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Enzo Maiolino, Ritratto di Luciano [Luciano De Giovanni], 1956 - Fonte: Comune di Diano Marina (IM) cit. infra |
Volevo tanto bene a Natta
da essermi prefisso di assistere ad ogni costo ai suoi prestigiosi
“Lunedì Letterari”, malgrado che si svolgessero nel Teatro dell’Opera
del Casinò Municipale [di Sanremo (IM)].
E non soltanto, si capisce, perché sapevo di dargli un piacere - quelle
conferenze, alle quali intervenivano valenti scrittori e autorevoli
critici non potevano non interessarmi - ma bisogna anche sapere che a
quei tempi - si era nel 1958 - io facevo l’idraulico e poteva succedere
che proprio durante uno di quegli attesi pomeriggi culturali mi
toccasse, per esempio, di dover andare a pulire le stufe di qualche
albergo, per cui, scappando poi a casa per lavarmi alla meglio e
cambiarmi d’abito, pur giungendo col fiato in gola a occupare una
poltroncina in fondo alla sala, non mi trovassi nello stato d’animo
ideale per conformarmi di punto in bianco alla sontuosità dell’ambiente,
ancora impregnato come mi pareva d’essere di fuliggine e di sudore.
Ma ero giovane e testardo e in quella breve parentesi di brusii e
andirivieni che prevedevano l’inizio della conferenza riusciva quasi
sempre a rinfrancarmi.
All’apparire sul palco di Natta al fianco del suo illustre ospite, io mi
sentivo, ormai, a mio agio; tiravo un sospiro di sollievo e partecipavo
allegro ai battimani del pubblico.
Ma Natta, decisamente, insisteva nel chiedermi troppo.
Pretendeva addirittura che, conclusosi il discorso, io lo raggiungessi
dietro le quinte e mi facessi coraggiosamente avanti per stringere la
mano al celebre personaggio di turno, mentre intanto, Natta, mi
presentava.
L’ospite, messo alle strette, doveva pur rivolgermi qualche imbarazzato complimento…
Queste non volute intrusioni in un mondo che non mi toccava finivano con
l’opprimermi e me ne tornavo a casa scontento e umiliato, tanto più se
m’ero visto costretto a partecipare al rinfresco che concludeva la
cerimonia.
[…] Quando ci ritrovammo soli implorai Natta
di aver compassione dei miei limiti. Non me la sentivo più di far la
parte del poeta del posto, e rinunciavo volentieri ai privilegi che ne
derivavano.
[…] Da allora mi godetti il piacere dell’incognito nella mia poltroncina d’angolo, vicina all’uscita, e Natta, quando riusciva ad avvistarmi, mi salutava dal palco con un impercettibile gesto. Un lungo ricordo dei “lunedì letterari” apre Il vino schietto dello scrittore Giacomo Natta, omaggio firmato da Luciano De Giovanni per la rivista «Provincia d’Imperia» (14, 1991, pp. 14-15)
Alessandro Ferraro, Aprii, cauto, la porta. L’incontro di Luciano De Giovanni con Camillo Sbarbaro, in La Riviera Ligure, quadrimestrale della Fondazione Mario Novaro, XXVIII, n° 84, settembre/dicembre 2017
Di Luciano De Giovanni, nato a Sanremo
nel 1921 e morto a Montichiari (Brescia) nel 2001, amici e biografi ci
hanno consegnato l’immagine “esterna” di uomo schivo e riservato,
costretto a intraprendere diversi mestieri e a seguire infine il
mestiere del padre idraulico per provvedere ai bisogni della famiglia.
Autodidatta
di moltissime letture, negli anni ’50 ebbe presto accoglienza in un
cenacolo di poeti e pittori che fiorì a Bordighera, tra i quali Enzo
Maiolino e Carlo
Betocchi.
Fu quest’ultimo a cogliere l’originalità delle sue prime prove e ad
avviarlo alla collaborazione con importanti riviste letterarie
nazionali. Avvenimento assai importante degli anni successivi è la
corrispondenza intensa con due grandi personalità della poesia ligure,
Angelo Barile e Camillo Sbarbaro, ch’egli considerò sempre amici e
maestri. Con Barile, soprattutto, il rapporto si rivelerà
particolarmente affettuoso e continuo data l’affinità -non l’identità-
del sentimento religioso che legava entrambi.
L’attività poetica di
De Giovanni si estende, con alcune interruzioni, per tutta la seconda
metà del secolo scorso. Ma l’interesse esclusivo dell’autore per l’atto
creativo in sé, come partecipazione al progetto di vita piuttosto che al
successo della sua produzione, ha fatto mancare la cura per il ricupero
e l’organica collocazione dei testi in raccolte. Ciò spiega perché ai
riconoscimenti sempre lusinghieri della critica non sia seguita la
conoscenza e l’apprezzamento del grande pubblico.
Pertanto la
pubblicazione delle poesie di De Giovanni, promossa da amici ed
estimatori, non colma tutte le lacune e riesce oggi, in parte quasi
introvabile. Spetterà ai figli del poeta, Giorgio e Anna Maria trovare
mezzi ed energie per dare avvio al recupero e di riordinamento dei
materiali esistenti. Solo allora potrà essere avviata un’attività
critica da cui attendersi la soluzione dei problemi ancora aperti.
Anzitutto quello delle fonti, non ancora esaurientemente esplorate [...]
Mario Carletto,
La condizione di precarietà della vicenda umana nell’opera poetica del sanremese Luciano De Giovanni,
Incontri in Biblioteca, "L’infanzia, il passato, il presente. Tre
stagioni, tre autori del Ponente ligure", Comune di Diano Marina,
Biblioteca "A. S. Novaro", 2007
"Ehi, sorellina!". Quasi stupito, appena addolorato, la sgrida come a
dirle "Cosa stai facendo? Svegliati! È inverno, fa freddo, ma c'è il
sole e il cielo è limpido. Perché sei morta, allora?"
Un minimo e preziosissimo Cantico delle creature, di francescana umiltà e letizia: come tutte le poesie che ci ha lasciato Luciano De Giovanni, nato a Sanremo nel 1922 e morto a Montichiari nel 2001.
De Giovanni per tutta la vita ha svolto lavori umili, portalettere
dapprima, poi idraulico; abitava con la moglie e due figli in un piccolo
appartamento sulle colline della Pigna, nella Sanremo vecchia, vicino
al Santuario dell'Assunta. Amando in modo ingenuo e appassionato la
poesia, appena poteva si ritagliava uno scampolo di tempo per studiare
Lao Tzu, Bashô, Emily Dickinson, Rilke, Eliot, i Vangeli, i grandi del
nostro '900. Tra di loro, anche Carlo Betocchi
(altro maestro dimenticato… ), che fu il primo ad accorgersi di lui,
presentando alcuni suoi versi sulla rivista Letteratura nel 1956.
Alida Airaghi in La poesia e lo spirito
L’esistenza, oggi, di un Fondo De Giovanni lo si deve alla
determinazione ma anche al caso. Era il febbraio del 2011, al Museo
civico Borea d’Olmo di Sanremo Giuseppe Conte presentava il suo
Viaggio
sentimentale in Liguria (
Philobiblon, 2010) ed eravamo giunti io da
Ventimiglia, Enzo
Maiolino
da
Bordighera e Stefano Verdino da Genova. Cogliendo l’occasione e
utilizzando come pretesto la recente pubblicazione di un mio contributo -
frondoso, barocco e, ahimè, pure acerbo - su
Le case vicino al torrente di
De Giovanni (
Philobiblon, 2009) Verdino mi presentò
Maiolino
e poi
Giorgio, avvicinatosi dall’angolo dove aveva assistito all’evento: ho
conosciuto, così, il figlio e l’amico più fedele del poeta grazie al suo
più assiduo studioso [...] Le riviste e il raccoglitore hanno
costituito una base molto solida su cui ricostruire la bibliografia
degli scritti
di e su De Giovanni che si trova in chiusura del quaderno [...]
l’autore rimane da decenni introvabile, come gli scrisse il 21 settembre
1984 un lettore d’eccezione, Fredi Chiappelli (da Los Angeles di
passaggio a Genova):
Gentile signore,leggo su «Resine» le sue Nove Poesie (2).
Il
profondo interesse di cui mi hanno colpito (e per ragioni che vanno
dalla raffinatezza pressoché incredibile nella forma alla percezione
degli scandagli nelle più austere aree dell’esperienza) mi spingono
all’indiscrezione di scriverle direttamente.Non che non abbia,
prima, tentato di rintracciare in varie librerie genovesi qualche Sua
pubblicazione; e persino scomodato amici che si occupano di letteratura
ligure per essere avviato su una pista bibliografica. Ma sono stati
tentativi sfortunati, e anche da [Domenico] Astengo ho avuto il
consiglio di scriverle.Non ho mai fatto niente di simile; ed ho
tutto l’imbarazzo che potevo avere avvicinandomi alla letteratura quasi
cinquanta anni fa. Persino la domanda mi pare cruda e impertinente.Ma vorrei leggere altre sue cose. Dunque: Come devo fare? Come posso procurarmi i suoi scritti?Ora dovrebbe venire un paragrafo di scusa. Me ne voglia esentare: e credermi invece con ammirazione il suo Fredi Chiappelli Sullo
scaffale centrale [...] una geografia in gran parte ligure (con
edizioni e dedicatari di Bordighera, Sanremo, Imperia, Albenga, Savona,
Genova, Recco e Sarzana) ma qualche libro gli giunse da Milano, Firenze e
d’oltreoceano, tramite lo stesso Verdicchio. Oltre al Fuochi fatui
con dedica di Camillo Sbarbaro nell’edizione
All’Insegna del Pesce d’Oro
(Milano 1958) di Scheiwiller [...] spiccano, anche per ricorrenza, i
nomi di Elio Andriuoli, Fredi Chiappelli,
Franco D’Imporzano, Sergio
Ferrero (che attende giudizi e s’augura di non deludere De Giovanni),
Roberto Rebora, Lalla Romano (che definisce De Giovanni «poeta del
mare», 4 gennaio 1995), Bruno Rombi, Giovanni Testori («a Luciano De
Giovanni di cui ho amato le bellissime poesie con affetto», 25 marzo
1971), Renato Turci e Guido Zavanone [...] È la fedeltà di De Giovanni
alla sua terra (nativa o d’adozione che sia), e che ben lo apparenta ai
maggiori poeti della «Riviera Ligure», vero com’è ancora una volta che
in Liguria non si nasce o non si vive (e soprattutto non si scrive)
senza avere almeno un debito verso quel paesaggio, e il suo singolare
alfabeto
(6).
1 Alessandro Ferraro, Memoria di Enzo Maiolino, «La Riviera Ligure», XXVIII, 83, maggio-settembre 2017, pp. 73-77.
2 Luciano De Giovanni, Nove poesie, «Resine», seconda serie, VI, 19,
gennaio-marzo 1984, pp. 45-47 (con nota di Domenico Astengo, p. 48).
6
Giorgio Caproni, Luciano De Giovanni per i tipi di Rebellato: Viaggio
che non finisce, «La Fiera Letteraria», 9 marzo 1958, p. 3. Ora in
Giorgio Caproni, Prose critiche, a cura di Raffaella Scarpa, prefazione
di Gian Luigi Beccaria, Aragno, Torino 2012, vol. 2, pp. 1003-1007
(1005-1007).
Alessandro Ferraro,
Partendo dal Fondo in
La Riviera Ligure, quadrimestrale della Fondazione Mario
Novaro, n° 87-88, settembre 2018 - aprile 2019, Anno XXX