Come si è detto nell’introduzione al presente capitolo, i Comandanti presi in esame sono frutto di una scelta, di alcuni capi, tra tutti coloro che parteciparono alla Resistenza parmense guidando un Brigata. Si tratta di una selezione che, inevitabilmente, ha escluso quei Comandanti che non sono stati esaminati in questo studio non per minor importanza, ma per ragioni principalmente di spazio e soprattutto di scarsità di documenti; fattore, quest’ ultimo, che ha impedito di rilevare le caratteristiche e le eventuali problematicità su di essi. Tra i capi la cui figura non è stata approfondita in questa tesi, è doveroso riportare i nomi di alcuni Comandanti, le cui persone, seppur poco emerse dalle fonti, hanno fornito un importante contributo alla causa patriottica.
È il caso ad esempio di Libero (Primo Brindani) che, come Giuseppe Del Nevo (Dragotte) e Alfredo Moglia (Bill), partecipò alla nascita della Resistenza nella Alta Val Taro, e ha poi guidato la I Julia dopo l’allontanamento del Dragotte. Come Libero, anche il nome di Camillo (Dario Giagnorio) è da ricordare; Camillo, dopo l’allontanamento di Dario (Luigi Marchini) assunse il Comando della 12a Garibaldi, denominata “Fermo Ognibene” e la guidò fino alla Liberazione. Figure significative per la Resistenza, furono anche William (Massimiliano Villa) e Max (Guido Bertolotti) che divennero comandanti, rispettivamente della 143a Brigata Garibaldi “Aldo” e della 143a “Franci”. Sul Comandante Max, Leonardo Tarantini, pochi giorni dopo la Liberazione di Parma, scrisse un rapporto sommario sull’attività del patriota Max, dove si legge: "Giovanissimo, fra i primi patrioti accorreva al richiamo della patria sui monti, iniziatore sagace del movimento di liberazione. […] con l’esempio personale e con grandissima audacia trascinava gli uomini in vari combattimenti, da cui usciva sempre vittorioso con pochissime perdite […] promosso sul campo comandante di Brigata per meriti di guerra, prendeva il comando della 143° Garibaldi “Franci” e la conduceva con brillanti azioni che culminarono con l’occupazione di un settore della città di Parma, dopo aver catturato numerosi prigionieri ed ingente quantità di materiale bellico". <535
Questo è il principale giudizio rinvenuto su Bertolotti Guido. Un ruolo molto importante nel movimento parmense, fu quello ricoperto dai fratelli Beretta, Guglielmo e Gino Cacchioli, che fondarono rispettivamente, la I e II Brigata Beretta, operanti nella zona di Albareto, comune della Val Taro; Guglielmo Cacchioli divenne in seguito Comandante della Divisione “Cisa”. Si tratta di una Divisione che, pur dipendendo formalmente dal Comando Unico, preservava il proprio carattere autonomo ed operava a cavallo della Cisa e la Liguria. Purtroppo tutta la documentazione relativa ai Beretta è in possesso di privati, non rintracciabili e non è presente nell’Archivio dell’Istituto Storico della Resistenza di Parma.
È da nominare anche il Comandante della III Brigata Julia, Lauritzen Arendt; Paolo il Danese, così era il suo nome di battaglia, era un pastore che, arruolatosi nell’esercito, dalla Danimarca arrivò in Italia con il grado di Sottotenente. Le vicissitudini lo portarono poi a Parma e infine, sui monti. Sulla storia e la vita di Paolo Danese sono già stati pubblicati due volumi: il libro Paolo il Danese, un prete partigiano <536, scritto da Thomas Hardar e Paolo il Danese, cammina fratello cammina, scritto dai suoi famigliari, Paolo e Rosita Lauritzen. Questi e ad altri ancora, sono i nomi e gli esempi dei Comandanti senza i quali, la Resistenza Parmense avrebbe avuto, probabilmente, altre caratteristiche e altre memorie.
Le differenze e le caratteristiche
Tornando ai Comandanti esaminati nel capitolo, come si era detto nell’introduzione, essi sono stati scelti, perché lo studio del loro percorso come Comandanti della Resistenza, permette di cogliere diversi e frastagliati aspetti del movimento partigiano nel suo complesso, al fine di ricavare un quadro più completo della lotta di Liberazione condotta sui monti parmensi. Ogni capo, la cui figura è stata in questa sede approfondita, reca con sé alcune caratteristiche, di varia natura, che in parte lo differenziano, e in parte lo accomunano, agli altri Comandanti.
Zona territoriale
Partendo dai tratti che tra di loro si contraddistinguono, uno è senz’altro l’area territoriale in cui essi sono stanziati e che controllano. Ciascun Comandante infatti opera in una realtà geografica differente; l’insieme delle zone assegnate a questi Comandanti, ricopre la maggior parte del territorio in cui si è combattuta la Resistenza parmense. Come abbiamo visto, le Brigate di Dragotte e Bill appartengono alla Alta Val Taro. La formazione di Del Nevo è attiva nella zona limitrofa al comune di Borgotaro, vicino ad un’importante via di comunicazione: la linea ferroviaria che collega Parma e La Spezia; mentre la 32a Brigata di Bill (Alfredo Moglia), nata dal “Gruppo Penna” conduce le proprie azioni nelle prossimità del Monte Penna, un importante monte dalle cui pendici nascono i fiumi Ceno e Taro e si formano le rispettive valli. Dall’altra parte della Vallata, nella Val Ceno, sono stanziate la 31a Brigata guidata da Trasibulo (Ettore Cosenza) e poi da Annibale (Luigi Rastelli), il cui comune di riferimento è quello di Varano. Nella Alta Val Ceno, intorno al Comune di Bardi, opera la 135a Garibaldi “Mario Betti”, la formazione nata dall’allontanamento di Dario (Luigi Marchini) dalla 12a Brigata. Tutte queste Brigate appartengono alla zona Ovest del Passo della Cisa, e dipendono dal Comando Unico di Arta (Giacomo Ferrari) e Poe (Achille Pellizzari). Passando alla Zona Est della Cisa, le Brigate che operano sotto il Comando di Gloria (Paolo Ceschi) e Mauri (Primo Savani) sono la 143a Brigata, che sotto la guida di Nardo (Leonardo Tarantini) è stanziata nella Val D’Enza, al confine con la provincia di Reggio, e la 12a Brigata, che come si è visto, nell’settembre 1944 effettua un lungo e pericoloso spostamento dalla Val Ceno alla Val Parma, dove rimarrà operativa.
Appartenenza politica
Una seconda caratteristica che diversifica i Comandanti è la loro appartenenza politica. Su questo punto si può fare una distinzione tra chi appartiene esplicitamente ad un partito, tra chi invece è di posizione apolitica e quelli il cui credo politico è ambiguo. Dario e Annibale, appartengono alla prima categoria; entrambi infatti sono militanti del Partito Comunista. Se per Dario, il suo credo politico traspare meno nella sua attività di Comandante, nel caso di Annibale il suo legame con il Partito è molto evidente, dal momento che per tre volte, nell’aprile, nel settembre e nel dicembre 1944, è incaricato come responsabile politico dalla Federazione. Il Comandante Bill e il Capo Nardo, si sono dimostrati invece estranei dalle questioni politiche. Nel caso di Alfredo Moglia, come si è visto, viene più volte ribadita la sua apoliticità, ed egli stesso non assume una posizione precisa nel momento in cui, nel settembre del 1944, era in corso la questione sulla denominazione della Brigata. Anche se per Nardo non si può parlare pur non con sicurezza di apoliticità, alcuni fattori sembrerebbero dimostrarlo, quali la sua impostazione militaresca, e il fatto che non si faccia mai cenno ad una esplicita fede politica. Si può concludere che il suo ruolo di Comandante non fu influenzato da una manifesta appartenenza politica, lasciando probabilmente il suo credo politico alla sfera privata.
Infine, Trasibulo e Dragotte possono essere considerati una “via di mezzo”, dal momento in cui, durante la loro carriera di comandanti, sono partiti da una posizione di indifferenza, o aperto contrasto, verso il Partito Comunista, per poi verso la fine della guerra, avvicinarsene. Sebbene non fosse un “compagno” la presenza di Trasibulo alla guida della 31a Garibaldi era apprezzata dal Partito Comunista e verso la fine della guerra la posizione di Ettore Cosenza si approssima sempre più a quella del Partito, tanto da meditare di iscriversi, come si evince dalla lettera, già presa in esame, firmata dal suo commissario politico, il comunista Leris Luigi, alias Gracco. Meno certo è il passaggio di Dragotte da una posizione monarchica e badogliana ad una comunista, come affermato nel lavoro di Giacomo Vietti. Il dubbio nasce dal fatto che nessun documento fa cenno ad una vicinanza di Del Nevo con il pensiero Comunista; ne, d’altra parte, nessun documento pervenuto attesta l’effettiva o meno iscrizione di Cosenza e Del Nevo al partito.
[NOTE]
535 AISRECP, Fondo Lotta di liberazione, busta DI, fasc. RI d, f. 14.
536 Cfr. Paolo e Rosita Lauritzen, Paolo il Danese, cammina fratello… cammina,1943-1945, Mattioli 1885, Parma, 2015 e Thomas Harder, Paolo il Danese. Un prete partigiano, Mattioli 1885, Parma, 2016.
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018
È il caso ad esempio di Libero (Primo Brindani) che, come Giuseppe Del Nevo (Dragotte) e Alfredo Moglia (Bill), partecipò alla nascita della Resistenza nella Alta Val Taro, e ha poi guidato la I Julia dopo l’allontanamento del Dragotte. Come Libero, anche il nome di Camillo (Dario Giagnorio) è da ricordare; Camillo, dopo l’allontanamento di Dario (Luigi Marchini) assunse il Comando della 12a Garibaldi, denominata “Fermo Ognibene” e la guidò fino alla Liberazione. Figure significative per la Resistenza, furono anche William (Massimiliano Villa) e Max (Guido Bertolotti) che divennero comandanti, rispettivamente della 143a Brigata Garibaldi “Aldo” e della 143a “Franci”. Sul Comandante Max, Leonardo Tarantini, pochi giorni dopo la Liberazione di Parma, scrisse un rapporto sommario sull’attività del patriota Max, dove si legge: "Giovanissimo, fra i primi patrioti accorreva al richiamo della patria sui monti, iniziatore sagace del movimento di liberazione. […] con l’esempio personale e con grandissima audacia trascinava gli uomini in vari combattimenti, da cui usciva sempre vittorioso con pochissime perdite […] promosso sul campo comandante di Brigata per meriti di guerra, prendeva il comando della 143° Garibaldi “Franci” e la conduceva con brillanti azioni che culminarono con l’occupazione di un settore della città di Parma, dopo aver catturato numerosi prigionieri ed ingente quantità di materiale bellico". <535
Questo è il principale giudizio rinvenuto su Bertolotti Guido. Un ruolo molto importante nel movimento parmense, fu quello ricoperto dai fratelli Beretta, Guglielmo e Gino Cacchioli, che fondarono rispettivamente, la I e II Brigata Beretta, operanti nella zona di Albareto, comune della Val Taro; Guglielmo Cacchioli divenne in seguito Comandante della Divisione “Cisa”. Si tratta di una Divisione che, pur dipendendo formalmente dal Comando Unico, preservava il proprio carattere autonomo ed operava a cavallo della Cisa e la Liguria. Purtroppo tutta la documentazione relativa ai Beretta è in possesso di privati, non rintracciabili e non è presente nell’Archivio dell’Istituto Storico della Resistenza di Parma.
È da nominare anche il Comandante della III Brigata Julia, Lauritzen Arendt; Paolo il Danese, così era il suo nome di battaglia, era un pastore che, arruolatosi nell’esercito, dalla Danimarca arrivò in Italia con il grado di Sottotenente. Le vicissitudini lo portarono poi a Parma e infine, sui monti. Sulla storia e la vita di Paolo Danese sono già stati pubblicati due volumi: il libro Paolo il Danese, un prete partigiano <536, scritto da Thomas Hardar e Paolo il Danese, cammina fratello cammina, scritto dai suoi famigliari, Paolo e Rosita Lauritzen. Questi e ad altri ancora, sono i nomi e gli esempi dei Comandanti senza i quali, la Resistenza Parmense avrebbe avuto, probabilmente, altre caratteristiche e altre memorie.
Le differenze e le caratteristiche
Tornando ai Comandanti esaminati nel capitolo, come si era detto nell’introduzione, essi sono stati scelti, perché lo studio del loro percorso come Comandanti della Resistenza, permette di cogliere diversi e frastagliati aspetti del movimento partigiano nel suo complesso, al fine di ricavare un quadro più completo della lotta di Liberazione condotta sui monti parmensi. Ogni capo, la cui figura è stata in questa sede approfondita, reca con sé alcune caratteristiche, di varia natura, che in parte lo differenziano, e in parte lo accomunano, agli altri Comandanti.
Zona territoriale
Partendo dai tratti che tra di loro si contraddistinguono, uno è senz’altro l’area territoriale in cui essi sono stanziati e che controllano. Ciascun Comandante infatti opera in una realtà geografica differente; l’insieme delle zone assegnate a questi Comandanti, ricopre la maggior parte del territorio in cui si è combattuta la Resistenza parmense. Come abbiamo visto, le Brigate di Dragotte e Bill appartengono alla Alta Val Taro. La formazione di Del Nevo è attiva nella zona limitrofa al comune di Borgotaro, vicino ad un’importante via di comunicazione: la linea ferroviaria che collega Parma e La Spezia; mentre la 32a Brigata di Bill (Alfredo Moglia), nata dal “Gruppo Penna” conduce le proprie azioni nelle prossimità del Monte Penna, un importante monte dalle cui pendici nascono i fiumi Ceno e Taro e si formano le rispettive valli. Dall’altra parte della Vallata, nella Val Ceno, sono stanziate la 31a Brigata guidata da Trasibulo (Ettore Cosenza) e poi da Annibale (Luigi Rastelli), il cui comune di riferimento è quello di Varano. Nella Alta Val Ceno, intorno al Comune di Bardi, opera la 135a Garibaldi “Mario Betti”, la formazione nata dall’allontanamento di Dario (Luigi Marchini) dalla 12a Brigata. Tutte queste Brigate appartengono alla zona Ovest del Passo della Cisa, e dipendono dal Comando Unico di Arta (Giacomo Ferrari) e Poe (Achille Pellizzari). Passando alla Zona Est della Cisa, le Brigate che operano sotto il Comando di Gloria (Paolo Ceschi) e Mauri (Primo Savani) sono la 143a Brigata, che sotto la guida di Nardo (Leonardo Tarantini) è stanziata nella Val D’Enza, al confine con la provincia di Reggio, e la 12a Brigata, che come si è visto, nell’settembre 1944 effettua un lungo e pericoloso spostamento dalla Val Ceno alla Val Parma, dove rimarrà operativa.
Appartenenza politica
Una seconda caratteristica che diversifica i Comandanti è la loro appartenenza politica. Su questo punto si può fare una distinzione tra chi appartiene esplicitamente ad un partito, tra chi invece è di posizione apolitica e quelli il cui credo politico è ambiguo. Dario e Annibale, appartengono alla prima categoria; entrambi infatti sono militanti del Partito Comunista. Se per Dario, il suo credo politico traspare meno nella sua attività di Comandante, nel caso di Annibale il suo legame con il Partito è molto evidente, dal momento che per tre volte, nell’aprile, nel settembre e nel dicembre 1944, è incaricato come responsabile politico dalla Federazione. Il Comandante Bill e il Capo Nardo, si sono dimostrati invece estranei dalle questioni politiche. Nel caso di Alfredo Moglia, come si è visto, viene più volte ribadita la sua apoliticità, ed egli stesso non assume una posizione precisa nel momento in cui, nel settembre del 1944, era in corso la questione sulla denominazione della Brigata. Anche se per Nardo non si può parlare pur non con sicurezza di apoliticità, alcuni fattori sembrerebbero dimostrarlo, quali la sua impostazione militaresca, e il fatto che non si faccia mai cenno ad una esplicita fede politica. Si può concludere che il suo ruolo di Comandante non fu influenzato da una manifesta appartenenza politica, lasciando probabilmente il suo credo politico alla sfera privata.
Infine, Trasibulo e Dragotte possono essere considerati una “via di mezzo”, dal momento in cui, durante la loro carriera di comandanti, sono partiti da una posizione di indifferenza, o aperto contrasto, verso il Partito Comunista, per poi verso la fine della guerra, avvicinarsene. Sebbene non fosse un “compagno” la presenza di Trasibulo alla guida della 31a Garibaldi era apprezzata dal Partito Comunista e verso la fine della guerra la posizione di Ettore Cosenza si approssima sempre più a quella del Partito, tanto da meditare di iscriversi, come si evince dalla lettera, già presa in esame, firmata dal suo commissario politico, il comunista Leris Luigi, alias Gracco. Meno certo è il passaggio di Dragotte da una posizione monarchica e badogliana ad una comunista, come affermato nel lavoro di Giacomo Vietti. Il dubbio nasce dal fatto che nessun documento fa cenno ad una vicinanza di Del Nevo con il pensiero Comunista; ne, d’altra parte, nessun documento pervenuto attesta l’effettiva o meno iscrizione di Cosenza e Del Nevo al partito.
[NOTE]
535 AISRECP, Fondo Lotta di liberazione, busta DI, fasc. RI d, f. 14.
536 Cfr. Paolo e Rosita Lauritzen, Paolo il Danese, cammina fratello… cammina,1943-1945, Mattioli 1885, Parma, 2015 e Thomas Harder, Paolo il Danese. Un prete partigiano, Mattioli 1885, Parma, 2016.
Costanza Guidetti, La struttura del comando nel movimento resistenziale a Parma, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2017-2018