Palermo: Piazza Vittorio Veneto, Monumento ai Caduti in Guerra - Fonte: Palermoviva |
Dopo la guerra, la costruzione di monumenti e la posa di targhe, accompagnate dalle liturgie commemorative messe in atto dalle classi dirigenti locali, divennero, anche nell’isola, la via privilegiata di ricordare i soldati che avevano perso la vita nei campi di battagli e dare testimonianza della “terribile tragedia” in una perfetta combinazione di trasmissione di pietas e senso patriottico <223.
Senza dubbio, ancora oggi nelle nostre città e nei nostri paesi, l’eredità della Grande guerra si condensa soprattutto attorno ai monumenti ai caduti, che costellano il territorio, disegnando una sorta di drammatica “geografia della memoria”. Sebbene il rischio sia di passar loro accanto con aria indifferente (specialmente perché i parenti più vicini ai combattenti sono, nel frattempo, anch’essi scomparsi e perché, dal secondo dopoguerra in poi sono mutati i parametri del gusto artistico), non possiamo non constatare che ciascuno di questi monumenti racconti una storia che è tanto significativa quanto tragica.
In Sicilia furono aperte, sin da subito, sottoscrizioni per realizzare lapidi, cippi, parchi, “Libri d’oro” e, soprattutto monumenti commemorativi dei concittadini morti o dispersi in guerra, e vennero stampati centinaia di opuscoli di necrologio “In Memoriam”, spesso curati dai famigliari dei caduti, dalle amministrazioni locali o talvolta anche dalle scuole o università che i giovani avevano frequentato, pubblicando anche i discorsi poi tenuti in occasione dello scoprimento di lapidi ad essi dedicati, secondo un modello celebrativo che accomunò anche il resto d’Italia <224.
Si trattò di una tappa fondamentale del processo di nazionalizzazione, di quel percorso che era stato avviato già dopo l’annessione dell’isola con l’intitolazione di piazze e vie e la costruzione di monumenti agli “eroi” del Risorgimento <225.
Il discorso pubblico, anche in quest’occasione, più che alle masse parlava «più facilmente ai ceti medi, intercettava i bisogni, esprimeva le emozioni e custodiva le memorie di quei figli della borghesia colta che avevano avuto un’educazione patriottica <226», anche se, dal punto di vista iconografico e concettuale, il potenziale comunicativo aveva lo scopo di coinvolgere nel rito collettivo del ricordo tutto il popolo dei combattenti e i loro cari <227.
In base al censimento operato da Giancarlo Poidomani, circa un terzo dei monumenti di cui si conosce l’anno di realizzazione (99 su 115 censiti), furono inaugurati tra il 1919 e il 1924, quasi altrettanti negli anni dell’affermazione fascista, tra il 1925 e il 1929, meno di un terzo negli anni Trenta e sino alla fine del regime.
Quasi tutti i monumenti nacquero in seguito a concorsi banditi dalle amministrazioni comunali o grazie a commissioni create appositamente per ricordare i caduti. In generale, i monumenti siciliani sembrano distinguersi per una certa sobrietà sia nell’esecuzione figurativa che nella collocazione.
A caratterizzare la maggior parte delle opere è un dolente patriottismo con una prevalenza di figure femminili che portano in mano simboli di vittoria o di martirio, presi in prestito dal linguaggio cristiano e di guerrieri classici nudi o seminudi in pose sofferenti <228.
Ma a placare gli animi agitati e a rimediare non bastarono i monumenti né le celebrazioni pubbliche. Come sostenuto dalla recente ricerca storica, il passaggio dalla guerra alla pace fu per gli italiani un processo tormentato e contraddittorio. La convinzione che la pace avesse tradito le aspettative era diffusa in molti livelli della società. Per i veterani, la patria del 1918 assomigliava a una “matrigna ingrata”, molto lontana dall’immagine affascinante della nazione adorante che riceveva i suoi eroici figli a braccia aperte <229.
Nel caso dell’isola, nonostante i buoni propositi, la guerra non aveva di certo risolto quel «problema siciliano» di cui aveva parlato Ettore Lombardo Pellegrino nella prefazione al volume del più volte citato Giuseppe Bortone, "Sicilia in Armi", e ne aveva, anzi, fatto emergere ancora più chiaramente i limiti. Non solo non c’era stata la tanto attesa “modernizzazione” ma il conflitto aveva invece aggravato le tensioni di ordine sociale, oltreché falcidiato un’intera generazione di giovani.
Terminando il suo volume, Bortone dedicava un ultimo capitolo a “Le speranze e l’avvenire” della Sicilia. Lo studioso si domandava come fosse possibile che le popolazioni della Sicilia «per lo più, agricole, frugali, laboriosissime» e che «dovrebbero perciò viver bene» si trovassero «in condizioni miserabili e pietose come in nessun’altra Regione d’Italia <230». A suo avviso, la Sicilia non era «morta e non vuol morire», ma anzi rappresentava «una forza troppo viva, una troppo valida energia nella somma delle energie nazionali perché si rassegni ancora a vedersi scavare la fossa <231».
La guerra, pertanto, aveva avuto primariamente un merito: quello di aver «rischiarato molte menti e gettato fasci di luci in molte coscienze» e ora si vedeva «chiaramente ciò che prima, per molti era avvolto nelle tenebre <232». "Ciò che adesso c’era da augurarsi - questa la spensierata quanto illusoria conclusione di Bortone" - "era che non restassero ulteriormente deluse le speranze della parte più giovane, più evoluta, più eletta del popolo siciliano. Il giorno in cui questo popolo avrà acquistato anche un barlume di coscienza civile, la situazione si trasformerà come per incanto: le lotte elettorali non turberanno più le iniziative economiche, i capitali di privati e di istituiti, deplorevolmente ammortizzati, saranno impiegati in opere di utilità pubblica; i contadini che ora vanno illustrando pel mondo la miseria del Paese e che convertono in plaghe ubertosissime le coste squallide dell’Africa e vergini dell’America, troveranno in casa il giusto compenso all’opera loro; e, dalle contrade ridenti ove Eschilo venne a far rappresentare i suoi "Persiani"; per la luminosa atmosfera da sogno che udì i canti di Simonide, di Bacchilide e di Pindaro, torneranno ad innalzarsi e a vibrare i cori di questa generosa stirpe, finalmente rigenerata, riportata a’ periodi più felici della sua storia, ornata degna delle sue ammirabili gloriose tradizioni" <233.
[NOTE]
223 Sul tema si vedano: D. LUPI, Parchi e viali della Rimembranza, Bemporad, Firenze 1923; R. MONTELEONE, P. SARASINI, I monumenti italiani ai caduti della Grande Guerra, in D. LEONI, C. ZADRA (a cura di), La grande guerra. Esperienza, memoria, immagini, Il Mulino, Bologna 1986, pp. 631-662; J. WINTER, Il lutto e la memoria. La Grande guerra nella storia culturale europea, trad. it. di N. RAINÒ, Il Mulino, Bologna 2014 [ed. or. 1985]; ID., War Beyond Words. Languages of Remembrance from the Great War to the present, Cambridge University Press, Cambridge 2017; M. ISNENGHI (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita, Laterza, Roma-Bari 1996; C. BRICE, La monumentalité des rois d’Italie. Il plebiscito di marmo in A. BECKER, E. COHEN (a cura di), La Rèpublique en représentation. Autour de l’oeuvre de Maurice Agulhon, Publications de la Sorbonne, Paris 2006; A. BECKER, Il culto dei morti tra memoria e oblio, in AUDOIN-ROUZEAU, BECKER (a cura di), La prima guerra mondiale, vol. II, cit., pp. 483-497; N. LABANCA (a cura di), Pietre di guerra. Ricerche su monumenti e lapidi in memoria del primo conflitto mondiale, Unicopli, Milano 2010; M. MONDINI, Quelli che non ritornano, in ID., La guerra italiana. Partire, raccontare, tornare 1914-18, cit., pp. 315-356; L. BREGANTIN, B. BRIENZA, La guerra dopo la guerra. Sistemazione e tutela delle salme dei caduti dai cimiteri al fronte ai sacrari monumentali, Il Poligrafo, Padova 2015; L. BREGANTIN, D. VIDALE, Sentinelle di pietra. I grandi sacrari del primo conflitto mondiale, Biblioteca dei Leoni, Castelfranco Veneto (Tv) 2016; P. SACCHINI, Memorie di guerra. I monumenti ai caduti della Prima guerra mondiale, in «Novecento.org», n. 7, febbraio 2017; D. PISANI, From Italian Monuments to the Fallen of World War I to Fascist War Memorials, RIHA Journal 0165, giugno 2017; Q. ANTONELLI, Cento anni di Grande guerra. Cerimonie, monumenti, memorie e contromemorie, Donzelli, Roma 2018, pp. 51-61 e pp. 239-257.
224 Cfr. F. DOLCI, O. JANZ (a cura di), Non omnis moriar: gli opuscoli di necrologio per i caduti italiani nella Grande Guerra, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2003. Tra gli opuscoli stampati in Sicilia, si vedano, a titolo d’esempio: G. B. DAMIANI, In memoria di Salvatore Randazzo: primo eroe della guerra italo-austriaca, Tip. Nocera, Palermo 1915; Nelle funebri onoranze al Sottotenente Riccardo Fragapane. Caduto per la Patria. Orazione funebre letta nella Chiesa dell’Immacolata in Caltagirone dal Can.co Dott. Filippo Interlandi addì 8 Novemhre 1915, Tip. Napoli, Caltagirone (Ct) 1915; B. GIOFFRÈ, Per un prode. In onore di Luigi Cutrì, maggiore nel 12. reggimento fanteria, caduto sul campo il 30 novembre 1915, D’Amico, Messina 1916; Cartoline di guerra di Vito Favara Emanuele: in memoria, G. Buglino, Palermo 1916; In memoria di Luigi Cortina: discorso commemorativo pronunziato dal dott. Giovanni Cucco, Off. tipo-litografiche Anonima affissioni, Palermo 1916; In memoria del T. Colonnello Paolo Arcodaci, Tip. f.lli Vena, Palermo 1916; In memoria di Peppino Donato, Tip. De Francesco, Messina 1916; In memoria di p. Francesco d’Agira, Minore cappuccino, Tip. Vincenzo Giannotta, Catania 1916; F. A. PERI, In memoria di Nicola Mogavero, Tip f.lli Marsala, Palermo 1917; Alla memoria sacra di Giuseppe Grillo, laureando in giurisprudenza, sottotenente aiutante Maggiore nel 3 battaglione del 72 fanteria, caduto a 21 anno il 3 Luglio 1916 in difesa della patria, Tip. L. Celesia, Palermo 1917; G. BERNAUDO, Per Antonino Pitanza, tenente del 3. fanteria, morto il 6 Maggio 1917 nell’Ospedale della Croce rossa di Messina, Tip. del Lavoro, Nicosia (En) 1917; V. COGLIANI, Eroi messinesi. Avv. Vincenzo Geraci, Tip. L. Alicò, Messina 1917; SEZIONE GIOVANILE REPUBBLICANA DI CATANIA, Giuseppe Di Stefano. Morto repubblicanamente per l’Italia, Tip. Nazionale, Roma 1917; In memoria di p. Daniele Zimbone, tenente cappellano, morto in Treppo il 24 gennaio 1917, C. Galatola, Catania 1917; In memoria del cap. not. Francesco Cultrera, 9 ottobre 1916, Tip. Zammit, Noto (Sr) 1917; In memoria del tenente Giovanni Foti Rocca del 10° bersaglieri (battaglione ciclisti) eroicamente immolato alla Patria, Tip. la siciliana Ciurca e Strano, Catania 1918; F. CHIARAMONTE, Nel trigesimo della morte del sottotenente Nicola Garofalo gloriosamente caduto in Guerra. Elogio funebre letto dall’arciprete Francesco Chiaramonte [...] nella Chiesa di S. Alfonso in Girgenti il giorno 14 agosto 1918, Tip. C. Formica, Girgenti 1918; G. VERDIRAME, Pro-valorosi. In onore dei membri effettivi dell’Istituto di Storia di Diritto Romano dell’Università di Catania caduti per la Patria, Tip. V. Giannotta, Catania 1918; V. LO DUCA, L’eroe dei bombardieri, capitano Filippo Zuccarello, vincitore del tremendo Podgora, caduto sul campo dell’onore il 23 maggio 1917: memoria nell’anniversario della morte, Tip. Eco di Messina, Messina 1918, 19192 (con brani di lettere e del diario di Zuccarello); G. DI NISCIA, Il R. Liceo Maurolico agli studenti caduti per la patria. Discorso letto il 24 maggio 1919 nello scoprimento della lapide in onore degli studenti del R. Liceo Maurolico caduti per la patria, Tip. Eco di Messina, Messina 1919; V. RUFFO, Per l’inaugurazione d’una lapide a Filippo Zuccarello il leggendario capitano dei bombardieri in Marina di Patti, Tip. Eco di Messina, Messina 1919; A. MONROY PRINCIPE DI MALETTO, In memoria d’Ignazio e di Manfredi Lanza-Branciforte, Scuola Tip. Boccone del povero, Palermo 1919; L. PONA, Commemorando i caduti per la patria, Tip. V. Giannotta, Catania 1919; B. BONTEMPO, Inaugurandosi una lapide monumentale in memoria degli Alcaresi caduti e dispersi nell'ultima guerra di redenzione, 23 maggio 1920, Casa editrice moderna, Palermo 1920; Lacrime e fiori in memoria del tenente Salvatore Florena, Scuola Tip. Boccone del povero, Palermo 1920; REGIO ISTITUTO TECNICO E NAUTICO MESSINA, Albo d’onore del R. Istituto tecnico e nautico di Messina. 1915-18, Prem. Off. Graf. La Sicilia, Messina 1920; F. SFERRA, Discorso recitato nella Chiesa di A.G.P. di Itri, nei funerali per i caduti in Guerra, il Giorno 4 novembre 1920, Tip. D’Amico, Messina 1920; Ai suoi eroi morti e vivi nella grande guerra nazionale 1915-1918: il popolo pattese, Prem. off. graf. La Sicilia, Messina 1922; In memoria degli ex allievi della r. Scuola mineraria di Caltanissetta immolatisi per la patria nella grande Guerra, Tip. S. Petrantoni, Caltanissetta 1924; In memoria del sottotenente Russo Nunzio (associazione Nazionale fra mutilati e invalidi di Guerra, sezione di Catania), Tip. Fratelli Viaggio-Campo, Catania 1924; F. ERCOLE, Discorso per la inaugurazione dell'anno accademico e per lo scoprimento delle targhe in memoria degli studenti caduti in guerra, R. Università di Palermo, 4 novembre 1925, Arti grafiche G. Castiglia, Palermo 1926; P. FEDELE, Discorso pronunziato dopo lo scoprimento della targa in memoria degli studenti caduti in guerra, R. Università di Palermo 4 novembre 1925, Arti grafiche G. Castiglia, Palermo 1926; G. A. CESAREO, La poesia dell’azione: discorso letto il giorno 4 novembre 1925 per la inaugurazione dell'anno accademico e per lo scoprimento delle targhe in memoria degli studenti caduti in guerra, R. Università di Palermo, Arti grafiche G. Castiglia, Palermo 1926; D. PIZZARELLO, Per gli studenti del R. Liceo-Ginnasio Maurolico caduti nella grande guerra 1915-1918, Industrie grafiche meridionali, Messina [1926?]; In memoria degli allievi della r. Scuola enologica caduti nella grande Guerra (R. Scuola agraria Media specializzata per la viticoltura e l’enologia, Catania), Off. Tip. La Stampa, Catania 1930.
225 Sul tema si vedano: G. POIDOMANI, I monumenti della provincia di Ragusa, in ID., Lutti e memorie dei siciliani nella Grande Guerra, cit., pp. 100-110; ID., «Chi diede la vita ebbe in cambio una croce». I caduti, i monumenti, la memoria, in BARONE (a cura di), Catania e la Grande Guerra, cit., pp. 247-282; ID., Elaborare il lutto, in BONOMO, POIDOMANI, «L’Italia chiamò». La Sicilia e la grande guerra, cit., pp. 171-199; P. CILONA, I monumenti ai caduti della provincia di Agrigento: luoghi della memoria e della storia. Riflessioni e ricordi a cento anni dall’inizio della Grande Guerra, 1915-1918, CEPASA, Agrigento 2015; L. GIACOBBE (a cura di), Memorie della Grande Guerra. Monumenti ai caduti nella provincia di Messina, Di Niccolò Edizioni, Messina 2016; G. BARONE, Memoria, in ID., Gli Iblei nella Grande Guerra, cit., pp. 179-191; A. BAGLIO, «Pro Patria mori». Culto e memoria della “generazione perduta” nei Monumenti ai caduti della Grande Guerra, in «Il Maurolico», Gabinetto di Lettura di Messina, 2016, pp. 31-37.
226 POIDOMANI, Elaborare il lutto, cit., p. 178.
227 Sul modo in cui venne raccontata e descritta ai famigliari la morte al fronte cfr. O. JANZ, Lutto, famiglia e nazione nel culto dei caduti della prima guerra mondiale in Italia, in O. JANZ, L. KLINKHAMMER (a cura di), La morte per la patria. La celebrazione dei caduti dal Risorgimento alla Repubblica, Donzelli, Roma 2008, pp. 68‐69.
228 A parere di Poidomani, la Sicilia si divise in due aree di committenza artistica: da un lato, la parte occidentale fece riferimento, in particolar modo, agli scultori della scuola palermitana, amici o collaboratori di Ernesto Basile (1857-1932), Mario Rutelli (1859-1941) e Antonio Ugo (1870-1950); dall’altro, la parte orientale si rivolse a scultori catenesi e messinesi come Luciano Condorelli (1887-1968), Turillo Sindoni (1868-1941), Francesco Messina (1900-1995), Pietro Pappalardo (1895-1985), Pasquale Platania (1892-1965), Vincenzo Torre (1889-1970) e Salvatore Zagarella (1894-1965). Cfr. POIDOMANI, Elaborare il lutto, cit., pp. 180 e ss.
229 Cfr. MONDINI, La guerra italiana..., p. 359.
230 BORTONE, Sicilia in Armi, cit., p. 370.
231 Ivi, p. 375.
232 Ivi, pp. 375-376.
233 Ivi, pp. 379-380.
Claudio Staiti, Lettere, diari e memorie dei soldati come fonti per lo studio della Grande guerra: il caso siciliano, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Messina, 2019
Senza dubbio, ancora oggi nelle nostre città e nei nostri paesi, l’eredità della Grande guerra si condensa soprattutto attorno ai monumenti ai caduti, che costellano il territorio, disegnando una sorta di drammatica “geografia della memoria”. Sebbene il rischio sia di passar loro accanto con aria indifferente (specialmente perché i parenti più vicini ai combattenti sono, nel frattempo, anch’essi scomparsi e perché, dal secondo dopoguerra in poi sono mutati i parametri del gusto artistico), non possiamo non constatare che ciascuno di questi monumenti racconti una storia che è tanto significativa quanto tragica.
In Sicilia furono aperte, sin da subito, sottoscrizioni per realizzare lapidi, cippi, parchi, “Libri d’oro” e, soprattutto monumenti commemorativi dei concittadini morti o dispersi in guerra, e vennero stampati centinaia di opuscoli di necrologio “In Memoriam”, spesso curati dai famigliari dei caduti, dalle amministrazioni locali o talvolta anche dalle scuole o università che i giovani avevano frequentato, pubblicando anche i discorsi poi tenuti in occasione dello scoprimento di lapidi ad essi dedicati, secondo un modello celebrativo che accomunò anche il resto d’Italia <224.
Si trattò di una tappa fondamentale del processo di nazionalizzazione, di quel percorso che era stato avviato già dopo l’annessione dell’isola con l’intitolazione di piazze e vie e la costruzione di monumenti agli “eroi” del Risorgimento <225.
Il discorso pubblico, anche in quest’occasione, più che alle masse parlava «più facilmente ai ceti medi, intercettava i bisogni, esprimeva le emozioni e custodiva le memorie di quei figli della borghesia colta che avevano avuto un’educazione patriottica <226», anche se, dal punto di vista iconografico e concettuale, il potenziale comunicativo aveva lo scopo di coinvolgere nel rito collettivo del ricordo tutto il popolo dei combattenti e i loro cari <227.
In base al censimento operato da Giancarlo Poidomani, circa un terzo dei monumenti di cui si conosce l’anno di realizzazione (99 su 115 censiti), furono inaugurati tra il 1919 e il 1924, quasi altrettanti negli anni dell’affermazione fascista, tra il 1925 e il 1929, meno di un terzo negli anni Trenta e sino alla fine del regime.
Quasi tutti i monumenti nacquero in seguito a concorsi banditi dalle amministrazioni comunali o grazie a commissioni create appositamente per ricordare i caduti. In generale, i monumenti siciliani sembrano distinguersi per una certa sobrietà sia nell’esecuzione figurativa che nella collocazione.
A caratterizzare la maggior parte delle opere è un dolente patriottismo con una prevalenza di figure femminili che portano in mano simboli di vittoria o di martirio, presi in prestito dal linguaggio cristiano e di guerrieri classici nudi o seminudi in pose sofferenti <228.
Ma a placare gli animi agitati e a rimediare non bastarono i monumenti né le celebrazioni pubbliche. Come sostenuto dalla recente ricerca storica, il passaggio dalla guerra alla pace fu per gli italiani un processo tormentato e contraddittorio. La convinzione che la pace avesse tradito le aspettative era diffusa in molti livelli della società. Per i veterani, la patria del 1918 assomigliava a una “matrigna ingrata”, molto lontana dall’immagine affascinante della nazione adorante che riceveva i suoi eroici figli a braccia aperte <229.
Nel caso dell’isola, nonostante i buoni propositi, la guerra non aveva di certo risolto quel «problema siciliano» di cui aveva parlato Ettore Lombardo Pellegrino nella prefazione al volume del più volte citato Giuseppe Bortone, "Sicilia in Armi", e ne aveva, anzi, fatto emergere ancora più chiaramente i limiti. Non solo non c’era stata la tanto attesa “modernizzazione” ma il conflitto aveva invece aggravato le tensioni di ordine sociale, oltreché falcidiato un’intera generazione di giovani.
Terminando il suo volume, Bortone dedicava un ultimo capitolo a “Le speranze e l’avvenire” della Sicilia. Lo studioso si domandava come fosse possibile che le popolazioni della Sicilia «per lo più, agricole, frugali, laboriosissime» e che «dovrebbero perciò viver bene» si trovassero «in condizioni miserabili e pietose come in nessun’altra Regione d’Italia <230». A suo avviso, la Sicilia non era «morta e non vuol morire», ma anzi rappresentava «una forza troppo viva, una troppo valida energia nella somma delle energie nazionali perché si rassegni ancora a vedersi scavare la fossa <231».
La guerra, pertanto, aveva avuto primariamente un merito: quello di aver «rischiarato molte menti e gettato fasci di luci in molte coscienze» e ora si vedeva «chiaramente ciò che prima, per molti era avvolto nelle tenebre <232». "Ciò che adesso c’era da augurarsi - questa la spensierata quanto illusoria conclusione di Bortone" - "era che non restassero ulteriormente deluse le speranze della parte più giovane, più evoluta, più eletta del popolo siciliano. Il giorno in cui questo popolo avrà acquistato anche un barlume di coscienza civile, la situazione si trasformerà come per incanto: le lotte elettorali non turberanno più le iniziative economiche, i capitali di privati e di istituiti, deplorevolmente ammortizzati, saranno impiegati in opere di utilità pubblica; i contadini che ora vanno illustrando pel mondo la miseria del Paese e che convertono in plaghe ubertosissime le coste squallide dell’Africa e vergini dell’America, troveranno in casa il giusto compenso all’opera loro; e, dalle contrade ridenti ove Eschilo venne a far rappresentare i suoi "Persiani"; per la luminosa atmosfera da sogno che udì i canti di Simonide, di Bacchilide e di Pindaro, torneranno ad innalzarsi e a vibrare i cori di questa generosa stirpe, finalmente rigenerata, riportata a’ periodi più felici della sua storia, ornata degna delle sue ammirabili gloriose tradizioni" <233.
[NOTE]
223 Sul tema si vedano: D. LUPI, Parchi e viali della Rimembranza, Bemporad, Firenze 1923; R. MONTELEONE, P. SARASINI, I monumenti italiani ai caduti della Grande Guerra, in D. LEONI, C. ZADRA (a cura di), La grande guerra. Esperienza, memoria, immagini, Il Mulino, Bologna 1986, pp. 631-662; J. WINTER, Il lutto e la memoria. La Grande guerra nella storia culturale europea, trad. it. di N. RAINÒ, Il Mulino, Bologna 2014 [ed. or. 1985]; ID., War Beyond Words. Languages of Remembrance from the Great War to the present, Cambridge University Press, Cambridge 2017; M. ISNENGHI (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita, Laterza, Roma-Bari 1996; C. BRICE, La monumentalité des rois d’Italie. Il plebiscito di marmo in A. BECKER, E. COHEN (a cura di), La Rèpublique en représentation. Autour de l’oeuvre de Maurice Agulhon, Publications de la Sorbonne, Paris 2006; A. BECKER, Il culto dei morti tra memoria e oblio, in AUDOIN-ROUZEAU, BECKER (a cura di), La prima guerra mondiale, vol. II, cit., pp. 483-497; N. LABANCA (a cura di), Pietre di guerra. Ricerche su monumenti e lapidi in memoria del primo conflitto mondiale, Unicopli, Milano 2010; M. MONDINI, Quelli che non ritornano, in ID., La guerra italiana. Partire, raccontare, tornare 1914-18, cit., pp. 315-356; L. BREGANTIN, B. BRIENZA, La guerra dopo la guerra. Sistemazione e tutela delle salme dei caduti dai cimiteri al fronte ai sacrari monumentali, Il Poligrafo, Padova 2015; L. BREGANTIN, D. VIDALE, Sentinelle di pietra. I grandi sacrari del primo conflitto mondiale, Biblioteca dei Leoni, Castelfranco Veneto (Tv) 2016; P. SACCHINI, Memorie di guerra. I monumenti ai caduti della Prima guerra mondiale, in «Novecento.org», n. 7, febbraio 2017; D. PISANI, From Italian Monuments to the Fallen of World War I to Fascist War Memorials, RIHA Journal 0165, giugno 2017; Q. ANTONELLI, Cento anni di Grande guerra. Cerimonie, monumenti, memorie e contromemorie, Donzelli, Roma 2018, pp. 51-61 e pp. 239-257.
224 Cfr. F. DOLCI, O. JANZ (a cura di), Non omnis moriar: gli opuscoli di necrologio per i caduti italiani nella Grande Guerra, Edizioni di storia e letteratura, Roma 2003. Tra gli opuscoli stampati in Sicilia, si vedano, a titolo d’esempio: G. B. DAMIANI, In memoria di Salvatore Randazzo: primo eroe della guerra italo-austriaca, Tip. Nocera, Palermo 1915; Nelle funebri onoranze al Sottotenente Riccardo Fragapane. Caduto per la Patria. Orazione funebre letta nella Chiesa dell’Immacolata in Caltagirone dal Can.co Dott. Filippo Interlandi addì 8 Novemhre 1915, Tip. Napoli, Caltagirone (Ct) 1915; B. GIOFFRÈ, Per un prode. In onore di Luigi Cutrì, maggiore nel 12. reggimento fanteria, caduto sul campo il 30 novembre 1915, D’Amico, Messina 1916; Cartoline di guerra di Vito Favara Emanuele: in memoria, G. Buglino, Palermo 1916; In memoria di Luigi Cortina: discorso commemorativo pronunziato dal dott. Giovanni Cucco, Off. tipo-litografiche Anonima affissioni, Palermo 1916; In memoria del T. Colonnello Paolo Arcodaci, Tip. f.lli Vena, Palermo 1916; In memoria di Peppino Donato, Tip. De Francesco, Messina 1916; In memoria di p. Francesco d’Agira, Minore cappuccino, Tip. Vincenzo Giannotta, Catania 1916; F. A. PERI, In memoria di Nicola Mogavero, Tip f.lli Marsala, Palermo 1917; Alla memoria sacra di Giuseppe Grillo, laureando in giurisprudenza, sottotenente aiutante Maggiore nel 3 battaglione del 72 fanteria, caduto a 21 anno il 3 Luglio 1916 in difesa della patria, Tip. L. Celesia, Palermo 1917; G. BERNAUDO, Per Antonino Pitanza, tenente del 3. fanteria, morto il 6 Maggio 1917 nell’Ospedale della Croce rossa di Messina, Tip. del Lavoro, Nicosia (En) 1917; V. COGLIANI, Eroi messinesi. Avv. Vincenzo Geraci, Tip. L. Alicò, Messina 1917; SEZIONE GIOVANILE REPUBBLICANA DI CATANIA, Giuseppe Di Stefano. Morto repubblicanamente per l’Italia, Tip. Nazionale, Roma 1917; In memoria di p. Daniele Zimbone, tenente cappellano, morto in Treppo il 24 gennaio 1917, C. Galatola, Catania 1917; In memoria del cap. not. Francesco Cultrera, 9 ottobre 1916, Tip. Zammit, Noto (Sr) 1917; In memoria del tenente Giovanni Foti Rocca del 10° bersaglieri (battaglione ciclisti) eroicamente immolato alla Patria, Tip. la siciliana Ciurca e Strano, Catania 1918; F. CHIARAMONTE, Nel trigesimo della morte del sottotenente Nicola Garofalo gloriosamente caduto in Guerra. Elogio funebre letto dall’arciprete Francesco Chiaramonte [...] nella Chiesa di S. Alfonso in Girgenti il giorno 14 agosto 1918, Tip. C. Formica, Girgenti 1918; G. VERDIRAME, Pro-valorosi. In onore dei membri effettivi dell’Istituto di Storia di Diritto Romano dell’Università di Catania caduti per la Patria, Tip. V. Giannotta, Catania 1918; V. LO DUCA, L’eroe dei bombardieri, capitano Filippo Zuccarello, vincitore del tremendo Podgora, caduto sul campo dell’onore il 23 maggio 1917: memoria nell’anniversario della morte, Tip. Eco di Messina, Messina 1918, 19192 (con brani di lettere e del diario di Zuccarello); G. DI NISCIA, Il R. Liceo Maurolico agli studenti caduti per la patria. Discorso letto il 24 maggio 1919 nello scoprimento della lapide in onore degli studenti del R. Liceo Maurolico caduti per la patria, Tip. Eco di Messina, Messina 1919; V. RUFFO, Per l’inaugurazione d’una lapide a Filippo Zuccarello il leggendario capitano dei bombardieri in Marina di Patti, Tip. Eco di Messina, Messina 1919; A. MONROY PRINCIPE DI MALETTO, In memoria d’Ignazio e di Manfredi Lanza-Branciforte, Scuola Tip. Boccone del povero, Palermo 1919; L. PONA, Commemorando i caduti per la patria, Tip. V. Giannotta, Catania 1919; B. BONTEMPO, Inaugurandosi una lapide monumentale in memoria degli Alcaresi caduti e dispersi nell'ultima guerra di redenzione, 23 maggio 1920, Casa editrice moderna, Palermo 1920; Lacrime e fiori in memoria del tenente Salvatore Florena, Scuola Tip. Boccone del povero, Palermo 1920; REGIO ISTITUTO TECNICO E NAUTICO MESSINA, Albo d’onore del R. Istituto tecnico e nautico di Messina. 1915-18, Prem. Off. Graf. La Sicilia, Messina 1920; F. SFERRA, Discorso recitato nella Chiesa di A.G.P. di Itri, nei funerali per i caduti in Guerra, il Giorno 4 novembre 1920, Tip. D’Amico, Messina 1920; Ai suoi eroi morti e vivi nella grande guerra nazionale 1915-1918: il popolo pattese, Prem. off. graf. La Sicilia, Messina 1922; In memoria degli ex allievi della r. Scuola mineraria di Caltanissetta immolatisi per la patria nella grande Guerra, Tip. S. Petrantoni, Caltanissetta 1924; In memoria del sottotenente Russo Nunzio (associazione Nazionale fra mutilati e invalidi di Guerra, sezione di Catania), Tip. Fratelli Viaggio-Campo, Catania 1924; F. ERCOLE, Discorso per la inaugurazione dell'anno accademico e per lo scoprimento delle targhe in memoria degli studenti caduti in guerra, R. Università di Palermo, 4 novembre 1925, Arti grafiche G. Castiglia, Palermo 1926; P. FEDELE, Discorso pronunziato dopo lo scoprimento della targa in memoria degli studenti caduti in guerra, R. Università di Palermo 4 novembre 1925, Arti grafiche G. Castiglia, Palermo 1926; G. A. CESAREO, La poesia dell’azione: discorso letto il giorno 4 novembre 1925 per la inaugurazione dell'anno accademico e per lo scoprimento delle targhe in memoria degli studenti caduti in guerra, R. Università di Palermo, Arti grafiche G. Castiglia, Palermo 1926; D. PIZZARELLO, Per gli studenti del R. Liceo-Ginnasio Maurolico caduti nella grande guerra 1915-1918, Industrie grafiche meridionali, Messina [1926?]; In memoria degli allievi della r. Scuola enologica caduti nella grande Guerra (R. Scuola agraria Media specializzata per la viticoltura e l’enologia, Catania), Off. Tip. La Stampa, Catania 1930.
225 Sul tema si vedano: G. POIDOMANI, I monumenti della provincia di Ragusa, in ID., Lutti e memorie dei siciliani nella Grande Guerra, cit., pp. 100-110; ID., «Chi diede la vita ebbe in cambio una croce». I caduti, i monumenti, la memoria, in BARONE (a cura di), Catania e la Grande Guerra, cit., pp. 247-282; ID., Elaborare il lutto, in BONOMO, POIDOMANI, «L’Italia chiamò». La Sicilia e la grande guerra, cit., pp. 171-199; P. CILONA, I monumenti ai caduti della provincia di Agrigento: luoghi della memoria e della storia. Riflessioni e ricordi a cento anni dall’inizio della Grande Guerra, 1915-1918, CEPASA, Agrigento 2015; L. GIACOBBE (a cura di), Memorie della Grande Guerra. Monumenti ai caduti nella provincia di Messina, Di Niccolò Edizioni, Messina 2016; G. BARONE, Memoria, in ID., Gli Iblei nella Grande Guerra, cit., pp. 179-191; A. BAGLIO, «Pro Patria mori». Culto e memoria della “generazione perduta” nei Monumenti ai caduti della Grande Guerra, in «Il Maurolico», Gabinetto di Lettura di Messina, 2016, pp. 31-37.
226 POIDOMANI, Elaborare il lutto, cit., p. 178.
227 Sul modo in cui venne raccontata e descritta ai famigliari la morte al fronte cfr. O. JANZ, Lutto, famiglia e nazione nel culto dei caduti della prima guerra mondiale in Italia, in O. JANZ, L. KLINKHAMMER (a cura di), La morte per la patria. La celebrazione dei caduti dal Risorgimento alla Repubblica, Donzelli, Roma 2008, pp. 68‐69.
228 A parere di Poidomani, la Sicilia si divise in due aree di committenza artistica: da un lato, la parte occidentale fece riferimento, in particolar modo, agli scultori della scuola palermitana, amici o collaboratori di Ernesto Basile (1857-1932), Mario Rutelli (1859-1941) e Antonio Ugo (1870-1950); dall’altro, la parte orientale si rivolse a scultori catenesi e messinesi come Luciano Condorelli (1887-1968), Turillo Sindoni (1868-1941), Francesco Messina (1900-1995), Pietro Pappalardo (1895-1985), Pasquale Platania (1892-1965), Vincenzo Torre (1889-1970) e Salvatore Zagarella (1894-1965). Cfr. POIDOMANI, Elaborare il lutto, cit., pp. 180 e ss.
229 Cfr. MONDINI, La guerra italiana..., p. 359.
230 BORTONE, Sicilia in Armi, cit., p. 370.
231 Ivi, p. 375.
232 Ivi, pp. 375-376.
233 Ivi, pp. 379-380.
Claudio Staiti, Lettere, diari e memorie dei soldati come fonti per lo studio della Grande guerra: il caso siciliano, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Messina, 2019