“I cantieri di Sestri Ponente danno la magnifica risposta a quelli di Monfalcone e di Trieste. Essa porta il nome, augurale sul mare, di Andrea Doria, che con quello di Genova brillerà sulle eliche” <324.
Etichettata in fase di realizzazione con la sigla “costruzione 918”, la turbonave è la prima unità allestita in proprio dal rinato Ansaldo ed esprime la piena rivincita della città di Genova, per la quale l’ExImBank aveva personalmente garantito a Washington e sulla quale il Piano Marshall ha particolarmente investito <325.
Le responsabilità politiche e diplomatiche gravitanti attorno al progetto dell’Andrea Doria lo rendono calamita di attenzioni e aspettative delle quali neppure il Giulio Cesare e l’Augustus avevano goduto (varate a Trieste e in rotta verso il Sud America, le attese erano molto meno ambiziose) <326. La costruzione della Doria diviene invece impresa nazionale e il disegno degli interni è di nuovo percepito come il più immediato strumento di propaganda.
Se con il rinnovo dei “Conti” Ponti aveva potuto inaugurare e fissare il prototipo della “nave-museo” quale mezzo di espressione e divulgazione della cultura decorativa e artigianale italiana; studiando le fotografie degli arredi della designata Andrea Doria, l’opinione è che si volesse proporre un messaggio promozionale ancor più amplificato, capace di veicolare un’immagine che fosse visivamente riconoscibile come “italiana”.
A bordo di una nave tanto pretenziosa presentare arredi e decori italiani non è sufficiente, ma è necessario presentare opere che gli ospiti possano “riconoscere come italiane”.
L’ipotesi ha inseguito trovato conferma in alcune fonti: tra le pagine di “Domus” Gio Ponti introduce le esigenze estetiche del nuovo progetto cantieristico, descrivendo la necessità dell’Andrea Doria di porsi come una vera e propria “annunciazione diretta (dell’Italia), cioè espressa direttamente” <327. Dal “Corriere della Sera” Ponti scrive di una “funzione rappresentativa” della nave, a bordo della quale il turista deve “imparare l’Italia; e in essa (nella nave) riconoscere l’incomparabile carattere del turismo in Italia” <328.
La posizione di Ponti circa il nuovo incarico del transatlantico è infine convalidata nell’opuscolo di presentazione della Doria a cura della Società di Navigazione “Italia”, che con queste parole la descrive: “È un invito al "viaggio in Italia", è la prefigurazione dell’Italia da tutti sognata e vagheggiata” <329. Osservando gli interni della nuova unità è indubbio che essi rappresentino un “pezzo di Italia”; una documentazione visiva del clima culturale, civile e umano della Nazione Italia.
Partendo da queste premesse, ma approfondendo il “caso della Doria”, è emerso che non i soli arredi d’autore siano stati coinvolti in quello che potrebbe essere considerato un più ampio e pianificato “progetto di propaganda” impostato attorno alla nave. Ripercorrendone la storia, si offre quindi un’inedita e più completa analisi del tentativo di eleggere e incaricare il transatlantico quale emissario dell’“italianità” tutta, in America e nel mondo.
2.2 - 1952: Il transatlantico Andrea Doria e la prima vera “annunciazione” dell’Italia
“Tutto il mondo non solo deve, ma vuole essere sedotto ai nostri incanti […]. Nell’arredamento, le nostre navi debbono essere "dedicate all’Italia", cioè all’onore dell’Italia […] rappresentato nelle decorazioni, nelle pitture, negli ornamenti: ed è il richiamo della "leggenda d’Italia": le architetture famose, i giardini famosi, l’Italia antica, l’Italia delle celebri festività (dal Redentore di Venezia ai ceri di Gubbio), l’Italia dei poetici amanti (da Romeo e Giulietta a Paolo e Francesca), l’Italia dei paesaggi famosi, l’Italia delle maschere e del teatro e dei personaggi, l’Italia dei costumi, l’Italia delle bellissime donne, l’Italia delle musiche, delle canzoni; l’Italia, l’Italia, l’Italia; l’Italia degli artisti e dell’artigianato d’oggi, l’Italia delle incantevoli ceramiche, dei prodigiosi vetri, degli smalti famosi, delle stoffe meravigliose; l’Italia leggendaria dell’arte e della storia” <330.
Citare anche solo in parte questo complesso passaggio di Gio Ponti sarebbe stato impossibile: nella sua lunghezza offre infatti il più completo affresco del patrimonio di civiltà e cultura propriamente italiano. Il termine “Italia” si ripete per diciassette volte e ogni volta riferito ad uno degli aspetti più rappresentativi del Paese: architetture e scenari, celebrazioni e folclore, attori e poeti, artisti e musici, fino all’immancabile riferimento all’artigianato regionale. Aspetti che potrebbero essere riportati e notificati a qualsiasi nazione; eppure quelli francesi o inglesi o tedeschi non sarebbero comunque così “leggendari” - ma soprattutto tutti leggendari - come quelli italiani.
Tanto noti e prestigiosi da essere scelti quali soggetti degli arredi di bordo del nuovo transatlantico: la rappresentanza insita nel progetto della Doria si è visto richieda una certa riconoscibilità visiva, tale da “educare” i passeggeri stranieri.
Analizzando gli interni della Doria “dedicati all’Italia” ognuno degli aspetti sopracitati emerge: gli spazi della nave prefigurano un ideale viaggio in Italia e ne omaggiano le più famose tradizioni e città d’arte. Ma è solo esaminando (per la prima volta) le inserzioni pubblicitarie americane diffuse le settimane e i mesi successivi lo sbarco a New York, che è stato possibile ricostruire l’effettivo impatto mediatico generato da quegli arredi e in generale dal transatlantico <331.
Partendo questa volta dagli annunci - e poi ripercorrendo sin dal principio le vicende che hanno accompagnato la Doria verso il debutto americano - sono emersi e si sono tracciati i margini della propaganda italiana: contenuti, enunciati e citazioni delle inserzioni riferite all’Italia, si sono infatti ispirate ai transatlantici <332.
È dunque ancora una volta lo studio del battage pubblicitario americano ad aver rivelato quanto l’Italia, nella delicata fase della sua ricostruzione postbellica, si sia affidata al prestigio dei transatlantici per il rilancio internazionale della propria immagine.
[NOTE]
324 Dal commento al docu-video, Varata la “Andrea Doria” a Genova, codice filmato I060904, Archivio Storico Istituto Luce, La Settimana Incom, 20 giugno 1951.
L’Archivio, considerato la più importante memoria audiovisiva del Novecento italiano, si è rivelato un’interessante fonte di indagine in quanto custode di brevi cinegiornali e documentari dedicati all’attività cantieristica del dopoguerra (manovre, vari, viaggi inaugurali, rodaggio motori, prove macchine, visite ufficiali), registrati e diffusi allo scopo di promuovere la rinascita dell’industria navale italiana. La voce maschile a commento delle immagini ha infatti sempre un tono declamatorio, quasi si trattasse di un discorso diplomatico.
325 Prima del conflitto l’industria genovese si era infatti limitata ad assemblare i soli scafi e le macchine, perché sovrastrutture, impianti e arredi interni venivano installati nel porto di Genova dalle “Officine Allestimento e Riparazioni Navi” (nelle quali l’Ansaldo aveva una partecipazione societaria, cessata nel 1949). Nel dopoguerra l’Ansaldo inaugurerà invece una nuova proposta di “allestimento in proprio a nave galleggiante”, in M. Eliseo, Andrea Doria. Centouno viaggi, Ulrico Hoepli Editore, Milano 2006, p. 46.
326 Oltre alle presenti ragioni di carattere politico-diplomatico, altri motivi di natura estetica hanno portato a non considerare nello studio qui proposto i precedenti transatlantici Giulio Cesare e Augustus. Entrambi, infatti, peccano in alcune soluzioni mediocri, prontamente rilevate da Gio Ponti su “Domus”: sulla prima non passano inosservati “[…] certi ambienti con certe ignude sirene in ceramica, emergenti da onde in ceramica con lampadine colorate, (che) gridano vendetta” (“Domus”, n. 281, aprile 1953, p. 22; si veda anche G. Ponti, N. Zoncada, Interni di una nuova nave, “Domus”, n. 267, luglio-agosto 1952, pp. 12-19); e sul secondo transatlantico l’architetto milanese nota ancora la presenza di pareti imbottite nella sala delle feste e una sala da gioco “troppo mezzo-di-trasporto” (Opere d’arte sull’"Augustus", “Domus”, n. 272, luglio-agosto 1952, p. 26). Simili disattenzioni progettuali non sono invece ammesse a bordo dei transatlantici in rotta verso il Nord America.
327 G. Ponti, Alcuni interni dell’Andrea Doria, “Domus”, n. 281, aprile 1953, pp. 17-23.
328 G. Ponti, Occorre che sui nostri bastimenti gli stranieri imparino l’Italia, “Corriere della Sera”, 21 marzo 1950, p. 3.
329 La citazione è tratta dall’opuscolo Le Arti sull’Andrea Doria, “Italia - Società di Navigazione”, Genova 1952 (?), pagine non numerate, Archivio Storico della Triennale di Milano.
330 G. Ponti, L’architettura dei trasporti alla IX Triennale. Interni delle nuove navi italiane, “Domus”, n. 263, novembre 1951, p. 23. La lunga citazione è nuovamente tratta dal già menzionato articolo di Ponti dedicato al padiglione FINMARE presso la Triennale di Milano. Ricordando prima le inziali proposte d’autore avanzate per gli interni dei “Conti”, introduce in seguito le nuove soluzioni d’arredo per la Doria, le quali dovranno essere “riconoscibili”. L’articolo si rivela dunque un’importante sintesi del giudizio di Ponti riguardo l’arredamento navale.
331 La rivista americana “House and Garden” continua a essere il riferimento mediatico della ricerca. I suoi contenuti - spaziando da brevi articoli a editoriali più complessi e di spessore; da monografie di viaggio e cultura a numerose inserzioni pubblicitarie - garantiscono una copertura e dunque un’indagine più articolata e completa. Per analizzare le ricadute mediatiche del transatlantico, si sono presi in esame i numeri pubblicati tra il 1953 e il 1955, ovvero quelli relativi il primo sbarco della Doria a New York e il successivo biennio (l’analisi dell’impatto dell’iniziativa artigiana si era infatti interrotta al 1952, garantendo uno studio continuativo).
332 Per quanto riguardo lo studio delle vicende storiche del transatlantico, il principale e più completo riferimento bibliografico è attualmente: M. Eliseo, Andrea Doria. Cento Uno Viaggi, Ulrico Hoepli Editore, Milano 2006. Si consiglia comunque anche: C. Frisone, L’Andrea Doria: storia, architettura, fascino di una nave, Marsilio, Venezia 2006.
Clara Pellegris, Homo Faber. La ricostruzione identitaria italiana e la nascita del “Made in Italy”, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Bergamo, Anno Accademico 2019-2020
Etichettata in fase di realizzazione con la sigla “costruzione 918”, la turbonave è la prima unità allestita in proprio dal rinato Ansaldo ed esprime la piena rivincita della città di Genova, per la quale l’ExImBank aveva personalmente garantito a Washington e sulla quale il Piano Marshall ha particolarmente investito <325.
Le responsabilità politiche e diplomatiche gravitanti attorno al progetto dell’Andrea Doria lo rendono calamita di attenzioni e aspettative delle quali neppure il Giulio Cesare e l’Augustus avevano goduto (varate a Trieste e in rotta verso il Sud America, le attese erano molto meno ambiziose) <326. La costruzione della Doria diviene invece impresa nazionale e il disegno degli interni è di nuovo percepito come il più immediato strumento di propaganda.
Se con il rinnovo dei “Conti” Ponti aveva potuto inaugurare e fissare il prototipo della “nave-museo” quale mezzo di espressione e divulgazione della cultura decorativa e artigianale italiana; studiando le fotografie degli arredi della designata Andrea Doria, l’opinione è che si volesse proporre un messaggio promozionale ancor più amplificato, capace di veicolare un’immagine che fosse visivamente riconoscibile come “italiana”.
A bordo di una nave tanto pretenziosa presentare arredi e decori italiani non è sufficiente, ma è necessario presentare opere che gli ospiti possano “riconoscere come italiane”.
L’ipotesi ha inseguito trovato conferma in alcune fonti: tra le pagine di “Domus” Gio Ponti introduce le esigenze estetiche del nuovo progetto cantieristico, descrivendo la necessità dell’Andrea Doria di porsi come una vera e propria “annunciazione diretta (dell’Italia), cioè espressa direttamente” <327. Dal “Corriere della Sera” Ponti scrive di una “funzione rappresentativa” della nave, a bordo della quale il turista deve “imparare l’Italia; e in essa (nella nave) riconoscere l’incomparabile carattere del turismo in Italia” <328.
La posizione di Ponti circa il nuovo incarico del transatlantico è infine convalidata nell’opuscolo di presentazione della Doria a cura della Società di Navigazione “Italia”, che con queste parole la descrive: “È un invito al "viaggio in Italia", è la prefigurazione dell’Italia da tutti sognata e vagheggiata” <329. Osservando gli interni della nuova unità è indubbio che essi rappresentino un “pezzo di Italia”; una documentazione visiva del clima culturale, civile e umano della Nazione Italia.
Partendo da queste premesse, ma approfondendo il “caso della Doria”, è emerso che non i soli arredi d’autore siano stati coinvolti in quello che potrebbe essere considerato un più ampio e pianificato “progetto di propaganda” impostato attorno alla nave. Ripercorrendone la storia, si offre quindi un’inedita e più completa analisi del tentativo di eleggere e incaricare il transatlantico quale emissario dell’“italianità” tutta, in America e nel mondo.
2.2 - 1952: Il transatlantico Andrea Doria e la prima vera “annunciazione” dell’Italia
“Tutto il mondo non solo deve, ma vuole essere sedotto ai nostri incanti […]. Nell’arredamento, le nostre navi debbono essere "dedicate all’Italia", cioè all’onore dell’Italia […] rappresentato nelle decorazioni, nelle pitture, negli ornamenti: ed è il richiamo della "leggenda d’Italia": le architetture famose, i giardini famosi, l’Italia antica, l’Italia delle celebri festività (dal Redentore di Venezia ai ceri di Gubbio), l’Italia dei poetici amanti (da Romeo e Giulietta a Paolo e Francesca), l’Italia dei paesaggi famosi, l’Italia delle maschere e del teatro e dei personaggi, l’Italia dei costumi, l’Italia delle bellissime donne, l’Italia delle musiche, delle canzoni; l’Italia, l’Italia, l’Italia; l’Italia degli artisti e dell’artigianato d’oggi, l’Italia delle incantevoli ceramiche, dei prodigiosi vetri, degli smalti famosi, delle stoffe meravigliose; l’Italia leggendaria dell’arte e della storia” <330.
Citare anche solo in parte questo complesso passaggio di Gio Ponti sarebbe stato impossibile: nella sua lunghezza offre infatti il più completo affresco del patrimonio di civiltà e cultura propriamente italiano. Il termine “Italia” si ripete per diciassette volte e ogni volta riferito ad uno degli aspetti più rappresentativi del Paese: architetture e scenari, celebrazioni e folclore, attori e poeti, artisti e musici, fino all’immancabile riferimento all’artigianato regionale. Aspetti che potrebbero essere riportati e notificati a qualsiasi nazione; eppure quelli francesi o inglesi o tedeschi non sarebbero comunque così “leggendari” - ma soprattutto tutti leggendari - come quelli italiani.
Tanto noti e prestigiosi da essere scelti quali soggetti degli arredi di bordo del nuovo transatlantico: la rappresentanza insita nel progetto della Doria si è visto richieda una certa riconoscibilità visiva, tale da “educare” i passeggeri stranieri.
Analizzando gli interni della Doria “dedicati all’Italia” ognuno degli aspetti sopracitati emerge: gli spazi della nave prefigurano un ideale viaggio in Italia e ne omaggiano le più famose tradizioni e città d’arte. Ma è solo esaminando (per la prima volta) le inserzioni pubblicitarie americane diffuse le settimane e i mesi successivi lo sbarco a New York, che è stato possibile ricostruire l’effettivo impatto mediatico generato da quegli arredi e in generale dal transatlantico <331.
Partendo questa volta dagli annunci - e poi ripercorrendo sin dal principio le vicende che hanno accompagnato la Doria verso il debutto americano - sono emersi e si sono tracciati i margini della propaganda italiana: contenuti, enunciati e citazioni delle inserzioni riferite all’Italia, si sono infatti ispirate ai transatlantici <332.
È dunque ancora una volta lo studio del battage pubblicitario americano ad aver rivelato quanto l’Italia, nella delicata fase della sua ricostruzione postbellica, si sia affidata al prestigio dei transatlantici per il rilancio internazionale della propria immagine.
[NOTE]
324 Dal commento al docu-video, Varata la “Andrea Doria” a Genova, codice filmato I060904, Archivio Storico Istituto Luce, La Settimana Incom, 20 giugno 1951.
L’Archivio, considerato la più importante memoria audiovisiva del Novecento italiano, si è rivelato un’interessante fonte di indagine in quanto custode di brevi cinegiornali e documentari dedicati all’attività cantieristica del dopoguerra (manovre, vari, viaggi inaugurali, rodaggio motori, prove macchine, visite ufficiali), registrati e diffusi allo scopo di promuovere la rinascita dell’industria navale italiana. La voce maschile a commento delle immagini ha infatti sempre un tono declamatorio, quasi si trattasse di un discorso diplomatico.
325 Prima del conflitto l’industria genovese si era infatti limitata ad assemblare i soli scafi e le macchine, perché sovrastrutture, impianti e arredi interni venivano installati nel porto di Genova dalle “Officine Allestimento e Riparazioni Navi” (nelle quali l’Ansaldo aveva una partecipazione societaria, cessata nel 1949). Nel dopoguerra l’Ansaldo inaugurerà invece una nuova proposta di “allestimento in proprio a nave galleggiante”, in M. Eliseo, Andrea Doria. Centouno viaggi, Ulrico Hoepli Editore, Milano 2006, p. 46.
326 Oltre alle presenti ragioni di carattere politico-diplomatico, altri motivi di natura estetica hanno portato a non considerare nello studio qui proposto i precedenti transatlantici Giulio Cesare e Augustus. Entrambi, infatti, peccano in alcune soluzioni mediocri, prontamente rilevate da Gio Ponti su “Domus”: sulla prima non passano inosservati “[…] certi ambienti con certe ignude sirene in ceramica, emergenti da onde in ceramica con lampadine colorate, (che) gridano vendetta” (“Domus”, n. 281, aprile 1953, p. 22; si veda anche G. Ponti, N. Zoncada, Interni di una nuova nave, “Domus”, n. 267, luglio-agosto 1952, pp. 12-19); e sul secondo transatlantico l’architetto milanese nota ancora la presenza di pareti imbottite nella sala delle feste e una sala da gioco “troppo mezzo-di-trasporto” (Opere d’arte sull’"Augustus", “Domus”, n. 272, luglio-agosto 1952, p. 26). Simili disattenzioni progettuali non sono invece ammesse a bordo dei transatlantici in rotta verso il Nord America.
327 G. Ponti, Alcuni interni dell’Andrea Doria, “Domus”, n. 281, aprile 1953, pp. 17-23.
328 G. Ponti, Occorre che sui nostri bastimenti gli stranieri imparino l’Italia, “Corriere della Sera”, 21 marzo 1950, p. 3.
329 La citazione è tratta dall’opuscolo Le Arti sull’Andrea Doria, “Italia - Società di Navigazione”, Genova 1952 (?), pagine non numerate, Archivio Storico della Triennale di Milano.
330 G. Ponti, L’architettura dei trasporti alla IX Triennale. Interni delle nuove navi italiane, “Domus”, n. 263, novembre 1951, p. 23. La lunga citazione è nuovamente tratta dal già menzionato articolo di Ponti dedicato al padiglione FINMARE presso la Triennale di Milano. Ricordando prima le inziali proposte d’autore avanzate per gli interni dei “Conti”, introduce in seguito le nuove soluzioni d’arredo per la Doria, le quali dovranno essere “riconoscibili”. L’articolo si rivela dunque un’importante sintesi del giudizio di Ponti riguardo l’arredamento navale.
331 La rivista americana “House and Garden” continua a essere il riferimento mediatico della ricerca. I suoi contenuti - spaziando da brevi articoli a editoriali più complessi e di spessore; da monografie di viaggio e cultura a numerose inserzioni pubblicitarie - garantiscono una copertura e dunque un’indagine più articolata e completa. Per analizzare le ricadute mediatiche del transatlantico, si sono presi in esame i numeri pubblicati tra il 1953 e il 1955, ovvero quelli relativi il primo sbarco della Doria a New York e il successivo biennio (l’analisi dell’impatto dell’iniziativa artigiana si era infatti interrotta al 1952, garantendo uno studio continuativo).
332 Per quanto riguardo lo studio delle vicende storiche del transatlantico, il principale e più completo riferimento bibliografico è attualmente: M. Eliseo, Andrea Doria. Cento Uno Viaggi, Ulrico Hoepli Editore, Milano 2006. Si consiglia comunque anche: C. Frisone, L’Andrea Doria: storia, architettura, fascino di una nave, Marsilio, Venezia 2006.
Clara Pellegris, Homo Faber. La ricostruzione identitaria italiana e la nascita del “Made in Italy”, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Bergamo, Anno Accademico 2019-2020