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mercoledì 11 gennaio 2023

Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia può provare a sollevarsi contro il governo italiano di Roma

Roma. Foto: F. Z.

La situazione italiana proprio in quel periodo presentava diversi punti di contatto con le vicende da cui fu investita la penisola ellenica. La preoccupazione da parte di Churchill e del Foreign Office che il movimento partigiano italiano costituisse una forza autonoma dal controllo e dal potere degli angloamericani aumentava man mano che la guerra di Liberazione nella penisola procedeva, mostrando il valore militare e sociale della resistenza. Il punto focale della questione era in merito al trattamento da parte degli alleati del movimento partigiano e del suo organo, il CLNAI. La strategia portata avanti in accordo dai vertici alleati nella penisola - Macmillan per la parte inglese, e Stone per la parte americana - era quella di favorire il rafforzamento di un organo unitario dei partigiani, che si rapportasse sia con il governo italiano che con il potere dell’AMGOT [Amministrazione Militare Alleata], e che dunque funzionasse da garante delle tendenze del movimento stesso. Ma l’idea di un organo di rappresentanza dei partigiani spaventava Churchill, che vedeva in esso la possibile ricreazione di un’organizzazione forte e incontrollabile, che avrebbe operato in direzione di un radicale mutamento degli assetti del potere, parallelamente al movimento greco. Il 31 ottobre del ’44 il Foreign Office diramava alla Special Force questo comunicato: “E’ di fondamentale importanza che non creiamo ancora una volta un mostro alla Frankenstein, come nel caso dell’EAM in Grecia, e che quindi istituiamo un fermo controllo sul CLNAI in maniera da impedire che se ne impadroniscano i comunisti. Ciò significherà probabilmente che il generale Alexander dovrà nominare un presidente con poteri dittatoriali e forse anche un comandante sul campo, che avrebbe autorità su tutte le bande partigiane” <109.
Nelle settimane successive alla firma dell’accordo di Varkiza si rese evidente il fatto che la ripresa dell’offensiva in Italia sarebbe stata necessariamente rimandata, a causa del prelevamento di forze chiamate ad operare nel teatro greco contro l’Elas. “La presenza di queste truppe in Grecia è bastata a ritardare la ripresa dell’offensiva alleata in Italia”, scriveva il capo della sezione di Atene dell’Oss all’ambasciatore americano MacVeagh, nel marzo del ’45 <110. Il panorama politico e sociale della penisola presentava molti aspetti che, a giudizio dei vertici britannici, lo portavano ad avvicinarsi a quello greco. Il movimento partigiano nel centro-nord aveva assunto delle dimensioni importanti e la presenza di una forte corrente comunista al suo interno, unita alla notevole popolarità del movimento, lo rendeva agli occhi inglesi molto vicino al movimento partigiano greco. Ciò che più temeva Churchill era che, considerata la preponderante forza sul campo, i dirigenti partigiani decidessero di imporre un governo a guida Cln, una volta liberata la nazione dalle forze nazifasciste.
Il 30 gennaio del ‘45 i vertici militari americani del Joint Chief of Staff ricevettero da parte del British Chief of Staff - il comando inglese - un’urgente ed allarmata richiesta di massima attenzione e allerta rispetto alle azioni del Cln Alta Italia. Il pericolo, a detta degli inglesi, era che, proprio come successo in Grecia, l’organizzazione partigiana potesse decidere da un momento all’altro di tentare di porsi al di sopra del governo italiano a Roma: “In considerazione delle esperienze in Grecia, il Foreign Office è preoccupato che, vista la forza dei poteri conferiti al Comitato di Liberazione Nazionale per il Nord Italia (C.L.N.A.I.) in base all’accordo militare con il Comando Supremo Alleato, Mediterraneo (SACMED) e all’accordo politico con il governo italiano firmati rispettivamente il 7 e il 26 dicembre 1944, questo possa ad un certo punto tentare di sollevarsi in opposizione al governo italiano di Roma” <111.
I successivi telegrammi mostrano la presa di posizione dei vertici militari statunitensi, nella direzione di un contrasto dell’espansione dei poteri del CLN. La decisione immediata maturata dai capi di Stato maggiore americani fu quella di diramare attraverso il Combined Chief of Staff l’ordine al Comando supremo alleato nel Mediterraneo, il Sacmed, di sorvegliare attentamente le mosse del ClnAi, e di mandare un rappresentante presso di esso per seguirne da vicino le mosse del gruppo dirigente <112. Alcuni giorni più tardi un memorandum del Joint Chiefs of Staff statunitense diretto al dipartimento di Stato sottolineava che “il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia può provare a sollevarsi contro il governo italiano di Roma” <113. Nello stesso telegramma veniva ribadita come indicazione fondamentale strategica la disposizione che “in considerazione della loro esperienza in Grecia, gli inglesi raccomandano di dare ordine al Sacmed di controllare strettamente questo Comitato di Liberazione Nazionale”.
Il ClnAi, come emerge in questi importanti documenti ritrovati nell’archivio di Washington, appariva e veniva considerato dai generali sia inglesi sia americani operanti nel paese come una pericolosa organizzazione pronta a sovvertire il potere del Sacmed, e non come un organo rappresentante la volontà popolare degli italiani. In ciò emergono le linee di una sostanziale alterità e differenziazione delle politiche decise da Roosevelt e dal segretario di Stato rispetto alle azioni e alle politiche formulate dai vertici militari americani sul campo. La considerazione del ruolo del CLN a livello politico all’interno del paese differiva radicalmente tra la Casa Bianca e i comandi militari nella penisola. Per Roosevelt, come si è visto, il CLN era “il miglior canale” esistente “per l’espressione della volontà popolare”, come il presidente aveva scritto in un telegramma ufficiale per Churchill <114. Per i comandi militari era invece un organismo visto in netta contrapposizione con il controllo alleato del territorio italiano, pertanto da controllare strettamente, e le raccomandazioni del Joint Chiefs of Staff in questo senso continuarono per i mesi successivi.
In Italia tuttavia, a differenza che in Grecia, l’interesse strategico che la penisola investiva per gli Stati Uniti fece da freno ai tentativi inglesi di prendere in mano la situazione attraverso una contrapposizione militare con le forze partigiane.
L’azione statunitense, come si vedrà, si dispiegò attraverso i servizi segreti, che fin dagli ultimi giorni del dicembre ’44 operarono clandestinamente proprio in direzione del controllo del CLNAI.
[NOTE]
109 Nota del Foreign Office diramata alla Special Force il 31 ottobre 1944, riportata in D. W. Ellwood, L’alleato nemico, cit., p. 294.
110 NARA, RG 226, Entry 1, Box 1, “Weekly Report No. 6”.
111 NARA, RG 165, Entry 421, Box 508, Folder “ABC 387.4 Italy sec. 6 - Political Situation in Italy”.
112 Ivi.
113 NARA, RG 165, Entry 421, Box 508, Folder cit., telegramma top secret datato 24 febbraio 1945 per l’assistente segretario di Stato, inviato dall’Authority of A.C., OPD. Sottolineatura presente nel documento originale.
114 Cfr. FRUS, 1944, vol. III Italy, pp. 1133-1134, telegramma di Roosevelt n. 562, doc. cit.
Siria Guerrieri, Obiettivo Mediterraneo. La politica americana in Europa Meridionale e le origini della guerra fredda. 1944-1946, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Roma “Tor Vegata”, Anno accademico 2009/2010