Nelle settimane seguenti al crollo della Repubblica di Salò Fortunato Polvani, ex console federale della Milizia di Firenze - l'uomo che aveva condotto i combattimenti a oltranza dei cecchini fascisti a Firenze quando i partigiani nell'agosto del '44 avevano dato il via alla sollevazione - riuscì a ricondurre sotto il suo comando tutti gli agenti infiltrati da Pavolini, il segretario del Partito fascista repubblicano (Pfr), e Del Massa nell'ambito dell'operazione per la creazione della quinta colonna oltre le linee <374. Lo scopo per Polvani era quello di trovare appoggi fra le forze politiche più vicine e riunire in un movimento clandestino tutti i fascisti, in attesa del momento propizio per riemergere. Nei rapporti inviati nelle prime settimane del '46 dalla sezione milanese dell'X-2 alla direzione del servizio segreto militare americano e al Quartier Generale delle Forze Alleate, si parla proprio del movimento clandestino fascista e ne emerge nettamente la figura di Polvani come capo-coordinatore dei vari gruppi <375. Agli agenti americani era inoltre noto il traffico d'armi che si svolgeva utilizzando il passo alpino del Bernina al confine con la Svizzera. Si trattava di ingenti quantitativi di armi che giungevano a questi gruppi clandestini: "Il traffico - viene espressamente detto - consiste in mitragliatrici, fucili mitragliatori e pistole" <376.
Del Massa e Pucci, i dirigenti dell’organizzazione clandestina fascista creata da Pavolini, nelle ultime settimane prima della caduta della Rsi si erano preparati per far sopravvivere l’organizzazione, e durante i giorni dell'insurrezione erano riusciti a sottrarsi ai partigiani, passando poi entrambi qualche mese nei campi alleati. Tra la fine del '45 e l'inizio del '46 ripresero la loro attività e si misero all'opera, in contatto con Pino Romualdi, per riunire sia gli agenti da loro inviati oltre le linee, sia i gruppi che si stavano riformando, al fine di costituire una formazione ben organizzata, con un programma politico teso a continuare e realizzare il progetto da loro creato in precedenza con Pavolini <377.
Anche il Sis monitorava le attività del movimento clandestino fascista. Le sue origini, scrivono gli agenti del Sis, risalivano ai battaglioni speciali "formatisi durante la Repubblica sociale fascista", i quali "in previsione di una rottura finale del fronte" costituirono al loro interno "un movimento segreto, con la finalità di continuare l'attività fascista in caso di sconfitta" <378. L'organizzazione, a conferma del carattere organizzato e non spontaneo di questi gruppi, aveva a disposizione fondi che constavano di "parecchi milioni" <379, con cui venivano pagati gli aderenti. Le indagini del Sis si occuparono diffusamente dei gruppi di ex-ufficiali repubblichini infiltrati nell'ambito dell'operazione Pavolini-Del Massa, e ricostituitisi dopo il crollo del 25 aprile. Una relazione del capo del Sis sulle formazioni illegali di destra parla di "un vasto movimento" <380, costituito nel nord-Italia fin dal periodo dell'occupazione, confluito nel Partito Democratico Fascista (P.D.F.), un partito clandestino. Il Pdf, stando sempre a quanto riportato dal capo del servizio, era composto anche da "elementi della vecchia guardia", e da un gran numero di "individui delle Brigate nere e di giovanissimi, ritenuti fedeli per l'educazione ricevuta dalla nascita" <381.
Dunque in tutta Italia erano effettivamente state sparse delle "uova di drago", finalizzate a far risorgere il fascismo al momento opportuno, esattamente come aveva programmato Pavolini alcune settimane prima dell'insurrezione.
Sul finire dell'estate del '45 alcuni partigiani della sezione del Cln di Viareggio riuscirono a portare alla luce l'esistenza dell'organizzazione segreta fascista, in piena attività nelle settimane e nei mesi seguenti la fine del conflitto, evidenziandone la sua estensione e le sue diramazioni, ed a segnalarla alla Direzione del Pci. I partigiani erano riusciti ad arrestare un suo appartenente durante gli ultimi giorni di agosto. Il 1° settembre 1945 riferirono alla Direzione del partito i risultati dell'interrogatorio: si trattava di un ex appartenente delle Ss italiane, che aveva partecipato come franco tiratore alla battaglia guidata da Polvani a Firenze contro la sollevazione partigiana e l'avanzata alleata sulla città. I risultati appaiono molto interessanti per la ricostruzione delle vicende della struttura clandestina di Salò dopo il conflitto. Dall'interrogatorio a cui il repubblichino venne sottoposto nella sede dell'Anpi, in base all'autorità del Cln, era emerso che si trattava di "un agente, un funzionario di una organizzazione clandestina fascista - scrivono i partigiani - che ha sede a Roma e si dirama pressoché in tutta Italia" <382. Come abbiamo visto, proprio a Roma operava il gruppo Onore, che fino al 25 aprile era agli ordini di Pavolini e Del Massa, e che aveva collegamenti e ramificazioni in varie altre città. L'agente fascista interrogato in proposito "ha ammesso - si legge nel resoconto - l'esistenza di questa organizzazione, (…) ed ha anche detto che uno dei centri di irradiamento è il campo di concentramento di Terni" <383. I partigiani riuscirono a fargli confessare che "lo scopo di questo movimento è quello di ostacolare i partiti di sinistra e di non far avvenire la costituente" <384. Scoprirono poi che l'interrogato aveva avuto una fitta serie di incontri - segnalati dalla sua cartella risultata piena di nomi, indirizzi, numeri di telefono - con persone che erano state tutte internate nei centri di detenzione alleati proprio con l'accusa di essere "presunti componenti di una organizzazione clandestina fascista" <385.
In seguito a questo interrogatorio i partigiani misero il sospetto neofascista a disposizione della questura di Firenze. I risultati a cui arrivarono gli appartenenti del Cln di Viareggio permisero dunque ai dirigenti del Pci, che già erano stati informati riguardo al ruolo dell'organizzazione prima del 25 aprile dal collaboratore romano, di avere ben chiara la situazione sia dell'attività della quinta colonna di Salò svoltasi durante la guerra sia della riorganizzazione che si stava mettendo in atto tra questa e gli altri nuclei fascisti e certamente ai vertici del partito non doveva essere sfuggita la forte caratterizzazione anticomunista che si erano dati e che li teneva uniti.
L'intelligence statunitense ebbe poi la possibilità di riscontrare un elemento fondamentale: come si era già palesato prima della fine del conflitto tramite l'offerta avanzata dal dirigente del gruppo romano di agenti di Salò, ciò a cui puntavano i capi dell'organizzazione era ottenere la protezione dei servizi Usa, sfruttando il potenziale anticomunista rappresentato dalla forza paramilitare dei suoi appartenenti e l'esperienza maturata con le squadre di sabotaggio dietro le linee. L'agente del controspionaggio americano Quinn ebbe modo di riferire a questo proposito i dettagli dell'offerta avanzata agli americani da parte dell'organizzazione neofascista, per collaborare contro l'ascesa del comunismo. Lo 007 statunitense era stato contattato infatti da Nino Buttazzoni, l'ex comandante del battaglione Np (nuotatori-paracadutisti) della Decima Mas, proprio allo scopo di portare a termine l'accordo voluto dall'organizzazione finalizzato a porre sotto la protezione Usa la forza e il potenziale anticomunista del gruppo. Buttazzoni, nei mesi successivi alla fine del conflitto, aveva assunto insieme a Polvani un ruolo di primo piano nell'organizzazione neofascista ed operava clandestinamente a Roma proprio allo scopo di estendere la collaborazione con l'intelligence statunitense a tutta l'organizzazione fascista <386. I suoi obiettivi, scrive l’agente americano, erano da un lato quelli di "reperire appoggi politici ed economici per i neofascisti", cercando al contempo di "legalizzare la loro posizione", e dall'altro lato di "ottenere la protezione alleata, in particolare americana" <387. Buttazzoni offriva come contropartita all'intelligence Usa l'impegno, diretto a contrastare il comunismo in Italia, di migliaia di militanti ex repubblichini fortemente organizzati <388.
Ciò che in questo periodo si consuma dunque è una svolta fondamentale: il definitivo passaggio verso un inserimento in un ambito atlantico degli obiettivi dell'organizzazione fascista. Nel corso delle settimane il comandante del battaglione Np fornì all'ufficio del controspionaggio americano la descrizione accurata dell'organizzazione, indicandone i centri, la suddivisione in comitati, squadre e gruppi d'azione, le città in cui erano stabiliti i centri operativi, il numero degli aderenti all'organizzazione e quanti di essi fossero armati <389. I servizi statunitensi dunque avevano a disposizione un'accurata mappa del movimento fascista clandestino: se avessero voluto avrebbero potuto consegnarla alle autorità competenti alleate o italiane affinché provvedessero a ristabilire la legalità, arrestando per lo meno i membri ricercati come criminali di guerra <390. Ciò che gli agenti intravidero nell'offerta avanzata dai capi dell'organizzazione fu proprio la possibilità di avere a disposizione una vera e propria rete, già costituita e capillare: una possibilità che, data l'estrema incertezza della situazione internazionale, i vertici dei servizi segreti americani non potevano permettersi di buttare al vento. L’eventualità di un'invasione sovietica dell'Europa ai loro occhi non si poteva infatti escludere, e la forza dei comunisti italiani era tale da fargli pensare che fosse possibile una presa del potere da parte loro in qualsiasi momento, o che, ipotesi ancora peggiore, l'Italia potesse scivolare nell'orbita comunista in modo perfettamente legale, attraverso le elezioni <391.
L'insieme di tale documentazione aiuta dunque a comprendere quanto alcuni elementi sempre considerati marginali abbiano invece condizionato la nascita della democrazia italiana, soprattutto in virtù delle relazioni stabilite dall'organizzazione neofascista con l'intelligence americana, cosa che permise a quest’ultima di ottenere margini di azione altrimenti non raggiungibili <392. Si era formato un piccolo esercito segreto, pronto a rivolgere le sue potenzialità all’ottenimento di un preciso scopo: quello di garantire la collocazione internazionale dell'Italia all'interno dello schieramento atlantico <393.
[NOTE]
374 Gli agenti del controspionaggio americano avevano compiuto delle indagini per raccogliere informazioni in merito ai gruppi clandestini neofascisti. Sono molti e diversificati i documenti che riportano tali informazioni: ad esempio il 4 febbraio del '46 l'agente George Smith scrive che "uno dei principali agitatori neofascisti sembra essere l'ex Console federale della milizia fascista di Firenze, Polvani, che è riuscito a condurre sotto il suo comando gli ex-fascisti infiltrati da Pavolini e dai tedeschi nell'Italia liberata". NARA, RG 226, Entry 108-A, Box 264, Folder JZX-6040, rapporto datato 4 febbraio 1946 a firma dell'agente George Smith.
375 Cfr. il documento intitolato Clandestine Fascist Movement, classificato segreto e datato 30 gennaio 1946, compilato dagli agenti della sezione SCI/Z di Milano ed inviato da Angleton al G-2, il servizio segreto militare, all'Allied Commission e all'AFHQ, il quartier generale delle Forze Alleate. NARA, RG 226, Entry 108A, Box 263, Folder JZX - 5960.
376 Ivi.
377 Scrive G. Parlato, a questo proposito, che Pino Romualdi riuscì "a costruire una fitta rete di contatti fra i neofascisti giunti a Roma", aiutato "da Aniceto Del Massa e Puccio Pucci". G. Parlato, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948, cit., p. 156.
378 Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Ministero dell’Interno (MI), DGPS, Div. SIS (1944 - 47), b. 41, fasc. KP 28 "Formazioni clandestine armate". Documento datato 13 settembre 1946. Il comando generale dell'organizzazione, continua il rapporto del Sis, "si trova a Firenze, e i centri del movimento sono a Milano, Torino e Varese".
379 Ivi.
380 ACS, MI, DGPS, Div. SIS (1944 - 47), b. 41, fasc. cit. Relazione classificata riservatissima del capo della divisione Sis, su carta intestata del ministero dell'Interno, intitolata Condizioni della sicurezza pubblica nella penisola secondo le risultanze del servizio fiduciario, datata 19 novembre 1946.
381 Ivi.
382 Fondazione Istituto Gramsci (d’ora in poi F.I.G.), Archivio del Partito Comunista (d’ora in poi APC), Fondo Mosca, Serie Spie, provocatori, fascisti, b. 295, fasc. 37-III, f. 176, resoconto datato 1 settembre 1945.
383 Ivi, f. 176 III.
384 Ivi, f. 176 IV. E' importante notare la corrispondenza con le finalità del programma dell'organizzazione clandestina fascista presieduta da Polvani, che gli agenti dell'Oss infiltrano e descrivono nei documenti precedenti. Cfr. ad esempio il resoconto della riunione del 24 ottobre 1945, NARA, Record Group 226, Entry 108A, Box 263, Folder JZX - 5960, doc. cit., in cui era emerso lo scopo che l'organizzazione si era data di "ottenere il controllo sui partiti della sinistra". Quella monitorata dagli agenti statunitensi e quella scoperta dai partigiani del Cln di Viareggio era la stessa organizzazione, che si diramava in tutta Italia.
385 F.I.G., APC, Fondo Mosca, Serie Spie, provocatori, fascisti, b. 295, fasc. 37-III, resoconto cit., f. 176 V.
386 Il capitano Buttazzoni era stato inserito dagli stessi servizi Usa nella lista dei ricercati come criminale di guerra. Il suo nome compare nel documento intitolato War criminals datato 23 aprile 1945: NARA, RG 226, Entry 108 A, Box 253, Folder JZX-1100.
387 NARA, RG 226, Entry 108-A, Box 272, rapporto Oss classificato segreto, datato 10 aprile 1946, a firma del generale Quinn, comandante dell’SSU a Washington. Nel documento viene riferito poi come il comandante del battaglione Np avesse fornito "vari rapporti" sul movimento neofascista, affinché "destino l'attenzione delle autorità americane e queste entrino in contatto con il suo gruppo". Quinn sottolinea poi come Buttazzoni, insieme a Polvani, fosse "in contatto con Valerio Borghese, detenuto nell'isola di Procida". Sulla direzione operata da Quinn dell’SSU cfr. R. J. Aldrich, The Hidden Hand. Britain, America, and Cold War Secret Intelligence, New York, The Overlook Press, 2002, p. 83.
388 "Nei loro rapporti - scrive il generale Quinn - Buttazzoni e il suo movimento sostengono che i comunisti, e quindi la Russia, stanno assumendo il controllo dell'Italia. I neofascisti sono un forte baluardo contro il comunismo, di conseguenza dovrebbe essere loro consentito di rientrare nella vita politica italiana e di fornire un contributo alla sconfitta del comunismo. Poiché gli Stati Uniti non desiderano che il bolscevismo prenda piede nella penisola, dovrebbero proprio per questo aprire un negoziato con i neofascisti per sostenerli. In cambio, gli Stati Uniti sarebbero in grado di controllare la situazione politica italiana appoggiandosi ai neofascisti, che sono fortemente organizzati in diverse migliaia di militanti". Ivi.
389 Ivi. L'analisi relativa alla situazione italiana ed internazionale elaborata dai capi dell'organizzazione, Polvani e Borghese - in contatto come si è visto tramite lo stesso Buttazzoni - verteva sul dato dell'emersione di due potenze mondiali "in lotta per l'egemonia", Stati Uniti ed Unione Sovietica, e sul pericolo comunista nella penisola, rispetto al quale veniva proposta la soluzione di "rovesciare l'attuale governo per imporre una autorità apolitica".
390 I numeri relativi alla forza dell'organizzazione probabilmente erano stati in parte gonfiati, da Buttazzoni stesso, allo scopo di impressionare favorevolmente gli agenti statunitensi. Dai documenti analizzati emerge comunque la sostanziale veridicità del panorama presentato dal comandante repubblichino: riguardo al complessivo numero degli aderenti alla struttura sotterranea si può ipotizzare la cifra di 20.000 unità circa, di cui la maggior parte armati. L'interesse per gli scenari descritti da Buttazzoni, il timore per i possibili stravolgimenti dell’assetto politico italiano ad opera dei comunisti e quindi la preoccupazione per la permanenza della penisola nella sfera occidentale, insieme alla sua offerta di creare un nucleo di difesa dello schieramento internazionale dell'Italia, avevano evidentemente fatto sì che i servizi statunitensi avessero manifestato l’interesse a conservare a loro disposizione tale rete.
391 In realtà oggi allo stato delle ricerche e con l'apertura, seppur temporanea, degli archivi sovietici sappiamo che la possibilità di un'invasione dall'est di truppe yugoslave o sovietiche non era prevista. Come è ormai noto, nei piani di Stalin era utile e necessario che gli Alleati mantenessero le zone di influenza nei territori su cui erano presenti i loro eserciti, affinché si consolidasse la prassi di instaurare la propria area di influenza lì dove i rispettivi eserciti erano arrivati. Cfr. in proposito M. Leffler, A Preponderance of Power, cit.; M. Leffler, National Security and US Foreign Policy, in M. Leffler and D. S. Painter, Origins of the Cold War. An International History, New York, Routledge, 1994; S. Pons, L'impossibile egemonia. L'Urss, il Pci e le origini della guerra fredda, cit.
392 La portata del fenomeno di riunificazione avvenuto sotto il comando di Polvani, Buttazzoni e Borghese è sempre stata storicamente sottovalutata, anche perché non se ne conoscevano né le dimensioni né l'importanza in relazione agli scopi che i neofascisti si erano prefissati. La rilevanza e la forza di questa organizzazione e, come abbiamo visto, la serietà degli obiettivi anticomunisti, aveva fatto sì che anche il Pci e Togliatti ne fossero venuti a conoscenza e avessero dovuto confrontarcisi.
393 Il Sostituto Procuratore di Padova Sergio Dini, nell'ambito di un'indagine relativa proprio ai rapporti tra i nuclei della Decima Mas e l'organizzazione Gladio, ha ottenuto nel febbraio 2005 la testimonianza di Nino Buttazzoni, nella quale l'ex comandante repubblichino ha illustrato il suo "lavoro di organizzatore di nuclei di resistenza e di guerriglia che, secondo la tecnica classica dello Stay Behind, avrebbero dovuto continuare ad operare nelle zone già liberate dagli anglo-americani e rimanere attivi anche dopo la fine della guerra, anche se in sonno", facendo ampio riferimento poi ai contatti con James Angleton, il quale gli aveva proposto "di collaborare con i Servizi segreti statunitensi in funzione anticomunista e antislava". Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti, XIV legislatura, doc. XXIII, n.18-bis, relazione cit., pp. 220-221. La Commissione d'Inchiesta ha stabilito che i nuclei organizzati dalla Decima Mas, destinati a rimanere dietro le linee nemiche in caso di invasione jugoslava sul confine orientale, divennero il modello di utilizzo per l'intera rete, avendo gli americani il progetto di costituire la "stay-behind" che poi, una volta realizzata, verrà denominata Gladio.
Siria Guerrieri, Obiettivo Mediterraneo. La politica americana in Europa Meridionale e le origini della guerra fredda. 1944-1946, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Roma "Tor Vegata", Anno accademico 2009-2010
Del Massa e Pucci, i dirigenti dell’organizzazione clandestina fascista creata da Pavolini, nelle ultime settimane prima della caduta della Rsi si erano preparati per far sopravvivere l’organizzazione, e durante i giorni dell'insurrezione erano riusciti a sottrarsi ai partigiani, passando poi entrambi qualche mese nei campi alleati. Tra la fine del '45 e l'inizio del '46 ripresero la loro attività e si misero all'opera, in contatto con Pino Romualdi, per riunire sia gli agenti da loro inviati oltre le linee, sia i gruppi che si stavano riformando, al fine di costituire una formazione ben organizzata, con un programma politico teso a continuare e realizzare il progetto da loro creato in precedenza con Pavolini <377.
Anche il Sis monitorava le attività del movimento clandestino fascista. Le sue origini, scrivono gli agenti del Sis, risalivano ai battaglioni speciali "formatisi durante la Repubblica sociale fascista", i quali "in previsione di una rottura finale del fronte" costituirono al loro interno "un movimento segreto, con la finalità di continuare l'attività fascista in caso di sconfitta" <378. L'organizzazione, a conferma del carattere organizzato e non spontaneo di questi gruppi, aveva a disposizione fondi che constavano di "parecchi milioni" <379, con cui venivano pagati gli aderenti. Le indagini del Sis si occuparono diffusamente dei gruppi di ex-ufficiali repubblichini infiltrati nell'ambito dell'operazione Pavolini-Del Massa, e ricostituitisi dopo il crollo del 25 aprile. Una relazione del capo del Sis sulle formazioni illegali di destra parla di "un vasto movimento" <380, costituito nel nord-Italia fin dal periodo dell'occupazione, confluito nel Partito Democratico Fascista (P.D.F.), un partito clandestino. Il Pdf, stando sempre a quanto riportato dal capo del servizio, era composto anche da "elementi della vecchia guardia", e da un gran numero di "individui delle Brigate nere e di giovanissimi, ritenuti fedeli per l'educazione ricevuta dalla nascita" <381.
Dunque in tutta Italia erano effettivamente state sparse delle "uova di drago", finalizzate a far risorgere il fascismo al momento opportuno, esattamente come aveva programmato Pavolini alcune settimane prima dell'insurrezione.
Sul finire dell'estate del '45 alcuni partigiani della sezione del Cln di Viareggio riuscirono a portare alla luce l'esistenza dell'organizzazione segreta fascista, in piena attività nelle settimane e nei mesi seguenti la fine del conflitto, evidenziandone la sua estensione e le sue diramazioni, ed a segnalarla alla Direzione del Pci. I partigiani erano riusciti ad arrestare un suo appartenente durante gli ultimi giorni di agosto. Il 1° settembre 1945 riferirono alla Direzione del partito i risultati dell'interrogatorio: si trattava di un ex appartenente delle Ss italiane, che aveva partecipato come franco tiratore alla battaglia guidata da Polvani a Firenze contro la sollevazione partigiana e l'avanzata alleata sulla città. I risultati appaiono molto interessanti per la ricostruzione delle vicende della struttura clandestina di Salò dopo il conflitto. Dall'interrogatorio a cui il repubblichino venne sottoposto nella sede dell'Anpi, in base all'autorità del Cln, era emerso che si trattava di "un agente, un funzionario di una organizzazione clandestina fascista - scrivono i partigiani - che ha sede a Roma e si dirama pressoché in tutta Italia" <382. Come abbiamo visto, proprio a Roma operava il gruppo Onore, che fino al 25 aprile era agli ordini di Pavolini e Del Massa, e che aveva collegamenti e ramificazioni in varie altre città. L'agente fascista interrogato in proposito "ha ammesso - si legge nel resoconto - l'esistenza di questa organizzazione, (…) ed ha anche detto che uno dei centri di irradiamento è il campo di concentramento di Terni" <383. I partigiani riuscirono a fargli confessare che "lo scopo di questo movimento è quello di ostacolare i partiti di sinistra e di non far avvenire la costituente" <384. Scoprirono poi che l'interrogato aveva avuto una fitta serie di incontri - segnalati dalla sua cartella risultata piena di nomi, indirizzi, numeri di telefono - con persone che erano state tutte internate nei centri di detenzione alleati proprio con l'accusa di essere "presunti componenti di una organizzazione clandestina fascista" <385.
In seguito a questo interrogatorio i partigiani misero il sospetto neofascista a disposizione della questura di Firenze. I risultati a cui arrivarono gli appartenenti del Cln di Viareggio permisero dunque ai dirigenti del Pci, che già erano stati informati riguardo al ruolo dell'organizzazione prima del 25 aprile dal collaboratore romano, di avere ben chiara la situazione sia dell'attività della quinta colonna di Salò svoltasi durante la guerra sia della riorganizzazione che si stava mettendo in atto tra questa e gli altri nuclei fascisti e certamente ai vertici del partito non doveva essere sfuggita la forte caratterizzazione anticomunista che si erano dati e che li teneva uniti.
L'intelligence statunitense ebbe poi la possibilità di riscontrare un elemento fondamentale: come si era già palesato prima della fine del conflitto tramite l'offerta avanzata dal dirigente del gruppo romano di agenti di Salò, ciò a cui puntavano i capi dell'organizzazione era ottenere la protezione dei servizi Usa, sfruttando il potenziale anticomunista rappresentato dalla forza paramilitare dei suoi appartenenti e l'esperienza maturata con le squadre di sabotaggio dietro le linee. L'agente del controspionaggio americano Quinn ebbe modo di riferire a questo proposito i dettagli dell'offerta avanzata agli americani da parte dell'organizzazione neofascista, per collaborare contro l'ascesa del comunismo. Lo 007 statunitense era stato contattato infatti da Nino Buttazzoni, l'ex comandante del battaglione Np (nuotatori-paracadutisti) della Decima Mas, proprio allo scopo di portare a termine l'accordo voluto dall'organizzazione finalizzato a porre sotto la protezione Usa la forza e il potenziale anticomunista del gruppo. Buttazzoni, nei mesi successivi alla fine del conflitto, aveva assunto insieme a Polvani un ruolo di primo piano nell'organizzazione neofascista ed operava clandestinamente a Roma proprio allo scopo di estendere la collaborazione con l'intelligence statunitense a tutta l'organizzazione fascista <386. I suoi obiettivi, scrive l’agente americano, erano da un lato quelli di "reperire appoggi politici ed economici per i neofascisti", cercando al contempo di "legalizzare la loro posizione", e dall'altro lato di "ottenere la protezione alleata, in particolare americana" <387. Buttazzoni offriva come contropartita all'intelligence Usa l'impegno, diretto a contrastare il comunismo in Italia, di migliaia di militanti ex repubblichini fortemente organizzati <388.
Ciò che in questo periodo si consuma dunque è una svolta fondamentale: il definitivo passaggio verso un inserimento in un ambito atlantico degli obiettivi dell'organizzazione fascista. Nel corso delle settimane il comandante del battaglione Np fornì all'ufficio del controspionaggio americano la descrizione accurata dell'organizzazione, indicandone i centri, la suddivisione in comitati, squadre e gruppi d'azione, le città in cui erano stabiliti i centri operativi, il numero degli aderenti all'organizzazione e quanti di essi fossero armati <389. I servizi statunitensi dunque avevano a disposizione un'accurata mappa del movimento fascista clandestino: se avessero voluto avrebbero potuto consegnarla alle autorità competenti alleate o italiane affinché provvedessero a ristabilire la legalità, arrestando per lo meno i membri ricercati come criminali di guerra <390. Ciò che gli agenti intravidero nell'offerta avanzata dai capi dell'organizzazione fu proprio la possibilità di avere a disposizione una vera e propria rete, già costituita e capillare: una possibilità che, data l'estrema incertezza della situazione internazionale, i vertici dei servizi segreti americani non potevano permettersi di buttare al vento. L’eventualità di un'invasione sovietica dell'Europa ai loro occhi non si poteva infatti escludere, e la forza dei comunisti italiani era tale da fargli pensare che fosse possibile una presa del potere da parte loro in qualsiasi momento, o che, ipotesi ancora peggiore, l'Italia potesse scivolare nell'orbita comunista in modo perfettamente legale, attraverso le elezioni <391.
L'insieme di tale documentazione aiuta dunque a comprendere quanto alcuni elementi sempre considerati marginali abbiano invece condizionato la nascita della democrazia italiana, soprattutto in virtù delle relazioni stabilite dall'organizzazione neofascista con l'intelligence americana, cosa che permise a quest’ultima di ottenere margini di azione altrimenti non raggiungibili <392. Si era formato un piccolo esercito segreto, pronto a rivolgere le sue potenzialità all’ottenimento di un preciso scopo: quello di garantire la collocazione internazionale dell'Italia all'interno dello schieramento atlantico <393.
[NOTE]
374 Gli agenti del controspionaggio americano avevano compiuto delle indagini per raccogliere informazioni in merito ai gruppi clandestini neofascisti. Sono molti e diversificati i documenti che riportano tali informazioni: ad esempio il 4 febbraio del '46 l'agente George Smith scrive che "uno dei principali agitatori neofascisti sembra essere l'ex Console federale della milizia fascista di Firenze, Polvani, che è riuscito a condurre sotto il suo comando gli ex-fascisti infiltrati da Pavolini e dai tedeschi nell'Italia liberata". NARA, RG 226, Entry 108-A, Box 264, Folder JZX-6040, rapporto datato 4 febbraio 1946 a firma dell'agente George Smith.
375 Cfr. il documento intitolato Clandestine Fascist Movement, classificato segreto e datato 30 gennaio 1946, compilato dagli agenti della sezione SCI/Z di Milano ed inviato da Angleton al G-2, il servizio segreto militare, all'Allied Commission e all'AFHQ, il quartier generale delle Forze Alleate. NARA, RG 226, Entry 108A, Box 263, Folder JZX - 5960.
376 Ivi.
377 Scrive G. Parlato, a questo proposito, che Pino Romualdi riuscì "a costruire una fitta rete di contatti fra i neofascisti giunti a Roma", aiutato "da Aniceto Del Massa e Puccio Pucci". G. Parlato, Fascisti senza Mussolini. Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948, cit., p. 156.
378 Archivio Centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Ministero dell’Interno (MI), DGPS, Div. SIS (1944 - 47), b. 41, fasc. KP 28 "Formazioni clandestine armate". Documento datato 13 settembre 1946. Il comando generale dell'organizzazione, continua il rapporto del Sis, "si trova a Firenze, e i centri del movimento sono a Milano, Torino e Varese".
379 Ivi.
380 ACS, MI, DGPS, Div. SIS (1944 - 47), b. 41, fasc. cit. Relazione classificata riservatissima del capo della divisione Sis, su carta intestata del ministero dell'Interno, intitolata Condizioni della sicurezza pubblica nella penisola secondo le risultanze del servizio fiduciario, datata 19 novembre 1946.
381 Ivi.
382 Fondazione Istituto Gramsci (d’ora in poi F.I.G.), Archivio del Partito Comunista (d’ora in poi APC), Fondo Mosca, Serie Spie, provocatori, fascisti, b. 295, fasc. 37-III, f. 176, resoconto datato 1 settembre 1945.
383 Ivi, f. 176 III.
384 Ivi, f. 176 IV. E' importante notare la corrispondenza con le finalità del programma dell'organizzazione clandestina fascista presieduta da Polvani, che gli agenti dell'Oss infiltrano e descrivono nei documenti precedenti. Cfr. ad esempio il resoconto della riunione del 24 ottobre 1945, NARA, Record Group 226, Entry 108A, Box 263, Folder JZX - 5960, doc. cit., in cui era emerso lo scopo che l'organizzazione si era data di "ottenere il controllo sui partiti della sinistra". Quella monitorata dagli agenti statunitensi e quella scoperta dai partigiani del Cln di Viareggio era la stessa organizzazione, che si diramava in tutta Italia.
385 F.I.G., APC, Fondo Mosca, Serie Spie, provocatori, fascisti, b. 295, fasc. 37-III, resoconto cit., f. 176 V.
386 Il capitano Buttazzoni era stato inserito dagli stessi servizi Usa nella lista dei ricercati come criminale di guerra. Il suo nome compare nel documento intitolato War criminals datato 23 aprile 1945: NARA, RG 226, Entry 108 A, Box 253, Folder JZX-1100.
387 NARA, RG 226, Entry 108-A, Box 272, rapporto Oss classificato segreto, datato 10 aprile 1946, a firma del generale Quinn, comandante dell’SSU a Washington. Nel documento viene riferito poi come il comandante del battaglione Np avesse fornito "vari rapporti" sul movimento neofascista, affinché "destino l'attenzione delle autorità americane e queste entrino in contatto con il suo gruppo". Quinn sottolinea poi come Buttazzoni, insieme a Polvani, fosse "in contatto con Valerio Borghese, detenuto nell'isola di Procida". Sulla direzione operata da Quinn dell’SSU cfr. R. J. Aldrich, The Hidden Hand. Britain, America, and Cold War Secret Intelligence, New York, The Overlook Press, 2002, p. 83.
388 "Nei loro rapporti - scrive il generale Quinn - Buttazzoni e il suo movimento sostengono che i comunisti, e quindi la Russia, stanno assumendo il controllo dell'Italia. I neofascisti sono un forte baluardo contro il comunismo, di conseguenza dovrebbe essere loro consentito di rientrare nella vita politica italiana e di fornire un contributo alla sconfitta del comunismo. Poiché gli Stati Uniti non desiderano che il bolscevismo prenda piede nella penisola, dovrebbero proprio per questo aprire un negoziato con i neofascisti per sostenerli. In cambio, gli Stati Uniti sarebbero in grado di controllare la situazione politica italiana appoggiandosi ai neofascisti, che sono fortemente organizzati in diverse migliaia di militanti". Ivi.
389 Ivi. L'analisi relativa alla situazione italiana ed internazionale elaborata dai capi dell'organizzazione, Polvani e Borghese - in contatto come si è visto tramite lo stesso Buttazzoni - verteva sul dato dell'emersione di due potenze mondiali "in lotta per l'egemonia", Stati Uniti ed Unione Sovietica, e sul pericolo comunista nella penisola, rispetto al quale veniva proposta la soluzione di "rovesciare l'attuale governo per imporre una autorità apolitica".
390 I numeri relativi alla forza dell'organizzazione probabilmente erano stati in parte gonfiati, da Buttazzoni stesso, allo scopo di impressionare favorevolmente gli agenti statunitensi. Dai documenti analizzati emerge comunque la sostanziale veridicità del panorama presentato dal comandante repubblichino: riguardo al complessivo numero degli aderenti alla struttura sotterranea si può ipotizzare la cifra di 20.000 unità circa, di cui la maggior parte armati. L'interesse per gli scenari descritti da Buttazzoni, il timore per i possibili stravolgimenti dell’assetto politico italiano ad opera dei comunisti e quindi la preoccupazione per la permanenza della penisola nella sfera occidentale, insieme alla sua offerta di creare un nucleo di difesa dello schieramento internazionale dell'Italia, avevano evidentemente fatto sì che i servizi statunitensi avessero manifestato l’interesse a conservare a loro disposizione tale rete.
391 In realtà oggi allo stato delle ricerche e con l'apertura, seppur temporanea, degli archivi sovietici sappiamo che la possibilità di un'invasione dall'est di truppe yugoslave o sovietiche non era prevista. Come è ormai noto, nei piani di Stalin era utile e necessario che gli Alleati mantenessero le zone di influenza nei territori su cui erano presenti i loro eserciti, affinché si consolidasse la prassi di instaurare la propria area di influenza lì dove i rispettivi eserciti erano arrivati. Cfr. in proposito M. Leffler, A Preponderance of Power, cit.; M. Leffler, National Security and US Foreign Policy, in M. Leffler and D. S. Painter, Origins of the Cold War. An International History, New York, Routledge, 1994; S. Pons, L'impossibile egemonia. L'Urss, il Pci e le origini della guerra fredda, cit.
392 La portata del fenomeno di riunificazione avvenuto sotto il comando di Polvani, Buttazzoni e Borghese è sempre stata storicamente sottovalutata, anche perché non se ne conoscevano né le dimensioni né l'importanza in relazione agli scopi che i neofascisti si erano prefissati. La rilevanza e la forza di questa organizzazione e, come abbiamo visto, la serietà degli obiettivi anticomunisti, aveva fatto sì che anche il Pci e Togliatti ne fossero venuti a conoscenza e avessero dovuto confrontarcisi.
393 Il Sostituto Procuratore di Padova Sergio Dini, nell'ambito di un'indagine relativa proprio ai rapporti tra i nuclei della Decima Mas e l'organizzazione Gladio, ha ottenuto nel febbraio 2005 la testimonianza di Nino Buttazzoni, nella quale l'ex comandante repubblichino ha illustrato il suo "lavoro di organizzatore di nuclei di resistenza e di guerriglia che, secondo la tecnica classica dello Stay Behind, avrebbero dovuto continuare ad operare nelle zone già liberate dagli anglo-americani e rimanere attivi anche dopo la fine della guerra, anche se in sonno", facendo ampio riferimento poi ai contatti con James Angleton, il quale gli aveva proposto "di collaborare con i Servizi segreti statunitensi in funzione anticomunista e antislava". Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti, XIV legislatura, doc. XXIII, n.18-bis, relazione cit., pp. 220-221. La Commissione d'Inchiesta ha stabilito che i nuclei organizzati dalla Decima Mas, destinati a rimanere dietro le linee nemiche in caso di invasione jugoslava sul confine orientale, divennero il modello di utilizzo per l'intera rete, avendo gli americani il progetto di costituire la "stay-behind" che poi, una volta realizzata, verrà denominata Gladio.
Siria Guerrieri, Obiettivo Mediterraneo. La politica americana in Europa Meridionale e le origini della guerra fredda. 1944-1946, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Roma "Tor Vegata", Anno accademico 2009-2010