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martedì 22 febbraio 2022

I francesi di Tunisia sono oggi estremamente sospettosi e sensibili


In effetti, la situazione nel corso del 1954 si modificava rapidamente e, se nel luglio il Console Marchiori confidava ancora di «poter continuare a tenere la collettività in equilibrio tra arabi e francesi», <30 in breve sui rappresentanti italiani aumentarono le pressioni da ambo le parti: nell’ottobre si cominciò a verificare «una precisa discriminazione a favore dei nostri connazionali da parte dei terroristi nazionalisti tunisini (fellaga)» <31 e da parte tunisina, in via riservata, ci venne manifestato «il desiderio di valersi di esperti italiani, specialmente economico-finanziari e giuridici, per assistere la loro legazione nel corso dei negoziati con la Francia»; <32 contemporaneamente, Prato riconosceva che «da parte francese ci si è dimostrati in questi ultimi giorni particolarmente premurosi nei nostri confronti. Il Capo di Gabinetto diplomatico ha detto a Marchiori che a Parigi si avrebbe l’intenzione di fare qualcosa per gli italiani e che alla Residenza e al Quai si è entrati nell’ordine di idee di prendere in considerazione la richiesta, avanzata da Marchiori da oltre un anno, di abolire l’obbligo, tuttora in vigore per gli italiani, del visto di entrata e di uscita in Tunisia. Seydoux ha anche promesso di riesaminare le richieste di Marchiori concernenti il problema dei disoccupati (circa 3 mila), quella degli espulsi (circa 4 mila), la ricostituzione delle varie associazioni tradizionali italiane, una più larga introduzione della nostra stampa. È evidente che tutto ciò sia da porsi in relazione alle sempre maggiori difficoltà che i francesi devono fronteggiare con i tunisini». <33 Nel secondo semestre del 1954, in effetti, la posizione assunta dal nuovo Résidant Général, Boyer de Latour, nei confronti della collettività italiana, al Console d’Italia «sembra più comprensiva di quella dei suoi predecessori: essa è soprattutto meno sciovinista e più inquadrata in una moderna visione atlantica ed europeistica dei problemi politici». <34
Le condizioni della comunità italiana in Tunisia, in ogni caso, erano nel 1954 ancora lontane da una sistemazione definitiva. Come evidenzia il resoconto delle riunioni ministeriali sul tema del 6 e del 9 novembre di quell’anno, «esistono ancora diversi resti di quella bardatura di complessi psicologici, divieti, limitazioni, cattive abitudini in sede amministrativa, ecc. ecc. in senso anti-italiano, che furono il prodotto della reazione francese contro di noi nel periodo immediatamente successivo alla “liberazione”». <35 In virtù dei nuovi rapporti stabilitisi con i francesi, quindi, proprio nel 1954 le rivendicazioni italiane si fecero insistenti: un primo ambito di confronto fra Italia e Francia era quello propriamente politico, incentrato sul problema dell’incidenza dell’autonomia tunisina sullo statuto degli italiani, a fronte dell’assenza di una convenzione di stabilimento italiana per la Tunisia; sul piano locale, invece, le richieste della collettività italiana si legavano al permanere di questioni di carattere amministrativo, come ad esempio il recupero dei beni italiani sequestrati o la rinascita della vita associativa italiana; ovviamente, ulteriori contrasti fra Francia e Italia nascevano sul piano economico (che verrà qui affrontato a parte), mentre il quarto ambito di scontro era quello culturale, con il tentativo italiano di mantenere un ruolo attivo in questo settore della vita della colonia francese.
Sul piano politico, dunque, si susseguivano gli approcci diplomatici nei confronti dei francesi, al fine di manifestare «la opportunità reciproca di una Convenzione che, assicurando agli italiani un trattamento analogo a quello che sarà riservato ai francesi, varrà anche a consolidare ed incoraggiare una sempre più stretta ed operante solidarietà della numerosa collettività italiana in Tunisia con i francesi». <36 In sostanza, l’azione italiana tentava di orientare l’opinione pubblica francese verso «l’idea che francesi ed italiani abbiano legato le loro sorti in Tunisia per la buona e la cattiva ventura (vale a dire nel linguaggio locale per la conservazione del dominio francese a Tunisi)» <37 e in cambio sperava di ottenere vantaggi in alcuni settori significativi: nel dicembre 1954, infatti, Marchiori esplicitò che «le questioni che a questo riguardo sembrerebbero più suscettibili di interessarci agli effetti della nostra collettività sono tre: la questione della nazionalità delle nuove generazioni; la questione della giurisdizione; la questione della libera disponibilità dei beni e delle persone». <38
In merito al problema della nazionalità, il Console aveva già riferito in un lungo rapporto dell’ottobre, evidenziando tre esiti possibili e indagandone i vantaggi: Marchiori si chiedeva, infatti, «che cosa in questo campo sarebbe per noi preferibile? a) che le cose restino come sono, e cioè che, attraverso le naturalizzazioni francesi e l’applicazione dello “jus loci” in favore della cittadinanza francese, continui il processo di francesizzazione della nostra collettività? b) che naturalizzazioni e “jus loci” giochino a favore della cittadinanza tunisina? c) che si ritorni all’applicazione dello “jus sanguinis”, lasciando invece per la naturalizzazione la facoltà a coloro che vogliono perdere la cittadinanza italiana di optare per la cittadinanza francese, oppure per la cittadinanza tunisina, oppure ancora per l’una e per l’altra? […] Per parte mia, lasciando da parte ogni considerazione di carattere sentimentale e patriottico, osservo: - la soluzione a) ha il grave difetto che gli italiani, divenendo francesi, in cambio degli indiscutibilmente grossi vantaggi materiali che in un primo momento ne avrebbero, verrebbero a correre tutti i rischi e pericoli che l’essere francese qui sempre più comporta, mentre restando italiani, per quanto male le cose possano andare per tutti gli europei in genere, non avrebbero torto di sperare in un futuro, comunque, più benigno; - la soluzione b) comporta tutte le ovvie, gravi incognite insite nell’esistenza di una collettività europea e cristiana in un paese arabo e musulmano; - la soluzione c), oltre che per via d’esclusione delle altre due, anche per essa stessa, sarebbe evidentemente la preferibile». <39 Nel dicembre, però, il Console comunicava al MAE (Ministero degli Affari Esteri) di aver riscontrato negli interlocutori «la solita estrema reticenza, già sperimentata in questa materia anche in passato, nonché un certo malcelato imbarazzo. Ne arguirei che la partita non sia stata ancora definitivamente giocata e che essa desti tuttora molte apprensioni. Ho, comunque, netta l’impressione che i francesi intendano sempre fare ogni possibile sforzo per mantenere in questo campo lo status quo: ciò che significa applicazione dello jus loci a favore della cittadinanza francese». <40
«Per ovvi motivi, mentre per la questione della nazionalità, tra francesi e tunisini, i più ricettivi, anzi i soli ricettivi, delle nostre eventuali osservazioni e richieste dovrebbero essere i tunisini, per la questione della giurisdizione, che, in sostanza sarebbe da noi posta per scarsa fiducia nei tribunali tunisini, è invece soltanto ai francesi a cui dovremmo rivolgerci». <41 Infatti, in base alle Convenzioni ormai decadute del 1896, in Tunisia era prevista la competenza esclusiva dei tribunali francesi nel caso in cui una delle due parti o entrambe fossero europee; con le trattative per l’autonomia, però, da parte italiana si temeva che si volesse ridurre la competenza francese nei confronti degli europei non francesi, fra cui gli italiani. Per Marchiori, però, «non è ammissibile che nel campo giurisdizionale ci sia riservato un trattamento di disparità a nostro svantaggio e che per noi non ci si preoccupi, o ci si preoccupi meno che per i francesi, di lasciarci esposti alle incognite della giurisdizione tunisina, quasi che i nostri interessi di europei fossero meno meritevoli di garanzia e di difesa di quelli di altri europei». <42
Infine, riguardo alla libera disponibilità dei beni e delle persone e a tutta quella serie di “desiderata” italiani che si legavano allo «smantellamento totale degli ultimi postumi di una situazione ormai superata» <43 e che andavano dalla richiesta della facoltà associativa <44 all’ammissione della stampa italiana, <45 dalla libertà di esercizio delle professioni liberali alla possibilità di assunzione degli stranieri nei pubblichi impieghi, <46 dalla riduzione delle formalità per l’acquisto di beni già oggetto di misure di liquidazione alle facilitazioni nel recupero dei beni requisiti, per il Console è evidente che «l’incalzare della minaccia nazionalistica, oltre all’azione del tempo, non può, in definitiva, non influire su queste autorità francesi nel senso di far loro considerare l’opportunità e politicità dell’azione nei nostri confronti di provvedimenti distensivi e liberali, in modo da migliorare il trattamento riservato a quella che costituisce ben la terza parte di tutta la comunità europea della Tunisia. Ed è lecito ritenere che in questo particolare momento non abbiano mancato di agire in tal senso, sia la prospettiva di quella contrazione dell’imperio e controllo della Francia su questo paese che, ove venga effettivamente realizzata, dovrebbe comportare l’autonomia interna, sia le preoccupanti incognite del futuro, ove l’accordo su tale autonomia potesse non essere raggiunto». <47
Più complessa, invece, risultava la questione relativa all’autonomia intellettuale della collettività italiana: l’attività culturale italiana, infatti, era palesemente orientata al mantenimento del carattere di italianità della collettività e, in quanto tale, era stata in passato fortemente avversata dai francesi; l’evoluzione in corso fra 1954 e 1955, invece, è ben evidenziata da un telespresso di Marchiori del dicembre 1954, con cui il Console ricordava che «fino ad alcuni mesi fa, il problema quasi non si è posto, perché, come è noto, non era ancora il caso, data la nota situazione psicologica di questi ambienti francesi – o più precisamente di queste autorità francesi – nei nostri confronti, di iniziare in questo campo una nostra azione sistematica. In passato ci si è limitati ad incoraggiare, od organizzare, la rappresentazione di spettacoli teatrali e cinematografici italiani, si è tenuta qualche conferenza di argomento italiano, si sono organizzate mostre di pittori, ecc. Tutte manifestazioni saltuarie, promosse di quando in quando, allorché si presentava la favorevole occasione per farlo e che non ci sono costate nulla o ci sono state finanziate volta per volta. Ma ora, che si ha ragione di ritenere che i locali complessi francesi antitaliani siano per lo meno diminuiti e che più agevolmente che negli anni scorsi possiamo tentare di combatterli, che la nota evoluzione della situazione politica tunisina induce, sebbene obtorto collo, questi francesi ad avere maggiori riguardi nei confronti di questa nostra collettività […] mi permetto rappresentare la necessità che codesto Ministero voglia provvedere a stanziare, a partire dall’anno finanziario in corso, un congruo fondo per un’attività culturale italiana in Tunisia». <48
Con l’inizio della “nuova fase” distensiva, la prima richiesta del Console in ambito culturale fu, in realtà, relativamente modesta: si trattava dell’invio di libri da Roma per la creazione di una biblioteca italiana presso il Consolato, <49 dove aveva sede la nuova Società culturale italo-francese (un ente misto, nato per compensare l’irrinunciabile soppressione della Società Dante Alighieri, che «aveva svolto a Tunisi un’attività così smaccatamente politica che oggi anche i più favorevoli agli italiani lo ricordano semplicemente come uno strumento di vivace propaganda antifrancese e non ne vogliono neppure sentir parlare» <50). Quanto alla più spinosa questione delle scuole italiane in Tunisia (dopo l’occupazione da parte delle forze armate francesi, erano state tutte chiuse, gli insegnanti espulsi e gli immobili requisiti), <51 ancora nel 1954, in Tunisia «non solo non esistono scuole italiane di nessun genere, ma l’interdizione dell’insegnamento della lingua italiana e di qualsiasi attività scolastica di carattere italiano (l’insegnamento facoltativo dell’italiano in alcune scuole francesi è più che altro simbolico) è in cima ai pensieri di queste autorità francesi» <52 e il Console sottolineava come fosse stato «sempre ben chiaro che non era neppure il caso di parlarne coi francesi. Non solo non ne sarebbe uscito nulla, ma li avremmo inaspriti e resi più sospettosi e difficili per tante altre questioni di fondamentale importanza, ai fini della normalizzazione dell’esistenza di questa nostra tartassatissima comunità». <53
In tutti questi ambiti si stava verificando, in sostanza, una, sia pur lentissima, evoluzione positiva, ma, allo stesso tempo, con l’avanzare delle trattative franco-tunisine, in una situazione via via più tesa, la presunta neutralità della collettività italiana tendeva a complicare i rapporti e a porre la collettività italiana in una posizione sempre più scomoda: se la Francia aveva ipotizzato di utilizzarli per far fronte comune contro il movimento tunisino, «gli italiani di Tunisia si sottrassero a tale disegno […]. Per un verso ottennero così “di essere rispettati” dai nazionalisti tunisini, mentre per l’altro i francesi non potevano che essere “seccatissimi di quella specie di tacita intesa italo-araba”».54 Il Console Marchiori, ad esempio, riferiva che, dall’inizio del 1954, era aumentato «il numero delle segnalazioni - anzi lagnanze - che provengono al Consolato da vari nostri connazionali in tema di pressioni su di loro esercitate da autorità e organizzazioni francesi per associarli ai residenti francesi e - dicono gli italiani - comprometterli in senso anti-arabo». <55 Al contrario, secondo il Console, la campagna della Reggenza per gli arruolamenti nelle Unità territoriali (impiegate per prevenire le azioni dei fellaga nelle campagne tunisine) era stata, per quanto riguarda gli italiani, «un fiasco completo. […] Anche per quanto concerne la distribuzione delle armi alle fattorie non mi risulta che ci sia stato nessun italiano che le abbia cercate. E mi risulta, invece, che quando sono state offerte moltissimi hanno cercato di rifiutarle», <56 nonostante la minaccia di venir considerati come “persone d’accordo con gli arabi” e nonostante il «timore di qualche brutto scherzo da parte del terrorismo francese». <57 Rischi che suggerivano anche di evitare «sia dalla Radio che dalla Stampa ogni accenno all’argomento degli arruolamenti di italiani in Tunisia nelle unità territoriali colà create per fronteggiare l’attività terroristica dei fellaga, come pure quella della distribuzione di armi in aziende agricole italiane»; <58 come veniva prontamente comunicato all’Ufficio stampa del MAE, «l’aggravamento della situazione politica in Tunisia mette infatti i nostri connazionali in una situazione particolarmente delicata, e deve essere pertanto evitato con la massima cura ogni notizia ed ogni commento che sarebbero suscettibili di interpretazioni sfavorevoli nei loro confronti». <59 Il governo di Roma, in effetti, tramite i suoi responsabili, «non si nasconde i pericoli della situazione derivanti non solo dal terrorismo arabo, ma anche, e forse anche di più, da quello francese che potrebbe scatenarsi a danno degli italiani al primo accenno di collaborazionismo italo-arabo». <60
Secondo Marchiori, in sostanza, la situazione degli italiani «in relazione agli avvenimenti in corso, può così riassumersi: - i nazionalisti tunisini, tanto fellaga, quanto terroristi, hanno finora chiaramente dimostrato di voler rispettare gli italiani e per ora i nostri connazionali non hanno sofferto che qualche taglieggiamento […]; - gli italiani fanno tutto il loro possibile per mantenere gli arabi in buone disposizioni, ma naturalmente sono costretti a barcamenarsi con i francesi e spesso devono cedere nei loro confronti; - i francesi sono seccatissimi di questa specie di tacita intesa italo-araba e della conseguente neutralità degli italiani e danno l’impressione, se non proprio di cercare di comprometterli, di voler facilitare quando se ne presenta l’occasione, tutto ciò che potrebbe portarli ad entrare nella diatriba». <61 In tale contesto, secondo Marchiori, ogni passo ufficiale del Consolato era da escludere, in quanto «non solo avrebbe poco effetto ma rischierebbe di compromettere gravemente le invero molto buone relazioni che - non senza talvolta una certa fatica da parte nostra - riusciamo a mantenere con la Residenza e con le altre autorità francesi» <62 e grazie alle quali, proprio nel 1954, erano stati ottenuti, come si è visto, alcuni progressivi miglioramenti (fra cui, ad esempio, anche la costituzione di una Camera di Commercio per gli Scambi con l’Italia e la concessione dell’autorizzazione di pesca a venti pescherecci italiani, su cui si tornerà più avanti); le iniziative del Console, di conseguenza, si limitavano in tal frangente al carattere ufficioso e procedevano con massima cautela, dato che, secondo Marchiori, «i francesi di Tunisia sono oggi estremamente sospettosi e sensibili; e - diciamolo pure francamente - più la situazione peggiora, più sembrano aver perso il senso dell’equilibrio». <63
[NOTE]
30 Appunto segreto della DGAP - Uff. III del 26/7/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 990 Tunisia 1954 f. 6/1 Condizione degli italiani in Tunisia - Relazioni Trimestrali.
31 Appunto della DGAP - Uff. III del 11/6/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 990 Tunisia 1954 f. 6/1 Condizione degli italiani in Tunisia - Relazioni Trimestrali.
32 Appunto della DGAP - Uff. III “Tunisia” del 19/10/1954, cit.
33 Appunto della DGAP - Uff. III “Tunisia” del 19/10/1954, cit.
34 Tel.sso 19255/3026 dal Primo Vice Console, Salvatore Porcari Li Destri, al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “Relazione trimestrale (luglio-agosto-settembre 1954): situazione interna ed internazionale della Tunisia” del 26/10/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 990 f. 6 Condizione degli italiani in Tunisia - Documenti diplomatici, sf. 1 Situazione politica in Tunisia - Rapporti trimestrali. Cfr. anche il tel.sso 18172/2944 dal Console generale a Tunisi, Carlo Marchiori, al MAE e all’Ambasciata di Parigi “Situazione politica tunisina: conversazioni con il nuovo Ministro Delegato presso la Residenza generale ed il capo del Gabinetto diplomatico - Collettività italiana” del 2/10/1954 e il f. segreto 18638 da Marchiori a Quaroni del 13/10/1954 (entrambi in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1110 Tunisia 1956 f. 17/3 Status degli italiani in Tunisia).
35 Appunto di Marchiori “Riunioni ministeriali del 6 e del 9 novembre 1954: Collettività italiana di Tunisia” del 10/11/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1110 Tunisia 1956 f. 17/3 Status italiani in Tunisia. Ad esempio, secondo Marchiori, «è così che ancora oggi v’è qualche migliaio di italiani tuttora espulsi per motivi politici; che per entrare ed uscire dalla Tunisia gli italiani devono procurarsi un visto francese, che nei migliori dei casi si fa attendere 15 giorni; che la stampa italiana – stampa indipendente, beninteso - non entra che in minima parte nel territorio della Reggenza; che la costituzione di associazioni tra gli italiani (per es. una sezione della Lega navale italiana) è sempre fortemente ostacolata dalla necessità di ottenere il prescritto permesso dell’autorità di polizia, che assai spesso si fa attendere all’infinito».
36 MAE, “Tunisia: Statuto della collettività italiana in Tunisia (con particolare riguardo alle conversazioni franco-tunisine)” s.d., in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1041 Tunisia 1955 f. 17 Aspetto italiano 1954-55.
37 Tel.sso riservato 1051/99 da Marchiori al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “L’articolo de Il Messaggero sulla Tunisia e le reazioni locali” del 16/1/1952, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 861 Tunisia 1952 f. 10 Questioni concernenti i cittadini italiani sf. 10/1 Collettività italiana in Tunisia.
38 Tel.sso 24810/5228 da Marchiori al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “Incidenze dell’autonomia interna sugli italiani di Tunisia” del 16/12/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 990 Tunisia 1954 f. 6/1 Copie.
39 Appunto segreto “Eventuali incidenze dell’autonomia interna sugli italiani di Tunisia” del 20/10/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1110 Tunisia 1956 f. 17/3 Status degli italiani in Tunisia.
40 Tel.sso 24810/5228 da Marchiori al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “Incidenze dell’autonomia interna sugli italiani di Tunisia” del 16/12/1954, cit.
41 Appunto segreto “Eventuali incidenze dell’autonomia interna sugli italiani di Tunisia” del 20/10/1954, cit.
42 Ibidem.
43 Appunto di Marchiori “Riunioni ministeriali del 6 e del 9 novembre 1954: Collettività italiana di Tunisia” del 10/11/1954, cit.
44 Cfr. sf. Facoltà associativa italiani di Tunisia, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1041 Tunisia 1955 f. 10/1.
45 Cfr. il sf. Ingresso Stampa italiana in Tunisia, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1041 Tunisia 1955 f. 10/1.
46 Cfr., solo a titolo esemplificativo, la lettera n. 15917 presumibilmente di Marchiori a Guglielmo Pizzirani, Segretario dell’Ambasciata d’Italia a Parigi, del 1/9/1954 in merito all’esercizio in Tunisia delle professioni di medico, dentista, levatrice, veterinario, infermiere, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1110 Tunisia 1956 f. 17/3 Status italiani in Tunisia.
47 Tel.sso 18987/3006 da Marchiori al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “Situazione collettività italiana: nostri desiderata e recenti promesse da parte della Residenza di ulteriori miglioramenti alle sue condizioni” del 20/10/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1110 Tunisia 1956 f. 17/3 Status degli italiani in Tunisia.
48 Tel.sso 23028/4263 da Marchiori al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “Finanziamento attività culturale in Tunisia” del 3/12/1954, in ADMAE DGAP 50-57 b. 1113 f. 23 Scuole-Istituti-Relaz. Culturali.
49 Marchiori fornisce anche interessanti suggerimenti sui libri da inviare: oltre alle principali opere della nostra letteratura e a spartiti musicali, oltre a testi che incentivino il turismo verso l’Italia (e in particolare verso la Sicilia), il Console fa domanda per ottenere «una opportunamente selezionata raccolta di pubblicazioni sugli avvenimenti italiani degli ultimi decenni con riguardo anche all’ultima guerra e curando altresì di avere qualche libro serio e non artefatto che contribuisca a ristabilire la verità, nonostante la sconfitta, sulle virtù militari del nostro soldato, tanto denigrato da certa letteratura di guerra straniera»; inoltre, richiede «opere sull’apporto degli italiani alla scoperta e alla valorizzazione economica del continente africano, sui nostri contatti col Nordafrica, con il mondo arabo, col Medio Oriente» e, per quanto concerne i libri di storia, sottolinea che «sarebbe particolarmente gradito ricevere qualche buona opera di Storia Romana (Hartmann e Kromayer Momsen) e per quanto concerne la Storia italiana “La storia del Risorgimento” di Omodeo e “La storia d’Italia” e “L’Europa del XIX secolo” di Croce» (Tel.sso 23028/4263 da Marchiori al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “Finanziamento attività culturale in Tunisia” del 3/12/1954, cit.).
50 Tel.sso 20618/2857 da Prato al MAE “Situazione italiana a Tunisi” del 26/11/1952, cit.
51 Per un interessante confronto con la situazione delle scuole italiane in Tunisia nell’anteguerra si veda Romain H. Rainero, Presenza culturale e scuole italiane in Tunisia negli anni ‘30, in Jean Baptiste Duroselle e Romain H. Rainero, Il vincolo culturale tra Italia e Francia negli anni Trenta e Quaranta, Franco Angeli, Milano, 1986.
52 Appunto del Consolato Generale di Tunisi “Scuole italiane in Tunisia” s.d., in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1113 Tunisia 1956 f. 23 Scuole-Istituzioni-Relaz. Culturali.
53 “Stralcio di lettera del Console Generale in Tunisi” del 2/12/1955, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1113 Tunisia 1956 f. 23 Scuole-Istituzioni-Relaz. Culturali.
54 Antonio Maria Morone, Fratture post-coloniali, cit., p. 43.
55 Tel.sso 13515/2377 da Marchiori al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “Aspetto italiano attuale situazione tunisina” del 20/7/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1110 Tunisia 1956 f. 17/3 Status degli italiani in Tunisia.
56 Ibidem. In realtà, è impossibile stabilire il numero degli italiani arruolatisi più o meno volontariamente; Marchiori nel giugno del 1954 considera la cifra di 2.000 come una “forte esagerazione”, ma si preoccupa di una voce «secondo la quale sarebbe partito per le zone d’operazione un gruppo di 300 volontari italiani. Questa notizia è più attendibile (sebbene anche il numero di 300 mi sembri elevato). I nostri volontari sarebbero soprattutto dei giovani in gran parte disoccupati» (Lettera da Marchiori a Giustiniani del 16/6/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 990 f. 6 Condizione degli italiani in Tunisia, sf. 3 Rapporti con l’Italia).
57 Ibidem. Cfr. anche la lettera manoscritta inviata da Marchiori a Gasperini del 31/7/1954 sulla questione dell’engagement volontaire, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 990 f. 6/1 Condizione degli italiani in Tunisia – Documenti diplomatici, sf. Copie.
58 Appunto per l’Ufficio stampa di De Strobel del 5/6/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 990 f. 6/1 Condizione degli italiani in Tunisia - Documenti diplomatici, sf. Copie.
59 Ibidem.
60 Appunto segreto della DGAP - Uff. III (probabilmente Gasperini) del 26/7/1954, in ASDMAE DGAP 50-57 b. 1110 Tunisia 1956 f. 17/3 Status degli italiani in Tunisia.
61 Tel.sso 13515/2377 da Marchiori al MAE e all’Ambasciata d’Italia a Parigi “Aspetto italiano attuale situazione tunisina” del 20/7/1954, cit.
62 Ibidem.
63 Ibidem.
Ilaria Cansella, Il ritorno dell'Italia in Africa. Affari e cooperazione fra anni Cinquanta e Sessanta, Tesi di dottorato, Università di Siena 1240, Anno Accademico 2017-2018