Il Trattato di pace di Parigi del 1947 era stato, per l'Occidente, la fine di una complessa discussione che vedeva rivendicata la paternità della città di Trieste, nonché tutta la regione Orientale italo-jugoslava. Ma i due paesi interessati consideravano la questione tutt'altro che conclusa.
Con lo scisma titino dall'URSS nel 1948, la Jugoslavia veniva rivalutata agli occhi degli americani, e quindi la vexata quaestio di Trieste venne “congelata” nonostante le concordi volontà di USA, Regno Unito e Francia di far tornare la sovranità italiana su tutto il “Territorio Libero di Trieste” (TLT) <30.
La sorte della città preoccupava seriamente il popolo italiano e il suo ritorno sotto il governo di Roma rimaneva un obiettivo di primario interesse, a prescindere dal colore politico dell'esecutivo in carica.
Con la leadership moderata la questione del TLT divenne inoltre l'indice più evidente della validità della “scelta occidentale” del paese <31. Le questioni aperte del trattato di pace non fecero altro che limitare lo spazio di manovra dell'Italia nell'ambito internazionale, spostando l'attenzione sul tema dell'integrazione europea e il rafforzamento dei legami dei maggior partner della Nazione, primo fra tutti gli Stati Uniti. I terribili “quaranta giorni” dell'occupazione jugoslava di Trieste avevano sconcertato l'Italia intera. L'“Ufficio Zone di Confine” aveva, come si è visto, un ruolo fondamentale nel finanziamento delle “squadre armate” irregolari che si erano via via costituite nel Friuli-Venezia Giulia. Fin dal 1945 queste strutture avevano svolto anche attività di “polizia parallela”, in quanto l'effettivo apparato di pubblica sicurezza nazionale era ritenuto ancora troppo debole ed impreparato, soprattutto per la minaccia titina <32.
I Circoli “Cavana” e “Stazione” erano ufficialmente due aggregazioni sportive calcistiche, che prendevano il nome dei quartieri di Trieste dove avevano la loro sede. Ma lo sport era solo una copertura: nati all'indomani della fine dell'occupazione slava, i due circoli armati, formati per lo più da ex partigiani “bianchi”, si impegnavano ad una dura repressione degli uomini del Maresciallo Tito, ma anche dei comunisti italiani che li sostenevano. Nel febbraio 1949, il governo di Roma, riconosciute ufficialmente queste strutture atipiche, decise di sostenerle. Il Sottosegretario di Stato Giulio Andreotti dispose infatti un finanziamento di 300.000 lire in favore del “Circolo Cavana”, sotto la falsa dicitura “per attività sportive e ricreative” <33.
Anche il “Circolo Stazione” ricevette un finanziamento da Palazzo Chigi, nel marzo 1950, tuttavia questa seconda struttura clandestina si prefiggeva lo specifico scopo di punire le attività produttive
italiane filo-titine <34.
Nel 1997, nel corso di una sua deposizione davanti al Giudice Istruttore Carlo Mastelloni, l'ex Ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani ammise di essere stato lui ad organizzare, negli anni '50, l'invio a “non meglio precisate strutture segrete triestine” <35.
Dopo che l'amministrazione Truman finanziò il riarmo dell'Europa occidentale, la decisione di includere nel programma anche la Germania Ovest si scontrò con una forte opposizione del governo francese, spingendo quest'ultimo a lanciare, nel 1950, il “Piano Pleven” (dal nome del premier, René Pleven), con lo scopo di creare una “Comunità Europea di Difesa” (CED) <36, che prevedeva la creazione di un esercito europeo. Si voleva includere anche lo Stato italiano. Se da un lato l'Italia approvava positivamente il coinvolgimento tedesco nel programma di riarmo atlantico, dall'altro non voleva scontrarsi con la Francia, soprattutto in vista dei trattati che avrebbero successivamente dato vita alla CECA. Dopo un lungo periodo di incertezza, il Governo De Gasperi decise di firmare il trattato CED, il 27 maggio 1952 <37. Tuttavia, la sua ratifica divenne una questione delicata. Era stato previsto un rinvio, in quanto la ratifica fu oggetto di dibattito nella politica interna italiana, nel quale che c'era chi voleva utilizzarlo come “arma di pressione” nei confronti degli alleati occidentali, finché non si sarebbe arrivati ad una risoluzione della questione di Trieste.
Nonostante una forte mediazione degli americani, non si riusciva comunque a trovare un punto d'incontro fra i governi italiano e jugoslavo.
Solo nel 1954 ci sarà finalmente la volontà di concludere la questione, concordando il ritorno della sovranità italiana sul “Territorio Libero di Trieste” (e quindi la città), tramite un memorandum d'intesa <38. Insieme al TLT, l'Italia incorporava l'intera “Zona A”, mentre lo Stato titino incorporava la “Zona B” all'interno del suo territorio.
Il fatto verrà tuttavia riconosciuto formalmente solo nel 1975, con il “Trattato di Osimo”, firmato dai due stati, Italia e Jugoslavia <39.
[NOTE]
30 Formigoni Guido, Storia d'Italia nella guerra fredda (1943-1978), Bologna, il Mulino, 2016, p. 152.
31 Varsori Antonio et al., La politica estera italiana nel secondo dopoguerra (1943-1957), Milano, LED, 1993, p. 160-161.
32 Pacini Giacomo, Le organizzazioni paramilitari nell'Italia repubblicana: 1945-1991, Civitavecchia, Prospettiva, 2008, p. 71.
33 Pacini Giacomo, Le organizzazioni paramilitari nell'Italia repubblicana: 1945-1991, Civitavecchia, Prospettiva, 2008, p. 76.
34 Idem, p. 78.
35 Idem, p. 102.
36 Varsori Antonio et al., La politica estera italiana nel secondo dopoguerra (1943-1957), Milano, LED, 1993, p. 310-311. 37 Formigoni Guido, Storia d'Italia nella guerra fredda (1943-1978), Bologna, il Mulino, 2016, p. 192.
38 Varsori Antonio et al., La politica estera italiana nel secondo dopoguerra (1943-1957), Milano, LED, 1993, p. 161.
39 Banti Alberto Mario, L'età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 258.
Daniele Pistolato, "Operazione Gladio". L'esercito segreto della Nato e l'Estremismo Nero, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2023-2024
Con lo scisma titino dall'URSS nel 1948, la Jugoslavia veniva rivalutata agli occhi degli americani, e quindi la vexata quaestio di Trieste venne “congelata” nonostante le concordi volontà di USA, Regno Unito e Francia di far tornare la sovranità italiana su tutto il “Territorio Libero di Trieste” (TLT) <30.
La sorte della città preoccupava seriamente il popolo italiano e il suo ritorno sotto il governo di Roma rimaneva un obiettivo di primario interesse, a prescindere dal colore politico dell'esecutivo in carica.
Con la leadership moderata la questione del TLT divenne inoltre l'indice più evidente della validità della “scelta occidentale” del paese <31. Le questioni aperte del trattato di pace non fecero altro che limitare lo spazio di manovra dell'Italia nell'ambito internazionale, spostando l'attenzione sul tema dell'integrazione europea e il rafforzamento dei legami dei maggior partner della Nazione, primo fra tutti gli Stati Uniti. I terribili “quaranta giorni” dell'occupazione jugoslava di Trieste avevano sconcertato l'Italia intera. L'“Ufficio Zone di Confine” aveva, come si è visto, un ruolo fondamentale nel finanziamento delle “squadre armate” irregolari che si erano via via costituite nel Friuli-Venezia Giulia. Fin dal 1945 queste strutture avevano svolto anche attività di “polizia parallela”, in quanto l'effettivo apparato di pubblica sicurezza nazionale era ritenuto ancora troppo debole ed impreparato, soprattutto per la minaccia titina <32.
I Circoli “Cavana” e “Stazione” erano ufficialmente due aggregazioni sportive calcistiche, che prendevano il nome dei quartieri di Trieste dove avevano la loro sede. Ma lo sport era solo una copertura: nati all'indomani della fine dell'occupazione slava, i due circoli armati, formati per lo più da ex partigiani “bianchi”, si impegnavano ad una dura repressione degli uomini del Maresciallo Tito, ma anche dei comunisti italiani che li sostenevano. Nel febbraio 1949, il governo di Roma, riconosciute ufficialmente queste strutture atipiche, decise di sostenerle. Il Sottosegretario di Stato Giulio Andreotti dispose infatti un finanziamento di 300.000 lire in favore del “Circolo Cavana”, sotto la falsa dicitura “per attività sportive e ricreative” <33.
Anche il “Circolo Stazione” ricevette un finanziamento da Palazzo Chigi, nel marzo 1950, tuttavia questa seconda struttura clandestina si prefiggeva lo specifico scopo di punire le attività produttive
italiane filo-titine <34.
Nel 1997, nel corso di una sua deposizione davanti al Giudice Istruttore Carlo Mastelloni, l'ex Ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani ammise di essere stato lui ad organizzare, negli anni '50, l'invio a “non meglio precisate strutture segrete triestine” <35.
Dopo che l'amministrazione Truman finanziò il riarmo dell'Europa occidentale, la decisione di includere nel programma anche la Germania Ovest si scontrò con una forte opposizione del governo francese, spingendo quest'ultimo a lanciare, nel 1950, il “Piano Pleven” (dal nome del premier, René Pleven), con lo scopo di creare una “Comunità Europea di Difesa” (CED) <36, che prevedeva la creazione di un esercito europeo. Si voleva includere anche lo Stato italiano. Se da un lato l'Italia approvava positivamente il coinvolgimento tedesco nel programma di riarmo atlantico, dall'altro non voleva scontrarsi con la Francia, soprattutto in vista dei trattati che avrebbero successivamente dato vita alla CECA. Dopo un lungo periodo di incertezza, il Governo De Gasperi decise di firmare il trattato CED, il 27 maggio 1952 <37. Tuttavia, la sua ratifica divenne una questione delicata. Era stato previsto un rinvio, in quanto la ratifica fu oggetto di dibattito nella politica interna italiana, nel quale che c'era chi voleva utilizzarlo come “arma di pressione” nei confronti degli alleati occidentali, finché non si sarebbe arrivati ad una risoluzione della questione di Trieste.
Nonostante una forte mediazione degli americani, non si riusciva comunque a trovare un punto d'incontro fra i governi italiano e jugoslavo.
Solo nel 1954 ci sarà finalmente la volontà di concludere la questione, concordando il ritorno della sovranità italiana sul “Territorio Libero di Trieste” (e quindi la città), tramite un memorandum d'intesa <38. Insieme al TLT, l'Italia incorporava l'intera “Zona A”, mentre lo Stato titino incorporava la “Zona B” all'interno del suo territorio.
Il fatto verrà tuttavia riconosciuto formalmente solo nel 1975, con il “Trattato di Osimo”, firmato dai due stati, Italia e Jugoslavia <39.
[NOTE]
30 Formigoni Guido, Storia d'Italia nella guerra fredda (1943-1978), Bologna, il Mulino, 2016, p. 152.
31 Varsori Antonio et al., La politica estera italiana nel secondo dopoguerra (1943-1957), Milano, LED, 1993, p. 160-161.
32 Pacini Giacomo, Le organizzazioni paramilitari nell'Italia repubblicana: 1945-1991, Civitavecchia, Prospettiva, 2008, p. 71.
33 Pacini Giacomo, Le organizzazioni paramilitari nell'Italia repubblicana: 1945-1991, Civitavecchia, Prospettiva, 2008, p. 76.
34 Idem, p. 78.
35 Idem, p. 102.
36 Varsori Antonio et al., La politica estera italiana nel secondo dopoguerra (1943-1957), Milano, LED, 1993, p. 310-311. 37 Formigoni Guido, Storia d'Italia nella guerra fredda (1943-1978), Bologna, il Mulino, 2016, p. 192.
38 Varsori Antonio et al., La politica estera italiana nel secondo dopoguerra (1943-1957), Milano, LED, 1993, p. 161.
39 Banti Alberto Mario, L'età contemporanea: dalla grande guerra a oggi, Bari, Laterza, 2009, p. 258.
Daniele Pistolato, "Operazione Gladio". L'esercito segreto della Nato e l'Estremismo Nero, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2023-2024