Powered By Blogger

venerdì 22 dicembre 2023

Fu proprio quel sodalizio con Sindona che condusse alla luce Gelli e la sua rete


2.4 Propaganda 2
La Loggia massonica P2, con a capo dal 1970 il suo “Gran Maestro Venerabile” Licio Gelli, è stata coinvolta in numerosi scandali che caratterizzarono la storia italiana nel corso della parabola repubblicana, fino al terremoto provocato da Tangentopoli. Gelli e la sua loggia finirono al centro di vicende come il golpe Borghese, il caso Moro, la strage di Bologna, il fallimento del Banco Ambrosiano. Nel corso degli anni, l’influenza della Loggia si espanse in molti settori. Gli iscritti alla loggia occuparono rilevanti posizioni: capi dei servizi segreti, ufficiali ai vertici militari, magistrati, finanzieri, giornalisti e parlamentari; i campi di attività era sostanzialmente quattro: credito bancario, tangenti su appalti pubblici, esportazioni di moneta e collocamento di affiliati in posizioni di potere <57. La lista degli iscritti alla P2 fu rinvenuta durante una perquisizione, da parte della Guardia di Finanza, presso l’ufficio del “Maestro Venerabile” a Castiglion Fibocchi il 17 marzo 1981, e venne pubblicata dal Presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani, il 21 maggio <58. Il vero piano della P2 consisteva nella completa revisione della Costituzione attraverso l’attuazione del “Piano di rinascita democratica”. Tale documento fu ritrovato e sequestrato nel 1982 alla figlia di Licio Gelli ed elencò le finalità istituzionali e politiche delle azioni della P2. L’obiettivo era quello di far diventare l’Italia una sorta di Repubblica presidenziale trasformando il vecchio sistema politico, ritenuto da Gelli instabile e obsoleto. In una intervista Gelli ammise che inviò al Presidente Leone una relazione nella quale aveva inserito tutte le modifiche da apportare alla Costituzione, basandosi sull’esperienza francese di De Gaulle <59. La Commissione Stragi sottolineò che il risultato finale dell’operato della P2 avrebbe mirato: ad una Magistratura più controllata e meno super partes, con diversa regolamentazione di accessi e di carriere; ad un Pubblico Ministero connesso alla responsabilità politica del Ministro della Giustizia; ad un Governo il cui Premier sarebbe stato eletto dal popolo, libero da pressioni del Parlamento i cui decreti non sono emendabili; ad un sistema di rappresentanza bipartitico, con elezioni a scadenza rigida e simultanee per Parlamento e i vari consigli regionali e comunali; ad un Parlamento non più a bicameralismo perfetto; ad una Pubblica Amministrazione più forte nei suoi apparati la quale non è assoggettata al controllo politico; ad una struttura sociale più rigida e meritocratica; ad un maggiore controllo sulla stampa; un’economia libera da eccessivi vincoli <60. Il piano in questione non avrebbe analizzato le modalità di attuazione: al suo interno non erano presenti scadenze temporali, modalità di finanziamento, strumenti normativi, politiche di gestione di un ipotetico transitorio. Tuttavia, la storia generale della P2 avrebbe dimostrato un tentativo di occupazione del potere attraverso la distribuzione di “fratelli” tesserati in ogni carica di responsabilità seguendo la logica di ogni massoneria. Questo modus operandi si unisce alla volontà di realizzazione di un progetto politico e di un assetto istituzionale volto a stravolgere l’esistente e violarne i suoi principi fondamentali. Effettivamente, la P2 contava un grande numero di iscritti a causa della catena di mutua assistenza che aveva creato il suo leader Licio Gelli. Una vasta rete di contatti, un modo per aiutarsi a vicenda tra gli iscritti, per far accrescere il potere e il patrimonio personale <61.
2.5 Il doppiogiochista
Nato da una famiglia povera e dotato di grandi ambizioni, Licio Gelli scelse la strada del fascismo per dare inizio alla sua carriera. Si arruolò come volontario nella 94esima Legione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e, dopo aver falsificato i documenti non essendo ancora maggiorenne, partì per affiancare l’esercito franchista nella guerra in Spagna. Fece ritorno in Italia nel ’38 a causa della morte del fratello, nel dicembre dello stesso anno venne assunto al GUF <62 di Pistoia dove iniziò a farsi notare per il lavoro svolto. Nel 1940 Gelli fu richiamato alle armi, un anno dopo tornerà a Pistoia. Nel 1942, Gelli fu inviato in Montenegro, a Cattaro, insieme ad alcuni ufficiali del SIM <63, per recuperare il tesoro della Banca Nazionale Jugoslava, missione che portò a termine dando così una svolta alla sua carriera <64. A seguito dell’armistizio, Gelli, nella primavera del 1944, prese contatti con i partigiani, iniziò da qui il suo ruolo da doppiogiochista, caratterizzato dall’intrattenere rapporti con entrambe le parti. Dopo l’8 settembre Gelli si arruolò tra i repubblichini, i fascisti della Repubblica di Salò, fedeli a Mussolini e Hitler. Dal momento in cui le forze alleate e di liberazione iniziarono a conquistare sempre più territori della penisola, a discapito dei repubblichini, egli si riscoprì provvidenzialmente antifascista. Iniziò a intrattenere intensi rapporti con il CLN, fornì ai partigiani informazioni sulle imboscate della Wehrmacht e, probabilmente, collaborò con i servizi segreti alleati. Dopo la guerra divenne collaboratore di due parlamentari democristiani, Romolo Diecidue e Brunetto Bucciarelli Ducci, entrambi vicini ad Andreotti. Al contempo ricoprì la carica di direttore di uno stabilimento produttore di materassi a Frosinone. Proprio all’inaugurazione di una nuova sede della Permaflex, nel 1960, partecipò lo stesso Andreotti, all’epoca Ministro della Difesa <65. I primi contatti con il mondo massonico li ebbe nel 1963. Gelli cercò di iscriversi alla massoneria ma la sua domanda venne tenuta in sospeso a causa del suo passato fascista, fin quando, due gran maestri della P2, eredi della loggia Propaganda, sciolta sotto il fascismo, gli affidarono compiti e responsabilità crescenti. Nel 1970 Gelli venne incaricato della riorganizzazione della loggia Propaganda 2. Reclutò nuovi adepti nella politica, nel giornalismo e soprattutto nelle forze armate e nei servizi di intelligence. L’influenza di Licio Gelli andò anche oltreoceano, in sud America aveva grandi relazioni, capi politici e militari sudamericani erano massoni, come l’Ammiraglio Emilio Massera, protagonista del golpe di stato argentino, iscritto alla P2. Grazie ai suoi legami con il Governo argentino diviene consigliere economico dell’ambasciata a Roma.
Nel corso degli anni la sfera di influenza della P2, capitanata da Gelli, divenne sempre più ampia, l’organizzazione. era infiltrata in qualsiasi settore e poteva contare sul potere di personalità situate ai vertici degli apparati statali. Il sistema piramidale, con a capo Licio Gelli, di giorno in giorno riusciva a reclutare nuovi “fratelli”.
3.1 Finanza e P2
Oltre ai ruoli ricoperti in tentati colpi di Stato e attentati terroristici, uno dei settori di maggiore attività della Loggia P2 sarebbe stato quello delle tangenti private e di partito su affari stipulati da enti e industrie pubbliche. La pratica delle tangenti relative a contratti stipulati da enti pubblici è ampiamente diffusa in quei Paesi, di solito sottosviluppati, dove il potere è sostanzialmente irremovibile e dove viene a mancare il ricircolo governativo caratterizzato dal controllo democratico. Dunque, il mancato ricambio e l’assenza del controllo democratico sono i presupposti che trasformerebbero la corruzione occasionale in un sistema semi-legale, noto e accettato <66. L’Italia, pur rientrando tra i sette Paesi più industrializzati, era ed è ancora oggi un Paese con una burocrazia arretrata, caratterizzato da una mancanza di controllo sulla Pubblica Amministrazione <67.
I prelievi, relativi alle tangenti sugli appalti, sui contratti di commesse, sulle licenze e sui mutui accordati da istituti di credito pubblico, sarebbero così avvenuti alla luce del sole, motivati dal finanziamento di partiti e correnti. Le volte in cui casi del genere vennero rivelati, e finirono, per qualche ragione, dinanzi alla Commissione Parlamentare inquirente, si sarebbero risolti con l’innocenza degli imputati, insabbiando gli eventuali reati e non considerando in quella fattispecie il procacciare fondi ai partiti. Con tale pratica si sarebbe estesa la pregiudiziale di impunità, radicando il “malaffare” nella politica e nelle istituzioni italiane. Il tutto venne praticato in presenza di leggi formalmente severe: il reato di peculato prevede pene detentive fino a 20 anni e l’interdizione dai pubblici uffici. La procedura partiva dai dirigenti della Loggia, per poi passare al “servizio parallelo” che svolgeva le sue pratiche raccogliendo informazioni relative ai soggetti interessati, come ad esempio i politici, per poi arrivare ad un compromesso con questi ultimi che ricevevano il finanziamento illecito. Le due parti, ricattato e ricattatore, si dividevano il compenso. Con il passare del tempo, questa operazione si consolidò, divenendo sempre più facile: spesso ricattato e ricattatore erano entrambi piduisti e, talvolta, non c’era neanche più bisogno del ricatto <68. Analogo era il processo del controllo del credito bancario. Alcune grandi Casse di Risparmio e Istituti di credito erano diretti da personalità legate alla Loggia che erogavano finanziamenti a partiti e politici in cambio di raccomandazioni e favori in termini di carriera e di potere. L’esempio più emblematico fu la nomina da parte dell’Iri di Maffo Barone ad amministratore delegato del Banco di Roma a seguito delle pressioni di Fanfani, cui era stato segnalato da Michele Sindona; proprio Sindona avrebbe ricevuto numerosi favori bancari da Barone <69. Il sodalizio tra Sindona e la P2 fece fare alla Loggia un notevole salto di qualità. Michele Sindona avrebbe avuto legami con tutto il mondo finanziario situato tra Dallas (Texas) e Cosa Nostra. Dal momento in cui la P2 stabilì un legame con la Mafia sicula, il potere e la pericolosità del “servizio parallelo” subì un grande incremento anche se, anni dopo, fu proprio quel sodalizio con Sindona che condusse alla luce Gelli e la sua rete, a seguito delle confessioni di Joseph Crimi <70.
L’incontro con Sindona portò Gelli a conoscere Roberto Calvi. Il “finanziere” siciliano avrebbe condotto con Calvi alcune delle più brillanti operazioni della finanza italiana: «dalla Centrale alla Pacchetti, dalla Cattolica del Veneto a una quota importante del Credito Varesino, alla Saffa» <71. Non a caso, quando Sindona volle appropriarsi del controllo della Bastogi, fu proprio il Banco Ambrosiano, diretto da Calvi dal 1971, la banca incaricata di gestire sul mercato l’OPA.
Nel 1975 Calvi divenne il Presidente del Banco Ambrosiano. Da quel momento la banca cambiò fisionomia: Calvi iniziò a creare varie società off-shore situate in paradisi fiscali, attraverso cui fece transitare operazioni finanziarie losche che videro coinvolte la Mafia, la P2 e lo IOR <72. Il crack del Banco Ambrosiano iniziò nel 1977, a seguito della rottura del rapporto tra Calvi e Sindona. Proprio quest’ultimo avrebbe fatto affliggere, in tutta Milano, dei manifesti che denunciavano le irregolarità del Banco. Un anno dopo, nel 1978, 12 ispettori della Banca D’Italia fecero irruzione all’interno del Banco Ambrosiano e riscontrarono gravi irregolarità durante un’ispezione durata quasi sette mesi. I risultati furono riportati in un verbale, che verrà poi presentato al Magistrato Emilio Alessandrini, incaricato di condurre le indagini. Alessandrini riuscì a gestire il caso per poco più di quattro mesi, poiché fu assassinato da Prima Linea, un gruppo terroristico di estrema sinistra il 20 gennaio 1979 <73. Nella primavera del 1981, a seguito della scoperta della lista degli iscritti alla P2, vennero alla luce le operazioni illecite del Banco Ambrosiano e Calvi, trovatosi senza la protezione conferita da Gelli, fu arrestato. Due mesi più tardi venne condannato a quattro anni per violazione delle norme valutarie ma, in attesa del processo ottenne la libertà condizionata e tornò alla dirigenza del Banco. Senza la P2 e senza Gelli, Calvi si rifugio nelle braccia protettive di Flavio Carboni, faccendiere vicino alla Banda della Magliana e a Pippo Calò, cassiere di Cosa Nostra, e Francesco Pazienza. Non fu un caso che Roberto Rosone, vice di Calvi nel Banco Ambrosiano, subì un attentato, dopo aver espresso perplessità sull’operato di Calvi, per mano di un esponente della Banda romana: Danilo Abbruciati <74. Il consiglio di amministrazione del Banco destituì Calvi dal vertice, a seguito di una lettera da parte della Banca d’Italia, il 17 giugno 1982. Il banchiere milanese, consapevole di essere perseguito penalmente, scappò verso la Jugoslavia, poi in Austria e infine raggiunse Londra, dove venne trovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge il 18 giugno 1982 <75. Il 9 luglio 1982 avvenne la liquidazione coatta amministrativa del Banco Ambrosiano.
Mario Draghi scrisse un articolo sul «Corriere della Sera» in cui esaminò le cause e le conseguenze dello scandalo del Banco: «Poca concorrenza in un mercato del credito minutamente regolato dalle Autorità; mercati finanziari di scarso spessore al servizio di pochi individui; onnipresente commistione tra banche e politica; rigidi controlli sui movimenti di capitale che mortificavano la già debole proiezione internazionale delle nostre banche più grandi, mentre le piccole, orgogliose del campanile, respingevano ogni cambiamento» <76. Oltre a Calvi, anche Licio Gelli, Umberto Ortolani e Flavio Carboni vennero condannati nel processo del crack dell’Ambrosiano; lo scandalo vide anche l’assunzione di responsabilità da parte dello IOR: il responsabile, l’arcivescovo Paul Marcinkus non venne mai arrestato perché risiedente dello Stato Vaticano, il quale non concesse l’estradizione <77. La P2, grazie ai suoi adepti nel mondo della finanza, riuscì ad impossessarsi anche della stampa, definita da Gelli come un’arma molto potente.
[NOTE]
57 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981.
58 Ermes Antonucci, Chi era Licio Gelli e che cos’era la P2, 16 dicembre 2015. www.lastampa.it https://www.lastampa.it/cronaca/2015/12/16/news/chi-era-licio-gelli-e-che-cos-era-la-p2-1.35200425/
59 Diego Novelli, La democrazia umiliata, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1997.
60 Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla Loggia massonica P2, allegati alla relazione. https://www.stragi.it/rinascita
61 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, 1981, Milano.
62 Gruppi Universitari Fascisti.
63 Servizio Informazioni Militare, servizio segreto fascista.
64 Mario Guarino, Fedora Raugei, Licio Gelli. Vita, misteri, scandali del capo della Loggia P2, Edizioni Dedalo, Bari, 2016.
65 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981.
66 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981.
67 Ibidem.
68 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981.
69 Ibidem.
70 Ibidem.
71 Andrea Barberi, Scalfari, Turani, Pagani, Buongiorno, De Luca, Pansa, Rognoni, L’Italia della P2, Mondadori Editore, Milano, 1981, P. 21.
72 Johnny Zotti, Banco Ambrosiano: storia de crack con radici in Vaticano, 26 dicembre 2020. https://investire.biz/articoli/analisi-previsioni-ricerche/economia-politica-diritto/crac-banco-ambrosiano-storia-fallimento-banca-roberto-calvi-ciclone-finanza-vaticano
73 Andrea Stradi, Lo scandalo del Banco Ambrosiano, 7 settembre 2018. https://startingfinance.com/approfondimenti/lo-scandalo-del-banco-ambrosiano/
74 Ibidem.
75 Andrea Stradi, Lo scandalo del Banco Ambrosiano, 7 settembre 2018. https://startingfinance.com/approfondimenti/lo-scandalo-del-banco-ambrosiano/
76 Mario Draghi, La lezione del crac Ambrosiano, 6 agosto 2007. https://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/08_Agosto/06/ambrosiano_crac_draghi.shtml
77 Andrea Stradi, Lo scandalo del Banco Ambrosiano, 7 settembre 2018. https://startingfinance.com/approfondimenti/lo-scandalo-del-banco-ambrosiano/
Mattia Carnevali, Il deep-state italiano, Tesi di laurea, Università Luiss "Guido Carli", Anno Accademico 2022-2023