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sabato 18 giugno 2022

Trovato senza documenti, venne eliminato sul posto, senza ulteriori accertamenti

Sesta Godano (SP) - Fonte: Wikipedia

Il primo rastrellamento in provincia di La Spezia fu operato dai reparti della X° MAS e da alcuni reparti tedeschi tra il 05 e il 07 di aprile del 1944 nella zona di Torpiana a Zignago <168. I militari spararono contro i civili, verso le case con le finestre aperte, mentre la gente cercava di fuggire; tra loro anche alcuni membri del Partito d’azione. Due sorelle, Virginia e Iride Ferretti, furono ferite dagli spari, la prima, colpita gravemente all'addome, venne trasportata all'ospedale della Spezia, dove morirà due giorni dopo, il 7 aprile. La ragazza stando alle fonti di Bartonelli, una nota figura locale, venne riconosciuta successivamente come partigiana della Colonna Giustizia e Libertà del Partito d'Azione in quanto si sarebbe esposta per avvertire alcuni partigiani del paese dell'arrivo dei rastrellatori. Ma le modalità con cui avvenne il fatto e con cui fu trasportata in ospedale, fanno pensare che si tratti di una civile <169. Una volta preso il controllo del paese, i rastrellatori non compirono altre violenze.
La X° MAS operò anche in un altro rastrellamento, in data 27 giugno del 44, nella zona di Follo alla ricerca di disertori <170.
Il 28 di giugno la Compagnia O della X° MAS comandata da Umberto Bertozzi uccise a Pian di Follo, il dirigente comunista Giuseppe Poggi, nome di battaglia “Franco” che era in zona per cercare un luogo adatto per aprire una tipografia clandestina. Trovato senza documenti, venne eliminato sul posto, senza ulteriori accertamenti, e senza un regolare processo <171. Nel corso del rastrellamento vennero fermate 8 persone; catturato ed ucciso a Piana Battolla anche Gino Vassili Amici, un militare sbandato sfollato con la famiglia nella zona.
La maggior parte dei rastrellamenti in provincia fu operata da reparti dell’esercito tedesco; nel '44 sono 12 i casi di stampo solo nazista e sei di collaborazione con alcuni reparti italiani; nel '45 sono presenti solo tre casi, 1 operato dalla Wermarcht in ritirata e due di stampo fascista.
Nel corso di una operazione di rastrellamento iniziata il 4 aprile 1944 nell'area intorno al monte Gottero, venne sorpreso nella frazione di Chiusola di Sesta Godano e catturato da militari tedeschi il comandante partigiano Piero Borrotzu, che si arrese senza combattere per evitare rappresaglie sulla popolazione civile. Borrotzu fu brutalmente interrogato e poi fucilato, per sua richiesta al petto e non alla schiena, nella piazza della chiesa di Chiusola. L'esecuzione venne comandata da un ufficiale tedesco, ma una parte delle fonti segnala che il plotone di esecuzione era composto da militari italiani.
In località Piano Sarina, Nascenti, Sesta Godano <172 dal 8 luglio 1944 al 10 luglio 1944 si ebbero una serie di circostanze che portarono ad un grande rastrellamento.
In una fase di rapido sviluppo delle formazioni partigiane locali e di frequenti attacchi ai presidi fascisti e agli automezzi militari tedeschi in movimento sulle strade tra La Spezia, il territorio genovese e la Val di Taro parmense, un'autocolonna tedesca in transito proveniente da Varese Ligure venne attaccata dai partigiani sulla “Via delle Rocche” poco a sud dell'abitato di Sesta Godano, poco prima di Coscienti, il bivio per Nasceto e Ponte S. Margherita, l’8 luglio. I militari reagirono efficacemente, ma subirono perdite forse due morti, inoltre anche un partigiano rimase ucciso e altri feriti.
Nella zona si diffuse il timore di rappresaglie e molti decisero di lasciare le proprie case e di nascondersi. In effetti già l'8 luglio due viaggiatori diretti verso Varese Ligure, Caruso e Corbelli, furono catturati dai tedeschi presso il ponte di Coscienti e fucilati in località Piano Sarina di Bergassana.
Nel pomeriggio di lunedì 10 luglio i tedeschi giungono a Ponte S. Margherita, a sud di Sesta Godano e già in territorio del Comune di Carro, e iniziano a perquisire le case dell'area circostante e a radunare le persone trovate, in prevalenza anziani, donne e bambini, in un castagneto. I fermati furono avvertiti che sarebbero stati uccisi in caso di attacco partigiano. Nel corso dell'operazione due persone, che forse si erano date alla fuga, furono uccise in località Nasceto (Bertucci e Carneglia), inoltre tra i rastrellati vennero individuate quattro persone, forse trovate in possesso di armi i fratelli Guerisoli, Leonardini e Toso, che furono fucilate a Ponte.
Un altro rastrellamento di matrice tedesca si verificò il 27 luglio 1944, in risposta ad un azione partigiana <173. Il 25 luglio 1944 una squadra partigiana della brigata M. Vanni guidata da Eugenio Lenzi “Primula Rossa” saccheggiò i magazzini della Wehrmacht di Ceparana e catturò numerosi militari tedeschi. Nei giorni seguenti la reazione tedesca si manifestò tramite il cannoneggiamento di alcuni paesi a monte di Ceparana e diversi piccoli rastrellamenti. La sera del 27 luglio i tedeschi cannoneggiano Piana Battola nel comune di Follo, Madrignano e in generale l'area del monte Cornoviglio. A Piana Battolla vennero anche incendiate dieci case e fermati diversi uomini.
All'alba del 28 luglio i tedeschi circondano e rastrellano il paese di Follo Alto, forse identificato come una base dei partigiani, riunendo la popolazione e obbligandola a scendere al piano. Il paese (in particolare l'abitato Castello) venne incendiato. Nell’operazione rimasero uccisi un bambino di sei anni colpito da un proiettile e una donna anziana bruciata all’interno della sua casa. Una sessantina di uomini adulti vennero fermati e inviati al lavoro obbligatorio.
Nel corso del grande rastrellamento tedesco e italiano iniziato il 3 agosto 1944 a Suvero <174, reparti tedeschi occupano il paese in buona parte abbandonato dalla popolazione civile che si era nascosta sulle montagne e nei boschi vicini. Nel corso di questo rastrellamento perse la vita Menoni Giovanni, di soli 20 anni in seguito riconosciuto come partigiano della Colonna Giustizia e Libertà della IV Zona Operativa; Menoni venne sorpreso su una stradina ad est del paese e ucciso. Secondo una testimonianza la vittima, lasciata la sua casa di Suvero e rifugiatosi in un bosco all'approssimarsi dei rastrellatori, si sarebbe ricordato di avere nell'abitazione oggetti compromettenti, probabilmente legati ai partigiani, e sarebbe ritornato verso il paese per farli sparire. Incontrati dei tedeschi, si sarebbe dato alla fuga, scatenando la reazione omicida.
Il 7 settembre 1944 due partigiani originari di Santo Stefano Magra rientrano nel paese per motivi personali e sebbene in abiti borghesi, furono individuati da un militare tedesco, forse a causa della mano fasciata di uno dei due. I partigiani furono fermati, ma riuscirono quasi subito a darsi alla fuga sfruttando la loro superiore conoscenza del paese. I tedeschi decisero di setacciare l’abitato e, oltre a distruggere due case in cui furono trovate delle armi, uccisero Modestino Baudone, sorpreso sul ponticello del Canale Lunense di via Barca mentre si accingeva ad attraversare il fiume Magra per visitare dei parenti ad Albiano. Sull’argine del Canale Lunense venne avvistato dai tedeschi anche il non più giovane Enrico Ferrarini, che venne ucciso e gettato nel canale. Poco distante da via Barca fu fermato dai tedeschi anche il calzolaio Luigi Giannini, che stava andando a mungere una mucca in compagnia della figlia. Dopo aver allontanato la bambina, i tedeschi uccisero anche Giannini. Infine nei pressi venne ucciso anche Tristano Ferrarini, fratello di Enrico, sorpreso nel proprio campo.
Una tra le collaborazioni dei reparti italiani e reparti tedeschi fu il grande rastrellamento del 29 e 30 novembre <175 che interessò tutta l’area collinare e montuosa da Ortonovo ad Aulla. Il primo giorno le truppe della Wermarcht e della Brigata Nera si addentrano nell’entroterra, tra la zona di Sarticola e Castelnuovo Magra e uccisero Giuseppe Lavaggi, di 19 anni, Giuseppe Antognetti, di 28 anni, Onezio Devoti, di anni 36, Giovanni Pellegrino Lertola, di 51 anni, Ivano Corsi di 16 anni, Giuseppe Ferrari, di 68 anni, e ne abbandonano i corpi in un piccolo canale.
Il 7 dicembre 1944 <176, anche la zona di Vezzano Ligure fu teatro di un’operazione di reparti italiani e tedeschi, che furono aiutati da alcuni delatori locali, in primis Don Emilio Ambrosi, parroco di Vezzano Basso. Durante questa operazione vennero fermate molte persone, tra cui i membri del CLN locale, e furono uccisi Vera Giorgi e Carlo Grossi, due civili, definiti dalle autorità fasciste collaboratori dei partigiani e sappisti per giustificarne l’uccisione. Trovò la morte anche Giuseppe Carmè, sottufficiale della Regia Marina, che fu colpito alla schiena mentre si arrampicava su un tetto per scappare ai rastrellatori.
Il 12 dicembre 1944 <177 reparti fascisti e tedeschi attuano un rastrellamento nell'area collinare del comune di Follo, investendo le frazioni di Sorbolo, Bastremoli e Carnea. Il paese di Sorbolo venne saccheggiato dai rastrellatori, inoltre alcune baracche vennero bruciate. Diverse persone furono fermate e in seguito detenute alla Spezia. Il civile Guglielmo Luti, intento a governare le bestie, venne sorpreso all'alba fuori dal paese dai rastrellatori e colpito con arma da fuoco. Ferito gravemente, muore pochi giorni dopo. Gli spari avrebbero allertato gli abitanti di Sorbolo e facilitato la loro fuga. Di tale rastrellamento fu incriminata la 33° Brigata Nera “Tullio Bertoni”.
[NOTE]
168 Giorgio Pisanò, Storia delle forze armate della Repubblica sociale italiana 1943-1945, Visto, Milano 1967, vol. 2, p. 957.
169 Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea sezione “Le vie della Resistenza”, scheda curata da Maria Cristina Mirabello e dedicata a Virginia Ferretti di Torpiana di Zignago, che ricostruisce l'episodio. A Virginia Ferretti viene dedicata una via.
170 Antonio Bianchi, La Spezia e Lunigiana. Società e politica dal 1861 al 1945, Franco Angeli, Milano, 1999.
171 Gianluca Fulvetti, Paolo Pezzino, Zone di guerra, geografie di sangue. L’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia 1943-1945, Il Mulino, Bologna, 2017
172 Gianluca Fulvetti, Paolo Pezzino, op.cit.
173 Virgilio Olivieri, Follo: la tragedia del 28 luglio 194, in aa,vv, La Resistenza nello Spezzino e nella Lunigiana. Scritti e testimonianze, II ed, Istituto storico della Resistenza La Spezia, La Spezia 1975, pp. 67-70.
174 Gianluca Fulvetti, Paolo Pezzino, op.cit
175 Gianluca Fulvetti, Paolo Pezzino, op.cit
176 Antonio Bianchi, La Spezia e Lunigiana. Società e politica dal 1861 al 1945, Angeli, Milano, 1999, p. 438.
177 Gianluca Fulvetti, Paolo Pezzino, op.cit.
Marco Bardi, La Repubblica Sociale Italiana alla Spezia tra pratiche repressive e punizione dei crimini, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2019