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mercoledì 15 marzo 2023

A partire dagli anni Cinquanta del Ventesimo secolo il rotocalco diviene nella storia della stampa italiana uno dei generi editoriali più originali

Fonte: PetitesOndes

La nascita del rotocalco in Italia può ascriversi tuttavia a buon diritto intorno agli anni Trenta e si innesta all'interno di un processo di trasformazioni che investe il campo dei media. Proprio in questi anni avviene l'industrializzazione dell'editoria italiana attraverso l'allargamento dell'offerta: cresce il numero di romanzi pubblicati e tutta la letteratura d'intrattenimento o d'evasione raggiunge percentuali mai ottenute prima. Si afferma in questo periodo la «letteratura di consumo» rivolta a un pubblico non più d'élite, ma di lettori medi, e si registra il successo di generi quali la «letteratura rosa» (Salani e Sonzogno), i libri gialli e i bestseller. La produzione editoriale si fa articolata e, oltre un tipo di letteratura "accessibile", propone anche pubblicazioni di periodici e rotocalchi di diversa natura, dall'attualità all'umorismo, dalle riviste femminili a quelle cinematografiche.
Quando nel 1937 nasce, ad opera di Leo Longanesi, «Omnibus» <2, considerato antesignano e padre del rotocalco in Italia, già nella scelta del titolo della testata era insita l'idea di un giornale "per tutti": "Tutti chi? Padre e madre, figli e nonna, datore di lavoro e dipendenti, borghesi e ceti bassi, alfabetizzati e intellettuali. Un miscuglio abile, un intreccio dichiarato di fatti e di lettori dalle caratteristiche molto distanti, dietro il quale non esiste alcuno studio, nè analisi di marketing, ma solo la generica intenzione di acchiappare l'interesse di soggetti diversi». […]. Per la tv è stato inventato l'aggettivo generalista" (Roidi 2001:48)
Il nuovo target di riferimento diveniva così la famiglia e in tal senso le scelte editoriali si indirizzarono verso pubblicazioni periodiche (tra cui si ricordino il settimanale «Grazia», destinato al pubblico femminile del ceto medio, e «Tempo», rivolto a un pubblico non esclusivamente intellettuale. Edito da Mondadori, tra il 1939 e il 1943 «Tempo» segnò una svolta segnò una svolta visibile nella stampa periodica. La formula di «Tempo» sopravvisse in un senso duplice, biforcandosi tra il nuovo «Tempo» risorto nel 1946 e la mondadoriana «Epoca». A differenza dell'acuto sentore di élite che circolava nelle pagine di «Omnibus» e di «Oggi», «Tempo» volle caratterizzarsi come rivista di divulgazione, modellata su schemi americani, basandosi su un criterio antologico della compilazione che si giovava di firme di primo piano in campo culturale, artistico e scientifico (Ajello 1976: 190).
A partire dal 1943 cominciarono a diffondersi settimanali "a sensazione" (Ajello 1976:191), caratterizzati da una spiegazione cruda, e in certi casi tendenziosa, degli eventi di cronaca nera di quegli anni e degli avvenimenti da poco conclusi dell'occupazione e della guerra civile. Nacquero così testate quali «Crimen», «Reportage», «Cronaca nera», testimonianza («espressione-limite» di quella ricerca di verità e chiarezza che trovò espressione anche nel cinema dell'immediato dopoguerra.
In generale tutta l'editoria di quegli anni fu caratterizzata dalla "ricerca assidua dei fatti": l'editoria romana tra il '44 e il '45 registra un elevato numero di testate tra cui si ricordino giornali legati agli schieramenti politici come «La Nuova Europa» o «Città libera», a testate di ispirazione longanesiana quale «Città», a periodici illustrati a sfondo enciclopedico come «Cosmopolita» e «Domenica»; dai periodici di pura documentazione (non sempre di buona fattura) come «Quadrante», «Atlante», «La Settimana», «Folla» a quelli di spettacolo come «Star» (diretto da Ercole Patti); da testate dedicate a temi internazionali come il quindicinale «Mondo nuovo» (diretto da Arrigo Benedetti e Giorgio Bassani) a settimanali umoristico-satirici quali il «Cantachiaro» <3. Fra le testate citate spiccano, per ricchezza di indicazioni tecniche e di costume, «Cosmopolita» e «Domenica». Simili nell'impostazione editoriale i due settimanali accolgono le firme dei migliori esponenti della letteratura e del giornalismo d'elite (firme del «Selvaggio», dell'«Italiano», di «Omnibus», di «Oggi», di «Tempo»). Sia «Cosmopolita» che «Domenica», oltre a una precisa invocazione, in politica estera, di un'unione europea, mostrano un interesse particolare per un momento fondamentale della storia italiana: il passaggio dal fascismo alla democrazia. I redattori dei primi settimanali dell'Italia libera esprimevano uno stato d'animo diffuso e sintomatico: la successiva fortuna della stampa di attualità recherà il segno della loro generazione, della cosiddetta "generazione di mezzo" (Ajello 1976: 193).
All'indomani della seconda guerra mondiale la fortuna dei rotocalchi deve molto all'intraprendenza dei singoli editori quali Rizzoli e Mondadori.
All'attività di Angelo Rizzoli <4 si deve, nel luglio del 1945, la rinascita di «Oggi» che era stato già pubblicato nel triennio 1939-1942 sotto la direzione di Arrigo Benedetti e Mario Pannunzio. Nel '48, quando fu promulgata la legge sulla stampa, la testata fu acquistata interamente da Rizzoli e fu tra le più diffuse con 300.000 copie a settimana, poi raddoppiate negli anni Cinquanta. Nella nuova fase «Oggi» <5, diretto da Edilio Rusconi per la casa editrice Rizzoli <6, mostra «un cauto approccio alle notizie di cronaca e una disposizione di riguardo nei confronti della politica» <7. Ma, nel secondo anno di vita del periodico avviene una «svolta editoriale» <8 con la pubblicazione del servizio giornalistico dedicato all'esilio del re Umberto di Savoia: per la prima volta vengono mostrate in pubblico le immagine della villa di Cascais in cui era confinata la famiglia reale. Questo reportage fotografico inaugura il genere delle «favole moderne» <9 narrazioni sulle vicende dei divi e dei monarchi.
Nel '53 Rizzoli rilevava dall'editore Gianni Mazzocchi un altro settimanale destinato ad avere notevole importanza nel panorama della stampa italiana: «L'Europeo», nato nel '45 e diretto da Arrigo Benedetti, di grande formato e con grandi fotografie. «L'Europeo» <10 sviluppa un «interesse per le persone» <11, introducendo nel resoconto giornalistico annotazioni sull'abbigliamento, il carattere, i modi di fare di coloro che si affacciano sulla mutata scena politica. Il settimanale di Benedetti presenta i tratti distintivi dello stile dei rotocalchi odierni: un linguaggio semplice, "profili bibliografici" a puntate, corrispondenze estere, interesse per la cronaca mondana e i nuovi stili di vita, reportage in forma di racconto; in particolar modo «L'Europeo», sul modello anglosassone, si specializza nell'inchiesta investigativa: i giornalisti indagano sui fatti «al fine di rendere note verità nascoste» <12.
Sotto la direzione di Alberto Mondadori nacque nel '50 il settimanale «Epoca» che si presentava diverso rispetto agli altri periodici dello stesso genere (e al giornale «Tempo»), caratterizzandosi per un notevole salto di qualità sul piano grafico, per un maggior uso di colore e per la presenza di molti servizi fotografici. Il settimanale, che si ispirava all'americano «Life», fu negli anni Cinquanta tra i settimanali più diffusi, toccando nel '55 le 500.000 copie.
All'attività di Alberto Mondadori si deve la nascita nel '50 del settimanale «Epoca» <13 che si presentava diverso rispetto agli altri periodici dello stesso genere. Ideato sul modello di altri periodici statunitensi, la rivista si erge a simbolo di un paese industrialmente progredito. Offre al lettore una sezione politica degna della migliore stampa quotidiana e ha una linea editoriale attenta alle notizie internazionali senza, però, tralasciare i fatti di cronaca che coinvolgono la gente comune. Tuttavia, la carta vincente adottata da «Epoca» è rappresentata dalle «pagine spettacolari: di divulgazione artistica, scientifica, storica e paesaggistica» <14 che conferiscono al settimanale, edito da Mondadori, il ruolo di un «moderno atlante visivo» <15. Nell'ambito scientifico si assiste su questo settimanale alle prime esibizioni «di una particolare tecnica di racconto […] fondata sul susseguirsi di immagini cosmiche, di forme impreviste, di fatti fiabeschi collegati alla vita dell'uomo e del mondo» <16 (Ajello 1976: 205) .
Se Mondadori e Rizzoli, nella loro articolata attività, si caratterizzarono anche come editori di periodici e di rotocalchi che ebbero un particolare sviluppo nell'Italia del dopoguerra, altre case editrici si specializzarono in questo settore, destinato, fino alla vigilia del boom televisivo, ad avere un'enorme espansione: nel 1952 si vendeva in Italia circa 30 volte il numero di copie di settimanali di attualità rispetto all'anteguerra, cioè 12.600.000 copie a settimana, divenute 15.750.000 dieci anni dopo. Un simile impatto di pubblico ebbe un influsso modellizzante sulla cultura e sulla lingua degli italiani in quegli anni e contribuì alla formazione di un'opinione pubblica condivisa nel Paese.
Simile l'operato di editori quali Edilio Rusconi, inizialmente direttore di «Oggi», che diede avvio alla propria attività di editore nel '54 quando acquistò le testate femminili «Gioia» e «Rakam» per poi fondare nel '56 il settimanale «Gente» diretto concorrente di «Oggi», a cui venne data un'impronta ancora più popolare.
A partire dagli anni Cinquanta del Ventesimo secolo il rotocalco diviene nella storia della stampa italiana uno dei generi editoriali più originali, assumendo una funzione centrale nell'ambito «dell'informazione illustrata» (Ajello 1976: 206).
Nel 1955 Arrigo Benedetti fonda «L'Espresso» insieme ad alcuni editori e raccoglie attorno a sé un gruppo di giornalisti nonché scrittori e studiosi <17 che godranno di larga notorietà. Si tratta di un settimanale «di grande formato e con numerose fotografie, diverso come contenuti da giornali tipo «Oggi», polemico nei confronti del potere politico e anticonformista nel linguaggio <18». Una caratteristica del settimanale è quella di «deliziare o scandalizzare i lettori con le vicende pubbliche o intime degli idoli del giorno» <19. Tuttavia anche un «giornale d'assalto», come quello di Benedetti, comincia ad avvertire alcuni sintomi della crisi che si inizia a registrare nell'ambito del rotocalco tradizionale.
A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta il settore dei giornali subisce non solo la concorrenza della radio ma anche quella della televisione <20. Se è vero che in Italia in questi anni si afferma l'industria culturale moderna in Italia è anche vero che essa si esercita principalmente sulla televisione: di questo medium è sovente sottolineato il ruolo essenziale nella formazione dell'opinione pubblica, la rilevanza come strumento d'informazione alla pari o in concorrenza con la stampa e la radio, il ruolo di definizione e ridefinizione della cultura popolare
Nei settimanali, lo spazio riservato alle iniziative del video cresce progressivamente sin dalle origini della Tv. Il pubblico televisivo richiede maggiori indiscrezioni e commenti "scritti" riguardo al nuovo strumento audiovisivo. Nel campo della cronaca, soprattutto politica, le informazioni fornite inizialmente dal video sono nulle e ciò contribuisce a ritardare l'effettiva crisi del giornalismo su carta. Ma contemporaneamente i telequiz, i festival canori, le rubriche ricreative, iniziano ad assolvere il ruolo svolto con successo sino ad allora dai settimanali: «rivelare il paese a se stesso» <21. La richiesta di un giornalismo per immagini, che era stata la novità introdotta dai rotocalchi «s'indirizza ora verso il piccolo schermo e ne ottiene crescenti soddisfazioni» <22. La concorrenza dei canali Tv, ai danni dei periodici, agisce su due piani: «confisca di contenuti spettacolari e sottrazione di nutrimento pubblicitario» <23. La crisi per il settore dei periodici raggiunge il culmine a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta soprattutto perché il ruolo di «calamita pubblicitaria» della televisione diviene sempre più forte.
Gli anni Settanta rappresentano infatti una tappa fondamentale per il giornalismo: si infittisce, infatti, il gioco di interrelazione tra quotidiani, stampa periodica e altri media (radio, televisione, cinema). In particolare il quotidiano aumenta la tendenza a elaborare «pacchetti» d'informazione il più possibile completi e sintetici attraverso un processo di «settimanalizzazione» (Dardano 1981: 450) ovvero l'inserimento di elementi propri del settimanale all'interno dei quotidiani, che assumono una veste grafica più gradevole, un arricchimento con nuovi contenuti, una lettura più agevole <24. Per fronteggiare la competizione con il quotidiano, «il vecchio rotocalco viene sostituito dal giornale in formato tabloid» <25: una veste editoriale più comoda e maneggevole che meglio si adatta alle diverse occasioni di lettura.
Il primo settimanale che adotta la formula tabloid è «Panorama» <26 seguito, nel 1974 da «L'Espresso» <27. Nello stesso anno vi è una corsa generale verso il nuovo formato. Fra la primavera e l'autunno la formula viene adottata da «Epoca», «Tempo», «ABC», la «Domenica del Corriere». L'unico a mantenere l'antica veste è «L'Europeo».
Ma le innovazioni non si fermano qui: la proposta di un giornalismo per immagini, che era stata la novità introdotta dai rotocalchi «s'indirizza ora verso il piccolo schermo <28 e all'interno dei settimanali, lo spazio riservato alle iniziative del video cresce progressivamente. Il pubblico televisivo richiede maggiori indiscrezioni e commenti 'scritti' riguardo al nuovo strumento audiovisivo: i continui telequiz, i festival canori, le rubriche ricreative, iniziano ad assolvere il ruolo svolto con successo sino ad allora dai settimanali: «rivelare il paese a se stesso» <29. Del resto non mancano contaminazioni in senso contrario: già agli inizi degli anni Sessanta (nel 1962 per la precisione) nella televisione italiana fu introdotto il termine "rotocalco televisivo" utilizzato dal giornalista Enzo Biagi per titolare un suo celebre programma RT-rotocalco televisivo, (Grasso 2002: 627) <30.
Nel 1974 i settimanali di cultura e di politica più influenti sono quattro: «Panorama» <31, «L'Espresso», e «con una certa distanza di autorevolezza, di impegno giornalistico se non ancora di diffusione» <32 «Epoca» <33 e «L'Europeo». «Epoca», la cui pubblicazione è stata sospesa nel 1997, si accosta di più al «giornalismo familiare» <34, alle questioni che toccano il cittadino più da vicino, è ricco di reportage fotografici e non manca di gettare uno sguardo sul jet-set; «L'Europeo» <35 possiede una linea editoriale e politica «meno pronunciata» <36, più conservatrice, e si accosta a «Epoca» per la formula familiare <37.
Negli anni Ottanta nascono le reti televisive commerciali, mentre la legge per l'editoria consente di compiere indispensabili riconversioni tecnologiche. L'introduzione del computer poi consente la «sopravvivenza della stampa nell'era della televisione» <38: razionalizza e accelera la produzione di giornali e ne abbatte i costi; modifica i processi di raccolta, elaborazione e immagazzinamento dell'informazione. <39
 


[NOTE]
2 Il settimanale «Omnibus» fondeva attualità, politica e interessi letterari: un rotocalco che rivoluzionò il giornalismo (grandi foto, testi asciutti, eleganza, ironia sottile) e che allargò la platea dei lettori. Arrivò ad una tiratura di 100 mila copie, ma presto venne soppresso da Mussolini. Il termine 'omnibus' venne poi utilizzato per indicare quei giornali che si dedicano alla politica, ai fatti interni, a quelli esteri, alla cultura, agli spettacoli, alla cultura, agli spettacoli, alla cronaca locale, in una «mescolanza che è differente da caso a caso solo per quantità e per qualità, ma il cui principio di base è identico (Roidi 2001: 48).
3 Per ulteriori notizie riguardo i rotocalchi citati cfr Ajello 1976: 192).
4 Notevole fu anche l'attenzione di Rizzoli in questi anni per le riviste femminili quali «Annabella», «Bella», «Novella», «La Donna».
5 Il periodico riprese vita nel luglio del 1945 dopo la chiusura decisa dal regime fascista nel 1939, ivi, p. 199
6 «Oggi» figurava giuridicamente diretto ed edito da Edilio Rusconi, poiché Rizzoli non aveva avuto l'autorizzazione necessaria dallo Psicological War Bureau. Nel '48 quando venne promulgata la legge sulla stampa, la testata fu acquistata interamente da Rizzoli, e sarebbe stata tra le più diffuse con 300.000 copie a settimana, raddoppiate negli anni Cinquanta; Rusconi ne rimase direttore fino al '55 (Tranfaglia 2007: 414-415).
7 Ajello 1976: 199.
8 Ivi, p. 200.
9 Murialdi 1980: 247-249.
10 «L'Europeo» uscito alla fine del '45, era pubblicato dall'Editoriale Domus, fondata a Milano (nel 1938) da Gianni Mazzocchi e dall'architetto Giò Ponti. Nel 1945 il settimanale era diretto da Arrigo Benedetti. Nel 1953 Rizzoli prelevò a Mazzocchi il settimanale destinato ad avere «notevole importanza nel panorama della stampa italiana» (Tranfaglia 2007: 415).
11 «Scomparsi i vecchi feticci del fascismo, ora la cronaca va innalzando sul podio della notorietà volti e figure di cui bisogna comunicare con rapidità i dati segnaletici. Per farlo, si ricorre alla tecnica del particolare apparentemente casuale ed accessorio, giustapposto, nelle didascalie che accompagnano le foto, all'essenziale della notizia» (Ajello1976: 195).
12 Cfr. Papuzzi, 1998:50
13 «Epoca», nato nel 1950, è diretto nel primo anno dallo stesso editore: Alberto Mondadori. Il periodico si presentava, rispetto ai periodici dello stesso genere degli anni precedenti, qualitativamente migliore nella grafica, nell'uso del colore, nel tipo di carta e nei molti servizi fotografici. Negli anni Cinquanta sarà tra i settimanali più diffusi. Cfr. Tranfaglia, 2007: 411.
14 N. Ajello 1976: 205.
15 Ivi, p. 206.
16 Tra i direttori di «Epoca» si ricordano personalità illustri come Arnoldo Mondadori (direttore dall'11 ottobre 1952 al 23 dicembre 1956 e poi nell'agosto 1960) e Enzo Biagi caporedattore responsabile (dal 16 gennaio al 27 febbraio 1955 e poi condirettore dal 6 marzo 1955 al 23 dicembre 1956). Il 25 gennaio 1997 Epoca ha sospeso le pubblicazioni, riprese in forma di periodico monografico, come supplemento del settimanale «Panorama». Il sito http://www.petitesondes.net/Epoca.htm mette a disposizione on line le raccolta completa del famoso settimanale Epoca, dal primo numero (del 1950) fino alla fine del 1984. Nel sito si legge la motivazione che hanno spinto i curatori a fornire questo servizio: « Pensiamo che possa essere piacevole sfogliarne ogni tanto qualche fascicolo, ripercorrendo così la nostra storia, non solo quella che si studia sui libri, ma soprattutto quella piccola, dei piccoli avvenimenti provinciali, della pubblicità, degli avvenimenti sportivi o culturali di un momento. Per condividere con voi questo piacere abbiamo deciso di pubblicare con una cadenza periodica la scansione completa di un fascicolo, da sfogliare rapidamente o leggere, a seconda dell'interesse».
17 Tra cui ricordiamo: E. Scalfari, C. Cederna, A. Olivetti, G. Fusco, M. Cncogni, U. Stille, V. Gorresio, e tra gli scrittori A. Moravia, P. Milano, M. Mila, B. Zevi (Tranfaglia, 2007: 417).
18 Ajello 1976: 224
19 Ajello 1976: 220
20 In Italia i sintomi della crisi, per via della concorrenza della televisione, arrivarono con cinque anni di ritardo rispetto a Francia, Germania occidentale, Gran Bretagna e di almeno dieci anni rispetto agli Stati Uniti. Paesi in cui la concorrenza si era avvertita prima (Ajello 1976: 223).
Con l'ampliamento del campo dei mass media, inoltre, cresce il ruolo e l'importanza delle agenzie distampa, che sin dal loro sorgere rappresentano una struttura portante della raccolta e diffusione delle notizie. Murialdi 2000: 234.
21 Ajello 1976: 223.
22 Ivi, 224.
23 Ibidem.
24 «Negli anni Settanta si avviano quei procedimenti pragmatico-testuali della stampa quotidiana. Mediante l'aumento del numero delle pagine e delle immagini, mediante l'assunzione di un nuovo stile espositivo, il quotidiano imita, a partire dalla fine degli anni Settanta il più fortunato (per diffusione e livelli di vendita) settimanale. Tale fenomeno riguarda sia gli aspetti testuali quali la cosiddetta «struttura a stella« degli articoli, che consiste nel disporre accanto all'articolo principale articoli più brevi e riquadri esplicativi: interviste, glossari di termini tecnici, riepiloghi storici, fotografie, disegni, grafici di varia natura. (Dardano 2008: 251).
25 Nei paesi in cui la crisi del settore si era manifestata prima (Francia, Germania occidentale, Stati Uniti) la formula tabloid era risultata una carta vincente. (Ajello 1976: 229)
26 «Panorama» aveva già da tempo superato una faticosa stagione pioneristica e iniziava a raccogliere i frutti di questa invenzione tecnica (il tabloid), imposta, oltretutto in regime di monopolio. Si trattò di «un successo dovuto, in parti uguali alla preveggenza e alla tenacia». Sebbene l'intuizione industriale di Panorama consistesse nel seguire la fortunata scia della stampa periodica mondiale che si muoveva verso la riduzione dei formati. Come «Time» negli Stati Uniti, «L'Express» in Francia, «Der Spiegel» in Germania. (Ajello 1976: 229-230).
27 L'Espresso fu fondato nel 1955 da Arrigo Benedetti, diretto da Eugenio Scalfari dal 1963 al 1968, da Gianni Corbi fino al '70 e poi per quattordici anni da Livio Zanetti. Passò al formato tabloid il 10 ottobre del 1974. In quel momento direttore è Livio Zanetti. Il giornale è diviso in tre sezioni: politica, cultura ed economia. (Volli 2008: 357-358).
28 La concorrenza dei canali Tv, ai danni dei periodici, agisce su due piani: «confisca di contenuti spettacolari e sottrazione di nutrimento pubblicitario»28. La crisi per il settore dei periodici raggiunge il culmine a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta soprattutto perché il ruolo di «calamita pubblicitaria» della televisione diviene sempre più forte. Ajello 1976: 224.
29 N. Ajello 1976: 223.
30 Lo stile innovativo del genere si fondava nell'impiego dell'immagine a scopo documentale e nella sua forza suggestiva. Atzori, Travisi, Bonomu2008: 26
31 «Panorama» fu stampato per la prima volta nel 1962, inizialmente era un mensile d'attualità, cinque anni dopo, si trasformò in settimanale. Mondadori aveva inizialmente preso accordi con il gruppo Time Life di New York per una collaborazione editoriale, successivamente, con il passaggio di «Panorama» da mensile a settimanale, Mondadori ne divenne l'unico proprietario Tranfaglia, 2007: 412.
32 Ivi, p. 347
33 «Epoca», fondato da Arnoldo Mondadori nel 1950, ha sospeso la pubblicazione nel 1997.
34 Ibidem
35 «L'Europeo» ha chiuso i battenti nel 1995. Dal 2008 è diventato un periodico mensile che ripropone gli articoli del proprio archivio contestualizzandoli e collegandoli ai fatti contemporanei.
36 Ibidem.
37 Ugo Volli sottolinea come questi settimanali hanno, ancora oggi, una caratterizzazione laica e democratica e i diversi tentativi fatti per ampliare quest'informazione politica "a quattro voci", hanno portato solo difficoltà economiche e insuccessi di diffusione. Volli, 2008: 347-348.
38 Murialdi 2006: 270
39 «In una parola, il fattore tecnologico rivoluziona il modo di fare e di produrre i giornali […]. Al vecchio sistema detto "a caldo" per l'impiego del piombo, subentra quello della fotocomposizione, detto "a freddo"», Ibidem.

 




Milena Elisa Romano, La "popolarizzazione" di lingua e cultura nell'Italia del Novecento. Il rotocalco dagli anni Cinquanta a oggi, tra editoria cartacea ed editoria multimediale, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Catania, Anno accademico 2012-2013