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mercoledì 2 novembre 2022

I radar cominciarono ad essere utilizzati sulle navi italiane, ma era ormai troppo tardi

Memoria autografa di Luigi Sacco sugli esperimenti di avvistamento di bersagli mobili. Fonte: Paolo Bonavoglia, op. cit. infra

Nel 1935 Luigi Sacco, promosso Maggior Generale, lasciò l'officina per diventare capo del Reparto Trasmissioni nella Direzione Superiore Servizio Studi ed Esperienze del Genio.
In quegli anni si occupava prevalentemente di ricerca nel campo delle onde ultracorte, ma senza dimenticare la crittografia: è del 1936 la prima edizione del «Manuale di Crittografia», basato sulle Nozioni di Crittografia; del 1925 e destinato a divenire un classico della letteratura crittologica.
[...] Si trattava insomma di ricerche che andavano nella direzione del radar ma erano ancora ben lontane dalla realizzazione di un apparato utile ed efficiente. Purtroppo la morte di Marconi nel 1937 pose bruscamente fine alle sue ricerche.
Sacco cercò di mandare avanti ugualmente l'impresa, affidando ad un giovane e brillante ricercatore l'ing. Ugo Tiberio il compito di studiare e sperimentare questa nuova tecnica; già nel 1936 aveva ottenuto la nomina di Ugo Tiberio a ufficiale di complemento ed a professore di Fisica e Radiotecnica all'Accademia di Livorno dove poteva disporre di un gruppo di lavoro per sperimentare il radiotelemetro; negli anni successivi Tiberio ne sperimentò senza successo molte varianti, finché nel 1939 arrivò a realizzare alcuni prototipi funzionanti; ma i vertici della Marina Militare non credettero in questo progetto (sembra che un alto ufficiale della Marina avesse detto: «da che mondo è mondo le battaglie navali si combattono di giorno, dunque a cosa può servire questo apparato?») e così Tiberio non arrivò all'ultimo passo, e cioè a un radar (questo l'acronimo inglese con il quale questo apparato divenne poi noto) pienamente operativo. I vertici della Marina comprenderanno a pieno l'importanza del radar solo dopo la disfatta di Capo Matapan (28 marzo 1941), dovuta in buona parte proprio all'uso del radar da parte della flotta inglese che individuò le navi italiane in tarda serata, le attaccò e ne affondò diverse nella notte.
Quell'ultimo passo era stato infatti realizzato da inglesi e americani che non avevano lesinato sulla ricerca e che già all'inizio della guerra disponevano di seppur rudimentali apparati radar. Solo dopo capo Matapan, il prof. Tiberio ottenne il pieno appoggio della Marina e finalmente nel 1942 i suoi radar (GUFO e FOLAGA) cominciarono ad essere utilizzati sulle navi italiane, ma era ormai troppo tardi.
Luigi Sacco che nel 1939 aveva raggiunto il grado di Tenente Generale, il massimo allora raggiungibile nell'Arma del Genio e dirigeva il centro radio "Marconi" di Torre Chiaruccia a S. Marinella, solo nell'agosto 1942 diventò consulente del comitato RARI (nuova sigla per il radar italiano) e poi dal gennaio 1943 presidente del Comitato Radiofari e Rari nemici. Una nomina tardiva, e c'è chi pensa che se Sacco fosse stato chiamato a dirigere ufficialmente il progetto radiotelemetro sin del 1936 non ci sarebbero stati i suddetti fatali ritardi.
Con la guerra riprese anche le sue ricerche in campo crittografico. Era ormai l'epoca delle macchine crittografiche, più famosa di tutte l'Enigma, e Luigi Sacco ne progettò una basata su un sistema di catene piuttosto che di ingranaggi. Ottenuto il brevetto nel 1941 ne fece realizzare un esemplare dalle officine Nistri, ma l'esemplare andò perduto per non meglio chiariti eventi bellici e la cosa non ebbe seguito anche per il precipitare della situazione militare italiana.
Insomma quella della seconda guerra mondiale fu anche per Luigi Sacco un'esperienza poco felice, che infelicemente si concluse il 1 agosto 1943 quando a sessant'anni venne collocato a riposo per raggiunti limiti di età. Il 4 maggio 1943 gli era peraltro stato conferito dalla Reale Accademia d'Italia un Premio Accademico di 10000 lire per le ricerche da lui compiute nel campo della radiopropagazione delle onde metriche.
Paolo Bonavoglia, 1935-1946 tra radar e macchine cifranti, Archivio Sacco

Luigi Sacco e Vittorio Gamba nacquero rispettivamente ad Alba (CN) e a Vercelli, a circa 75 chilometri di distanza, il primo nel 1883 e il secondo nel 1880. Sacco entrò in Accademia all’età di 18 anni e si dimostrò particolarmente versato nelle discipline scientifiche tanto da confermarsi 'capoclasse' del suo corso per tre anni consecutivi, ottenendo per questo una medaglia dal Ministero della Guerra. Nominato Sottotenente del Genio nel 1904, venne invitato, dopo tre anni, dall'allora Maggiore Morris a presentare domanda per passare nei Radiotelegrafisti, specialità in cui operò lungo l'intero arco della sua carriera militare.
Gamba entrò invece in Accademia all'età di 22 anni, avendo trascorso all’estero, dopo le scuole superiori, un periodo dedicato a perfezionarsi nelle lingue, con una passione che continuò a coltivare per tutta la vita, fino a conoscerne - si dice - almeno 25, più i relativi dialetti. Dopo l'Accademia, divenne Ufficiale degli Alpini e tale rimase per tutta la durata del suo servizio nell’Esercito.
La Guerra di Libia vide impegnati ambedue i Tenenti in zona di guerra, Sacco come realizzatore e gestore della rete radiotelegrafica della Tripolitania e Gamba come traduttore e interprete da e nella lingua araba.
Durante la Prima Guerra Mondiale l'allora Capitano Luigi Sacco costruì dal nulla, con un immane sforzo personale iniziato negli ultimi mesi del 1915, il primo Reparto crittografico dell’Esercito che, inserito l’anno successivo nell'ambito del Servizio Informazioni, raggiunse quasi miracolosamente livelli qualitativi comparabili a quelli degli analoghi servizi nemici e alleati entrati in guerra con migliore preparazione e più ampie risorse.
[...] Dopo il congedo del 1943, Sacco continuò a prestare la propria opera per le Forze Armate come consulente dell’ISCAG (Istituto Superiore di Cultura dell’Arma del Genio) e per il Ministero PT, partecipando anche alle Assemblee plenarie degli Enti regolatori internazionali nel settore delle radiocomunicazioni, in rappresentanza dell’Italia. Gamba non smise di occuparsi di letterature straniere e soprattutto di greco antico, ma si dedicò anche allo studio di una macchina elettronica capace di trasformare il parlato in testo scritto. <121
Nel secondo dopoguerra l’abilità di Gamba come criptologo venne esaltata da alcuni media italiani, ma la sua fama rimase limitata nell’ambito del nostro Paese. A proposito della notorietà internazionale di Gamba, si riportano alcune frasi estratte da una lettera di Sacco alla figlia Maria del 1° giugno 1962, a commento dell’intervista da lui concessa a David Kahn alcuni giorni prima: «È venuto qui a casa a farmi visita un giornalista americano (David Kahn) che sta scrivendo un libro di aneddoti crittografici sulle ultime guerre e, per documentarsi si è preso il gusto di intervistare tutti i crittologhi conosciuti in America e in Europa. […] Gli ho chiesto se avesse l’intenzione di intervistare anche il Generale Gamba: mi disse di non averlo mai sentito nominare!» <122
Kahn, subito dopo il colloquio con Sacco, incontrò infatti il Generale Amé e le notizie riportate nel suo libro sulla Sezione crittografica e su Gamba furono tratte da quest’ultima intervista e dal libro di Amé. <123
Nella stessa lettera, Sacco pone però in risalto le conoscenze linguistiche di Gamba, affermando che egli «era ed è bravissimo nelle lingue occidentali e nel Russo (con relative derivazioni slave) ma specie nel greco antico (recita a memoria in greco antico tutta l’Iliade e l’Odissea)». <124
Luigi Sacco e Vittorio Gamba, negli ultimi anni della loro vita, vissero a Roma a non grande distanza, il primo a Lungotevere Flaminio e il secondo a Viale Glorioso in Trastevere. In quel periodo, ambedue i Generali si occuparono, come dilettanti, di Astronomia. <125 Il Generale Gamba si spense nel gennaio del 1965 a seguito di un incidente stradale provocato da un’auto che l’aveva investito, mentre Luigi Sacco morì nel dicembre del 1970.
[NOTE]
121 Le notizie sulla vita di Gamba sono tratte in parte dal già citato Comunicato ANSA.
122 Luigi SACCO, Lettera manoscritta del 1° giugno 1962 (gentile concessione di Paolo Bonavoglia, custode dell’Archivio Sacco). Il motivo della lettera furono alcuni commenti della figlia del Generale su una trasmissione TV in cui sembrava che si esaltasse la figura di Gamba, ma che in realtà riguardava il citato libro del Generale Amé. La lettera contiene alcune altre informazioni interessanti come quelle riguardanti gli stretti legami tra Kahn e il Servizio cifra americano «con il quale ha collaborato nello studio dei cifrari delle spie russe».
123 KAHN, p. 1069, nota 469
124 SACCO, Lettera manoscritta, cit.
125 Numerose sono le pubblicazioni di Sacco, anche dopo il 1943, di cui l’ultima del 1962 è un piccolo manuale dal titolo 'Caccia ai pianeti con un piccolo cannocchiale' (http://luigi.sacco.crittologia.eu/mappa.html).
Cosmo Colavito, Violatori di cifrari. I crittografi del Regio Esercito (1915-1943) in (a cura di) Gérald Arboit, Nuova Antologia Militare, Società Italiana di Storia Militare, Fascicolo Speciale 2021, Intelligence militare, guerra clandestina e Operazioni Speciali