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domenica 7 novembre 2021

Un aspetto di Vsemirnaja Literatura, che esula dalla semplice stampa di libri, avvicina la casa editrice a un vero e proprio circolo culturale

Copertina della Poema o starom morjake di S. Coleridge a cura di N. Gumilev (1919), ediz. Vsemirnaja Literatura - Fonte: Francesca Lazzarin, Op. cit. infra

Il mio lavoro di tesi costituisce uno studio monografico sulla casa editrice Vsemirnaja Literatura (La letteratura mondiale), attiva a Pietrogrado tra il 1918 e il 1924. La storia di questo ente, istituito all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre su idea di Maksim Gor’kij con lo scopo di fornire al lettore sovietico nuove edizioni commentate dei classici della letteratura mondiale, costituisce un interessante spaccato attraverso cui scrutare gli anni di transizione che seguirono la presa di potere dei bolscevichi e precedettero la morte di Lenin, passando per la guerra civile, la “prima ondata migratoria” degli intellettuali non allineati, la NEP e il progressivo consolidamento dello Stato sovietico attorno alle sue neonate istituzioni accentratrici. Su Vsemirnaja Literatura è stato scritto molto, ma i contributi a questo proposito sono sparsi e difficilmente rintracciabili; inoltre, gli studi pubblicati in epoca sovietica risentono ovviamente di un’impostazione ideologica che rende ben difficile una ricostruzione storica condotta con la necessaria oggettività, che tenga conto delle tante, sfaccettate “microstorie” intrecciate all’interno di questa leggendaria editrice.
Nel racconto sulla nascita e le attività di Vsemirnaja Literatura, per usare la nota terminologia degli studiosi formalisti (che per primi, proprio negli anni ’20, iniziarono a studiare i fenomeni che fanno da sfondo allo sviluppo del processo letterario e alla creazione della letteratura vera e propria), si intrecciano più “serie”: serie letteraria, ma anche politica, sociale, economica. La prima parte di questo lavoro è una ricostruzione della storia di Vsemirnaja Literatura nel contesto dei primi passi dell’editoria sovietica: viene indagato come l’editrice gor’kiana soddisfacesse le istanze primarie della politica culturale bolscevica (edizione dei classici con tirature “di massa” per garantire la buona riuscita del processo di alfabetizzazione) e rispondesse anche ai principi estetici dello stesso Gor’kij, promotore, all’epoca, di una sorta di “umanesimo rivoluzionario” che coinvolgesse l’intero pianeta all’insegna di un recupero della Weltliteratur goethiana in chiave socialista e internazionalista; viene studiata la composizione dei cataloghi, che ben riflettevano i piani utopici di Gor’kij, in rapporto alle effettive opere stampate; si pone l’accento sul livello eccellente dei collaboratori, appartenenti all’élite letteraria e accademica pietroburghese (da Aleksandr Blok a Nikolaj Gumilev, da Michail Lozinskij a Kornej Čukovskij, per arrivare agli orientalisti Sergej Ol’denburg, Ignatij Kračkovskij, Vasilij Alekseev – proprio a Vsemirnaja Literatura, peraltro, gli studi russi di orientalistica trovarono una sede dove essere condotti in maniera sistematica). Vengono poi ripercorse le vicende che portarono Vsemirnaja Literatura, all’inizio indipendente benché sovvenzionata dal governo, ad essere annessa all’editore di Stato, il Gosizdat.
Nella seconda parte viene studiato un aspetto di Vsemirnaja Literatura che esula dalla semplice stampa di libri e avvicina la casa editrice a un vero e proprio circolo culturale. Di fatto, tramite gli stipendi erogati da Vsemirnaja Literatura due generazioni di letterati ebbero modo di sopravvivere, continuando a svolgere il proprio mestiere, nonostante le disastrose condizioni economiche in cui versava Pietrogrado durante la guerra civile e l’atteggiamento ostile delle autorità bolsceviche nei loro confronti. Vsemirnaja Literatura si configurò ben presto come un luogo di ritrovo dove venivano organizzate serate letterarie, conferenze, incontri conviviali, e dove in qualche modo sopravviveva lo spirito vivace dei caffè e dei cabaret della Pietroburgo modernista. Testimonianze di questa vivacità sono costituite sia dagli “studi” destinati ai potenziali collaboratori, dove venivano tenuti seminari di traduzione e storia della letteratura, sia dall’ampio corpus di letteratura “domestica” dai toni satirici, intrisa di umorismo nero, redatta dagli stessi collaboratori, che circolava in forma manoscritta durante le riunioni del comitato di redazione e le feste. Vengono inoltre analizzate in dettaglio le riviste che uscirono presso Vsemirnaja Literatura tra il 1922 e il 1924, Vostok e Sovremennyj Zapad, dedicate rispettivamente allo studio “scientifico” della letteratura e dell’arte d’Oriente e alle ultime novità della letteratura europea del primo dopoguerra, in un’ottica cosmopolita e internazionalista.
Nella terza parte, infine, vengono passati in rassegna i tentativi di teorizzazione del difficile processo di traduzione letteraria operati all’interno di Vsemirnaja Literatura, in opposizione all’approccio quanto mai libero alla traduzione tipico dell’Ottocento: a Vsemirnaja Literatura s’intendevano infatti proporre traduzioni programmaticamente nuove, supportate da una solida base teorica. Gli autori delle pagine teoriche riservate ai potenziali collaboratori di Vsemirnaja Literatura, Kornej Čukovskij e Nikolaj Gumilev, cercarono di elaborare delle norme che rendessero giustizia all’idea di una fedeltà incondizionata al testo originale, la cui riproduzione richiedeva una perfetta padronanza della lingua di partenza, ma anche di quella d’arrivo, e conoscenze quanto mai sviluppate di stilistica e storia della letteratura. Secondo Gumilev, un traduttore avrebbe dovuto essere, a un tempo, anche scrittore e critico. Questo sistema di valori rimase valido anche in seguito, quando l’Unione Sovietica conobbe una notevole fioritura della cosiddetta “letteratura di traduzione” (nonostante i paletti imposti, anche in ambito traduttivo, dalle autorità censorie). Anche gli esperimenti di traduzione collettiva ideati da Gumilev e Michail Lozinskij a Vsemirnaja Literatura ebbero un notevole seguito negli istituti pedagogici sovietici.
Nel corso di tutto il lavoro si è voluto mettere in rilievo il carattere ibrido di un’istituzione che esistette in un periodo anch’esso spurio, in cui il vecchio e il nuovo coesistevano e i confini tra l’uno e l’altro non erano ancora netti. Effettivamente, in un centro come Vsemirnaja Literatura riconosciamo una serie di istanze che erano state tipiche della vita letteraria della Pietroburgo modernista pre-rivoluzionaria e, allo stesso tempo, il germe di molti elementi che segneranno il “campo culturale” sovietico (dall’elaborazione centralistica di piani colossali con funzioni soprattutto divulgative agli esperimenti di traduzione e creazione letteraria collettiva).
La stesura della tesi è stata condotta sulla base di numerosi materiali d’epoca (soprattutto giornali e riviste, ma anche diari e altre pagine memorialistiche) e d’archivio (documenti amministrativi relativi alla gestione del lavoro presso l’editrice, programmi didattici dello “Studio” ad essa affiliato, traduzioni rimaste allo stato di bozza), rinvenuti a Mosca e a San Pietroburgo. Parte di questi materiali vanno a costituire la serie di appendici in coda al lavoro, relative a ciascuna delle tre parti: la lista completa dei volumi usciti con il marchio di Vsemirnaja Literatura, ricostruita con l’ausilio dei cataloghi della Biblioteche Statale di Mosca e Nazionale di San Pietroburgo; un breve profilo biografico dei collaboratori, che permette di sottolinearne ulteriormente l’eterogeneità per quanto riguarda l’età, la formazione e le posizioni estetiche e ideologiche; gli indici completi di Sovremennyj Zapad e di Vostok; una relazione tenuta, ai seminari del laboratorio per traduttori, da un giovanissimo Lev Lunc; degli esempi inediti della letteratura satirica che circolava in forma manoscritta tra i collaboratori dell’editrice; un piccolo corpus di traduzioni inedite di poesia francese, tedesca e inglese firmate da Nikolaj Gumilev, da David Vygodskij e dagli allievi dello “Studio”.
Nel suo complesso, questa monografia vuole inscriversi nel solco dei numerosi studi di carattere storico-culturale sui kul’turnye instituty (case editrici, riviste, unioni di letterati, critica letteraria) dell’Unione Sovietica. Avviati in ambito anglosassone ancora negli anni ’70, negli ultimi tempi lavori di questo genere hanno conosciuto una notevole fioritura anche in Russia, fornendo spunti quanto mai stimolanti per la disamina ragionata di un’epoca rimasta troppo a lungo in ostaggio di travisamenti ideologici.
Francesca Lazzarin, Il libro e il caos. La casa editrice "Vsemirnaja Literatura" (1918-1924) tra le luci e le ombre di Pietrogrado, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Padova, 2013