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lunedì 8 maggio 2023

Dal 2002, anno di pubblicazione di "Romanzo criminale", alcuni meccanismi hanno mutato di senso


«Il libro è abbastanza veritiero» <642: nessun magistrato, nessuno storico, nessun critico letterario, nemmeno lo stesso Giancarlo De Cataldo si sono mai spinti a dare un giudizio simile in merito a "Romanzo criminale". A farlo, in una conversazione intercettata dalla procura di Roma, è invece Massimo Carminati, ex terrorista dei Nar, a cui si ispira il personaggio del Nero. Nel dicembre del 2014, infatti, una vasta operazione di polizia, intitolata prima “Terra di Mezzo” e poi “Mafia Capitale”, porta in carcere Carminati con l'accusa di essere a capo di una vasta rete criminale che coinvolge, attraverso estorsioni e gare di appalto truccate, membri delle cooperative, politici, poliziotti, ambienti della destra romana: una rete dunque non troppo lontana da quella che il Libanese, il Freddo e il Dandi costruiscono all'interno di "Romanzo criminale". L'operazione della polizia arriva in realtà dopo anni di inchieste giornalistiche sull'argomento, in particolare quelle del giornalista dell'"Espresso" Lirio Abbate. Il risultato delle indagini è inoltre ampiamente anticipato da "Suburra", il romanzo che De Cataldo scrive insieme a Carlo Bonini. L'arresto di Carminati avvia anche un processo opposto rispetto a quello di "Romanzo Criminale": nei giorni di “Mafia Capitale” è la cronaca a nutrirsi della finzione.
Il 2 dicembre, subito dopo l'operazione di polizia, il giornalista Mauro Favale scrive dal suo profilo di Twitter, «Se so' bevuti er #Nero #Carminati». Al di là della battuta non è l'unico caso in cui il romanzo di De Cataldo viene ripreso all'interno degli articoli che narrano l'inchiesta, e se un articolo di Panorama titola “Massimo Carminati, il Nero di 'Romanzo Criminale'”, altre testate si spingono oltre, come il caso della "Stampa" e di "Internazionale", che utilizzano una foto della serie tv per accompagnare i titoli: un personaggio legato a vicende storiche e contemporanee, che ha ispirato un personaggio di fiction, assume su di sé l'identità pop che viene dalla finzione. Questo meccanismo ha un suo lato grottesco, come dimostra la stessa indagine, secondo cui due personaggi non identificati, «presumibilmente due poliziotti» <643, in un incontro con lo stesso Carminati si dicono affascinati dai suoi racconti riguardo gli avvenimenti del passato, dichiarando: «starei due giorni a sentirti» <644.
Il fenomeno non è isolato: in un articolo per "Internazionale" intitolato “Il neofascismo non è un film”, la storica Vanessa Roghi indaga le origini della mitizzazione mediatica dei militanti dell'estrema destra distinguendo tra le operazioni di finzionalizzazione della realtà che vengono messe in atto nei romanzi e nelle serie televisive, e le ricostruzioni storiche e documentaristiche caratterizzate da una «banalizzazione romantica del neofascismo criminale». Il ruolo di De Cataldo è quello di offrire «un racconto ordinato e comprensibile (oltre che avvincente) di una stagione ancora in larga parte non raccontata», ma a seguito di questa operazione c'è una «reductio ad pop» del terrorismo di destra che secondo Roghi trova un suo antesignano nel libro di Luca Telese, "Cuori neri" (2006): "è lo stesso Telese a dirigere la collana di Sperling & Kupfer 'Le radici del presente', in cui compaiono, tra gli altri: 'La fiamma e la celtica' e 'Il piombo e la celtica', di Nicola Rao; 'Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura', di autori vari; 'Fascisteria', di Ugo Maria Tassinari; e 'La notte brucia ancora', testimonianza di Giampaolo Mattei sul rogo di Primavalle". <645
La depoliticizzazione del neofascismo e della sua storia rendono il Nero «un personaggio da romanzo, imprendibile fino a oggi anche per la giustizia, come un sogno di celluloide» <646, e questo è il “sostrato” che si accompagna alle azioni politiche vere e proprie, quelle che hanno favorito le attività di Carminati, permettendogli di lavorare ancora più indisturbato.
Questo passaggio è segno del fatto che dal 2002, anno di pubblicazione di "Romanzo criminale", alcuni meccanismi hanno mutato di senso: dall'essere sintomo di una volontà di riscatto nei confronti del passato, la finzionalizzazione di personaggi ed eventi storici sembra aver assunto il significato opposto, diventando un paravento che concorre a nascondere e camuffare nuove violenze.
"Romanzo criminale" rappresenta così il singolare caso in cui un'opera di fiction gareggia con la realtà in un testa a testa che prosegue anche dopo la fine del romanzo. Un caso in cui la fiction precede la cronaca, facendo sì che le sue icone identifichino la storia prima di una qualsiasi verità giudiziaria accertata. In cui si pone la questione dell'autorevolezza che la fonte letteraria assume in funzione di una sua ampia divulgazione. Un'autorevolezza tanto maggiore in virtù delle falle della storia ufficiale.
[NOTE]
642 G.I., “E il 'Guercio' parlò di De Cataldo. 'È abbastanza veritiero'”, Repubblica, 07/12/2014.
643 Giovanni Bianconi, “«Stai attento, sei sotto indagine». Quelle soffiate degli agenti al boss”, 04/12/2014, Corriere della Sera.
644 Federica Angeli, “Pool d'infedeli per 'il Guercio': agenti e carabinieri”, Repubblica, 04/12/2014.
645 Vanessa Roghi, “Il neo-fascismo non è un film”, Internazionale, 12/12/2014.
646 Ibid.
Paolo La Valle, Raccontare la storia al tempo delle crisi, Tesi di dottorato, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015