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giovedì 18 luglio 2024

A febbraio, a Robilante, si svolge un convegno per la difesa dei danni della silice

Robilante (CN). Foto: Giuliav92. Fonte: Wikipedia

PCI e PSI alle soglie del centrosinistra
A) Il PCI cuneese dopo la sconfitta
La grave sconfitta nel '58 riapre nel PCI cuneese un grosso dibattito sulla gestione degli ultimi anni e sulle immediate prospettive. Sono sotto accusa la scelta per cui si sono privilegiate le lotte contadine e la debolezza mostrata sul caso Giolitti, il cui ingresso nel PSI è commentato dalla Voce con insolito livore (1). Riassume i motivi di critica Gino Sparla, da sempre avversario della politica di Rinascita. "Sul risultato del voto hanno influito la scelta di Giolitti, ma soprattutto una politica errata nei grossi centri, l'incapacità di conquistare gli elettori all'ideologia e alle posizioni del PCI. Per recuperare il terreno perduto è necessario respingere l'analisi della struttura economica di Cuneo, secondo cui il tessuto sarebbe caratterizzato da scarsi nuclei operai e dal prevalere del ceto medio e rurale. Cardine dell'azione del partito debbono tornare ad essere i lavoratori di fabbrica, sommati ai pensionati e ai disoccupati. Anche la politica di alleanza verso i ceti urbani e rurali non è praticabile se si è deboli nelle fabbriche. Le forze operaie sono concentrate in 23 comuni nei quali il PCI raccoglie il 60% della propria forza. Verso questi centri deve, quindi, essere rivolto il grosso dell'attività politica ed organizzativa" (2).
La successiva nomina a segretario di Giovanni Nestorio, vercellese, da alcuni anni funzionario a Cuneo, significherà una profonda modificazione del modo di essere del partito, dei suoi rapporti con le altre forze politiche e con la gente, un serrare le fila su cui, ancora oggi, a distanza di oltre 30 anni, divergono le valutazioni degli stessi dirigenti comunisti.
B) Autonomisti e carristi nel PSI cuneese
La fase di maggior crescita e maggior successo del PSI si accompagna, però, alle prime consistenti divergenze interne. Se la grande maggioranza si schiera su posizioni autonomistiche (Nenni), la sinistra auspica una politica unitaria con il PCI, accusando la nuova dirigenza di essere scivolata a destra e di avere ridotto l'alternativa socialista ad uno slogan. Più sfumate, quasi uno sforzo di mediazione, le posizioni di chi si richiama a Lelio Basso.
Al congresso provinciale del dicembre 1958, la corrente autonomista ottiene una grande affermazione. I più votati nel direttivo sono Cipellini, Giolitti, La Dolcetta, Boselli, Brizio, Achino. Eletti anche Cogo, Belliardi, Vineis, Nardo, da poco confluiti nel partito. Per la sinistra, che elegge Balsamo, Giacosa e Zonta, la vittoria della corrente nenniana apre la strada alla rottura con il PCI, alla frattura nella CGIL, alla collaborazione con la DC. Per i bassiani Tarrico e Sciolla è, invece, necessario frenare la spinta correntizia e la lotta interna.
Se la Sentinella delle Alpi plaude alla svolta e polemizza contro i filocomunisti, molte sono, invece, le preoccupazioni in casa comunista (3). Nella primavera del '59, Mario Pellegrino lascia la direzione di Lotte Nuove che viene assunta da Roberto Balocco. La maggioranza autonomista è in contraddizione con un quindicinale diretto da un leader della sinistra. A giugno confluisce il MUIS, ennesima frazione staccatasi dal PSDI. Tra i suoi componenti l'ex deputato Chiaramello, uno dei maggiori esponenti socialdemocratici della provincia. Nasce e si estende la componente socialista nella CGIL. Nelle maggiori città vengono lanciati i festival dell'Avanti, assidua la presenza di Giolitti sulla stampa e nelle iniziative locali.
C) Il governo Tambroni e l'antifascismo. Nasce il centro sinistra
Il 16 e 17 gennaio 1960 si svolge a Cuneo il 6° congresso provinciale comunista. Gaetano Amodeo ricorda, in apertura, la figura di Giovanni Germanetto, morto a Mosca pochi mesi prima, comunista sin dalla fondazione, antifascista, segretario della federazione della Camera del lavoro. Al suo ricordo vengono associati quelli di Ermes Bazzanini, partigiano, vicesegretario della federazione al tempo di Germanetto, e di Sibilla Aleramo: "anima ardente e appassionata e di scrittrice che, specialmente nelle sue opere degli ultimi 15 anni, mostrò come si possa coltivare un'arte al tempo stesso libera espressione di umanità e di impegno sociale". (4)
La relazione di Giuseppe Biancani passa in rassegna i fatti internazionali ed interni. "L'inizio della conquista del cosmo, da parte della scienza socialista dell'URSS, è un segno dell'inarrestabile processo di sviluppo del mondo socialista e delle prospettive di pace, di distensione, di competizione pacifica di sviluppo, in senso socialista, del resto del mondo, le cui ripercussioni si avvertono anche nel nostro paese. A questo deve corrispondere, anche da noi, un mutamento dello schieramento politico su scala nazionale e provinciale che rompa con le forze del monopolio economico e con quelle (la DC) del monopolio politico. Le due maggiori direttrici su cui il partito deve impegnarsi sono la questione contadina e quella operaia, in una fase in cui non sono ancora chiuse le lotte contadine e in cui la provincia va industrializzandosi. Per favorire l'industrializzazione occorrono iniziative quali l'acquedotto delle Langhe, l'utilizzazione delle acque del Tanaro, il ripristino delle vie di comunicazione, la riattivazione della Cuneo-Nizza, la creazione di moderne autostrade. Strumento per questa politica deve essere un partito più forte: obiettivi immediati sono i 7.000 iscritti e la ricostruzione della FGCI". Molti gli interventi, tutti proiettati verso il futuro e nessuno centrato sulla gravissima crisi che il partito ha alle spalle. Intervengono Panero, segretario della CGIL, Borgna sul mondo contadino, Antonietta Squarotti sulla partecipazione delle donne, Cipellini per il PSI. Per Giacomo Capellaro, la commissione federale di controllo ha dimostrato debolezza di fronte all'offensiva revisionista: "Oggi che le posizioni revisioniste sono state battute, uno dei compiti principali ... dovrà essere la lotta contro le manifestazioni di settarismo che ancora permangono in diversi strati del partito". (5) Molti i richiami alla tematica dell'antifascismo, molti i segni dell'affiorare di nuovi quadri (gli interventi di Anna Graglia e di Primo Ferro) e di ripresa delle lotte operaie (la Ferrero di Alba). Le difficoltà incontrate paiono potersi superare o per gli effetti della situazione mondiale o con grande sforzo attivistico ed organizzativo. Per Mario Izzi: "Si tratta, per i militanti, di essere consapevoli, fino in fondo, di una realtà evidentissima, ripetuta tutti i giorni dalla stampa e al centro dell'opinione pubblica mondiale che consiste nell'affermazione che il capitalismo ha cessato di essere, nel suo complesso, forza dominante. Non solo, ma a conclusione del piano settennale sovietico cesserà anche di essere la forza economica dominante nel mondo". (6). Per Mario Romano, il rinnovamento del partito è stato inteso come rinnovamento di quadri e allargamento delle sue file. Necessaria è l'unità concreta. Il congresso si chiude con l'impegno di favorire larghe alleanze, di cercare una alternativa democratica al monopolio della DC, per la conquista di nuove maggioranze alle, ormai prossime amministrative. (7) Il 24 marzo, ad Alba, vengono processati 54 contadini della Valle Bormida, in seguito alle lotte e alle manifestazioni del '57 contro i danni provocati dalla Montecatini di Cengio. Tra i processati, Giuseppe Biancani, segretario della federazione comunista di Cuneo, Giovanni Crosio dell'INCA provinciale, Guido Veronesi, segretario nazionale dell'Alleanza contadini, Walter Audisio, parlamentare di Alessandria. È un vero e proprio processo politico contro la parte più avanzata del movimento contadino che si è espressa in una battaglia che tornerà di drammatica attualità alla fine degli anni '80 e coinvolgerà una valle intera, facendo dei suoi abitanti un reale soggetto politico.
Riferendosi al democristiano Adolfo Sarti, scrive La Voce: "Ha un bell'imbrattare i muri con l'immondo manifesto sui 150 ragazzi impiccati a Budapest il nostro onorevole untorello, ora elevato ai fasti del SPES centrale! Lui e i suoi amici non riusciranno certamente, con le vecchie e nuove infami menzogne, a deviare la pubblica opinione dal pronunciare una condanna che non è certamente a carico dei contadini della valle Bormida, ma della Montecatini". (8).
Gli imputati vengono assolti. Gli interventi della difesa (gli avvocati Frau, Viglione, Beltrand, Fratino) ricordano che i danneggiati vengono trascinati davanti a un tribunale in forza di una legge eccezionale, mentre per gli oppressori non c'è legge. Si passano in rassegna i danni della Montecatini all'agricoltura, alla valle, alla salute degli stessi lavoratori. Colletta per le spese del processo e per il pranzo agli imputati. Le offerte vanno dalle 500 alle 5.000 lire. Bartolo Mascarello offre 6 bottiglie di barolo.
Il tema dell'ambiente, visto soprattutto come difesa della salute degli occupati, impegna la sinistra locale. A febbraio, a Robilante, si svolge un convegno per la difesa dei danni della silice. Sotto accusa le condizioni di lavoro (e i danni provocati all'agricoltura) in 5 fabbriche: la Mineraria di Limone, la Silice di Vernante, la SI.RO. e la SIES di Robilante, la Pepino-Audisio di Roccavione.
I temi dell'agricoltura sono anche al centro del 1° convegno femminile socialista. Alla presenza di Antonio Giolitti e di Giuliana Nenni, tutti gli interventi toccano i problemi della montagna, dello spopolamento, dell'abbandono della terra, dello specifico ruolo della donna: "Ai nostri figli facciamo mangiare il pane secco, altrimenti ne mangiano troppo e i soldi non bastano per comprarne dell'altro". (9).
[NOTE]
1) Cfr. Giuseppe BIANCANI, Sull'ingresso degli autonomisti nel PSI, in La Voce, n. 12, 6 luglio 1958
2) Cfr. Gino SPARLA, Considerazioni sui risultati elettorali del 25 maggio, in La Voce, n. 12, 6 luglio 1958
3) Cfr. Grio e gli autonomisti in La sentinella delle Alpi n. 1, 31 gennaio 1959, Ai compagni socialisti per il loro 9° congresso in La Voce n. 22, 14 dicembre 1958, Mila MONTALENTI: Sul congresso provinciale del PSI in La Voce n. 23, 28 dicembre 1958
4) Il 6° congresso provinciale del PCI in La Voce n. 1, 31 gennaio 1960
5) Giacomo CAPELLARO, in Interventi al 6° congresso provinciale del PCI in La Voce n. 1, 31 gennaio 1960
6) Mario IZZI, ivi
7) Al termine dei lavori, la mozione è stata approvata all'unanimità ed è stato rivolto un caldo saluto al Comitato Centrale del nostro partito ed al compagno Palmiro Togliatti in Conclusioni, La Voce, n. 1, 31 gennaio 1960. Lo stile retorico e formale di questa prosa comunista pare accompagnarsi al persistente moralismo dei fogli cattolici. Nel gennaio 1960, commentando l'improvvisa morte di Fausto Coppi, scrive La Guida settimanale delle diocesi di Cuneo: "Aveva errato assai. Aveva errato pubblicamente, offrendo grave motivo di scandalo alle folle. Vorrei perfino dire che, talvolta, anche gli applausi per Coppi, in questi ultimi anni, parevano avere un sapore polemico nei confronti della legge divina che egli aveva calpestato così clamorosamente ... Le folle hanno narrato di due donne attorno alla salma del campione. Una, la moglie, silenziosa, pudica ... un'altra donna, quella dell'errore, che non ha saputo o voluto evitare manifestazioni clamorose e indubbiamente inopportune di dolore ... C'è un bimbo che desta la pena di tutti. Il piccolo frutto dell'errore. Forse la maggiore vittima del grave trascorso dello scomparso. Ci auguriamo che a lui ... si evitino le tristi conseguenze del male che egli non compì e di cui, purtroppo, sembra oggi umanamente destinato a portare il maggior peso, ELLEESSE: Fausto Coppi in La Guida n. 2, 8 gennaio 1960
8) 54 contadini della Valle Bormida saranno processati ad Alba il 24 marzo in La Voce n. 2, 21 febbraio 1960
9) Agire in modo cosciente per migliorare le condizioni di vita della campagna in Lotte Nuove, n. 10, 14 marzo 1960
Sergio Dalmasso, I rossi nella Granda, la sinistra nella provincia di Cuneo, Quaderno CIPEC n° 21, maggio 2002