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venerdì 18 agosto 2023

La passione per il Totocalcio indusse la conoscenza del calcio giocato e portò a seguire con più attenzione le vicissitudini settimanali delle squadre


Importato d'Oltremanica, nel 1946 fu ideato anche in Italia un sistema di scommesse legato ai risultati calcistici. Il gusto del gioco aveva già dei precedenti: nel corso dell'Ottocento proprio su emulazione di ciò che avveniva nel football inglese la scommessa aveva acceso l'interesse di tanti appassionati. Agli inizi del Novecento, invece, a imporsi come motivo di richiamo degli appuntamenti calcistici era stato il totalizzatore: un sistema con il quale si raccolgono le puntate e si distribuisce la somma ai vincitori, dopo averne sottratta una debita percentuale. La presenza del totalizzatore, indicata negli stessi manifesti che pubblicizzavano i match, era un richiamo non trascurabile per le folle sportive, così come le cifre giocate e gli episodi di violenza registrati a causa delle intemperanze degli scommettitori. Queste prime pratiche si spensero a ridosso della Prima Guerra Mondiale e un nuovo progetto di pubblica scommessa, proposto dal Ministero delle Finanze nel 1932, fu respinto da Leandro Arpinati, all'epoca presidente della FIGC, «sensibilissimo all'incompatibilità del denaro con lo sport <99».
La paternità del nuovo progetto che, al contrario del precedente, sarà accolto dalle istituzioni è di Massimo Della Pergola, un giornalista italiano rifugiato in Svizzera durante le persecuzioni naziste. Nonostante qualche iniziale diffidenza, Della Pergola ottenne una concessione di due anni per sviluppare le sue idee. Fondò la SISAL (Sport Italia Società a responsabilità limitata) e costituì la prima rete per la distribuzione delle schedine da compilare per il pronostico. Il primo impatto del nuovo gioco non fu entusiasmante: Della Pergola fece stampare 5.000.000 di schedine al prezzo di 30 lire, a fronte di un montepremi di 463.146 lire, ma solo 30.000 furono distribuite: si pensò che la presenza del gioco del lotto fosse un ostacolo insormontabile per una nuova pratica del gioco d'azzardo. Ben presto però, anche per merito della caparbietà e delle trovate pubblicitarie di Della Pergola, la scommessa sportiva trovò la via del successo. «Fu il primo gioco laico della società di massa in Italia <100», differente culturalmente dal lotto per la presenza di elementi di previsione che andavano incontro a quella fame di passione sportiva che andava dilagando nel paese.
Il successo portò il CONI <101 ad assumere il diretto esercizio del concorso che cambiò denominazione in Totocalcio. La crescita esponenziale del gioco si intrecciava con quella generale dei consumi che anticipava gli anni del miracolo economico. In breve si moltiplicarono i luoghi dove era possibile effettuare i pronostici e alla metà degli anni '50 furono messe in commercio delle trottole che ricadevano su un lato, su cui era impressa la scritta 1, 2 o X (i possibili pronostici da indicare sulla schedina). Contestualmente, l’espressione “fare tredici” era entrata a pieno titolo tra i modi di dire del linguaggio corrente indicando un colpo di fortuna o l’ottima riuscita di un evento.
La passione per il Totocalcio indusse la conoscenza del calcio giocato e portò a seguire con più attenzione le vicissitudini settimanali delle squadre: lo stato di forma dei giocatori, gli infortuni, i nuovi acquisti, lo schema ipotizzato da un allenatore erano tutte variabili che potevano influire sull'esito di una decisione da marcare sulla schedina.
Nell'accentuare la popolarità del gioco non fu da meno l'esaltazione delle umili origini dei nuovi milionari: «nel 1950 un minatore sardo, Giovanni Mannu, un bigliettaio siciliano, Giovanni Capello, e un operaio torinese, Giovanni Frigato, vinsero rispettivamente 77, 75 e 74 milioni ed entrarono nella cronaca del tempo, nella stampa, nei cinegiornali <102».
Il gioco avrà poi una sua evoluzione moderna con il Totogol, introdotto nel 1994, che è stato il primo concorso a istituire il meccanismo del jackpot. La nuova schedina invitava a pronosticare, tra i 14 eventi presenti, i sette con il numero più elevato di reti segnate, posti in ordine decrescente rispetto al numero totale di reti. Di certo la novità più importante, che finirà per egemonizzare l'attenzione degli scommettitori - soppiantando i giochi precedenti -, sarà l'introduzione delle scommesse a quota fissa. Le nuove schedine si strutturavano su avvenimenti sportivi e non sportivi: sul calcio, ad esempio, oltre a poter puntare sul classico “1, X, 2” diventava possibile scommettere anche sul risultato esatto di una partita, sul risultato del primo tempo, sul numero di gol rispetto a un numero prefissato e su molte altre tipologie di esiti. Sui principali avvenimenti sportivi era possibile effettuare anche scommesse live, (mentre, cioè l’avvenimento era in corso) e sugli eventi che si verificavano durante lo svolgimento (ad esempio, quale squadra avrebbe segnato il gol seguente).
Oltre a favorire un consumo popolare di calcio, il Totocalcio, il Totogol e le scommesse sportive furono interessati da pesanti scandali che evidenziarono la permeabilità al malaffare del sistema delle scommesse. Il primo, conosciuto anche come Totonero, colpì il calcio italiano nella stagione agonistica 1979-1980 e vide coinvolti giocatori, dirigenti e società di Serie A e B, i quali truccavano le partite di campionato attraverso scommesse clandestine che per la FIGC rappresentarono casi di illecito sportivo. Tra le sanzioni eccellenti dell'inchiesta, fece clamore la condanna di Milan e Lazio, che pagarono con la retrocessione in serie B. Lo scandalo, che costò penalità alle altre società coinvolte e la radiazione di diversi calciatori e massimi dirigenti, fu seguito freneticamente dalla televisione: le immagini degli arresti, avvenuti a fine partita, e delle camionette di Polizia e Guardia di Finanza presenti negli stadi sono note ancora oggi per essere state riprese in diretta nel corso della trasmissione sportiva 90º minuto. Come già anticipato, questo non fu l'unico scandalo. Nel 2001, l'inchiesta denominata Calcioscommesse, portò all'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva nei confronti degli indagati.
[NOTE]
99 PAPA A., PANICO G., Storia sociale del calcio in Italia, Bologna, Il Mulino, 1993, p.247.
100 Ivi, p.248.
101 Sigla del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, è l'ente pubblico cui è demandata l’organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale. Emanazione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), promuove la massima diffusione della pratica sportiva e coordina le organizzazioni sportive nazionali e sovrintende a esse. Fu fondato nel 1914 a Roma per coordinare l’attività dei vari comitati italiani per le Olimpiadi attivi dal 1896. Dopo le modifiche normative del 2004 (d. legisl. 15/8 gennaio 2004, recante modifiche e integrazioni al d. legisl. 242/23 luglio 1999), il CONI deve essere considerato come la Confederazione delle federazioni sportive e delle discipline associate; è autorità di disciplina, regolazione e gestione delle attività sportive, intese come elemento essenziale della formazione fisica e morale dell’individuo e parte integrante dell’educazione e della cultura nazionale. Ha anche il compito di curare, nell’ambito dell’ordinamento sportivo, l’adozione di misure di prevenzione e repressione del doping, oltre all’organizzazione e al potenziamento dello sport nazionale, in armonia con le deliberazioni del CIO. È posto sotto la vigilanza del Ministero per i Beni e le attività culturali.
102 Ivi, p.249.
Alessandro Doranti, La forma stadio. Pratiche del conflitto urbano e crisi della trasmissione dei saperi tra generazioni, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2015