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giovedì 31 ottobre 2024

Il Msi sperava di ottenere un rinvio del provvedimento di istituzione delle regioni


Gli attentati del 12 dicembre [1969] non furono il vero detonatore delle violenze che si registrarono per tutto il corso del 1970, imputabili, invece, all’asprissima campagna elettorale che accompagnò la nascita delle Regioni [...] Le dimissioni del governo Rumor, il 7 febbraio 1970, aprirono una forte crisi politica che si sarebbe risolta solamente quaranta giorni dopo, il 23 marzo, con un nuovo incarico a Rumor a guida di un quadripartito Dc-Pri-Psu-Psi. In questo contesto la preoccupazione più grande del Movimento Sociale era che il Partito comunista volesse approfittare del momento di debolezza del sistema politico per puntare alla legge di istituzione delle Regioni per poi indire al più presto le elezioni nazionali, partendo da una posizione di vantaggio, avendo avuto modo già la possibilità di conquistare - secondo la previsione fatta dal Msi - l’Emilia Romagna, l’Umbria e la Toscana <505. In questo ragionamento, inoltre, era presente il timore che il Pci potesse controllare una fascia di “regioni rosse” in caso di una grave crisi nazionale che sarebbe potuta sfociare in conflitto aperto <506.
Già alla fine di gennaio e agli inizi di febbraio iniziò una serrata campagna stampa sul «Secolo d’Italia» che sembrò inaugurare, anticipatamente, la stagione elettorale <507. Il Movimento Sociale sperava di ottenere un rinvio del provvedimento di istituzione delle regioni e con questa prospettiva Almirante incrementò l’attivismo dei militanti, imprimendo una spinta decisiva al partito <508.
In questo contesto l’utilizzo della violenza tornò ad essere un elemento fondamentale così come lo era stato nel 1969, con la differenza, però, che nella campagna elettorale per le elezioni regionali del giugno 1970 il suo impiego risultò essere decisivo <509. I partiti usciti vincitori dalla consultazione elettorale avrebbero avuto maggiori possibilità di puntare al governo in occasione delle elezioni politiche o di condizionare dall’opposizione il futuro esecutivo <510. Le elezioni, inoltre, erano un’importante occasione per tutti i partiti per rinnovare e consolidare il proprio potere locale dato che, per la prima volta, si eleggevano un numero considerevole di consiglieri regionali <511. La campagna elettorale divenne, quindi, un terreno di confronto fondamentale per cercare consensi in una società attraversata da forti tensioni <512.
Il Movimento Sociale era consapevole dell’importanza delle elezioni regionali in un momento così delicato per la vita del Paese, avendo in mente ciò che aveva significato per la Francia la vittoria schiacciante del partito gollista nelle elezioni del giugno ’68 come fattore di stabilizzazione e di normalizzazione della conflittualità politica e sociale <513.
In preparazione delle elezioni regionali, accanto al lavoro di propaganda, il Msi tornò ad invocare la presenza di una piazza di destra per contrastare le sinistre sul loro stesso terreno; i Volontari Nazionali, ad esempio, si prepararono nelle campagne con esercitazioni sulla lotta corpo a corpo e l’utilizzo dell’alfabeto “Morse” <514. Nel marzo del 1970, in un comizio a Firenze, Almirante minacciò l’intervento delle strutture giovanili del partito per contrastare le manifestazioni degli avversari <515. Nello stesso giorno il consiglio nazionale della direzione nazionale giovanile del Msi votò un documento che minacciava azioni di ritorsione ad ogni violenza subita dai giovani di destra <516. Questa linea fu ribadita il 3 aprile 1970 in occasione del consiglio nazionale del Movimento Sociale <517: alla vigilia delle elezioni regionali si dotava il partito di un elemento in più da far pesare nella competizione elettorale, portando il confronto con gli altri partiti dalle tv e dai giornali agli scontri di piazza. Il clima si inasprì per le accuse mosse al Partito socialista di esercitare pressioni sul governo per restringere gli spazi d’agibilità politica al Movimento Sociale: in più di un’occasione i dirigenti del Msi denunciarono la “repressione” subita dalle forze dell’ordine <518.
L’8 maggio il Movimento Sociale inaugurò la campagna elettorale, in realtà già iniziata diversi mesi prima <519. Le elezioni furono presentate come un “broglio” organizzato dalla maggioranza e dal Partito comunista per continuare l’esperienza dei governi di centrosinistra <520. La campagna elettorale del Movimento Sociale fu caratterizzata per l’alto numero di comizi programmati per tutta l’Italia, nelle città, come nelle province e nei piccoli paesi <521. I comizi del Msi provocarono l’intervento dei partiti di sinistra e delle associazioni antifasciste, in particolar modo nei luoghi dove era più vivo il ricordo della guerra di Liberazione. Il 3 febbraio e il 10 marzo, ad esempio, scoppiarono gravi incidenti nel corso dei comizi tenuti da Almirante a Firenze e a Torino <522. Le sezioni dei partiti di sinistra, le Camere del Lavoro, le sedi sindacali furono assalite con sistematicità in una riedizione della «guerra dei vessilli» che aveva caratterizzato lo squadrismo degli anni Venti <523. A Deiva Marina, ad esempio, un paesino in provincia di La Spezia, un gruppo di neofascisti attaccò e distrusse la sezione locale del Partito Socialista, intitolata a Giacomo Matteotti, portandosi via la bandiera della federazione <524. Un piccolo fatto di cronaca locale raggiungeva picchi di tensione altissima nel momento in cui intervennero a denunciare l’aggressione i più importanti dirigenti dei partiti politici <525.
Questo tipo di violenza aveva alle spalle una lunga tradizione: i neofascisti penetravano nelle sedi dei partiti avversari, ne distruggevano i mobili e il materiale propagandistico, svuotando gli schedari con i nomi, cognomi e gli indirizzi delle abitazioni degli iscritti. Non di rado la sezione veniva danneggiata o addirittura incendiata <526. Di fatto queste azioni si configuravano come un «rituale di conquista» volto ad estirpare la presenza dell’avversario politico <527. I comizi del Movimento Sociale rivestirono un ruolo analogo: la scelta delle città “rosse” fu il tentativo di sfidare la sinistra non solo sul suo stesso campo, la piazza, ma anche nel suo territorio per appropriarsene, seppure su un piano simbolico.
La reazione dei partiti di sinistra non tardò a venire, anche perché il Pci, il Psi e il Psiup infusero un particolare impegno nella campagna elettorale, data l’importanza del momento politico: per la prima volta gli italiani erano chiamati a votare per le regioni, da poco costituite grazie alla politica riformatrice dei governi di centro-sinistra <528. Ma a ben guardare si ha l’impressione che la posta in gioco in queste elezioni fosse altro. Come scrisse Gaetano Arfè in un editoriale sull’«Avanti» «la Repubblica salvò l’Italia dalla guerra civile. Le Regioni salveranno dai pericoli di una dissociazione delle forze sociali e di una disgregazione delle forze politiche, sulle quali il sovversivismo reazionario ha puntato e punta le sue carte» <529. Per questo motivo, lo sforzo attivistico del Msi fu interpretato come il tentativo di cavalcare la paura suscitata dagli attentati di dicembre per delegittimare l’operato del governo e i partiti di sinistra come forze adatte alla guida del Paese <530; la convinzione che polizia e carabinieri attaccassero le manifestazioni antifasciste, dopo che queste erano entrate in contatto con i comizi di destra, diede, inoltre, la sensazione che i neofascisti stessero svolgendo un ruolo di provocazione al servizio di oscuri interessi <531. A questo si aggiunse la partecipazione della sinistra extraparlamentare decisa ad impedire l’agibilità politica dei neofascisti. I gruppi si presentarono divisi all’appuntamento elettorale. L’Unione dei comunisti marxisti leninisti, ad esempio, invitò a votare per il Pci, ma il resto dell’area maoista decise di optare per l’astensione <532. Potere operaio e Lotta continua si mostrarono indifferenti al significato politico delle elezioni <533. In sostanza, però, le elezioni regionali furono viste dalla sinistra extraparlamentare come un’occasione di scontro con l’estrema destra e come momento di accelerazione della crisi che si riprometteva di approfondire grazie alla conflittualità di piazza. A tale scopo, secondo Lotta continua, si rendeva necessaria una maggiore organizzazione, una trasformazione «sul piano militare» dei servizi d’ordine che dovevano essere in grado di reggere lo scontro con la polizia e con gli avversari politici <534.
[NOTE]
505 Il Pci propone per la soluzione della crisi un governo che convochi subito le elezioni regionali, «L’Unità», 21 marzo 1970.
506 Su questo specifico problema si era già espresso Almirante nel settembre del 1969; cfr. Messaggio agli Italiani, Relazione del Segretario Nazionale del Movimento Sociale Italiano Giorgio Almirante al Comitato Centrale del Partito, Roma, 27-28 settembre 1969, in AGSR, p. 15.
507 Cfr., ad esempio, Senza tregua la battaglia del Msi contro le Regioni, «Il Secolo d’Italia», 22 gennaio 1969; Secoli di generosi sforzi unitari annullati dalla follia regionalista, «Il Secolo d’Italia», 3 febbraio 1970.
508 Si diffonde il neofrontismo in attesa delle regioni rosse, «Il Secolo d’Italia», 21 aprile 1970.
509 Giacomo Sani, Mass Constrains on Political Realignments: Perceptions of AntiSystem Parties in Italy, «British Journal of Political Science», a. 1, n. 6, 1976.
510 David C. Rapoport, Leonard Weinberg, Elections and Violence, in Rapoport David C., Weinberg Leonard, edited by, The democratic experience and political violence, Frank Cass, London and Portland 2001, p. 31.
511 Per una panoramica d’insieme sulle campagne elettorali nella storia dell’Italia unita vedi P. Ballini, M. Ridolfi, a cura di, Storia delle campagne elettorali in Italia, Bruno Mondadori, Milano 2003; sul caso specifico delle regionali la posta in gioco per la quale lottavano i partiti è ben riassunta nell’articolo riassuntivo Convocati i comizi elettorali regionali. Il decreto del ministro Restivo, «l’Avanti!», 9 aprile 1970.
512 Burling, The Passage of Power: Studies in Political Succession, Academic Press, New York 1974
513 Mattei Dogan, How Civil War was Avoided in France, «International Political Science Review», n. 3, 1984.
514 Msi-Volontari Nazionali, Foglio d’Ordine, Bologna 13 gennaio 1970, riprodotto in Rapporto sulla violenza fascista, Napoleone Editore, Roma 1972, p. 257.
515 Mobilitare l’opinione pubblica per determinare una svolta politica, «Il Secolo d’Italia», 3 marzo 1970.
516 Riaffermato dalla gioventù nazionale l’impegno per la battaglia anticomunista, «Il Secolo d’Italia», 3 marzo 1970.
517 Il Msi unito nella volontà e nell’azione per garantire i valori della Nazione e dello Stato, «Il Secolo d’Italia», 4 aprile 1970; Noi siamo l’idea corporativa, siamo l’alternativa al sistema, «Il Secolo d’Italia», 7 aprile 1970.
518 P. Romualdi, Repressione a destra, «Il Secolo d’Italia», 13 marzo 1970; Si diffonde il neofrontismo in attesa delle regioni rosse, «Il Secolo d’Italia», 21 aprile 1970.
519 Il Msi guarda all’Italia di domani per realizzare le aspettative dei giovani, «Il Secolo d’Italia», 8 maggio 1970. La campagna elettorale si concluse il 6 giugno: Più voti al Movimento Sociale per sconfiggere il comunismo, «Il Secolo d’Italia», 6 giugno 1970.
520 L’illegittimità della convocazione delle elezioni del 7 giugno motivata nel ricorso del Movimento Sociale al Consiglio di Stato, «Il Secolo d’Italia», 8 maggio 1970.
521 Ministero dell’Interno, Gab. dell’on. Min., “Relazione su incidenti riguardanti l’ordine pubblico verificatisi nel mese di maggio 1970”, Roma, 25 giugno 1970, in ACS, MI, GAB, 1967-1970, b. 39.
522 Mobilitare l’opinione pubblica per determinare una svolta politica, «Il Secolo d’Italia», 3 marzo 1970; Grande manifestazione del Msi al comizio di Almirante a Torino, 10 marzo 1970. Poco tempo dopo, altri scontri si verificarono a Foggia e a Milano: Grandiosa manifestazione del Msi a Foggia, «Il Secolo d’Italia», 22 marzo 1970; Dalla grande manifestazione la certezza dell’avanzata del Msi, 14 aprile 1970.
523 M. Fincardi, I rituali della conquista, in «Contributi», 1987, pp. 21-22.
524 Sezione socialista assaltata da una banda di teppisti fascisti, «l’Avanti!», 7 aprile 1970.
525 Nuova aggressione fascista alla sede del Psi. Un indignato telegramma di Pertini, «l’Avanti!», 18 aprile 1970.
526 Commissione Terrorismo e Stragi, Ordinanza-sentenza Salvini, Sez. 14, deposizione di Martino Siciliano del 6 ottobre 1995.
527 M. Ridolfi, La contrapposizione amico/nemico nella celebrazione delle festività nazionali, in A. Ventrone, a cura di, L’ossessione del nemico. Memorie divise nella storia della Repubblica, Donzelli, Roma 2006, p. 49.
528 Il Pci apre la campagna elettorale con grandi manifestazioni in tutto il Paese, «l’Unità», 6 aprile 1970.
529 Gaetano Arfè, 2 giugno 1946 - 7 giugno 1970. Repubblica-Regioni, «l’Avanti!», 2 giugno 1970.
530 A. Gismondi, 6 luglio l’ultima carta del partito della paura, «L’Astrolabio», a. VIII, n. 23, 7 giugno 1970.
531 M. Ferrara, La tensione che vogliono, «l’Unità», 20 aprile 1970.
532 A che cosa servono le elezioni? A che cosa servono le regioni?, volantino del Comitato Comunista Marxista-Leninista di Roma, del Centro Mao Tse Tung di Firenze e del Centro Comunista Marxista Leninista di Torino, s.d., in Archivio Gramsci, F. Cazzainiga, f. 14. Per la posizione della sinistra extraparlamentare nei confronti delle elezioni regionali vedi Ottaviano, La rivoluzione nel labirinto, vol. II…cit., p. 400 e segg.
533 Strategia rivoluzionaria degli obiettivi. Per costruire il partito della rivoluzione comunista, «Potere operaio», n. 27, a. II, 1970, 27 giugno 4 luglio.
534 I «Diritti democratici», «Lotta continua», a. II, n. 10, 18 aprile 1970.
Guido Panvini, Le strategie del conflitto. Lo scontro tra neofascismo e sinistra extraparlamentare nella crisi del centro-sinistra (1968-1972), Tesi di dottorato, Università degli Studi della Tuscia - Viterbo, Anno Accademico 2007-2008