Come già più volte sottolineato, in seguito alla pianurizzazione molti partigiani ritornarono dalle loro famiglie: una scelta azzardata, proprio nel momento di maggior forza dei nazifascisti; oltretutto, l'arrivo della Decima Mas a Valdobbiadene ed in alcuni paesi geograficamente strategici della sinistra Piave rese ancor più vulnerabile un movimento partigiano già fragile.
È inoltre importante precisare che, nell'inverno 1944-1945, un nuovo nemico era alle porte: i sempre più numerosi partigiani arrestati, disposti a tutto pur di salvare sé stessi. Sul confine tra la vita e la morte, nulla per loro aveva più importanza: fornire informazioni sul movimento partigiano e sui compagni divenne l'unica ancora di salvezza. In ragione di ciò, tra il dicembre 1944 ed il gennaio 1945, la Mazzini venne ripetutamente ferita: vertici militari e partigiani territoriali caddero per mano nemica.
Solamente nel Comune di Valdobbiadene, nei primi venti giorni di dicembre sette partigiani furono arrestati e, tra questi, tre rilasciati, quattro uccisi in seguito a delazione "amica". Si trattava di Italo (Zebra) e Romolo Bortolin, Isidoro Geronazzo dei "Batistèla" (Troi), Virginio Dorigo (Bruna), Ferruccio Nicoletti (Brich), Alberto Bortolin dei "Romolet" (Feroce) e Bernardino Vidori dei "Teloni" (Sauro) <129. In quel mese un solo partigiano perse la vita durante il primo rastrellamento condotto senza soffiate dal Battaglione N.P. della Decima Mas: il ventiquattrenne segusinese Gino Coppe (Grava), gravemente ferito l'11 dicembre 1944 a Segusino, perì il giorno successivo presso l'ospedale militare di Valdobbiadene <130.
Il 19 dicembre 1944 Francesco Sabatucci (Cirillo), comandante eroico nella zona di Pieve di Soligo, veniva ucciso a Padova. Il 25 ed il 26 gennaio 1945 a Pianezze di Miane ed a Pieve di Soligo cadevano altri due leader della Mazzini: Dionisio Munaretto (Danton) ed "Amedeo". Ultima vittima di spicco fu il medico Mario Pasi (Montagna): commissario della Mazzini e, provvisoriamente, del Comando Zona Piave, arrestato il 9 novembre 1944 e, dopo quattro mesi di torture, impiccato il 10 marzo 1945 presso la località Bosco delle Castagne, a meno di 10 chilometri da Belluno, insieme ad altri nove partigiani <131.
Come conseguenza di queste perdite, la Mazzini fu la Brigata della Divisione Nannetti maggiormente danneggiata dal rastrellamento del Cansiglio. Il Comando della Mazzini dovette essere completamente ripristinato e, in assenza di personalità locali di rilievo, nel febbraio 1945 (attorno al giorno 20) furono nominati comandante militare, vicecomandante e commissario politico tre partigiani sino ad allora attivi nel Bellunese: Paride Brunetti (Bruno), già comandante della Brigata Gramsci, l'altro gramsciano Egildo Moro (Romo) ed Eliseo Dal Pont (Bianchi), commissario politico della Brigata dell'Alpago "Fratelli Bandiera" ed uno dei primi membri del distaccamento Tino Ferdiani con "Bruno" ed "Amedeo". Capo di Stato Maggiore, al posto del deceduto "Marco", fu scelto Tiziano Canal (Mirko), giunto dalla Brigata Cairoli, afferente al Gruppo Brigate Vittorio Veneto. Il nuovo Comando fu affiancato da un numero significativo di fedelissimi non locali: i vittoriesi Domenico Bet (Monello), Arturo De Conti (Tarzan), Bruno Tonon (Bepi) ed il bellunese Enrico Piccolotto (Nevio) <132.
Ad eccezione di "Bruno", che, volutamente, lasciò Valdobbiadene per Belluno subito dopo la Liberazione (intorno al 4 maggio 1945), le altre sette persone, indirizzate dal nuovo Comandante militare Beniamino Rossetto (Mostacetti), saranno le "menti" ed i principali esecutori della "resa dei conti" mazziniana <133.
Elio Busato ("Nagy", poi "Nagi Niccoli"), Comandante della Brigata Tollot sino al grande rastrellamento del Cansiglio, dopo la partenza di "Mostacetti" (seconda metà del maggio 1945) fu chiamato a guidare la Mazzini. Liberato dal campo di concentramento di Bolzano ai primi di maggio del 1945, Lino Masin (Nardo) affiancò Busato come nuovo commissario politico della medesima Brigata, in seguito alla partenza di "Bianchi" (20 maggio 1945) <134.
[NOTE]
129 BIZZI, Il cammino di un popolo, vol. II, cit., p. 244.
130 AISRVV, II sez., b. 64, f. 3 sf. 1 Pratiche per pensioni di guerra, doc. 34; Archivio della Parrocchia di Segusino, Registro dei morti (1936-1961), anno 1944; ASDPd, b. Guerra 1940-1945: Relazioni parrocchiali, f. Vicariato di Quero, sf. Parrocchia di Segusino, Relazione di don Agostino Giacomelli, s. d.; BIZZI, La Resistenza nel Trevigiano, vol. II, cit., p. 13.
131 ACASREC, b. 57, Archivio CRV, f. Documenti vari schedati, sf. Relazione sull'attività militare svolta dalle Brigate della Divisione "N. Nannetti" dal mese di dicembre 1943 al mese di maggio 1945; AISRVV, II sez., b. 64, f. 3 sf. 1 Pratiche per pensioni di guerra, doc. 75, 94 e 121; BIZZI, Il cammino di un popolo, vol. II, cit., p. 251; BRESCACIN, Immagini della Resistenza nel Vittoriese, cit., p. 59; LANDI, Rapporto sulla Resistenza nella Zona Piave, cit., pp. 138-139; MASIN, La lotta di Liberazione nel Quartier del Piave, cit., pp. 144-145. N.B. Mario Pasi (Montagna) e Francesco Sabatucci (Cirillo) furono decorati di medaglia d'oro alla memoria, a Dionisio Munaretto (Danton) fu attribuita la medaglia di bronzo.
132 BIZZI, La Resistenza nel Trevigiano, vol. II, cit., p. 14; BRESCACIN, Immagini della Resistenza nel Vittoriese, cit., pp. 58-59; MASIN, La lotta di Liberazione nel Quartier del Piave, cit., pp. 76-77; MELANCO, Annarosa non muore, cit., p. 113; testimonianza di Sante Guizzo (Saetta) in BIZZI, La Resistenza nel Trevigiano, vol. II, cit., p. 70.
133 Cfr. il Rapporto n. 52 del Maresciallo Maggiore della Stazione dei Carabinieri di Valdobbiadene Giuseppe Sotgiu, depositato presso la Procura della Repubblica di Treviso il 17 giugno 1950 ed attualmente conservato presso la Procura Militare della Repubblica di Verona, oppure si veda una qualsiasi sentenza marziale, emessa dalla Comando della Brigata Mazzini in AISRVV, II sez., b. 64, f. 6, sf. 1 Sentenze.
134 ASCV, Cat. VIII, Leva e Truppa (1943-1950), f. anni 1946-1948, sf. Anno 1946, si veda il doc. Brigata Mazzini - Componenti il Comando di Brigata.
Luca Nardi, Storie di guerra: Valdobbiadene e dintorni dal gennaio 1944 all'eccidio del maggio 1945, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, 2016
È inoltre importante precisare che, nell'inverno 1944-1945, un nuovo nemico era alle porte: i sempre più numerosi partigiani arrestati, disposti a tutto pur di salvare sé stessi. Sul confine tra la vita e la morte, nulla per loro aveva più importanza: fornire informazioni sul movimento partigiano e sui compagni divenne l'unica ancora di salvezza. In ragione di ciò, tra il dicembre 1944 ed il gennaio 1945, la Mazzini venne ripetutamente ferita: vertici militari e partigiani territoriali caddero per mano nemica.
Solamente nel Comune di Valdobbiadene, nei primi venti giorni di dicembre sette partigiani furono arrestati e, tra questi, tre rilasciati, quattro uccisi in seguito a delazione "amica". Si trattava di Italo (Zebra) e Romolo Bortolin, Isidoro Geronazzo dei "Batistèla" (Troi), Virginio Dorigo (Bruna), Ferruccio Nicoletti (Brich), Alberto Bortolin dei "Romolet" (Feroce) e Bernardino Vidori dei "Teloni" (Sauro) <129. In quel mese un solo partigiano perse la vita durante il primo rastrellamento condotto senza soffiate dal Battaglione N.P. della Decima Mas: il ventiquattrenne segusinese Gino Coppe (Grava), gravemente ferito l'11 dicembre 1944 a Segusino, perì il giorno successivo presso l'ospedale militare di Valdobbiadene <130.
Il 19 dicembre 1944 Francesco Sabatucci (Cirillo), comandante eroico nella zona di Pieve di Soligo, veniva ucciso a Padova. Il 25 ed il 26 gennaio 1945 a Pianezze di Miane ed a Pieve di Soligo cadevano altri due leader della Mazzini: Dionisio Munaretto (Danton) ed "Amedeo". Ultima vittima di spicco fu il medico Mario Pasi (Montagna): commissario della Mazzini e, provvisoriamente, del Comando Zona Piave, arrestato il 9 novembre 1944 e, dopo quattro mesi di torture, impiccato il 10 marzo 1945 presso la località Bosco delle Castagne, a meno di 10 chilometri da Belluno, insieme ad altri nove partigiani <131.
Come conseguenza di queste perdite, la Mazzini fu la Brigata della Divisione Nannetti maggiormente danneggiata dal rastrellamento del Cansiglio. Il Comando della Mazzini dovette essere completamente ripristinato e, in assenza di personalità locali di rilievo, nel febbraio 1945 (attorno al giorno 20) furono nominati comandante militare, vicecomandante e commissario politico tre partigiani sino ad allora attivi nel Bellunese: Paride Brunetti (Bruno), già comandante della Brigata Gramsci, l'altro gramsciano Egildo Moro (Romo) ed Eliseo Dal Pont (Bianchi), commissario politico della Brigata dell'Alpago "Fratelli Bandiera" ed uno dei primi membri del distaccamento Tino Ferdiani con "Bruno" ed "Amedeo". Capo di Stato Maggiore, al posto del deceduto "Marco", fu scelto Tiziano Canal (Mirko), giunto dalla Brigata Cairoli, afferente al Gruppo Brigate Vittorio Veneto. Il nuovo Comando fu affiancato da un numero significativo di fedelissimi non locali: i vittoriesi Domenico Bet (Monello), Arturo De Conti (Tarzan), Bruno Tonon (Bepi) ed il bellunese Enrico Piccolotto (Nevio) <132.
Ad eccezione di "Bruno", che, volutamente, lasciò Valdobbiadene per Belluno subito dopo la Liberazione (intorno al 4 maggio 1945), le altre sette persone, indirizzate dal nuovo Comandante militare Beniamino Rossetto (Mostacetti), saranno le "menti" ed i principali esecutori della "resa dei conti" mazziniana <133.
Elio Busato ("Nagy", poi "Nagi Niccoli"), Comandante della Brigata Tollot sino al grande rastrellamento del Cansiglio, dopo la partenza di "Mostacetti" (seconda metà del maggio 1945) fu chiamato a guidare la Mazzini. Liberato dal campo di concentramento di Bolzano ai primi di maggio del 1945, Lino Masin (Nardo) affiancò Busato come nuovo commissario politico della medesima Brigata, in seguito alla partenza di "Bianchi" (20 maggio 1945) <134.
[NOTE]
129 BIZZI, Il cammino di un popolo, vol. II, cit., p. 244.
130 AISRVV, II sez., b. 64, f. 3 sf. 1 Pratiche per pensioni di guerra, doc. 34; Archivio della Parrocchia di Segusino, Registro dei morti (1936-1961), anno 1944; ASDPd, b. Guerra 1940-1945: Relazioni parrocchiali, f. Vicariato di Quero, sf. Parrocchia di Segusino, Relazione di don Agostino Giacomelli, s. d.; BIZZI, La Resistenza nel Trevigiano, vol. II, cit., p. 13.
131 ACASREC, b. 57, Archivio CRV, f. Documenti vari schedati, sf. Relazione sull'attività militare svolta dalle Brigate della Divisione "N. Nannetti" dal mese di dicembre 1943 al mese di maggio 1945; AISRVV, II sez., b. 64, f. 3 sf. 1 Pratiche per pensioni di guerra, doc. 75, 94 e 121; BIZZI, Il cammino di un popolo, vol. II, cit., p. 251; BRESCACIN, Immagini della Resistenza nel Vittoriese, cit., p. 59; LANDI, Rapporto sulla Resistenza nella Zona Piave, cit., pp. 138-139; MASIN, La lotta di Liberazione nel Quartier del Piave, cit., pp. 144-145. N.B. Mario Pasi (Montagna) e Francesco Sabatucci (Cirillo) furono decorati di medaglia d'oro alla memoria, a Dionisio Munaretto (Danton) fu attribuita la medaglia di bronzo.
132 BIZZI, La Resistenza nel Trevigiano, vol. II, cit., p. 14; BRESCACIN, Immagini della Resistenza nel Vittoriese, cit., pp. 58-59; MASIN, La lotta di Liberazione nel Quartier del Piave, cit., pp. 76-77; MELANCO, Annarosa non muore, cit., p. 113; testimonianza di Sante Guizzo (Saetta) in BIZZI, La Resistenza nel Trevigiano, vol. II, cit., p. 70.
133 Cfr. il Rapporto n. 52 del Maresciallo Maggiore della Stazione dei Carabinieri di Valdobbiadene Giuseppe Sotgiu, depositato presso la Procura della Repubblica di Treviso il 17 giugno 1950 ed attualmente conservato presso la Procura Militare della Repubblica di Verona, oppure si veda una qualsiasi sentenza marziale, emessa dalla Comando della Brigata Mazzini in AISRVV, II sez., b. 64, f. 6, sf. 1 Sentenze.
134 ASCV, Cat. VIII, Leva e Truppa (1943-1950), f. anni 1946-1948, sf. Anno 1946, si veda il doc. Brigata Mazzini - Componenti il Comando di Brigata.
Luca Nardi, Storie di guerra: Valdobbiadene e dintorni dal gennaio 1944 all'eccidio del maggio 1945, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, 2016