte della rete, focalizzando l’attenzione sulla necessità di porre limiti etici ai contenuti pubblicati on line. Questo fatto di cronaca locale, ad ogni modo, rese la galassia web consapevole della propria importanza nel reperire elementi da poter denunciare ai mass media e alle autorità competenti, e da quell’anno si moltiplicarono le inchieste collettive, il cui obiettivo principale è stato focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su tematiche altrimenti poste in secondo piano dal mondo dell’informazione mainstream.
L’unità cellulare dell’open source journalism è anche in Italia rappresentata dai blog di informazione, blog che da ormai un decennio sono diventati, anche grazie a contest basati sulla qualità e sul successo nella blogosfera come il Macchianera Blog Awards, una pedina fondamentale per valutare le sensazioni dell’opinione pubblica. Il successo del giornalismo user generated sta proprio nel fatto che giornalismo oggi non significa più soltanto pubblicare un articolo: ogni contributo può infatti far sì che i media svolgano meglio la loro funzione di controllo e che possano trovare temi innovativi, utilizzando la blogosfera come termometro sociale. Nei blog e nelle communities, nonché tramite reporter-cittadini, i giornalisti che fanno ricerche in modo professionale possono trovare argomenti e informazioni inedite e scovare in tempi molto più rapidi cambiamenti e pericoli.
Il giornalismo partecipativo è anche in Italia la risultante di una doppia evoluzione, tecnologica e sociale. La democratizzazione di Internet, la comparsa dei blog, lo sviluppo del digitale in tutte le sue forme, tutto ciò ha aumentato la possibilità di esprimersi, di comunicare e di scambiare informazione. Questa nuova realtà tecnologica ha consentito a un fenomeno sociale più profondo di concretizzarsi: il desiderio del cittadino di non subire l'informazione ma di parteciparvi.
I redattori di Current TV188 hanno definito in pochi punti i motivi per cui in Italia ebbe così successo l’esperimento della televisione on line fondata da Al Gore. Secondo questo piccolo manifesto della nuova efficienza  dell’informazione le cause risiedevano in 5 fattori fondamentali:
- Qualità (video e pod erano infatti caricati dagli utenti e documentavano aspetti del mondo reali ed inesplorati)
- Flusso Continuo (non vi era un vero e proprio palinsesto, ma tutto si basava su pod e quindi su moduli di durata variabile, da 1 a 8 minuti; questo ha consentito un flusso ininterrotto dello stesso video durante un lasso temporale potenzialmente infinitamente esteso)
- Attualità (i redattori hanno trattato tematiche di informazione e approfondimento, e al contempo argomenti alternativi come lo sport e lo spettacolo)
- Democratizzazione (Current è riuscita infatti nell'intento di creare una community attorno al web dove non era prevista censura e dove era previsto che i video più graditi dagli utenti sarebbero stati trasmessi in tv e retribuiti)
- Rete Indipendente (a totale garanzia della democrazia dei contenuti).
Tra i primi a sperimentare il giornalismo partecipativo a tutti gli effetti in Italia vi furono i redattori di Radio Radicale con la creazione del sito FaiNotizia.it <189. Era il 2006, e il sito fu un “esperimento sociale e giornalistico finalizzato ad utilizzare il carattere libero e collaborativo dei nuovi media per dar vita a un nuovo modello di informazione”. Il sito divenne presto un luogo dove gli utenti si attivavano nella ricerca e nella redazione di notizie, potendo inserire i propri contributi testuali, video, foto, segnalare notizie interessanti trovate su altri siti o blog, commentare e votare le segnalazioni degli altri membri della community, e dare origine ad inchieste collaborative di vario genere. In un paio di anni FaiNotizia.it coinvolse più di 8.000 persone, che inserirono nel sito oltre 14.000 interventi, 18.000 segnalazioni, 27.000 commenti, 250 video e novanta inchieste.
Secondo gli ideatori del progetto, “la missione di un simile progetto è quella di tornare a mettere al centro dell'informazione il cittadino e il suo diritto a conoscere per deliberare, nella convinzione che nei nuovi media risieda un potenziale (ancora tutto da esplorare) tale da scardinare gli assetti attuali del sistema dell'informazione e da creare un luogo nuovo, una moderna agorà nella quale il cittadino è chiamato a dare un contributo attivo. Ogni persona rappresenta infatti una fonte unica e insostituibile di conoscenza e FaiNotizia.it costituisce lo spazio telematico per la condivisione e l'arricchimento di questo patrimonio di notizie, opinioni ed esperienze, che anche in questo caso è libero, grazie all'adozione delle licenze Creative Commons” <190.
Nello stesso anno è stato fondato Comincialitalia.net, il “primo quotidiano cartaceo italiano dei cittadini” <191, interamente scritto dai cittadini stessi, che ne rappresentano la Redazione. Si tratta di un giornale fai da te in cui l’utente-autore scrive on line, impagina e titola il suo articolo, e lo invia senza necessità di revisioni ulteriori. Ad oggi la testata vanta oltre sette mila visitatori unici al giorno, duecentomila al mese, e più di trecentocinquantamila pagine lette.
Navigando oggi nella rete è quindi possibile trovare numerosi esempi di piattaforme di user generated content. La versione italiana di Globalvoices <192, social media ideato dalla Harward Law School e basato sulla promozione del citizen journalism, è uno dei più attivi nella tutela dei consumatori e dei diritti umani. Il suo slogan è “il mondo ha bisogno di te: invia un contributo”.
Progetto di citizen journalism nato in Francia e dal 3 ottobre 2008 attivo anche in Italia, Agoravox.it193 è un sito d’informazione fatto dai cittadini che ha come obiettivo la creazione di un nuovo spazio d’incontro per la libera circolazione delle notizie. Il sito offre agli utenti la possibilità di pubblicare e commentare articoli e reportage di qualsiasi tipo, dalla cronaca allo sport passando per la cultura, l’economia e l’ambiente. Sfruttando le potenzialità di Internet, Agoravox si propone come nuova fonte d’informazione aperta da affiancare ai media tradizionali, proponendo periodicamente inchieste provenienti dal basso, e ottimizzando così il contributo dei propri blogger.
Il sito italiano di Indymedia (Indipendent Media Center Italia) è una rete di utenti attivi nel mondo della comunicazione: videomaker, radio, giornalisti e fotografi. Nato nel giugno del 2000, in occasione del vertice CSE di Bologna, oggi è tra i portali più attivi e visitati, grazie all’offerta di un eclettico strumento d’informazione e di dibattito interno al movimento No Global e non solo. Durante il G8 di Genova del 2001 è stato “il punto di riferimento non solo per le migliaia di mediattivisti che hanno partecipato alla copertura dell’evento, ma anche per milioni di persone che l’hanno considerato veritiero più di ogni altro mass media, attendibile nella cronaca degli eventi” <194. Visto
positivamente sia dal mediascape italiano che internazionale, il quale non ha potuto evitare di utilizzarlo come fonte privilegiata assegnandole agli occhi di un vasto pubblico un passe-partout di credibilità e attendibilità, Indymedia è un sito a pubblicazione aperta: chiunque può caricare direttamente e senza censura, registrazioni audio e video, immagini, articoli, comunicati.
Sensibilizzati dal fervore creativo generato dalla rete, anche numerosi giornalisti hanno aperto delle vetrine on line, con le quali avere un dialogo aperto e costante con i proprio lettori. Un fenomeno in costante crescita che ha trovato il proprio punto di riferimento nel blog di Beppe Grillo, personaggio di grande impatto sul pubblico che ha aiutato a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento. Il vantaggio verificato dai giornalisti sta nell’essere slegati da organizzazioni editoriali, e dunque nel dovere rispondere solo al proprio pubblico, potendo così affidarsi ad una presentazione della realtà molto più diretta. Nello specifico, il blog di Beppe Grillo <195, votato nel marzo 2008 dall’Observer come nono blog più influente al mondo, si caratterizza per i toni spesso esasperati e folcloristici, connessi alla costante ricerca dello scoop, ma questo non ha impedito la pubblicazione e la citazione di molti dei suoi contenuti nei canali di informazione nazionali mainstream.
Altri esempi di grande impatto degli ultimi anni sono stati l’esperienza di Zero in Condotta a Bologna <196, il progetto interno a Wikipedia definito Wiki News <197, il progetto di editoria sociale collettiva Diggita <198, e il network sociale di giornalismo indipendente Open Journalist <199. Anche diverse testate giornalistiche italiane si sono aperte alla collaborazione dei propri lettori, e non sono rari in cui intere sezioni sono dedicate ai contributi bottom-up degli utenti. La Repubblica e Panorama sono state tra le prime testate ad aprire un dialogo reale con gli utenti, sia tramite i commenti alle notizie sia tramite gli spazi dedicati ai blog partecipativi dove i lettori possono interagire attraverso commenti critiche e suggerimenti, mentre Il Sole 24 Ore ha aperto il sito Nova100 che espleta la funzione di feed RSS (raccoglitore di notizie) impostato sulla raccolta di post di oltre 100 blogger privati <200.
Dal 2008, inoltre, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università di Macerata è attivo il primo Master in Giornalismo Partecipativo, mentre nel 2010 la Rai ha realizzato la prima trasmissione del servizio pubblico di giornalismo partecipativo, “Citizen Report”, ideata da Giovanni Minoli e condotta da Federica Cellini; lo scopo fu quello di creare una “redazione diffusa” di vlogger e video maker impegnata in diversi temi di attualità: dal lavoro alla famiglia, dalla religione all'ecologia, dall'immigrazione alle dipendenze, fino al mondo degli studenti universitari, delle scuole di ballo, delle tifoserie e dei blog. Per Gianni Minoli Citizen Report ha rappresentato “l'ennesima declinazione del concetto di servizio pubblico, e in questo caso è stato il servizio pubblico ad aprirsi alle nuove forme di comunicazione multimediali e multipiattaforma, indipendenti e democratiche” <201. Nel 2011 Federica Cellini è stata inoltre autrice e conduttrice su Rai 2 de “I nuovi Mille”, trasmissione che si avvaleva degli strumenti del giornalismo partecipativo video blogger, dedicata a scoprire le storie di giovani Italiani nell’anno del 150 anniversario dell'Unità d'Italia.
Nel 2011 è stato infine lanciato anche in Italia il servizio di SpotUs, portale statunitense di crowfunding che cerca i fondi necessari per le inchieste proposte dagli utenti dai lettori stessi della blogosfera. Si tratta sostanzialmente dell’informazione generata e al contempo finanziata dal basso, e si sviluppa in tre differenti fasi:
- i cittadini, anche a nome di comitati o associazioni, propongono dei temi di inchiesta (sul territorio, sul mondo del lavoro o su tematiche sociali)
- i reporter, tanto giornalisti iscritti all’Ordine quanto semplici utenti, adottano la proposta e ne fissano il costo di realizzazione
- tutti gli utenti iscritti al sito possono votare le proposte più interessanti ed effettuare donazioni per finanziare l’inchiesta.
Se la proposta ottiene i fondi necessari, il reporter potrà realizzarla, e sarà seguito nel suo lavoro da un redattore di SpotUs, ai fini di supervisione ed editing, a cui spetterà una percentuale del 10%. Al termine del lavoro, dopo aver ottenuto il vaglio della redazione, l’inchiesta viene pubblicata sulla piattaforma sotto licenza Creative Commons Attribuzione 2.5. Secondo David Cohn, giornalista che nel 2008 fondò Spot.us, “il giornalismo non è un prodotto, è un processo ed è un processo partecipativo”. Negli Stati Uniti questo connubio tra crowfunding e giornalismo è da diversi anni una solida realtà, e molte importanti inchieste sono state finanziate dal pubblico, sia privati cittadini, sia comitati e organizzazioni. Secondo Federico Bo, uno dei fondatori della versione italiana di SpotUs “si deve capire che se si è davvero interessati a un problema o a una tematica, non basta più un semplice click, o un ‘mi piace’, ma devi essere disposto a impegnarti sul serio, a versare anche pochi euro, in modo da permettere ai reporter di affrontare quel tema senza rimetterci di tasca propria” <202.
[NOTE]
188 www.current.com
189 www.fainotizia.it
190 www.fainotizia.it
191 www.comincialitalia.net
192 it.globalvoicesonline.org
193 www.agoravox.it
194 italy.indymedia.org
195 www.beppegrillo.it
196 www.zic.it
197 it.wikinews.org/
198 www.diggita.it
199 www.openjournalist.com
200 www.nova100.ilsole24ore.com/
201 G. Minoli, da Citizen Report, la tv dà voce ai vlogger, in Corriere della Sera, 12 aprile 2010
202 www.spotus.it
Danilo di Capua, Tra società informazionale e prosumerismo: il citizen journalism e la partecipazione on line, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2012

Focus sull’italia: Rai Educational e Youreporter
Anche in Italia non tutti sono rimasti indifferenti o spaventati dal fenomeno del citizen journalism.
Numerosi giornalisti di professione hanno incominciato a partecipare attivamente alla vita del Web e a coinvolgere i citizen journalist nei loro lavori.
La stessa Rai accortasi della nuova tendenza nel mondo del giornalismo decise di creare una piattaforma a disposizione dei cittadini giornalisti curata e gestita da Gianni Minoli, pubblicista e conduttore televisivo <77.
Nacque infatti nel gennaio del 2008 una grande community online all’indirizzo www.citizenreport.rai.it firmata da Rai Educational e con la collaborazione di TheBlogTV.
Si trattava di una piattaforma dove chiunque poteva caricare foto, articoli e filmati che successivamente sarebbero diventati un programma televisivo innovativo in dieci puntate che avrebbe trattato i temi del periodo considerati più caldi dall’audience, con l’obiettivo di dare voce a chi non ne ha e di raccontare storie che i media tradizionali avrebbero ignorato <78.
Un’idea sicuramente inedita ma che purtroppo non ha avuto i risultati sperati. Il progetto infatti, anche a causa di scarsi finanziamenti, ha cessato di esistere dopo solo un anno di attività, il sito eliminato e i contenuti andati perduti.
Il primo esperimento italiano è fallito, sia per gli scarsi risultati di audience ma soprattutto per la poco importanza che è stata attribuita a questo progetto dagli addetti ai lavori che hanno deciso di produrla in una canale come Rai Educational che raggiunge solo una piccola nicchia del pubblico italiano.
[NOTE]
77 http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Minoli
78 D. MAZZOTTI, Il citizen journalism seduce Gianni Minoli, 20/09/2009, agoravox.it
Riccardo Matarazzi, Il futuro dell’informazione tra giornalismo tradizionale e citizen journalism, Tesi di laurea, Università Luiss "Guido Carli", Anno Accademico 2013-2014