In questo capitolo è stata presentata la letteratura politologica sul parlamento italiano. La presentazione dei dati sulla produzione legislativa ha permesso di descrivere il cambio di funzione dell’organo, che è passato da quella di tipo legislativo (1948-1992), a quella di controllo (1992-oggi).
Nel terzo paragrafo, per evidenziare la prima funzione, si è descritto il fenomeno delle “leggine” o della riforma dei regolamenti del 1971, mentre, per evidenziare quella di controllo, nel quarto, si è illustrato come l’intervento legislativo, nella Seconda Repubblica, fosse promosso dai governi, con i Parlamentari che potevano solo controllare ex post i decreti-legge ed eventualmente modificarli.
Quest’ultima attività, anche nei periodi di maggiore crisi della classe politica, come Tangentopoli, è stata una costante, con il parlamento che è sempre stato in grado di rallentare e controllare l’iniziativa dei governi. A questa iniziativa - si ricorda - hanno partecipato sia i Deputati di maggioranza, che di opposizione ed è continuata anche nel periodo dal 2013 al 2020.
Il passaggio dalla funzione legislativa a quella di controllo è comune a tutti i parlamenti (Pasquino & Pelizzo, 2006); tuttavia, è bene prestare attenzione alle condizioni in cui questa avviene e si sviluppa nel tempo. A riguardo, la letteratura giuridica ha evidenziato come la nascita di alcune prassi governative stiano sempre di più ledendo la funzione di controllo del parlamento, per cui è necessario monitorare anche in futuro come avvengano questi cambiamenti (Lippolis, 2019; Lupo, 2019b.; 2019c).
Oltre a questi aspetti, si è evidenziato come la trasformazione del parlamento ha comportato anche un’evoluzione delle attività parlamentari. In risposta all’impossibilità di vedersi approvate le leggi presentate - come osservato nel quinto paragrafo - si è sviluppato un gruppo di Deputati specialisti, il cui ruolo è stato quello di intervenire nel law making per conto del partito. Allo stesso tempo, altre ricerche hanno messo in evidenza come un numero crescente di Onorevoli ha impiegato i propri atti di sindacato ispettivo, principalmente per segnalare al governo le problematiche del proprio collegio di elezione (Marangoni & Tronconi, 2011; Russo, 2021b).
In merito ai Parlamentari, poi, nel passaggio tra Prima e Seconda Repubblica e prima e dopo le elezioni Politiche del 2013 e del 2018, si sono presentati i percorsi di carriera e le caratteristiche dei rappresentanti. Riprendendo la teoria delle élites, si è affermato come, nel primo periodo, quelle parlamentari erano autonome da quelle economiche, a causa della maturazione di un percorso interno di carriera politica (Cotta, 1979), mentre, nella Seconda Repubblica, a causa della crisi dei partiti politici, queste lo fossero di meno, per via di candidati scelti progressivamente nella società civile (De Micheli & Verzichelli, 2004).
Questi cambiamenti - come descritto nel paragrafo quinto - hanno subito un’accelerazione nelle ultime due legislature (2013-oggi), dove, per via dell’affermazione del M5s (2013; 2018) e di SC (2013), la percentuale di professionisti della politica o di eletti con esperienze di partito o di governo locali ha raggiunto i valori più bassi di sempre (Tronconi & Verzichelli, 2014; 2019).
La caratteristica complessiva della letteratura sul parlamento è stata quella di basarsi sull’analisi del sistema partitico, portando avanti la chiave di lettura introdotta da Sartori (1963a), per cui l’analisi dell’organo deve partire da quella delle forze politiche.
Per questo motivo, raramente, ci si è soffermati sulle attività dei singoli Parlamentari, con le fonti sulla produzione legislative e quelle di sociologia parlamentare, che hanno considerato solo i risultati prodotti dall’intera istituzione. In altri termini, di fronte all’illustrazione di determinati fenomeni, come l’approvazione di leggi in commissione all’unanimità tra Deputati di maggioranza e opposizione, non si è svolto alcun tipo di distinguo tra coloro che partecipavano o meno a queste pratiche.
La conseguenza è stata così quella di ritenere che le attività descritte fossero comuni a tutti i Deputati, quando, invece, è più realistico pensare che certe azioni, come quella della presentazione di atti localistici o l’intervento legislativo in commissione, possano riguardare solo un gruppo ristretto di eletti, interno a ciascun partito.
Guardare all’azione dei Parlamentari, come afferma Zucchini (1997), consentirebbe di capire quanto effettivamente siano cogenti le regole e le prassi delle istituzioni, nonché di determinare gli sviluppi dell’istituzione all’interno del sistema politico. Come si svilupperà nel capitolo successivo, la divisione dei Parlamentari in gruppi contraddistinti da una determinata caratteristica (i cd “ruoli”) faciliterà il raggiungimento di questo scopo.
Paolo Gambacciani, I Deputati italiani delle tre legislature dal 2008 al 2022: un’analisi empirica dei ruoli, Tesi di Dottorato, Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano, Anno Accademico 2022-2023
Nel terzo paragrafo, per evidenziare la prima funzione, si è descritto il fenomeno delle “leggine” o della riforma dei regolamenti del 1971, mentre, per evidenziare quella di controllo, nel quarto, si è illustrato come l’intervento legislativo, nella Seconda Repubblica, fosse promosso dai governi, con i Parlamentari che potevano solo controllare ex post i decreti-legge ed eventualmente modificarli.
Quest’ultima attività, anche nei periodi di maggiore crisi della classe politica, come Tangentopoli, è stata una costante, con il parlamento che è sempre stato in grado di rallentare e controllare l’iniziativa dei governi. A questa iniziativa - si ricorda - hanno partecipato sia i Deputati di maggioranza, che di opposizione ed è continuata anche nel periodo dal 2013 al 2020.
Il passaggio dalla funzione legislativa a quella di controllo è comune a tutti i parlamenti (Pasquino & Pelizzo, 2006); tuttavia, è bene prestare attenzione alle condizioni in cui questa avviene e si sviluppa nel tempo. A riguardo, la letteratura giuridica ha evidenziato come la nascita di alcune prassi governative stiano sempre di più ledendo la funzione di controllo del parlamento, per cui è necessario monitorare anche in futuro come avvengano questi cambiamenti (Lippolis, 2019; Lupo, 2019b.; 2019c).
Oltre a questi aspetti, si è evidenziato come la trasformazione del parlamento ha comportato anche un’evoluzione delle attività parlamentari. In risposta all’impossibilità di vedersi approvate le leggi presentate - come osservato nel quinto paragrafo - si è sviluppato un gruppo di Deputati specialisti, il cui ruolo è stato quello di intervenire nel law making per conto del partito. Allo stesso tempo, altre ricerche hanno messo in evidenza come un numero crescente di Onorevoli ha impiegato i propri atti di sindacato ispettivo, principalmente per segnalare al governo le problematiche del proprio collegio di elezione (Marangoni & Tronconi, 2011; Russo, 2021b).
In merito ai Parlamentari, poi, nel passaggio tra Prima e Seconda Repubblica e prima e dopo le elezioni Politiche del 2013 e del 2018, si sono presentati i percorsi di carriera e le caratteristiche dei rappresentanti. Riprendendo la teoria delle élites, si è affermato come, nel primo periodo, quelle parlamentari erano autonome da quelle economiche, a causa della maturazione di un percorso interno di carriera politica (Cotta, 1979), mentre, nella Seconda Repubblica, a causa della crisi dei partiti politici, queste lo fossero di meno, per via di candidati scelti progressivamente nella società civile (De Micheli & Verzichelli, 2004).
Questi cambiamenti - come descritto nel paragrafo quinto - hanno subito un’accelerazione nelle ultime due legislature (2013-oggi), dove, per via dell’affermazione del M5s (2013; 2018) e di SC (2013), la percentuale di professionisti della politica o di eletti con esperienze di partito o di governo locali ha raggiunto i valori più bassi di sempre (Tronconi & Verzichelli, 2014; 2019).
La caratteristica complessiva della letteratura sul parlamento è stata quella di basarsi sull’analisi del sistema partitico, portando avanti la chiave di lettura introdotta da Sartori (1963a), per cui l’analisi dell’organo deve partire da quella delle forze politiche.
Per questo motivo, raramente, ci si è soffermati sulle attività dei singoli Parlamentari, con le fonti sulla produzione legislative e quelle di sociologia parlamentare, che hanno considerato solo i risultati prodotti dall’intera istituzione. In altri termini, di fronte all’illustrazione di determinati fenomeni, come l’approvazione di leggi in commissione all’unanimità tra Deputati di maggioranza e opposizione, non si è svolto alcun tipo di distinguo tra coloro che partecipavano o meno a queste pratiche.
La conseguenza è stata così quella di ritenere che le attività descritte fossero comuni a tutti i Deputati, quando, invece, è più realistico pensare che certe azioni, come quella della presentazione di atti localistici o l’intervento legislativo in commissione, possano riguardare solo un gruppo ristretto di eletti, interno a ciascun partito.
Guardare all’azione dei Parlamentari, come afferma Zucchini (1997), consentirebbe di capire quanto effettivamente siano cogenti le regole e le prassi delle istituzioni, nonché di determinare gli sviluppi dell’istituzione all’interno del sistema politico. Come si svilupperà nel capitolo successivo, la divisione dei Parlamentari in gruppi contraddistinti da una determinata caratteristica (i cd “ruoli”) faciliterà il raggiungimento di questo scopo.
Paolo Gambacciani, I Deputati italiani delle tre legislature dal 2008 al 2022: un’analisi empirica dei ruoli, Tesi di Dottorato, Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano, Anno Accademico 2022-2023