Nato a Genova da madre torinese, Edoardo Sanguineti (1930-2010) visse in entrambe e a entrambe fu legato: a Torino trascorse la gioventù e studiò, prima al prestigioso liceo classico “Massimo D’Azeglio”, dove ebbe come docente il pittore, critico e storico dell’arte Albino Galvano, quindi all’università, dove fu allievo di Giovanni Getto. Lo zio materno, musicista e musicologo, che aveva conosciuto Gobetti e Gramsci e collaborava con la rivista L’Ordine Nuovo (Rassegna settimanale di cultura socialista), fondata dallo stesso Gramsci, ebbe molto probabilmente un’influenza non trascurabile nella formazione del giovane Edoardo.
Sposatosi nel 1954 con Luciana, da cui avrebbe avuto quattro figli e alla quale avrebbe dedicato numerose poesie, Sanguineti ottenne due anni dopo la laurea sotto la supervisione di Getto, con una tesi su Dante, edita nel 1961 col titolo Interpretazione di Malebolge. Dal ‘57 divenne assistente dello stesso Getto, conseguendo in seguito la libera docenza e la cattedra di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università di Torino.
Nel 1969 si trasferì a Salerno, dove insegnò dapprima come incaricato, quindi come professore straordinario e poi ordinario, dopo aver vissuto e lavorato per sei mesi a Berlino nel ‘71; tornato in Italia, dal 1974 al 2000 fu infine docente presso l’Università di Genova.
Già dal 1951 Sanguineti si dedicò a scrivere testi poetici, pubblicati dapprima sulla rivista fiorentina Numero e successivamente raccolti nel suo primo libro, Laborintus, il quale venne dato alle stampe nel 1956 per iniziativa di Luciano Anceschi; quest’ultimo, nello stesso anno, fondò a Milano la rivista Il Verri, improntata a uno sperimentalismo e una ricerca sul linguaggio che si ispirava alla fenomenologia, alla psicanalisi, allo strutturalismo, e a cui Sanguineti collaborò attivamente.
Egli fu successivamente uno dei cinque poeti inclusi nell’antologia I Novissimi, curata da Alfredo Giuliani nel 1961, il medesimo anno in cui iniziò la collaborazione col musicista Luciano Berio, il cui esordio ufficiale fu nel 1963 con Passaggio e che venne proseguita per molto tempo dopo. Sempre nel 1963 Sanguineti, con Elio Pagliarani, Alberto Arbasino e altri (tra cui alcuni collaboratori del Verri) fu tra i fondatori del Gruppo 63 che, pur sciogliendosi nel 1968, ebbe un impatto non secondario negli ambienti letterari italiani, ancorché fosse caratterizzato da un certo elitismo. Del gruppo facevano parte poeti, scrittori, critici e studiosi desiderosi di sperimentare nuove forme espressive e rompere con gli schemi tradizionali, sia dal punto di vista delle forme che da quello dei contenuti, donde la dicitura di ‘neoavanguardia’. Rispetto però ai movimenti di inizio secolo, il Gruppo 63 si differenziava soprattutto per i richiami al marxismo e allo strutturalismo, e inoltre, in assenza di regole definite (non vi fu mai un vero e proprio ‘manifesto’), il gruppo diede origine a opere di grande libertà contenutistica, non di rado improntate all'impegno sociale militante.
Tali specifici interessi saranno comprovati nel 1968, quando Sanguineti si candidò per la prima volta come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano; sempre come indipendente delle liste PCI, fu consigliere comunale a Genova (1976-81) e membro della Camera dei Deputati (1979-83), e dopo lo scioglimento del partito fu ancora attivo politicamente con altre formazioni della sinistra italiana. Nel 1976 cominciò a collaborare con L’Unità e nel 1980 con Il Lavoro (allora il secondo maggior quotidiano genovese).
Fondò, diresse e scrisse per varie riviste letterarie, e fu insignito di numerosi premi, mentre nel 1996 venne nominato Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Gran Merito della Repubblica Italiana.
Morì nel 2010 durante un’operazione chirurgica volta a rimuovere un aneurisma; per iniziativa della vedova, Luciana, e di alcuni dei figli (in particolare del figlio maggiore Federico, filologo e docente all’Università di Salerno), è stato realizzato nel 2016 un portale online, http://magazzinosanguineti.it/, che raccoglie testimonianze e materiali appartenuti a Edoardo Sanguineti, tra cui molti scritti di argomento cinematografico, corrispondenza con Ungaretti, Guttuso e Luciano Berio, e appunti sulla Commedia dantesca.
Fin dalla sua opera prima, Laborintus (1956), Sanguineti si distinse per il suo sperimentalismo, con soluzioni formali e linguistiche inedite per l’epoca, come il verso aperto, il plurilinguismo, l’uso non convenzionale della punteggiatura. Questa prima fase della sperimentazione linguistica sanguinetiana è stata paragonata alla musica di Luciano Berio e John Cage, o alle tecniche pittoriche informali di Jackson Pollock, Jean Fautrier o Mark Rothko.
In particolare, l’assemblage utilizzato da Sanguineti appare ripreso dall'ambito pittorico: una tecnica per cui gli oggetti-segni, tolti dallo spazio originario, vengono messi a fuoco fino a ingrandirli a dismisura.
I suoi primi testi (oltre a Laborintus, le poesie di tema erotico pubblicate con il titolo di Erotopaegnia nel 1959, e un terzo gruppo, Purgatorio e Inferno) sono raccolti nel 1964 in Triperuno.
Già in questa prima fase si intravede un passaggio da uno stile d’esordio, ipercolto, a una scrittura più orientata al lessico quotidiano e alla concretezza delle ‘cose’.
Questa progressione verso il quotidiano prosegue con le raccolte pubblicate negli anni Settanta: Wirrwarr, del 1972 (che raccoglie T.A.T., ovvero ‘Testo di Appercezione Tematica’, e Reisebilder, appunti poetici di un viaggio in Centro Europa), e Postkarten, del 1978.
Nei due decenni seguenti si osserva un cambiamento. Con Stracciafoglio e Scartabello, del 1980 e 1981 rispettivamente, Sanguineti si orienta verso un registro sempre più marcatamente parodico-ironico, popolato in sempre maggior misura di storie (a volte con spunti diaristici) e oggetti della vita quotidiana.
Continueranno parallelamente a uscire raccolte dei testi già pubblicati (da Catamerone, del 1974, a Senzatitolo, del 1992).
Si scorge in questi anni una progressione verso soluzioni sempre più formali dal punto di vista metrico, con impiego di forme tradizionali che sarebbero state impensabili ai tempi degli esordi nel segno della neoavanguardia, come l’ottava o il sonetto, mentre prosegue lo scardinamento e sovvertimento dei temi tradizionali, in forme che sono sempre più quelle dell’ironia.
Nel 1987 esce Bisbidis, considerata una raccolta dal sapore quasi ‘crepuscolare’, mentre l’ultima che venne pubblicata da Sanguineti è Il gatto lupesco nel 2002, in cui è racchiuso lo stesso Bisbidis e una serie di ulteriori testi.
Più limitata è la produzione in prosa di Sanguineti, improntata anch’essa a uno sperimentalismo linguistico e tematico, con aperture all’onirico e ampi spazi dedicati alla sessualità (tema frequente anche nella sua produzione poetica), come nei romanzi Capriccio italiano, del 1963, e Il gioco dell’Oca, del 1967; questi e vari altri testi sono raccolti nel 1986 nel volume intitolato Smorfie.
Alla produzione poetica e in prosa si intreccia quella critica, con ben tre saggi apparsi già nel 1961: oltre alla già citata Interpretazione di Malebolge, i Tre studi danteschi e - prima incursione di Sanguineti nel Novecento - il libro Tra Liberty e Crepuscolarismo, di cui si darà ampio conto in questo lavoro, mentre nel 1962, esce la monografia su Alberto Moravia, di cui pure si tratterà ampiamente. Sono, questi dell’esordio, gli anni più fervidi di attività critica di Sanguineti, con la pubblicazione nel 1965 di Ideologia e linguaggio, e nel 1966 di Guido Gozzano: Indagini e letture; sempre nel 1966, Sanguineti tornerà ‘alle origini’ con Il realismo di Dante e nel 1969 pubblicherà uno dei suoi contributi più importanti, Poesia italiana del Novecento, più volte richiamato in questo lavoro, data la sua rilevanza nel dibattito sul ‘canone’ poetico del ventesimo secolo.
Negli anni successivi, complici la nascita di diversi figli, l’attività universitaria e politica assai intensa, la pubblicazione di saggi di ampio respiro rallenterà (pur con molti contributi più specifici, pubblicati su giornali e riviste, discussi nel presente lavoro e censiti nella Bibliografia).
La pubblicazione di raccolte di saggi riprenderà solo nel 1987 con La missione del critico, cui seguono Lettura del Decameron nel 1989 e Dante reazionario, del 1992. Successivamente, vanno ricordati almeno Per una critica dell'avanguardia poetica in Italia e in Francia, del 1995, Il chierico organico, del 2000, una riedizione ampliata di Ideologia e linguaggio, del 2001 (che è quella consultata per il presente lavoro).
Sempre nel 2001, viene pubblicato Atlante del Novecento italiano.
Infine, nel 2010, vedranno la luce Ritratto del Novecento e Cultura e realtà, a cura di Erminio Risso.
Sanguineti scrisse anche di arti figurative e di musica, dedicando volumi al pittore spagnolo Antonio Bueno nel 1975, a Giuseppe Verdi, per il centenario della morte, con Verdi in technicolor nel 2001, e all’artista italiana Carol Rama nel 2002.
Collaborò a film, opere teatrali, e a numerose produzioni televisive, nonché a mostre di arte figurativa, iniziative culturali della RAI. Fu altresì curatore e traduttore di numerosi testi, sia da autori classici (di Eschilo, Euripide, Aristofane) che europei, ‘classici’ e contemporanei (Shakespeare, Molière, Joyce, Brecht...). [...]
Sposatosi nel 1954 con Luciana, da cui avrebbe avuto quattro figli e alla quale avrebbe dedicato numerose poesie, Sanguineti ottenne due anni dopo la laurea sotto la supervisione di Getto, con una tesi su Dante, edita nel 1961 col titolo Interpretazione di Malebolge. Dal ‘57 divenne assistente dello stesso Getto, conseguendo in seguito la libera docenza e la cattedra di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università di Torino.
Nel 1969 si trasferì a Salerno, dove insegnò dapprima come incaricato, quindi come professore straordinario e poi ordinario, dopo aver vissuto e lavorato per sei mesi a Berlino nel ‘71; tornato in Italia, dal 1974 al 2000 fu infine docente presso l’Università di Genova.
Già dal 1951 Sanguineti si dedicò a scrivere testi poetici, pubblicati dapprima sulla rivista fiorentina Numero e successivamente raccolti nel suo primo libro, Laborintus, il quale venne dato alle stampe nel 1956 per iniziativa di Luciano Anceschi; quest’ultimo, nello stesso anno, fondò a Milano la rivista Il Verri, improntata a uno sperimentalismo e una ricerca sul linguaggio che si ispirava alla fenomenologia, alla psicanalisi, allo strutturalismo, e a cui Sanguineti collaborò attivamente.
Egli fu successivamente uno dei cinque poeti inclusi nell’antologia I Novissimi, curata da Alfredo Giuliani nel 1961, il medesimo anno in cui iniziò la collaborazione col musicista Luciano Berio, il cui esordio ufficiale fu nel 1963 con Passaggio e che venne proseguita per molto tempo dopo. Sempre nel 1963 Sanguineti, con Elio Pagliarani, Alberto Arbasino e altri (tra cui alcuni collaboratori del Verri) fu tra i fondatori del Gruppo 63 che, pur sciogliendosi nel 1968, ebbe un impatto non secondario negli ambienti letterari italiani, ancorché fosse caratterizzato da un certo elitismo. Del gruppo facevano parte poeti, scrittori, critici e studiosi desiderosi di sperimentare nuove forme espressive e rompere con gli schemi tradizionali, sia dal punto di vista delle forme che da quello dei contenuti, donde la dicitura di ‘neoavanguardia’. Rispetto però ai movimenti di inizio secolo, il Gruppo 63 si differenziava soprattutto per i richiami al marxismo e allo strutturalismo, e inoltre, in assenza di regole definite (non vi fu mai un vero e proprio ‘manifesto’), il gruppo diede origine a opere di grande libertà contenutistica, non di rado improntate all'impegno sociale militante.
Tali specifici interessi saranno comprovati nel 1968, quando Sanguineti si candidò per la prima volta come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano; sempre come indipendente delle liste PCI, fu consigliere comunale a Genova (1976-81) e membro della Camera dei Deputati (1979-83), e dopo lo scioglimento del partito fu ancora attivo politicamente con altre formazioni della sinistra italiana. Nel 1976 cominciò a collaborare con L’Unità e nel 1980 con Il Lavoro (allora il secondo maggior quotidiano genovese).
Fondò, diresse e scrisse per varie riviste letterarie, e fu insignito di numerosi premi, mentre nel 1996 venne nominato Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Gran Merito della Repubblica Italiana.
Morì nel 2010 durante un’operazione chirurgica volta a rimuovere un aneurisma; per iniziativa della vedova, Luciana, e di alcuni dei figli (in particolare del figlio maggiore Federico, filologo e docente all’Università di Salerno), è stato realizzato nel 2016 un portale online, http://magazzinosanguineti.it/, che raccoglie testimonianze e materiali appartenuti a Edoardo Sanguineti, tra cui molti scritti di argomento cinematografico, corrispondenza con Ungaretti, Guttuso e Luciano Berio, e appunti sulla Commedia dantesca.
Fin dalla sua opera prima, Laborintus (1956), Sanguineti si distinse per il suo sperimentalismo, con soluzioni formali e linguistiche inedite per l’epoca, come il verso aperto, il plurilinguismo, l’uso non convenzionale della punteggiatura. Questa prima fase della sperimentazione linguistica sanguinetiana è stata paragonata alla musica di Luciano Berio e John Cage, o alle tecniche pittoriche informali di Jackson Pollock, Jean Fautrier o Mark Rothko.
In particolare, l’assemblage utilizzato da Sanguineti appare ripreso dall'ambito pittorico: una tecnica per cui gli oggetti-segni, tolti dallo spazio originario, vengono messi a fuoco fino a ingrandirli a dismisura.
I suoi primi testi (oltre a Laborintus, le poesie di tema erotico pubblicate con il titolo di Erotopaegnia nel 1959, e un terzo gruppo, Purgatorio e Inferno) sono raccolti nel 1964 in Triperuno.
Già in questa prima fase si intravede un passaggio da uno stile d’esordio, ipercolto, a una scrittura più orientata al lessico quotidiano e alla concretezza delle ‘cose’.
Questa progressione verso il quotidiano prosegue con le raccolte pubblicate negli anni Settanta: Wirrwarr, del 1972 (che raccoglie T.A.T., ovvero ‘Testo di Appercezione Tematica’, e Reisebilder, appunti poetici di un viaggio in Centro Europa), e Postkarten, del 1978.
Nei due decenni seguenti si osserva un cambiamento. Con Stracciafoglio e Scartabello, del 1980 e 1981 rispettivamente, Sanguineti si orienta verso un registro sempre più marcatamente parodico-ironico, popolato in sempre maggior misura di storie (a volte con spunti diaristici) e oggetti della vita quotidiana.
Continueranno parallelamente a uscire raccolte dei testi già pubblicati (da Catamerone, del 1974, a Senzatitolo, del 1992).
Si scorge in questi anni una progressione verso soluzioni sempre più formali dal punto di vista metrico, con impiego di forme tradizionali che sarebbero state impensabili ai tempi degli esordi nel segno della neoavanguardia, come l’ottava o il sonetto, mentre prosegue lo scardinamento e sovvertimento dei temi tradizionali, in forme che sono sempre più quelle dell’ironia.
Nel 1987 esce Bisbidis, considerata una raccolta dal sapore quasi ‘crepuscolare’, mentre l’ultima che venne pubblicata da Sanguineti è Il gatto lupesco nel 2002, in cui è racchiuso lo stesso Bisbidis e una serie di ulteriori testi.
Più limitata è la produzione in prosa di Sanguineti, improntata anch’essa a uno sperimentalismo linguistico e tematico, con aperture all’onirico e ampi spazi dedicati alla sessualità (tema frequente anche nella sua produzione poetica), come nei romanzi Capriccio italiano, del 1963, e Il gioco dell’Oca, del 1967; questi e vari altri testi sono raccolti nel 1986 nel volume intitolato Smorfie.
Alla produzione poetica e in prosa si intreccia quella critica, con ben tre saggi apparsi già nel 1961: oltre alla già citata Interpretazione di Malebolge, i Tre studi danteschi e - prima incursione di Sanguineti nel Novecento - il libro Tra Liberty e Crepuscolarismo, di cui si darà ampio conto in questo lavoro, mentre nel 1962, esce la monografia su Alberto Moravia, di cui pure si tratterà ampiamente. Sono, questi dell’esordio, gli anni più fervidi di attività critica di Sanguineti, con la pubblicazione nel 1965 di Ideologia e linguaggio, e nel 1966 di Guido Gozzano: Indagini e letture; sempre nel 1966, Sanguineti tornerà ‘alle origini’ con Il realismo di Dante e nel 1969 pubblicherà uno dei suoi contributi più importanti, Poesia italiana del Novecento, più volte richiamato in questo lavoro, data la sua rilevanza nel dibattito sul ‘canone’ poetico del ventesimo secolo.
Negli anni successivi, complici la nascita di diversi figli, l’attività universitaria e politica assai intensa, la pubblicazione di saggi di ampio respiro rallenterà (pur con molti contributi più specifici, pubblicati su giornali e riviste, discussi nel presente lavoro e censiti nella Bibliografia).
La pubblicazione di raccolte di saggi riprenderà solo nel 1987 con La missione del critico, cui seguono Lettura del Decameron nel 1989 e Dante reazionario, del 1992. Successivamente, vanno ricordati almeno Per una critica dell'avanguardia poetica in Italia e in Francia, del 1995, Il chierico organico, del 2000, una riedizione ampliata di Ideologia e linguaggio, del 2001 (che è quella consultata per il presente lavoro).
Sempre nel 2001, viene pubblicato Atlante del Novecento italiano.
Infine, nel 2010, vedranno la luce Ritratto del Novecento e Cultura e realtà, a cura di Erminio Risso.
Sanguineti scrisse anche di arti figurative e di musica, dedicando volumi al pittore spagnolo Antonio Bueno nel 1975, a Giuseppe Verdi, per il centenario della morte, con Verdi in technicolor nel 2001, e all’artista italiana Carol Rama nel 2002.
Collaborò a film, opere teatrali, e a numerose produzioni televisive, nonché a mostre di arte figurativa, iniziative culturali della RAI. Fu altresì curatore e traduttore di numerosi testi, sia da autori classici (di Eschilo, Euripide, Aristofane) che europei, ‘classici’ e contemporanei (Shakespeare, Molière, Joyce, Brecht...). [...]
Carla Bruna, Sublime, neosublime, antisublime: il "canone" letterario novecentesco nella saggistica di Edoardo Sanguineti, Tesi di laurea, Université Côte d’Azur, 2020