Powered By Blogger

sabato 5 marzo 2022

Il fondo è ancora proprietà dell’ultimo fotografo dell’Agenzia

Fonte: Vittorio Pajusco,  Op. cit. infra

FONDO
Archivio Interfoto/ Cameraphoto (1944-1987)
Agenzia fotogiornalistica
NOTA STORICA
Il fondatore dell’agenzia è Dino Jarach (1914-2000), fotografo veneziano che la nomina Interfoto; la nascita legale risale al dicembre 1946, ma nel fondo storico ci sono lastre datate fin dal 1944.
In questi primi anni l’agenzia si specializza nei reportage d'attualità e di cronaca, soprattutto per la Mostra del Cinema e la Biennale d’Arte; tra i fotografi dell’agenzia di questi anni ci sono Lorenzo (Renzo) Morucchio che poi passerà all’agenzia AFI (Agenzia Fotografica Industriale) del Gazzettino e il giovane Claudio Gallo.
Nel 1956, Jarach si trasferisce a Milano, portando con sé il marchio Interfoto. L'Agenzia fondata da Jarach passa così nelle mani di Giselda Paulon, figlia di Flavia Paulon, storica funzionaria della Mostra del Cinema, e moglie del pittore Albino Lucatello, che ne cambia la denominazione in Camerafoto.
Nel 1958 viene assunto come assistente Duilio Stigher che rimarrà a Cameraphoto fino al 1976, quando si trasferirà alla RAI come giornalista e cineoperatore.
Nello stesso 1958 Giselda Paulon vende l’Agenzia a Mirko Busatto che ne cambia definitivamente l’intestazione in Cameraphoto (all’inglese). Quest’ultimo è un appassionato di fotografia ma non un fotografo, quindi chiede a Walter Stefani (del Gazzettino) e a Celio Scapin di diventare soci: a loro, che assieme a Claudio Gallo e Duilio Stigher faranno la definitiva fortuna della ditta, lascia l’agenzia nel 1963. Grazie all’attività di questi fotografi già affermati l'agenzia ha la possibilità di associarsi come corrispondente della Associated Press, vantando collaborazioni con le riviste ed i quotidiani di più alta tiratura, come il Corriere della Sera e Life.
Dal 1978 Cameraphoto cambia decisamente rotta, passando dal fotogiornalismo d'assalto alla riproduzione d'arte e alla documentazione di restauri artistici, con Celio Scapin come titolare unico e i fotografi Vittorio Pavan (entrato come apprendista all’età di 14 anni) e Piero Codato.
Nel 1987 si chiude la storia dell’Agenzia e inizia quella dell’Archivio.
STORIA ARCHIVISTICA
Il fondo è ancora proprietà dell’ultimo fotografo dell’Agenzia Vittorio Pavan. Negli anni 2000 altre mirate alienazioni sono documentate.
Alcune unità quindi si trovano oggi nell’archivio della Collezione Guggenheim a Venezia, nella Collezione della Banca di Modena e nella collezione privata di Graziano Arici.
ESTREMI CRONOLOGICI
(1944-1989)
CONSISTENZA
300 mila negativi su pellicola, 15 mila lastre su vetro
TIPOLOGIE DOCUMENTARIE
fotografie, registro cartaceo, soggettario
STATO DI ORDINAMENTO
materiale ordinato negli anni Settanta da uno dei fotografi storici che si poneva come archivista del fondo. Dopo le recenti alienazioni alcune numerazioni delle buste non corrispondono più.
CONDIZIONI DI ACCESSO
accessibile su appuntamento
STRUMENTI PER LA CONSULTAZIONE
registro e soggettari storici, elenco parziale moderno e sito internet dove sono visibili un 10 % del materiale
RESPONSABILI
Vittorio Pavan e Carlo Pescatori
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
LUCA MASSIMO BARBERO (a cura di), L’officina del contemporaneo. Venezia ’50-’60, Charta, Milano 1997; LUCA MASSIMO BARBERO (a cura di), Venezia 1948-1986. La scena dell'arte. Fotografie da Archivio Arte Fondazione, Skira, Milano 2006; Vittorio Pajusco, L’Agenzia Cameraphoto e il fotogiornalismo nel Veneto. Note per una storia in La Fotografia come fonte di storia, a cura di G. P. Brunetta e C. A. Zotti Minici, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia, 2015, pp. 559-584
Vittorio Pajusco, Archivi per la storia dell'arte contemporanea: il caso di Silvio Branzi, Tesi di dottorato, Università Ca' Foscari Venezia, 2017

Ci sono uomini che hanno occhi da ragazzo, uno sguardo lontano e misterioso, basta guardare questa immagine di Paul Newman per capire cosa si intende. Ora, non è che sia così semplice fotografarli, nonostante la loro bellezza splendente e la cornice di Venezia, che è poi il cuore della faccenda. Quel giorno il fotografo era non si sa bene chi, dei quattro soci dell'agenzia veneziana Cameraphoto, anni di attività dal 1946 al 1987: Celio Scapin, Duilio Stigher, Walter Stefani, Claudio Gallo, più il fondatore Dino Jarach, che però nel 1955 se ne andò a Milano a fotografare la moda.
«All'epoca le foto non si firmavano», spiega Vittorio Pavan, attuale titolare dell'archivio, che ha dimensioni gigantesche e rischia di andare in malora, e perciò è stato lanciato un crowdfunding per salvarlo: «Bisogna digitalizzare i negativi, finora ne abbiamo fatti 24mila, ne restano 300mila. Il progetto prevede anche un sito web per rendere le foto liberamente consultabili». Pavan ogni tanto perde la fiducia e pensa di «avere un tesoro sottoterra, e solo una paletta per scavare», tanta è la mole, non ancora del tutto esplorata, raccolta in 700 scatole di memoria non solo di una città, «che era molto diversa dalla Disneyland che è diventata», dice Stefano Bertolucci, l'ideatore della campagna di salvataggio. Bisogna raccogliere molti soldi, l'obiettivo finale si aggira intorno al milione e mezzo di euro, per mettere in sicurezza il patrimonio storico che giorno dopo giorno si disintegra, soprattutto la parte più vecchia, quella di celluloide, che a lasciarla lì si annerisce e muore. È un bene italiano, infatti è tutelato dai Beni culturali, né può lasciare l'Italia, però non riceve nessun tipo di contributi, indispensabili per la sua conservazione. Dentro ci sono gli intellettuali, Pound, Hemingway, Capote (in sandali), un Dalí luciferino, e i divi dei film nelle pose classiche di un tempo, pensosi, ammiccanti, in gondola, in vaporetto, o sdraiate (le dive) in un palmo d'acqua a lambire il bikini [...]
Redazione, Venezia... per salvare l'album storico della città, la Repubblica, 7 novembre 2018

Fig. 5 - Copertina del libro realizzato dalla Piccola Galleria di Roberto Nonveiller: Arturo Martini, Una scultura, Venezia 1944. Le immagini dell’opera “La donna che nuota sott’acqua” sono di Interfoto (Dino Jarach) e Ferruccio Leiss - Immagine qui ripresa da Vittorio Pajusco, art. cit. infra

Nel 1946 la Biennale riprende i festivals del Cinema e della Musica, a Ca’ Pesaro approda per quindici giorni, prima di essere trasferita a Roma alla Galleria Nazionale d’Arte moderna, la rassegna di Pittura francese d’oggi e intanto fanno parlare di sé le assegnazioni, alquanto tradizionalistiche, dei premi "La Colomba" e "Burano" <35.
Dino Jarach è presente con la sua macchina fotografica in tutte queste manifestazioni e conosce personalmente molti degli artisti residenti in città che richiedono la sua abilità professionale. Anche in questo caso si riportano due importanti esempi documentati: si trova il suo nome nelle memorie estreme dello scultore Arturo Martini, raccolte da Gino Scarpa <36; nel 1944 infatti Jarach realizza le foto per la mostra di disegni dello scultore alla Piccola
Galleria <37 e per il libro, totalmente fotografico, dedicato all’opera plastica icona di Arturo Martini "Donna che nuota sott’acqua" (Fig. 5) <38.
E ancora, il giovane pittore Tancredi Parmeggiani nel 1955 prima di lasciare Venezia commissiona le riproduzioni dei suoi quadri proprio a Jarach; recentemente queste immagini sono servite ai compilatori del Catalogo generale dei dipinti per riconoscere e certificare la presenza di tele da tempo scomparse dal mercato <39.
In poco tempo l’attività di Jarach aumenta quindi in maniera esponenziale.
La Venezia della fine degli anni quaranta e primi cinquanta vive una sorta di ‘dolce vita’ anticipata rispetto a quella romana di felliniana memoria: la spiaggia del Lido attira i divi non solo nel periodo del Festival del cinema, ma anche per tutta l’estate. Le grandi firme della moda scelgono la laguna per le sfilate e i reportage fotografici; l’arte contemporanea invece troverà il suo punto più alto con la prima Biennale del dopoguerra, inaugurata nel giugno del 1948 <40. La preparazione di questo evento è lunga e tormentata: ci sono notevoli difficoltà logistiche e anche di contenuti. Tanto che l’importante commissione presieduta da Rodolfo Pallucchini si pone l’ambizioso obbiettivo di colmare le lacune artistiche che aveva lasciato il fascismo nella cultura italiana. Si preparano per questo motivo grandi mostre retrospettive, come ad esempio quella dell’Impressionismo francese o la rassegna degli artisti ‘degenerati’; vengono inoltre invitate tutte le maggiori personalità dell’arte, sia italiane che straniere. I nomi più attesi sono quelli di Braque, Chagall, Picasso (per la prima volta esposto alla Biennale veneziana) e quello della collezionista americana Peggy Guggenheim. Per assicurarsi la presenza alla mostra di Pablo Picasso, il direttore dell’Ufficio stampa dell’Ente, il conte Elio Zorzi, e il segretario generale Rodolfo Pallucchini raggiungono, nella primavera di quell’anno, la residenza dell’artista, situata vicino ad Antibes sulla Costa Azzurra. A quel tempo infatti il pittore spagnolo stava vivendo un periodo di "joie de vivre" - come titola una sua monumentale opera del tempo <41 - con la giovane compagna Françoise Gilot.
Elio Zorzi pensa di portar con sé Dino Jarach per immortale questo incontro. Jarach ferma questo momento in alcuni scatti, nei quali si vede Picasso cimentarsi con l’arte della ceramica che aveva da poco appresa nella vicina città di Vallauris (Fig. 6) <42. In queste foto ‘documentarie’ Jarach anticipa così il celebre reportage che Robert Capa farà dopo qualche mese, nell’agosto 1948, quando il pittore e la sua giovane compagna saranno fotografati sulla spiaggia di Golfe-Juan <43.
Dopo la Costa Azzurra, Jarach si reca anche a Parigi per riprendere altri artisti del tempo intenti a creare la propria arte e immersi nei loro studi tra quadri e sculture.
Come si è già detto a giugno del 1948 si inaugura la XXIV Biennale d’Arte che diventa da subito un successo internazionale. Le foto di Jarach, che ritraggono Chagall in piazza San Marco, Braque con il gallerista Aimé Maeght, Henry Moore vicino al gruppo scultoreo dei Tetrarchi della Basilica di San Marco, fanno il giro del mondo. Le immagini dell’Agenzia Interfoto finiscono così sulle più importanti pagine di riviste e giornali sia italiani che internazionali. A questo punto della sua carriera Jarach non può più fare tutto da solo e, nel disperato bisogno di un aiuto, assume come apprendista Claudio Gallo, che diventerà nel corso degli anni il fotografo cardine della ditta foto-giornalistica. Successivamente, ma solo per un breve periodo, nell’agenzia lavora anche Lorenzo (Renzo) Morucchio, che poi passerà alle dipendenze del quotidiano «Il Gazzettino». Nei primi anni cinquanta, quando Jarach aveva da poco aperto anche una filiale a Milano in via Manzoni 45 <44, nello stesso palazzo dove già si era trasferito Carlo Cardazzo, fondando la celebre Galleria del Naviglio, assume a Venezia la giovane Giselda Paulon. Giselda, figlia di Flavia Paulon, storica funzioria del Festival del Cinema e moglie del pittore Albino Lucatello, entra in Agenzia in un primo momento come segreteria e traduttrice dall’inglese e successivamente, dopo aver acquistato sempre più confidenza con il mezzo fotografico, arriva a comporre velocemente servizi fotografici per le riviste. Inoltre la giovane ragazza scrive spesso anche il ‘fototesto’ da inviare come didascalia o traccia per gli articoli dei giornalisti.
Quando Jarach lascerà definitivamente Venezia per Milano, nel 1956, portando con sé il marchio Interfoto, Giselda Paulon, appena venticinquenne, rileva la ditta cambiandone il nome in Cameraphoto. Di seguito riporto la preziosa intervista che la signora Giselda Paulon Lucatello mi ha concesso di recente, ringraziandola ancora, per la disponibilità e la gentilezza <45.
 

Fig. 6 - Pablo Picasso mentre dipinge una ceramica, sud della Francia, 1948, (Interfoto). Venezia, Archivio Cameraphoto Epoche - Immagine qui ripresa da Vittorio Pajusco, art. cit. infra

[NOTE]
35 Per un quadro delle attività espositive veneziane tra 1945 e 1946 vedere: G. Bianchi, Venezia 1946: la mostra “Pittura francese d’oggi”, Donazione Eugenio Da Venezia, Venezia 2010 (19), pp. 93-111.
36 Colloqui sulla scultura. 1944-1945, a cura di N. Stringa, Treviso 1997, pp. 272, 366.
37 Martini, a cura della Piccola Galleria, Venezia 1944.
38 Il prezioso libro fotografico è stato realizzato dalla Piccola Galleria, con la prefazione di Paul Valery e la parte iconografica curata da Dino Jarach (Interfoto) e Ferruccio Leiss: A. Martini, Una scultura, Venezia 1944.
39 «Molto utile anche il reperimento presso Cameraphoto a Venezia di una serie di negativi risalenti al 1955, per riprese commissionate a Dino Jarach da Tancredi stesso», M. Dalai Emiliani, Tancredi I dipinti e gli scritti, I, p. 8. Le opere riconosciute grazie alle fotografie di Jarach si trovano alle pagine 239, 241, 242 dello stesso volume.
40 Tra i tanti saggi sul tema si rimanda al catalogo della recente mostra alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro che presenta molte immagini proveniente dall’Archivio Cameraphoto Epoche: Birolli, Deluigi, Santomaso, Vedova. Opere dalla Biennale di Venezia 1948, a cura di L. Poletto - C. Sant, Venezia 2013.
41 La joie de vivre, 120x250 cm, ripolin su fibrocemento, Museo Picasso Antibes.
42 Alcune di queste immagini di Jarach che ritraggono Pablo Picasso da solo o con Pallucchini, Zorzi e la ceramista Suzanne Ramié sono visibili nel catalogo Venezia 1948-1986. La scena dell’arte. Fotografie da Archivio Arte Fondazione, a cura di L.M. Barbero, Milano 2006, pp. 14-15, 22-25.
43 La foto più celebre del reportage ritrae Picasso sulla spiaggia di Golfe-Juan mentre cerca di coprire dal sole (con un ombrellino) la giovane compagna, che invece sorridente e con un impalpabile vestito avanza leggera. Sullo sfondo il nipote dell’artista, Javier Vilato, divertito, si gusta la scena. La foto, molto nota, è pubblicata anche in copertina dell’ultimaedizione italiana della scandalosa autobiografia di Francoise Gilot: F. Gilot - C. Lake, Vita con Picasso. Ora per ora dieci anni nell’intimità con un genio, Torino 1998.
44 «[...] che in data 9 ottobre 1951 e con effetto 1 ottobre 1951, la ditta indicata ha denunciato l’apertura di una filiale in Milano, via Manzoni 45», Archivio Camera di Commercio di Venezia, Registro ditte, fascicolo 49350, intestato ad Agenzia Interfoto.
45 Con la signora Giselda Paulon molte sono state le chiacchierate: l’intervista è stata registrata in data 19 dicembre 2012.
Vittorio Pajusco, L’agenzia Cameraphoto e il fotogiornalismo nel Veneto: note per una storia in (a cura di) Gian Piero Brunetta e Carlo Alberto Zotti Minici, La fotografia come fonte di storia, già cit.