La banda «ABBRUZZI [sic!]» - poi banda Ciavarella <1830 - fu costituita con «il compito di insediare le forze tedesche nelle zone dell’Abbruzzo [sic!] e Molise, e favorire eventuali passaggi delle linee, data la natura dei luoghi in cui le opposte parti combattevano» <1831. La Commissione Regionale Abruzzese nel verbale di seduta n. 51, esame pratica n. 097, in data 31 luglio 1948, così si espresse in merito:
«presa in esame la relazione e documentazione probatoria relativa alla Formazione Partigiana “Ciavarella” del Raggruppamento Bande “Bandiera Rossa” comandata dal Sig. Ciavarella Francesco <1832 (trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 Marzo 1944) e da tale data comandata dal Sig. Novelli Bruno; ed operante in località varie del Lazio e dell’Abruzzo, per il periodo 9 Settembre 1943 - 10 Giugno 1944, con la forza numerica di n. 114 Partigiani e 11 Patrioti, dei quali: Caduti: n. 2 ; Feriti: n. 11; Invalidi: n. 3; Ex prigionieri all. n. 8; DELIBERA ALL’UNANIMITA’ di riconoscere la Formazione al comando del Caduto Ciavarella Francesco per il periodo 9 Settembre - 24 Marzo ’44 e del Sig. Novelli Bruno, per il periodo 25 Marzo ‘44 - 10 Giugno ’44, con la forza numerica sopraspecificata [sic!]» <1833.
Al termine dell’iter di riconoscimento, nella formazione ottennero la qualifica di partigiano un centinaio di elementi di cui 2 caduti <1834, 2 feriti <1835 e 2 invalidi per la lotta di Liberazione <1836. Riconosciute anche 28 qualifiche gerarchiche: 1 capo di stato maggiore <1837, 3 comandanti di brigata <1838, 1 ispettore con incarico organizzativo <1839, 1 comandante di distaccamento <1840, 2 comandanti di distretto <1841, 8 comandanti di squadra <1842, e 12 comandanti di nucleo <1843. Segnalati nella relazione del Novelli, 3 componenti della banda catturati e deportati: Giulio Di Giulio, Romeo Pomponi <1844 e Spartaco De Bono <1845.
La ricostruzione dell’esperienza resistenziale di questa banda è resa a tratti difficoltosa da quelle che sono le implicazioni dei suoi due tratti distintivi rispetto a buona parte di tutte le altre operanti in Abruzzo: un esordio che non avvenne nel territorio regionale bensì nella Capitale, ed il suo carattere di estrema mobilità che la portò ad operare in tre province abruzzesi spesso a ridosso delle linee del fronte. Per seguire il complesso intreccio di trasferimenti e attività della banda ci è affidati quindi in buona parte alla corposa relazione del Bruno Novelli che prima da vicecapo e poi da capo ne seguì l’evolversi nell’intero periodo tra il settembre ’43 ed il giugno ’44.
Il primo nucleo della banda si formò a Roma sotto la guida di Francesco Ciavarella <1846 che riunì attorno a sé i partigiani Bruno Novelli, Gastone Bruni <1847, Marino Cassanelli, Giuseppe Cipriano, Domenico D’Arpino, Giuseppe De Peretti <1848, Giulio Di Giulio <1849, Armando Fatatà, Orlando Faticoni, Giovanni Iovino, Menotti Pozzi e pochi altri. Immediatamente operativo, il 9 ed il 10 settembre [1943], il nucleo si fuse ad altri gruppi della Bandiera Rossa per partecipare compatti al comando di Aladino Govoni <1850 ai combattimenti contro i tedeschi tenutisi alla Cecchignola e a San Paolo <1851. La sera del 10 stesso, il Ciavarella ed i suoi uomini svolsero anche, per iniziativa personale, un «audacissimo» colpo di mano nella Caserma dell’81° Fanteria «allo scopo di rifornirsi di armi per se e per le esigenze della Formazione» <1852. Bottino dell’incursione: «22 moschetti, una mitragliatrice leggera e tre casse di bombe a mano» <1853. Scoperti da una pattuglia tedesca a colpo effettuato e ad armi messe al sicuro, riuscirono tutti a fuggirgli tranne Alfredo Ranucci che venne catturato e «per debolezza, si mise a disposizione del nemico alla ricerca dei compagni, dei quali diede generalità ed indirizzi» <1854. Ormai individuati, gli elementi della banda riuscirono a nascondersi fino a fine settembre, periodo in cui il Comando della Bandiera Rossa decise per misura precauzionale di allontanarli da Roma e dal Lazio, per inviarli nel basso Abruzzo ad «organizzare colà, alle spalle delle linee tedesche un centro di guerriglia e di sabotaggio» <1855.
Il 4 ottobre la banda divisa in quattro squadre <1856 di 20 elementi ciascuna <1857, iniziò il suo avvicinamento verso l’Abruzzo, «alla spicciolata e camuffati da borsari neri» <1858. La loro prima destinazione fu a Capranica Prenestina, piccolo comune laziale lungo la dorsale dei Monti Prenestini, in cui si accinsero al «lavoro di asporto, secondo gli ordini ricevuti, del materiale aeronautico della Stazione meterologica di Guadagnolo» <1859. A coadiuvarli nella loro missione fu don Pasquale Buttarazzi <1860 parroco della piccola frazione «che, dopo l’8 Settembre 43, già cappellano militare <1861, si era ritirato nel suo paese ed era in stretto collegamento con il Comitato Direttivo del M.C.I.» <1862 ed era stato addetto dall’aeronautica italiana alla custodia della Stazione <1863. Alle ore 13 del 25 ottobre, secondo le fonti a seguito di una delazione <1864, i tedeschi piombarono su Guadagnolo in tre gruppi provenienti da tre direzione diverse <1865, e perquisirono l’abitato «in cerca delle persone venute da Roma per portar via il materiale» <1866. Nonostante il reciso negare del parroco, il rinvenimento delle casse con il materiale pronto per essere trasportato <1867 causò il precipitare degli eventi: don Buttarazzi fu sottoposto prima a ripetuti interrogatori, poi fatto oggetto di un colpo di moschetto alla tempia sinistra <1868, ed infine ucciso da «bestiali raffiche di mitra» mentre ferito e sanguinante cercava di raggiungere la Canonica «sotto gli occhi terrorizzati dei suoi fedeli e della povera madre» <1869. Per ordine tedesco, pena rappresaglie, per le successive 48 ore <1870 il suo corpo crivellato fu lasciato a giacere nel punto in cui era caduto <1871.
Abbandonata, per timore di terribili conseguenze sulla popolazione, l’idea iniziale di «vendicare il generoso Eroe» mettendo a segno un’«azione violenta contro i tedeschi», gli uomini della banda lasciarono Guadagnolo per spostarsi prima verso Avezzano e poi Sulmona dove si accamparono in località San Francesco <1872. Qui si valsero dell’accoglienza di Gino Paris e del suo gruppo, «costretti a sloggiare da Roma dopo il colpo di mano compiuto a Castel Giubileo per il quale era stati individuati ed attivamente ricercati», e lì rifugiatisi da due settimane con l’incarico di costituire gruppi Bandiera Rossa a Leonessa e Monte Borraggine <1873. La prima azione di sabotaggio della banda del Ciavarella fu compiuta il 3 novembre presso un piccolo autoparco della Todt sito in località Rocca Pia lungo la rotabile «che da Sulmona va a Rivisondoli», ed ebbe per esito la distruzione di due automezzi tedeschi e l’asportazione di 16 copertoni <1874. Spostati quindi i quattro gruppi, a cui si erano uniti nel frattempo degli ex prigionieri alleati, nell’area di Pescocostanzo, vi condussero fino al 16 novembre quattro azioni in rapida successione: il 10 «scontro con una pattuglia tedesca in zona Cinquemiglia»; il 12, assalto ad un’autocolonna tedesca lungo la nazionale nei pressi di Rivisondoli operata con lancio di bombe a mano e raffiche di mitra; il 14, danneggiamento di oltre 30 metri di binari sul tratto «fra la stazione di Roccaraso e l’entrata della galleria della stazione di Pescocostanzo»; il 16, salvataggio di un gruppo di giovani renitenti alla leva ed ex militari nascostisi nel bosco della Serra di Monte Paradiso, che «si affiancarono con entusiasmo ai nostri proseguendo con essi in forma più attiva e più decisa, sebbene con più rischio e disagio, la vita clandestina» <1875.
Fortificata dai nuovi inserimenti benché in buona parte privi di armi, la banda si diresse separatamente ed alla spicciolata verso Palena, dove infine si ricompattò il 24 novembre in località Sant’Antonio <1876. Data l’estrema pericolosità dell’area percorsa da un intenso traffico di autocolonne tedesche, si rese qui necessaria una generale riorganizzazione degli uomini che vennero suddivisi in squadre «tatticamente dislocate in posti sicuri ed inaccessibili» che poterono contare sull’aiuto dei contadini locali <1877. A Palena si trattennero per circa due settimane «svolgendo continue azioni sull’autostrada, non indietreggiando di fronte a nessun rischio pur di rifornirsi del necessario a carico dei tedeschi e per tener fonte alle esigente, sia pur elementari, della vita quotidiana». Tra le azioni, ritenute dal Novelli «più importanti», vennero enumerate nella relazione: l’assalto del 26 novembre ad un automezzo tedesco diretto verso Casoli, compiuto all’imbrunire da due gruppi di partigiani, uno d’azione l’altro di protezione, durante il quale «agevolati da una tormenta di neve e da un freddo intensissimo», riuscirono a fermare il mezzo e ad asportare 22 coperte, due casse di gallette e una di burro, e tre «mascin-pistola»; il tentativo di salvataggio del 27 di un gruppo di ufficiali nascostisi «in contrada La Posta» oggetto di rastrellamento tedesco, durante il quale le due squadre al comando del Ciavarella e del Novelli partite in missione per rinvenire gli bandati ed avvertirli - si seppe solo dopo che si erano già spostati in un’area contigua ma più sicura - furono avvistate il 29 da «grossi pattuglioni di tedeschi» e ne seguì un inseguimento e diversi scontri a fuoco che durarono per circa due ore fino a che i partigiani non riuscirono a sganciarsi, complice anche «un’acqua torrenziale», ed a far rientro alla base; intanto nella stessa giornata, le due altre squadre operarono un tentativo di minamento della galleria di Lettopalena, che però non ebbe per esisto l’esplosione prevista a causa di un problema al detonatore <1878.
Intanto in seguito ai ripetuti disagi patiti, il Giulio Di Giulio di ammalò di pleurite e giocoforza il 30 novembre i compagni procedettero al suo trasferimento a Roma dove giunse il 9 dicembre dopo un viaggio avventuroso1879. Catturato il 10 dalla Gestapo fu trasferito in via Tasso e quindi deportato prima a «[Bergen-]Belsen e poi a Ma[u]thausen»1880. Riuscì a sopravvivere ad entrambi gli internamenti rientrando a Roma il 16 luglio 1945 per poi morire solo pochi mesi dopo per malattia contratta durante la prigionia <1881.
[NOTE]
1830 La denominazione le fu attribuita in un secondo tempo, in memoria del suo comandante Ciavarella Francesco. Cfr. ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1831 Ibidem.
1832 Proposta di Medaglia di Argento al Valor Militare per Ciavarella Francesco. «Ardimentoso partigiano, coraggioso organizzatore e sabotatore, animato da altissimo amor di Patria, animo fervente di democratico, provato alle persecuzioni nazifasciste, si prodigò nell’opera e nei compiti affidatigli, con grande spirito di sacrificio e di abnegazione. Dopo aver partecipatoai [sic!] combattimenti della resistenza di Roma alla Cecchignola e a San Paolo, segnalato alla polizia fascista, con un voloroso [sic!] gruppo di suoi compagni, si trasferisce nelle zone più impervie dell’Abruzzi e vi compie rischiose azioni di sabotaggio e di guerriglia. Con particolare sprezzo della vita attraversò più volte le linee nemiche finché, catturato, veniva condotto a Roma e terribilmente seviziato in Via Tasso, da dove il 24 marzo 44, condivideva l’eroica sorte dei Martiri delle Fosse Ardeatine», ivi, Raggruppamento», ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, documento del Comando Civile e Militare della città di Roma e suo territorio situato in zona di guerra.
1833 Ivi, Commissione Regionale Abruzzese per il riconoscimento della qualifica di partigiano, L’Aquila del 31 luglio 1948.
1834 Buttarazzi Pasquale e Ciavarella Francesco. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1835 Bruno Francesco e Di Cesare Lello. Cfr. ibidem.
1836 Faticone Orlando e Savoca Salvatore. Cfr. ibidem.
1837 Bruno Francesco, nato a Ripacandida (PZ) il 13 marzo 1913, sergente maggiore, ha svolto attività partigiana nella banda come tenente e capo di Stato Maggiore, dal 10/09/43 al 10/06/44, ferito durante uno sconto con repubblichini il 20 maggio 1944 in località Bivio Crisanti. Riconosciuto partigiano combattente ferito per la lotta di Liberazione. Cfr. ibidem.
1838 Ciavarella Francesco, nato a Pistoia il 7 gennaio 1917, ha svolto attività partigiana nella banda come capitano e comandante di brigata partigiana, dal 09/09/43 al 24/03/44, giorno in cui fu ucciso alle Fosse Ardeatine. Riconosciuto partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione. Cfr. ivi, schedario partigiani. Cfr. anche: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2127. Novelli Bruno, nato a Roma il 1° gennaio 1914, ha svolto attività partigiana nella banda come tenente e comandante di brigata partigiana, dal 09/09/43 al 10/06/44; Passalacqua Domenico, nato a Messina il 5 gennaio 1901, capitano 8° Rgt. Artiglieria, ha svolto attività partigiana nella banda come tenente e comandante di brigata partigiana, dall’11/11/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1839 Daniele Italo, nato a Tornareccio (CH) il 9 maggio 1918, ha svolto attività partigiana nella banda come tenente e ispettore con incarico organizzativo, dal 26/11/43 al 10/06/44. Nome di battaglia Della Testa Ennio. Cfr. ibidem.
1840 Faticone Orlando, nato a Roma il 13 luglio 1903, ha svolto attività partigiana nella banda come sottotenente e comandante di distaccamento partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44, ferito durante uno sconto con i repubblichini il 20 maggio 1944 in località Bivio Crisanti. Riconosciuto partigiano combattente invalido per la lotta di Liberazione. Cfr. ibidem.
1841 D’Arpino Domenico, nato a Roma il 13 ottobre 1913, ha svolto attività partigiana nella banda come sottotenente e comandante di distretto partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44; Fatatà Armando, nato a Roma il 9 dicembre 1908, soldato 4° Cavalleria, ha svolto attività partigiana nella banda come sottotenente e comandante di distretto partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1842 Cipriani o Ciprari Giuseppe, nato a Roma il 14 luglio 1900, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 09/09/43 al 10/06/44; Di Cesare Lello o Nello, nato a Parigi il 21 novembre 1921, caporale 81° Rgt. Fanteria, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 10/09/43 al 10/06/44, ferito a Rivisondoli il 3 novembre 1943. Riconosciuto partigiano combattente ferito per la lotta di Liberazione; Galletti Romolo, nato a Roma il 6 ottobre 1908, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 09/09/43 al 10/06/44; La Sorsa Cordelia, nata a Molfetta (BA) il 31 gennaio 1919, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 12/12/43 al 10/06/44; Pozzi Menotti, nato a Ascoli Piceno il 6 gennaio 1916, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 12/09/43 al 10/06/44; Santolamazza Mariano, nato a Roma il 7 marzo 1910, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 10/09/43 al 10/06/44; Savoca Salvatore, nato a Riese Pio X (TV) il 24 settembre 1896, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 10/09/43 al 10/06/44; Valentini Ermete, nato a Roma l’8 marzo 1903, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 09/09/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1843 Azziti o Azzariti Luigi, nato il 3 luglio 1909, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/10/43 al 10/06/44; Calabrese Pasquale, nato a Palermo il 20 gennaio 1899, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 09/10/43 al 10/06/44; Cassanelli Marino, nato a Bisceglie (BT) il 16 maggio 1906, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 26/11/43 al 10/06/44; Gallo Giovanni, nato a Corato (BA) il 26 giugno 1926, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/11/43 al 10/06/44; Guerra Giorgio, nato a Roma il 10 aprile 1926, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 26/11/43 al 10/06/44; Iovino Giovanni, nato a Cerignola (FG) il 2 gennaio 1910, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/10/43 al 10/06/44; Passalacqua Cesare, nato a Borgorose (RI) il 19 aprile 1904, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/09/43 al 10/06/44; Piergentili Vicenzo, nato a Amorosi (BN) il 4 agosto 1907, soldato 81° Rgt. Fanteria, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44; Rambotti Luigi, nato a Roma il 1° maggio 1905, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/10/43 al 10/06/44; Riso Aldo, nato a Castrignano del Capo (LE) il 24 agosto 1907, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 24/11/43 al 10/06/44; Sarra Gaetano, nato a Priverno (LT) il 7 agosto 1903, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/10/43 al 10/06/44; Venturi Antonio, nato a Spoleto (PG) il 2 aprile 1916, soldato 8a Comp. sussistenza, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1844 Pomponi Romeo, nato a Roma il 10 maggio 1914, ha svolto attività partigiana nella banda dal 10/09/43 al 28/09/45. Cfr. ibidem.
1845 De Bono o Del Buono Spartaco. Sulle circostanze del suo arresto avvenuto in Roma il 25 dicembre 1943, cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, dichiarazione di Di Iorio Angelo e Cardone Domenica.
1846 «[…] perseguitato politico e da poco rientrato dal confine di Polizia. Il 13 Agosto 1943, entrò a far parte del M.C.I. e si distingue subito per la sua attività antifascista e per la sincera fede democratica». La sera stessa dell’8 settembre, circolata in città la notizia dell’armistizio, il Ciavarella «chiamò a raccolta i suoi più fidati e prevedendo che la fine della guerra contro gli Alleati avrebbe portato, sensa [sic!] meno, a chissà a quale lotta contri i tedeschi […] si mise subito a disposizione del Comitato Esecutivo del M.C.I.», ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1847 Nato a Roma il 17 marzo 1925, ha svolto attività partigiana nella banda dal 10/10/43 al 04/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1848 Nato a Milano il 1° giugno 1926, ha svolto attività partigiana nella banda dal 10/10/43 al 04/06/44. Cfr. ibidem.
1849 Nato a Roma il 2 ottobre 1907, ha svolto attività partigiana nella banda dal 09/09/43 al 26/12/43. Cfr. ibidem.
1850 Caduto il 24 marzo 1944 alla Fosse Ardeatine. Cfr. l’Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2127.
1851 ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1852 Ibidem.
1853 Ibidem.
1854 Ibidem.
1855 Ibidem.
1856 Guidate da: Fatatà Armando con vice D’Arpino Domenico, Di Giulio Giulio con vice Faticoni Orlando, Galletti Romolo con vice Pozzi Menotti e Valentini Ermete con vice Ciprari Giuseppe. Cfr. ibidem.
1857 Specificò il Novelli, che detti gruppi «diminuivano o aumentavano di forza, a seconda delle circostanze e degli eventi», ibidem.
1858 Ibidem.
1859 Ibidem. Frazione di Capranica Prenestina. Stando alla dichiarazione del Comitato di Liberazione Nazionale, a timbro dell’Ufficio Stralcio Bandiera Rossa del 23 aprile 1948, il gruppo del Ciavarella si rifugiò a Guadagnolo con «compito di mettere al sicuro il materiale della Stazione Metereologica tenuto in custodia dall’ex cappellano militare tenente Buttarazzi», ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa.
1860 Nato a Monte San Giovanni Campano (FR) il 06/01/1906, tenente e cappellano militare, ha svolto attività partigiana nella banda dal 09/09/43 al 25/10/44, giorno in cui fu assassinato dai tedeschi quale collaboratore di partigiani nella frazione di Guadagnolo del comune di Capranica Prenestina (RM). Riconosciuto partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione. Cfr. ivi, schedario partigiani e schedario caduti e feriti. Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, certificato di morte di Buttarazzi Pasquale.
1861 «[…] in Africa Orientale», ivi, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948.
1862 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1863 Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948.
1864 Il Novelli specificò che i tedeschi «non si erano fino allora, occupati o preoccupati, di detta Stazione e del materiale ivi esistente», ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. Si segnala altresì che secondo la Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi a firma di padre Leo Woytyniak della Congregazione della Resurrezione del 14 maggio 1948 la delazione riguardò specificatamente la presenza di partigiani dislocati nelle montagne palestrinesi. Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa.
1865 Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi a firma di padre Leo Woytyniak.
1866 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1867 Nonché di un telefono pubblico, per le trasmissioni dei bollettini, di un radiotelefono, e della divisa di ufficiale italiano appartenente allo stesso parroco. Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948.
1868 Cfr. ibidem. Diverse le versioni in merito a detta circostanza. Per il Novelli il colpo fu inferto a fronte delle non credute giustificazioni del don in merito al rinvenimento di una innocua lanterna da lui usata di notte per le necessità del suo ministero e scambiata invece dai tedeschi «per chissà quale strumento di segnalazione spionistica», ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. Per la Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi firma di padre Leo Woytyniaki della Congregazione delle Resurrezione del 14 maggio 1948, il parroco che non aveva opposto resistenza mentre i tedeschi operavano la distruzione di tutta l’apparecchiatura metereologica, reagì invece al vedersi sottrarre «una lampadina portatile ad accumulatore» cercando di strapparla di mano ad un soldato tedesco. Ne nacque una colluttazione in cui intervenne un commilitone che colpì il Parroco alla testa con il manico della rivoltella. Ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa. Secondo la versione del memorandum, trattavasi «di una lanterna a pila elettrica per le osservazioni degli apparecchi, fuori di casa, fatte di notte, lanterna, che usava anche per recarsi in Chiesa, di notte, ed ai moribondi», ivi, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948.
1869 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. Cfr. ivi, anche Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi firma di padre Leo Woytyniaki della Congregazione delle Resurrezione del 14 maggio 1948 a cui l’evolversi della vicenda fu narrata da testimoni oculari. Cfr. ivi, anche atto di notorietà presso il comune di Capranica Prenestina del 14 giugno 1948.
1870 Nella Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi firma di padre Leo Woytyniaki, si parlò di sole 15 ore. Cfr. ivi.
1871 Cfr. ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. «I suoi sentimenti erano di schietta italianità; imparziale, aiutava chiunque, per quanto poteva. La sua tragica fine ha lasciato una enorme impressione», ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948. Cfr. anche Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=1907.
1872 Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1873 Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, dichiarazione di Paris Gino del 13 marzo 1948. «[…] ho provveduto largamente» - scrisse il Paris nella sua relazione - «a potenziare ed incrementare il forte gruppo comandato da Ciavarella», ibidem. Cfr. ivi, Banda Bandiera Rossa, anche relazione di Novelli Bruno.
1874 Cfr. ibidem. Nell’azione rimase ferito da schegge di bomba a mano il Di Cesare Lello. Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, nota sulle attività svolte dal Di Cesare. Cfr. ivi, anche schedario partigiani.
1875 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. Saputo che nell’area un contingente tedesco stava compiendo un rastrellamento, gli uomini della banda si divisero in due gruppi così che mentre gli uomini del primo «fintisi contadini, riuscirono a deviare l’itinerario dei tedeschi facendolo addentrare nel bosco Schiapparo a sud della Serra di Monte Paradiso», quelli del secondo raggiunsero ed avvisarono gli uomini alla macchia. Ibidem.
1876 Cfr. ibidem.
1877 Cfr. ibidem.
1878 Cfr. ibidem.1879 Cfr. ibidem.
1880 Ibidem.
1881 Cfr. ibidem.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018
«presa in esame la relazione e documentazione probatoria relativa alla Formazione Partigiana “Ciavarella” del Raggruppamento Bande “Bandiera Rossa” comandata dal Sig. Ciavarella Francesco <1832 (trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 Marzo 1944) e da tale data comandata dal Sig. Novelli Bruno; ed operante in località varie del Lazio e dell’Abruzzo, per il periodo 9 Settembre 1943 - 10 Giugno 1944, con la forza numerica di n. 114 Partigiani e 11 Patrioti, dei quali: Caduti: n. 2 ; Feriti: n. 11; Invalidi: n. 3; Ex prigionieri all. n. 8; DELIBERA ALL’UNANIMITA’ di riconoscere la Formazione al comando del Caduto Ciavarella Francesco per il periodo 9 Settembre - 24 Marzo ’44 e del Sig. Novelli Bruno, per il periodo 25 Marzo ‘44 - 10 Giugno ’44, con la forza numerica sopraspecificata [sic!]» <1833.
Al termine dell’iter di riconoscimento, nella formazione ottennero la qualifica di partigiano un centinaio di elementi di cui 2 caduti <1834, 2 feriti <1835 e 2 invalidi per la lotta di Liberazione <1836. Riconosciute anche 28 qualifiche gerarchiche: 1 capo di stato maggiore <1837, 3 comandanti di brigata <1838, 1 ispettore con incarico organizzativo <1839, 1 comandante di distaccamento <1840, 2 comandanti di distretto <1841, 8 comandanti di squadra <1842, e 12 comandanti di nucleo <1843. Segnalati nella relazione del Novelli, 3 componenti della banda catturati e deportati: Giulio Di Giulio, Romeo Pomponi <1844 e Spartaco De Bono <1845.
La ricostruzione dell’esperienza resistenziale di questa banda è resa a tratti difficoltosa da quelle che sono le implicazioni dei suoi due tratti distintivi rispetto a buona parte di tutte le altre operanti in Abruzzo: un esordio che non avvenne nel territorio regionale bensì nella Capitale, ed il suo carattere di estrema mobilità che la portò ad operare in tre province abruzzesi spesso a ridosso delle linee del fronte. Per seguire il complesso intreccio di trasferimenti e attività della banda ci è affidati quindi in buona parte alla corposa relazione del Bruno Novelli che prima da vicecapo e poi da capo ne seguì l’evolversi nell’intero periodo tra il settembre ’43 ed il giugno ’44.
Il primo nucleo della banda si formò a Roma sotto la guida di Francesco Ciavarella <1846 che riunì attorno a sé i partigiani Bruno Novelli, Gastone Bruni <1847, Marino Cassanelli, Giuseppe Cipriano, Domenico D’Arpino, Giuseppe De Peretti <1848, Giulio Di Giulio <1849, Armando Fatatà, Orlando Faticoni, Giovanni Iovino, Menotti Pozzi e pochi altri. Immediatamente operativo, il 9 ed il 10 settembre [1943], il nucleo si fuse ad altri gruppi della Bandiera Rossa per partecipare compatti al comando di Aladino Govoni <1850 ai combattimenti contro i tedeschi tenutisi alla Cecchignola e a San Paolo <1851. La sera del 10 stesso, il Ciavarella ed i suoi uomini svolsero anche, per iniziativa personale, un «audacissimo» colpo di mano nella Caserma dell’81° Fanteria «allo scopo di rifornirsi di armi per se e per le esigenze della Formazione» <1852. Bottino dell’incursione: «22 moschetti, una mitragliatrice leggera e tre casse di bombe a mano» <1853. Scoperti da una pattuglia tedesca a colpo effettuato e ad armi messe al sicuro, riuscirono tutti a fuggirgli tranne Alfredo Ranucci che venne catturato e «per debolezza, si mise a disposizione del nemico alla ricerca dei compagni, dei quali diede generalità ed indirizzi» <1854. Ormai individuati, gli elementi della banda riuscirono a nascondersi fino a fine settembre, periodo in cui il Comando della Bandiera Rossa decise per misura precauzionale di allontanarli da Roma e dal Lazio, per inviarli nel basso Abruzzo ad «organizzare colà, alle spalle delle linee tedesche un centro di guerriglia e di sabotaggio» <1855.
Il 4 ottobre la banda divisa in quattro squadre <1856 di 20 elementi ciascuna <1857, iniziò il suo avvicinamento verso l’Abruzzo, «alla spicciolata e camuffati da borsari neri» <1858. La loro prima destinazione fu a Capranica Prenestina, piccolo comune laziale lungo la dorsale dei Monti Prenestini, in cui si accinsero al «lavoro di asporto, secondo gli ordini ricevuti, del materiale aeronautico della Stazione meterologica di Guadagnolo» <1859. A coadiuvarli nella loro missione fu don Pasquale Buttarazzi <1860 parroco della piccola frazione «che, dopo l’8 Settembre 43, già cappellano militare <1861, si era ritirato nel suo paese ed era in stretto collegamento con il Comitato Direttivo del M.C.I.» <1862 ed era stato addetto dall’aeronautica italiana alla custodia della Stazione <1863. Alle ore 13 del 25 ottobre, secondo le fonti a seguito di una delazione <1864, i tedeschi piombarono su Guadagnolo in tre gruppi provenienti da tre direzione diverse <1865, e perquisirono l’abitato «in cerca delle persone venute da Roma per portar via il materiale» <1866. Nonostante il reciso negare del parroco, il rinvenimento delle casse con il materiale pronto per essere trasportato <1867 causò il precipitare degli eventi: don Buttarazzi fu sottoposto prima a ripetuti interrogatori, poi fatto oggetto di un colpo di moschetto alla tempia sinistra <1868, ed infine ucciso da «bestiali raffiche di mitra» mentre ferito e sanguinante cercava di raggiungere la Canonica «sotto gli occhi terrorizzati dei suoi fedeli e della povera madre» <1869. Per ordine tedesco, pena rappresaglie, per le successive 48 ore <1870 il suo corpo crivellato fu lasciato a giacere nel punto in cui era caduto <1871.
Abbandonata, per timore di terribili conseguenze sulla popolazione, l’idea iniziale di «vendicare il generoso Eroe» mettendo a segno un’«azione violenta contro i tedeschi», gli uomini della banda lasciarono Guadagnolo per spostarsi prima verso Avezzano e poi Sulmona dove si accamparono in località San Francesco <1872. Qui si valsero dell’accoglienza di Gino Paris e del suo gruppo, «costretti a sloggiare da Roma dopo il colpo di mano compiuto a Castel Giubileo per il quale era stati individuati ed attivamente ricercati», e lì rifugiatisi da due settimane con l’incarico di costituire gruppi Bandiera Rossa a Leonessa e Monte Borraggine <1873. La prima azione di sabotaggio della banda del Ciavarella fu compiuta il 3 novembre presso un piccolo autoparco della Todt sito in località Rocca Pia lungo la rotabile «che da Sulmona va a Rivisondoli», ed ebbe per esito la distruzione di due automezzi tedeschi e l’asportazione di 16 copertoni <1874. Spostati quindi i quattro gruppi, a cui si erano uniti nel frattempo degli ex prigionieri alleati, nell’area di Pescocostanzo, vi condussero fino al 16 novembre quattro azioni in rapida successione: il 10 «scontro con una pattuglia tedesca in zona Cinquemiglia»; il 12, assalto ad un’autocolonna tedesca lungo la nazionale nei pressi di Rivisondoli operata con lancio di bombe a mano e raffiche di mitra; il 14, danneggiamento di oltre 30 metri di binari sul tratto «fra la stazione di Roccaraso e l’entrata della galleria della stazione di Pescocostanzo»; il 16, salvataggio di un gruppo di giovani renitenti alla leva ed ex militari nascostisi nel bosco della Serra di Monte Paradiso, che «si affiancarono con entusiasmo ai nostri proseguendo con essi in forma più attiva e più decisa, sebbene con più rischio e disagio, la vita clandestina» <1875.
Fortificata dai nuovi inserimenti benché in buona parte privi di armi, la banda si diresse separatamente ed alla spicciolata verso Palena, dove infine si ricompattò il 24 novembre in località Sant’Antonio <1876. Data l’estrema pericolosità dell’area percorsa da un intenso traffico di autocolonne tedesche, si rese qui necessaria una generale riorganizzazione degli uomini che vennero suddivisi in squadre «tatticamente dislocate in posti sicuri ed inaccessibili» che poterono contare sull’aiuto dei contadini locali <1877. A Palena si trattennero per circa due settimane «svolgendo continue azioni sull’autostrada, non indietreggiando di fronte a nessun rischio pur di rifornirsi del necessario a carico dei tedeschi e per tener fonte alle esigente, sia pur elementari, della vita quotidiana». Tra le azioni, ritenute dal Novelli «più importanti», vennero enumerate nella relazione: l’assalto del 26 novembre ad un automezzo tedesco diretto verso Casoli, compiuto all’imbrunire da due gruppi di partigiani, uno d’azione l’altro di protezione, durante il quale «agevolati da una tormenta di neve e da un freddo intensissimo», riuscirono a fermare il mezzo e ad asportare 22 coperte, due casse di gallette e una di burro, e tre «mascin-pistola»; il tentativo di salvataggio del 27 di un gruppo di ufficiali nascostisi «in contrada La Posta» oggetto di rastrellamento tedesco, durante il quale le due squadre al comando del Ciavarella e del Novelli partite in missione per rinvenire gli bandati ed avvertirli - si seppe solo dopo che si erano già spostati in un’area contigua ma più sicura - furono avvistate il 29 da «grossi pattuglioni di tedeschi» e ne seguì un inseguimento e diversi scontri a fuoco che durarono per circa due ore fino a che i partigiani non riuscirono a sganciarsi, complice anche «un’acqua torrenziale», ed a far rientro alla base; intanto nella stessa giornata, le due altre squadre operarono un tentativo di minamento della galleria di Lettopalena, che però non ebbe per esisto l’esplosione prevista a causa di un problema al detonatore <1878.
Intanto in seguito ai ripetuti disagi patiti, il Giulio Di Giulio di ammalò di pleurite e giocoforza il 30 novembre i compagni procedettero al suo trasferimento a Roma dove giunse il 9 dicembre dopo un viaggio avventuroso1879. Catturato il 10 dalla Gestapo fu trasferito in via Tasso e quindi deportato prima a «[Bergen-]Belsen e poi a Ma[u]thausen»1880. Riuscì a sopravvivere ad entrambi gli internamenti rientrando a Roma il 16 luglio 1945 per poi morire solo pochi mesi dopo per malattia contratta durante la prigionia <1881.
[NOTE]
1830 La denominazione le fu attribuita in un secondo tempo, in memoria del suo comandante Ciavarella Francesco. Cfr. ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1831 Ibidem.
1832 Proposta di Medaglia di Argento al Valor Militare per Ciavarella Francesco. «Ardimentoso partigiano, coraggioso organizzatore e sabotatore, animato da altissimo amor di Patria, animo fervente di democratico, provato alle persecuzioni nazifasciste, si prodigò nell’opera e nei compiti affidatigli, con grande spirito di sacrificio e di abnegazione. Dopo aver partecipatoai [sic!] combattimenti della resistenza di Roma alla Cecchignola e a San Paolo, segnalato alla polizia fascista, con un voloroso [sic!] gruppo di suoi compagni, si trasferisce nelle zone più impervie dell’Abruzzi e vi compie rischiose azioni di sabotaggio e di guerriglia. Con particolare sprezzo della vita attraversò più volte le linee nemiche finché, catturato, veniva condotto a Roma e terribilmente seviziato in Via Tasso, da dove il 24 marzo 44, condivideva l’eroica sorte dei Martiri delle Fosse Ardeatine», ivi, Raggruppamento», ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, documento del Comando Civile e Militare della città di Roma e suo territorio situato in zona di guerra.
1833 Ivi, Commissione Regionale Abruzzese per il riconoscimento della qualifica di partigiano, L’Aquila del 31 luglio 1948.
1834 Buttarazzi Pasquale e Ciavarella Francesco. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1835 Bruno Francesco e Di Cesare Lello. Cfr. ibidem.
1836 Faticone Orlando e Savoca Salvatore. Cfr. ibidem.
1837 Bruno Francesco, nato a Ripacandida (PZ) il 13 marzo 1913, sergente maggiore, ha svolto attività partigiana nella banda come tenente e capo di Stato Maggiore, dal 10/09/43 al 10/06/44, ferito durante uno sconto con repubblichini il 20 maggio 1944 in località Bivio Crisanti. Riconosciuto partigiano combattente ferito per la lotta di Liberazione. Cfr. ibidem.
1838 Ciavarella Francesco, nato a Pistoia il 7 gennaio 1917, ha svolto attività partigiana nella banda come capitano e comandante di brigata partigiana, dal 09/09/43 al 24/03/44, giorno in cui fu ucciso alle Fosse Ardeatine. Riconosciuto partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione. Cfr. ivi, schedario partigiani. Cfr. anche: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2127. Novelli Bruno, nato a Roma il 1° gennaio 1914, ha svolto attività partigiana nella banda come tenente e comandante di brigata partigiana, dal 09/09/43 al 10/06/44; Passalacqua Domenico, nato a Messina il 5 gennaio 1901, capitano 8° Rgt. Artiglieria, ha svolto attività partigiana nella banda come tenente e comandante di brigata partigiana, dall’11/11/43 al 10/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1839 Daniele Italo, nato a Tornareccio (CH) il 9 maggio 1918, ha svolto attività partigiana nella banda come tenente e ispettore con incarico organizzativo, dal 26/11/43 al 10/06/44. Nome di battaglia Della Testa Ennio. Cfr. ibidem.
1840 Faticone Orlando, nato a Roma il 13 luglio 1903, ha svolto attività partigiana nella banda come sottotenente e comandante di distaccamento partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44, ferito durante uno sconto con i repubblichini il 20 maggio 1944 in località Bivio Crisanti. Riconosciuto partigiano combattente invalido per la lotta di Liberazione. Cfr. ibidem.
1841 D’Arpino Domenico, nato a Roma il 13 ottobre 1913, ha svolto attività partigiana nella banda come sottotenente e comandante di distretto partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44; Fatatà Armando, nato a Roma il 9 dicembre 1908, soldato 4° Cavalleria, ha svolto attività partigiana nella banda come sottotenente e comandante di distretto partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1842 Cipriani o Ciprari Giuseppe, nato a Roma il 14 luglio 1900, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 09/09/43 al 10/06/44; Di Cesare Lello o Nello, nato a Parigi il 21 novembre 1921, caporale 81° Rgt. Fanteria, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 10/09/43 al 10/06/44, ferito a Rivisondoli il 3 novembre 1943. Riconosciuto partigiano combattente ferito per la lotta di Liberazione; Galletti Romolo, nato a Roma il 6 ottobre 1908, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 09/09/43 al 10/06/44; La Sorsa Cordelia, nata a Molfetta (BA) il 31 gennaio 1919, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 12/12/43 al 10/06/44; Pozzi Menotti, nato a Ascoli Piceno il 6 gennaio 1916, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 12/09/43 al 10/06/44; Santolamazza Mariano, nato a Roma il 7 marzo 1910, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 10/09/43 al 10/06/44; Savoca Salvatore, nato a Riese Pio X (TV) il 24 settembre 1896, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 10/09/43 al 10/06/44; Valentini Ermete, nato a Roma l’8 marzo 1903, ha svolto attività partigiana nella banda come maresciallo ordinario e comandante di squadra partigiana, dal 09/09/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1843 Azziti o Azzariti Luigi, nato il 3 luglio 1909, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/10/43 al 10/06/44; Calabrese Pasquale, nato a Palermo il 20 gennaio 1899, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 09/10/43 al 10/06/44; Cassanelli Marino, nato a Bisceglie (BT) il 16 maggio 1906, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 26/11/43 al 10/06/44; Gallo Giovanni, nato a Corato (BA) il 26 giugno 1926, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/11/43 al 10/06/44; Guerra Giorgio, nato a Roma il 10 aprile 1926, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 26/11/43 al 10/06/44; Iovino Giovanni, nato a Cerignola (FG) il 2 gennaio 1910, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/10/43 al 10/06/44; Passalacqua Cesare, nato a Borgorose (RI) il 19 aprile 1904, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/09/43 al 10/06/44; Piergentili Vicenzo, nato a Amorosi (BN) il 4 agosto 1907, soldato 81° Rgt. Fanteria, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44; Rambotti Luigi, nato a Roma il 1° maggio 1905, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/10/43 al 10/06/44; Riso Aldo, nato a Castrignano del Capo (LE) il 24 agosto 1907, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 24/11/43 al 10/06/44; Sarra Gaetano, nato a Priverno (LT) il 7 agosto 1903, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 10/10/43 al 10/06/44; Venturi Antonio, nato a Spoleto (PG) il 2 aprile 1916, soldato 8a Comp. sussistenza, ha svolto attività partigiana nella banda come sergente e comandante di nucleo partigiano, dal 09/09/43 al 10/06/44. Cfr. ibidem.
1844 Pomponi Romeo, nato a Roma il 10 maggio 1914, ha svolto attività partigiana nella banda dal 10/09/43 al 28/09/45. Cfr. ibidem.
1845 De Bono o Del Buono Spartaco. Sulle circostanze del suo arresto avvenuto in Roma il 25 dicembre 1943, cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, dichiarazione di Di Iorio Angelo e Cardone Domenica.
1846 «[…] perseguitato politico e da poco rientrato dal confine di Polizia. Il 13 Agosto 1943, entrò a far parte del M.C.I. e si distingue subito per la sua attività antifascista e per la sincera fede democratica». La sera stessa dell’8 settembre, circolata in città la notizia dell’armistizio, il Ciavarella «chiamò a raccolta i suoi più fidati e prevedendo che la fine della guerra contro gli Alleati avrebbe portato, sensa [sic!] meno, a chissà a quale lotta contri i tedeschi […] si mise subito a disposizione del Comitato Esecutivo del M.C.I.», ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1847 Nato a Roma il 17 marzo 1925, ha svolto attività partigiana nella banda dal 10/10/43 al 04/06/44. Cfr. ivi, schedario partigiani.
1848 Nato a Milano il 1° giugno 1926, ha svolto attività partigiana nella banda dal 10/10/43 al 04/06/44. Cfr. ibidem.
1849 Nato a Roma il 2 ottobre 1907, ha svolto attività partigiana nella banda dal 09/09/43 al 26/12/43. Cfr. ibidem.
1850 Caduto il 24 marzo 1944 alla Fosse Ardeatine. Cfr. l’Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=2127.
1851 ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1852 Ibidem.
1853 Ibidem.
1854 Ibidem.
1855 Ibidem.
1856 Guidate da: Fatatà Armando con vice D’Arpino Domenico, Di Giulio Giulio con vice Faticoni Orlando, Galletti Romolo con vice Pozzi Menotti e Valentini Ermete con vice Ciprari Giuseppe. Cfr. ibidem.
1857 Specificò il Novelli, che detti gruppi «diminuivano o aumentavano di forza, a seconda delle circostanze e degli eventi», ibidem.
1858 Ibidem.
1859 Ibidem. Frazione di Capranica Prenestina. Stando alla dichiarazione del Comitato di Liberazione Nazionale, a timbro dell’Ufficio Stralcio Bandiera Rossa del 23 aprile 1948, il gruppo del Ciavarella si rifugiò a Guadagnolo con «compito di mettere al sicuro il materiale della Stazione Metereologica tenuto in custodia dall’ex cappellano militare tenente Buttarazzi», ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa.
1860 Nato a Monte San Giovanni Campano (FR) il 06/01/1906, tenente e cappellano militare, ha svolto attività partigiana nella banda dal 09/09/43 al 25/10/44, giorno in cui fu assassinato dai tedeschi quale collaboratore di partigiani nella frazione di Guadagnolo del comune di Capranica Prenestina (RM). Riconosciuto partigiano combattente caduto per la lotta di Liberazione. Cfr. ivi, schedario partigiani e schedario caduti e feriti. Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, certificato di morte di Buttarazzi Pasquale.
1861 «[…] in Africa Orientale», ivi, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948.
1862 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1863 Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948.
1864 Il Novelli specificò che i tedeschi «non si erano fino allora, occupati o preoccupati, di detta Stazione e del materiale ivi esistente», ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. Si segnala altresì che secondo la Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi a firma di padre Leo Woytyniak della Congregazione della Resurrezione del 14 maggio 1948 la delazione riguardò specificatamente la presenza di partigiani dislocati nelle montagne palestrinesi. Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa.
1865 Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi a firma di padre Leo Woytyniak.
1866 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1867 Nonché di un telefono pubblico, per le trasmissioni dei bollettini, di un radiotelefono, e della divisa di ufficiale italiano appartenente allo stesso parroco. Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948.
1868 Cfr. ibidem. Diverse le versioni in merito a detta circostanza. Per il Novelli il colpo fu inferto a fronte delle non credute giustificazioni del don in merito al rinvenimento di una innocua lanterna da lui usata di notte per le necessità del suo ministero e scambiata invece dai tedeschi «per chissà quale strumento di segnalazione spionistica», ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. Per la Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi firma di padre Leo Woytyniaki della Congregazione delle Resurrezione del 14 maggio 1948, il parroco che non aveva opposto resistenza mentre i tedeschi operavano la distruzione di tutta l’apparecchiatura metereologica, reagì invece al vedersi sottrarre «una lampadina portatile ad accumulatore» cercando di strapparla di mano ad un soldato tedesco. Ne nacque una colluttazione in cui intervenne un commilitone che colpì il Parroco alla testa con il manico della rivoltella. Ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa. Secondo la versione del memorandum, trattavasi «di una lanterna a pila elettrica per le osservazioni degli apparecchi, fuori di casa, fatte di notte, lanterna, che usava anche per recarsi in Chiesa, di notte, ed ai moribondi», ivi, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948.
1869 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. Cfr. ivi, anche Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi firma di padre Leo Woytyniaki della Congregazione delle Resurrezione del 14 maggio 1948 a cui l’evolversi della vicenda fu narrata da testimoni oculari. Cfr. ivi, anche atto di notorietà presso il comune di Capranica Prenestina del 14 giugno 1948.
1870 Nella Relazione sulla morte di don Pasquale Buttarazzi firma di padre Leo Woytyniaki, si parlò di sole 15 ore. Cfr. ivi.
1871 Cfr. ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. «I suoi sentimenti erano di schietta italianità; imparziale, aiutava chiunque, per quanto poteva. La sua tragica fine ha lasciato una enorme impressione», ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, memorandum del sacerdote Bernardino Nonni del 15 giugno 1948. Cfr. anche Atlante Stragi: http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=1907.
1872 Cfr. ACS, Ricompart, Abruzzo, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno.
1873 Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, dichiarazione di Paris Gino del 13 marzo 1948. «[…] ho provveduto largamente» - scrisse il Paris nella sua relazione - «a potenziare ed incrementare il forte gruppo comandato da Ciavarella», ibidem. Cfr. ivi, Banda Bandiera Rossa, anche relazione di Novelli Bruno.
1874 Cfr. ibidem. Nell’azione rimase ferito da schegge di bomba a mano il Di Cesare Lello. Cfr. ivi, Raggruppamento Bande Bandiera Rossa, nota sulle attività svolte dal Di Cesare. Cfr. ivi, anche schedario partigiani.
1875 Ivi, Banda Bandiera Rossa, relazione di Novelli Bruno. Saputo che nell’area un contingente tedesco stava compiendo un rastrellamento, gli uomini della banda si divisero in due gruppi così che mentre gli uomini del primo «fintisi contadini, riuscirono a deviare l’itinerario dei tedeschi facendolo addentrare nel bosco Schiapparo a sud della Serra di Monte Paradiso», quelli del secondo raggiunsero ed avvisarono gli uomini alla macchia. Ibidem.
1876 Cfr. ibidem.
1877 Cfr. ibidem.
1878 Cfr. ibidem.1879 Cfr. ibidem.
1880 Ibidem.
1881 Cfr. ibidem.
Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, Anno Accademico 2017-2018