(115) Per la sua attività Milan fu decorato di Medaglia d’Argento al Valore Militare “sul campo”.
Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale, Anno XXIX, 2015, Editore Ministero della Difesa
Scrive Cavalleri che “nel corso del lavoro di queste 300 missioni (organizzate dal SOE) si formò, a causa della perdita della radiotrasmittente, una formazione autonoma, la Franchi di Edgardo Sogno”; all’interno di questa operava la missione Spring, composta dal guardiamarina Carlo Milan Augusto ed il radiotelegrafista Bruno Bartoli Nello, sbarcati presso Levanto (Liguria) il 24 maggio 1944 e poi stabilitisi a Torino con incursioni in Liguria e nel Veneto. La missione Spring si trova nell’elenco delle missioni di Nemo [n.d.r..: soprattutto perché Carlo Milan, dopo e/o con la missione Spring, passò ad altri incarichi, come si può leggere, del resto, nel libro alla cui stesura partecipò: L. Marchesi-E. Sogno-C. Milan, “810° Italian Service Squadron. Per la libertà”, Mursia, 1995] e Milan a Genova prese successivamente accordi con un sottotenente della Decima, Roberto Adorni, che collaborò alla missione con il nome di Pancino [253]. [253] Giorgio Cavalleri, La Gladio del lago, ed. Essezeta, 2006, p. 120. Claudia Cernigoi, Alla ricerca di Nemo. Una spy- story non solo italiana, La Nuova Alabarda e la Coda del Diavolo, supplemento al n. 303, Trieste, 2013
All'interno della stessa "Franchi" operava la Missione Spring, composta da due membri, il guardiamarina Carlo Milan "Augusto" e il radiotelegrafista Bruno Bartoli "Nello".
Venne sbarcata da un Mas americano mei pressi di Levanto la notte del 24 maggio 1944 e poi si stabilì a Torino, compiendo incursioni a Genova e nel Veneto.
In una puntata in Liguria Carlo Milan incontrò il sottotenente del Genio Navale Roberto Adorni, vice comandante della Scuola Mezzi d'Assalto della Decima Mas di Portofino.
Adorni si dichiarò pronto a disertare; fu invitato, invece, a restare al suo posto e, in missione, ricevette il nome di "Pancino". Le sue informazioni permisero di elaborare uno schema concernente le opere difensive in costruzione da Sestri Levante a Genova. Inoltre, riuscì a fornire documenti atti alla "copertura" degli uomini ruotanti intorno alla missione, segnalò i preparativi di un'operazione speciale che da La Spezia avrebbe dovuto puntare al Sud e gli orari di partenza delle motozattere da La Spezia a Genova. In caso di necessità gli era stato dato l'incarico di comunicare via radio con un sommergibile alleato.
"Pancino" riuscì anche a mettersi in licenza e lavorò per giorni a fianco degli uomini della "Spring", guidando una "Topolino" che trasportava le valigie delle ricetrasmittenti ed i quarzi.
In uno di questi rischiosi spostamenti venne incontrato da un ufficiale della Decima, armatissimo, che si dirigeva verso La Spezia, al fine di crearsi un appoggio per oltrepassare le linee del fronte a scopo di sabotaggio. Con probabilità era un uomo del "Vega". Inconsapevolmente, il giovane graduato diede una serie di informazioni utili alla missione "Spring".
Le lunghe assenze e i ripetuti viaggi di Adorni insospettirono i suoi superiori che lo misero agli arresti. Riuscì, però, a carvarsela.
Nel dicembre '44 la missione "Spring" disponeva di due reti: la prima con 9 cellule (compreso "Pancino") e 41 informtori; la seconda con 7 cellule e 12 informatori. I vari collegamenti erano estesi sino al Veneto, Bologna e Torino. Nel corso della sua attività la "Spring" riuscì a trasmettere ben 682 messaggi con informazioni di vario genere al Sud. Alla fine del conflitto la missione raggiunse un totale di 118 cellule, di una delle quali il capo era "Pancino", che era stato liberato e inviato a Milano.
Giorgio Cavalleri, La Gladio del lago, ed. Essezeta, 2006
[...] Mentre a Torino diventa sempre più forte l’opposizione al regime
fascista, il cardinale arcivescovo Maurilio Fossati può contare su
validi e coraggiosi collaboratori: don Vincenzo Barale, segretario
particolare, arrestato dai fascisti che non osano arrestare
l’arcivescovo. Don Giuseppe Garneri, parroco del Duomo e futuro vescovo
di Susa: nella sacrestia sono catturati i componenti del Cln piemontese,
sottoposti a un processo farsa e fucilati al Martinetto all’alba del 5
aprile 1944. Don Pompeo Borghezio e con Eraldo Canale, parroco e
viceparroco di San Massimo, incarcerati più volte dai nazifascisti. Don
Giuseppe Pollarolo, religioso tortonese, nel settembre 1943 è
autorizzato da Fossati e da mons. Giacomo Rosso, vescovo di Cuneo, ad
andare sulle montagne cuneesi tra i partigiani di Duccio Galimberti.
Don
Borghezio e don Canale, pur spiati dai fascisti, contattano gli agenti
segreti angloamericani e ottengono un'insperata entratura nel comando
tedesco all'hotel Nazionale in via Roma dove operano come interpreti gli
altoatesini Joseph Joas e Karl Drescher. Don Borghezio ricorda che dal
21 marzo 1945 una radio ricetrasmittente a onde corte è installata al
quarto piano della canonica di San Massimo. Se ne occupa Joseph Palek,
originario della Moravia, che si fa passare come sordomuto e uomo di
fatica, in realtà è giornalista e conosce sette lingue.
A fine marzo 1945 - ricorda Sergio Favretto
- al comando tedesco giunge un plico sigillato. Don Borghezio e Palek
riescono a carpirne il contenuto senza rompere i sigilli: un piano di
rastrellamento contro i partigiani, con una mappa. Il sacerdote
ricompone il plico ma senza la mappa che gira agli Alleati. In una
riunione a San Massimo, don Canale dà 400 mila lire, che provenivano
dalla IV Armata americana, a un capo partigiano [...]
Pier Giuseppe Accornero, La Resistenza bianca da Torino a Casale, La Voce e il Tempo, 25 aprile 2017
A Valdocco operava un’altra radio, sotto la vigilanza del salesiano don Luigi Cocco, vicedirettore dell’Oratorio. Don Cocco era stato cappellano militare e dopo l’armistizio, rientrato a Torino, si era messo in contatto con i militari entrati nella Resistenza nelle valli di montagna. Con don Cocco operavano alcuni salesiani cecoslovacchi, che avevano preso contatti con truppe di loro connazionali, arruolate inizialmente dai tedeschi, poi passate alla Resistenza in Val Sangone. La radio al Valdocco era nascosta nell’intercapedine di un muro utilizzato anche per nascondere i ricercati dai tedeschi. Trasmetteva informazioni al governo di Roma e agli alleati. L’apparecchio fabbricato in America, era arrivato a Torino nei primi mesi del 1945, fatto sbarcare in Liguria dopo un viaggio avventuroso; accompagnava la «Spring», una missione dei servizi della Marina Militare italiana. Don Cocco imparò a cifrare e a trasmettere. Un giorno gli informatori gli notificarono un notevole concentramento di mezzi tedeschi nella zona boschiva a ridosso di Villastellone, verso il Parco dei De Maistre. Toccava a lui diffondere l’informazione, ma decise di non farlo: sapeva che gli aerei alleati non sarebbero andati troppo per il sottile e avrebbero devastato Villastellone con tutta la popolazione. Scelte difficili. Giorni tragici. I tedeschi sapevano dell’esistenza della radio di Valdocco, la cercavano, ma non la trovarono mai. Così questa radio poté salvare la vita a tanti partigiani e fiancheggiatori della Resistenza.
Luca Rolandi, Le radio clandestine al tempo della Resistenza - Corriere Torino, Salesiani Don Bosco Piemonte V. Aosta, 15 aprile 2021
[...] A Torino le radio della Resistenza a sostegno della lotta di Liberazione erano diverse come spiega il direttore dell’Istituto Storico della Resistenza e della storia contemporanea Luciano Boccalatte: “Le radio erano diverse, sia di missioni inglesi sia di missioni americane. Da ricordare vi sono sicuramente quella nella Conceria Fiorio, una delle sedi del Cnl. L’altra si trovava nel sottotetto della chiesa di San Massimo, ed è stata donata all’Istituto da Luigi Segre, assieme a una mole importante di documenti. «In quella chiesa, attraverso il parroco, due interpreti del comando hanno consegnato l’organigramma delle SS dell’Albergo Nazionale, aggiungendo delle note». Tra l’autunno e l’inverno 19143-1944 la chiesa di San Massimo a Torino, grazie al parroco don Pompeo Borghezio, ospitò alcune riunioni del Cln. Il ruolo di don Cocco è illustrato da una relazione di Carlo Milan, responsabile della Missione “Spring”, la stazione radio fissa operativa che fu installata presso l’Oratorio di don Bosco.
Luca Rolandi, Radio e Resistenza, le due R della Liberazione, TOradio
Torino: Museo Casa Don Bosco. Fonte: Google Maps/Moreno Filipetto |
[...] Così don Luigi Cocco iniziava la sua storia.
Bambini e partigiani
Divenne un magnifico prete d'oratorio. I superiori per evitargli il servizio militare gli avevano anticipato l'ordinazione di un anno, e lui già prete ma ancora studente e senza la patente di confessione, poteva solo dire messa e far giocare i ragazzi.
«In sua presenza il cortile si animava» ricorda un oratoriano di quei tempi «partite a non finire a palla in campo, ancor più appassionate a guardie e ladri. Lui giocava come uno di noi, ce la metteva tutta. Quand'era guardia, un mastino mai visto più feroce e più allegro. Quand'era ladro, succedevano scene epiche: al fischio che apriva le ostilità tutte le guardie piombavano come un sol uomo su di lui, non gli lasciavano fare più di dieci passi e lo catturavano. Allora un urlo di trionfo, e le guardie fiere e felici lo scortavano trafelato e sorridente in prigione. Una volta alla settimana affittava dall'azienda municipale un tram e trasportava tutti in collina a giocare a tattica. Ricordo gli attraversamenti di Porta Palazzo mentre i ragazzi cantavano a squarciagola e il tranviere strillava con il campanello: il mercato per un attimo sospendeva i traffici, e tutti salutavano sorridenti».
Il suo oratorio fu pieno di ragazzi fino all'estate 1943. Il 13 agosto Torino conobbe il primo tremendo bombardamento, anche l'Oratorio ne uscì molto malconcio, tutte le famiglie che poterono sfollarono dalla città. Don Cocco, rimase quasi senza ragazzi nei cortili pieni di macerie.
Dal novembre 1943 l'Oratorio diventa il punto di convergenza dei partigiani dei più vari schieramenti politici. L'Oratorio per sua natura è un porto di mare, dove chiunque può entrare e uscire senza dare nell'occhio. I capi partigiani arrivano di sera, alla chetichella, don Cocco li porta in camera sua, o da qualche altra parte, e quelli tengono le loro riunioni segrete [...]
B.F., Don Luigi Cocco, Bollettino Salesiano
La parrocchia di San Massimo era un centro importante della Resistenza. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 il parroco don Pompeo Borghezio mise a disposizione la canonica per le riunioni clandestine del Cln. Era un prete combattivo, durante tutta la guerra prestò aiuto agli ebrei, ai renitenti e ai partigiani. Finché nel marzo 1945 - nelle fasi decisive della liberazione - don Borghezio accettò di ospitare nella casa parrocchiale l’apparecchio radio ricetrasmittente della missione americana «Pom». Le trasmissioni furono affidate al sergente cecoslovacco Joseph Panek. Scopo della missione era fornire agli alleati informazioni circa la consistenza numerica delle formazioni partigiane e i loro fabbisogni, e inoltre trasmettere notizie riservate sui tedeschi. Proprio dalla postazione radio di San Massimo, con l’aiuto di due interpreti, fu possibile conoscere e diffondere l’organigramma delle SS tedesche di stanza nel famigerato Albergo Nazionale dietro a piazza San Carlo.
A Valdocco operava un’altra radio, sotto la vigilanza del salesiano don Luigi Cocco, vicedirettore dell’Oratorio. Don Cocco era stato cappellano militare e dopo l’armistizio, rientrato a Torino, si era messo in contatto con i militari entrati nella Resistenza nelle valli di montagna. Con don Cocco operavano alcuni salesiani cecoslovacchi, che avevano preso contatti con truppe di loro connazionali, arruolate inizialmente dai tedeschi, poi passate alla Resistenza in Val Sangone. La radio al Valdocco era nascosta nell’intercapedine di un muro utilizzato anche per nascondere i ricercati dai tedeschi. Trasmetteva informazioni al governo di Roma e agli alleati. L’apparecchio fabbricato in America, era arrivato a Torino nei primi mesi del 1945, fatto sbarcare in Liguria dopo un viaggio avventuroso; accompagnava la «Spring», una missione dei servizi della Marina Militare italiana. Don Cocco imparò a cifrare e a trasmettere. Un giorno gli informatori gli notificarono un notevole concentramento di mezzi tedeschi nella zona boschiva a ridosso di Villastellone, verso il Parco dei De Maistre. Toccava a lui diffondere l’informazione, ma decise di non farlo: sapeva che gli aerei alleati non sarebbero andati troppo per il sottile e avrebbero devastato Villastellone con tutta la popolazione. Scelte difficili. Giorni tragici. I tedeschi sapevano dell’esistenza della radio di Valdocco, la cercavano, ma non la trovarono mai [...]
Luca Rolandi, Fabbriche, oratori e parrocchie a Torino: ecco dove erano nascoste le radio partigiane clandestine, Corriere della Sera, 14 aprile 2021