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sabato 11 dicembre 2021

Radio Monte Ceneri, radio di lingua italiana alla frontiera con un Paese governato da un regime fascista

La pagina del «Radioprogramma» del 3 ottobre 1936 che annuncia la presenza di Benedetto Croce alla rsi (Fonte: Archivio di Stato, Bellinzona), immagine qui ripresa da Nelly Valsangiacomo, Op. cit. infra

All’inizio degli anni Trenta, le caratteristiche del plurilinguismo e del federalismo offrivano alla piccola Svizzera italiana, che all’epoca contava circa 160.000 abitanti, la possibilità di creare una radio nazionale di servizio pubblico. <1 Come le altre istituzioni culturali e artistiche di questa regione, anche la Radio della Svizzera italiana (rsi) non poteva attingere personale specializzato esclusivamente da un bacino linguistico trasversale ai cantoni: infatti, al contrario delle istituzioni culturali delle altre due principali realtà linguistiche nazionali, dipendeva in gran parte dalle competenze degli italiani.
Nonostante i pochi mezzi a disposizione, le sue trasmissioni raggiungevano la vicina penisola, suscitando l’interesse dei radioascoltatori italiani, ma anche la viva preoccupazione del regime fascista, che in quel periodo era molto attento agli sviluppi della cultura italofona svizzera. Le particolari contingenze spinsero dunque la rsi, conosciuta all’epoca come Radio Monte Ceneri (dal luogo dove era situato il trasmettitore) <2 a essere particolarmente accorta nel distinguere la politica fascista dalla cultura italiana e a impostare una politica culturale attenta sia alle divergenti evoluzioni politiche delle due nazioni, sia agli ineludibili rapporti culturali con l’Italia.
[...]
Una radio di frontiera
L’idea di una radio nella Svizzera italiana, proposta dall’ingegnere Ferdinando Bonzanigo già negli anni Venti, si realizzò solo all’inizio del decennio successivo, <3 sulla scia delle consorelle della Svizzera tedesca e francese e nel momento in cui, sotto l’egida della Confederazione, si stava riorganizzando il panorama radiofonico nazionale.
Nel 1929, in un periodo di forti rivendicazioni identitarie, correlate anche a una presenza tedesca nel Canton Ticino considerata invasiva, Bonzanigo creò l’Unione radiofonica intercantonale (uri), associazione che richiedeva una stazione radiofonica nazionale italofona indipendente. Nell’estate dello stesso anno Guglielmo Canevascini, membro dell’esecutivo cantonale, partecipò come rappresentante del Cantone alla Commissione di riorganizzazione della radiodiffusione elvetica, la quale assegnò il monopolio (formalizzato nel 1931) alla neo-costituita Società svizzera di radiodiffusione del servizio programmi (ssr), <4 che raggruppava le diverse entità radiofoniche.
Il sostegno di buona parte dei politici ticinesi alla realizzazione di una radio nella Svizzera italiana permise l’approvazione, il 27 maggio 1930, di un credito di 50.000 franchi per la costituzione di un Ente autonomo per la radiodiffusione nella Svizzera italiana (earsi), che dipendeva direttamente dal Consiglio di Stato. Il Comitato direttivo non sfuggì alla logica partitica cantonale e fu suddiviso tra quattro liberali, due conservatori, due socialisti e un presidente, il socialista Canevascini, suscitando qualche protesta da parte dei radioascoltatori. <5 Non senza successive e reiterate polemiche attorno alla sua supposta scarsa conoscenza della regione, fu nominato direttore Felice Antonio Vitali, di origini italiane e cresciuto a San Gallo, il quale ebbe una forte influenza sulla strutturazione della radio. Le polemiche nei confronti del medium, conseguenza sia delle specificità politiche del Cantone sia del timore che la stampa svizzera nutriva nei confronti di questo nuovo mezzo di comunicazione, furono peraltro regolari anche in seguito.
La stazione di prova - limitata agli abbonati al radiotelefono - lanciò le sue prime trasmissioni il 22 maggio 1932. Nonostante questo inizio in sordina, «da due stanzette del palazzo postale di Lugano», <6 a fine dicembre si contavano già 3942 abbonati. <7
Quasi l’80% delle emissioni di prova di Radio Monte Ceneri erano in effetti in tedesco e la prima rivista radiofonica comparsa nelle edicole della Svizzera italiana, «Radio ticinese», era un inserto del settimanale «Der Kurgast im Tessin». <8
L’inaugurazione ufficiale avvenne nell’ottobre 1933. <9
Dai discorsi dei politici e degli organizzatori radiofonici emergono le immagini della radiofonia dell’epoca. La radio, nuovo medium potente e moderno, era considerata un mezzo d’unione privilegiato tra il popolo e la patria, tra le diverse culture e regioni della nazione, capace di «diffondere in tutto il paese le manifestazioni intellettuali ed artistiche ed il pensiero dei Ticinesi» <10 ed elevare il livello culturale della popolazione. Dai discorsi trapelava soprattutto la volontà di fare della radio uno strumento di consenso che colmasse il vuoto che si era creato in un contesto nazionale composto prevalentemente da giornali regionali.
Una radio per tutti, ma che proprio per questa sua vocazione generalista - secondo Maurice Rambert, delegato amministratore della ssr - doveva evitare qualsiasi riferimento politico, a maggior ragione se si considerava la situazione internazionale.
Rambert non mancò però di insistere sulla via elvetica, che voleva porsi tra la libertà completa di trasmissione e la censura totale, che favoriva invece derive ideologiche. <11
Nonostante la preoccupazione di aprire spazi alla politica, già dagli esordi furono presenti nella radiofonia elvetica una ferrea normativa e un’efficace autocensura. Radio Monte Ceneri, radio di lingua italiana alla frontiera con un Paese governato da un regime fascista, fu particolarmente coinvolta da queste limitazioni, anche perché le sue trasmissioni raggiungevano l’Italia, in particolare le zone del Nord, entrando in qualche modo in concorrenza con la radio italiana, già in funzione dagli anni Venti: la trasmittente di Milano, la più vicina al confine, aveva cominciato a diffondere nel dicembre 1925. <12
Riconosciuta a livello internazionale per la sua professionalità, la radio italiana avviò, tuttavia, già a cavallo degli anni Trenta un uso massiccio della propaganda, che divenne ancor più consistente nella seconda parte del decennio, quando si verificò un aumento considerevole dell’utilizzo del medium. La distribuzione delle postazioni di ascolto restava però disomogenea e percentualmente ridotta rispetto alla radiofonia elvetica. Tuttavia, la forte presenza di abbonati nell’Italia industriale e urbanizzata del Nord (più del 60%), dato significativo per Radio Monte Ceneri che copriva anche quella zona, portò il regime fascista, già particolarmente attento alle manifestazioni culturali del Paese di confine, a controllare le trasmissioni radiofoniche che provenivano dalla Svizzera italiana: il fatto che fosse presieduta da Guglielmo Canevascini, membro dell’esecutivo cantonale e antifascista riconosciuto, le valse l’accusa di radio «anti-italiana», intesa come «antifascista». <13
La preoccupazione maggiore per la rsi era però quella di estendere le sue trasmissioni a tutto il territorio della Svizzera italiana. Si tentò di favorire la diffusione della radio offrendo la possibilità di acquistare apparecchi a prezzi contenuti: il costo dell’apparecchio era tra i 250 e i 300 franchi, a fronte di un salario medio mensile di circa 250 franchi. L’operazione fu ostacolata dalle frequenze d’onda non idonee al territorio montagnoso: la lunghezza d’onda era stata assegnata nel 1933 nel corso della Conferenza internazionale di Lucerna, ma non si era tenuto in considerazione che il territorio della Svizzera italiana era in prevalenza costituito da montagne. Per un ventennio,
prima che si trovasse una soluzione, la rsi poteva dunque raggiungere con facilità regioni lontane ma, paradossalmente, non una parte cospicua delle vallate ticinesi.
Malgrado le difficoltà iniziali, la rsi riuscì però a essere presto considerata tra le massime istituzioni culturali della regione. Già nel 1935 poteva infatti vantare 10.000 abbonati (raddoppiati cinque anni dopo), in un Paese nel quale la maggior parte dei quotidiani stampava tra le 2.000 e le 5.000 copie. <14
Nel 1938, Guido Calgari, tra gli uomini di cultura ticinesi più attivi alla radio, stimava circa 50.000 ascoltatori, <15 considerando la pratica corrente dell’ascolto collettivo. La radio si diffuse dunque con una certa velocità nel Ticino e nella vicina Mesolcina, valle del Grigioni italiano, diventando parte delle pratiche culturali.
L’idea che la radio fosse «un perditempo, un lusso per i ricchi» <16 fu presto abbandonata.
Nel gennaio 1934, con l’introduzione regolare di programmi in italiano, Radio Monte Ceneri divenne una radio rivolta a un pubblico italofono transfrontaliero; malgrado i problemi legati alla distribuzione delle onde, sul «Radioprogramma» si accennava anche a un ascolto attento «in quasi tutte le regioni» della vicina Italia: <17
«[…] specialmente buoni sono gli attestati dalla Valtellina, da Como, Brescia, Bologna, Vercelli, alto Piemonte, Trieste, Roma e dalla bassa Italia: da Sassari e persino nella regione più meridionale della Sicilia» - scriveva Felice Vitali - «meno buoni ma soddisfacenti quelli da Milano, Torino, Firenze e Venezia, dove l’audizione è chiara e costante di giorno, ma spesso evanescente (fading) o disturbata da altre stazioni la sera. Assolutamente insufficiente risulta invece l’audizione nella Svizzera interna. […] Radio Monte Ceneri» - continuava Vitali - «raggiunge senza difficoltà Parigi, Lione, Monaco, Barcellona, il Belgio, il Tirolo, Varsavia, Londra e Stoccolma». <18
Il bacino di utenza si situava soprattutto tra la Svizzera italiana e alcune regioni dell’Italia del nord; i radioascoltatori italiani scrivevano ringraziando per i programmi «vari» e «graziosi». Malgrado i pochi mezzi finanziari, già nel giugno successivo, dunque, la rsi sembrava riscuotere un discreto successo. Se è vero che, come per le altre radiofonie, l’utenza era soprattutto urbana, <19 ci si impegnò però a diffondere l’apparecchio anche nelle zone più discoste. Le campagne di finanziamento per una maggiore espansione della radio sul territorio, organizzate a livello svizzero, rivelavano infatti l’intenzione di una distribuzione capillare nella regione. <20 I soldi raccolti furono consegnati alla Commissione centrale delle emissioni radioscolastiche, che si occupava della ridistribuzione nelle diverse regioni. La creazione di un programma di "Radioscuola", paradigma delle finalità educative della radiofonia pubblica, fu infatti un mezzo efficace per estendere la radiofonia alle zone periferiche. <21
I primi passi della rsi si stavano peraltro compiendo in un contesto politico e culturale che si interrogava sull’italianità: "Popolo e governo del Cantone Ticino, largamente appoggiati da Berna, nulla trascurano per meglio affermare, per più solidamente consolidare la personalità etnica del Cantone, l’italianità della popolazione della Svizzera italiana; tutte le manifestazioni sia scolastiche che culturali, sia artistiche che ricreative, dalla scuola alla Radio, dal Circolo di cultura al teatro, hanno un’impronta di italianità, costituiscono un’affermazione della personalità etnica del Cantone". <22 Così riportava con una certa enfasi il «Radioprogramma» del 1935.
Si era in un periodo di forte tensione identitaria, che si espresse a livello politico nella seconda serie di Rivendicazioni ticinesi. <23 Nel memoriale del 1938, un intero capitolo era dedicato alla questione della difesa e dell’incremento dell’italianità del Ticino, in particolare nelle scuole, con l’intento di continuare ad «armonizzare il libero istinto della italianità del Ticino colle più complesse ragioni dello spirito pubblico Svizzero». <24
La condizione della radiofonia di servizio pubblico, proprio per gli intenti formativi che le venivano attribuiti, era considerata importante quanto la scuola, al punto che le stesse richieste finanziarie della rsi nei confronti della ssr e delle consorelle si giustificarono in seguito con le medesime motivazioni di difesa identitaria.
La cultura non era però dominio esclusivo della scuola e del nuovo mezzo radiofonico.
Nonostante l’innegabile posizione periferica, la regione aveva una produzione editoriale e giornalistica assai cospicua, così come non mancavano occasioni di conferenze e di momenti artistici nelle varie cittadine, grazie anche alla vicinanza con Milano. Lugano era senza dubbio il cuore di questa attività: le maggiori testate venivano stampate nella città del Ceresio dove si trovava anche un teatro, l’Apollo-Kursaal, in cui si presentavano opere provenienti dal capoluogo lombardo. <25
Il Liceo cantonale, scuola superiore di un Cantone privo di università, era il perno di una serie di attività, che ruotavano attorno agli insegnanti e in particolare al direttore Francesco Chiesa. Intellettuale in strettissima relazione con le autorità politiche, Chiesa era non solo il nome di spicco della letteratura cantonale, ma anche uno dei maggiori organizzatori culturali della regione. Fondatore della Biblioteca cantonale, presidente della Scuola ticinese di coltura italiana prima, e del Circolo di cultura di Lugano poi, manteneva solidi e privilegiati contatti con il mondo culturale italiano. <26
Nella regione non mancavano inoltre i cinematografi, che proprio in questo periodo vivevano il definitivo passaggio dal muto al sonoro. <27
La rsi nasceva dunque in una realtà di provincia, certo, ma comunque dinamica e con una peculiarità: una partecipazione straniera all’attività culturale quantitativamente e qualitativamente significativa. I protagonisti delle produzioni e delle proposte culturali erano spesso letterati e artisti italiani, fatto che si spiega sia con la vicinanza geografica e l’affinità culturale e linguistica, sia con le divergenti evoluzioni politiche di Italia e Svizzera, che spingevano gli italiani a rifugiarsi in terra elvetica.
Fu il caso del fascismo.
[NOTE]
1. E. Schade, «Radio und Föderalismus in der Schweiz. Radiogeschichte als strukturgeschicthe», in T. Mäusli (a cura di), Schallwellen, Zur Sozialgeschichte des Radios. Veröffentlichungen der Schweizer Landesphonothek - Colloqui del Monte Verità, Zürich 1996, pp. 85-96.
2. Gli altri due trasmettitori si trovavano a Beromünster, per la radio in lingua tedesca, e a Sottens, per la radio in lingua francese.
3. Sulla nascita e lo sviluppo della radiofonia nella Svizzera italiana, cfr. M. Piattini, «La Radio Svizzera italiana quale invenzione politica, sociale e culturale (1930-1948), in T. Mäusli (a cura di), Voce e Specchio. Storia della radiotelevisione svizzera di lingua italiana, Locarno 2009, pp. 23-66.
4. Sui primi anni della ssr, cfr. M.T. Drack (a cura di), La radio et la télévision en Suisse, cit.
5. «La radio e i partiti», in «Radioprogramma», 29.4.1934, p. 1: «La “Radio” non è soltanto una istituzione “culturale” e “artistica” in senso astratto; la “Radio” deve esprimere la vita e il pensiero del nostro popolo in tutte le loro manifestazioni» fu la risposta degli organizzatori; «Cose a posto», in «Radioprogramma», 6.5.1934, p. 1.
6. «Radio della Svizzera italiana. Stazione di prova», in «Radio Rivista», 13, 24.6.1932: «[…] finalmente, il 23 maggio 1932, la prima trasmissione […]. Trasmissione per il radiotelefono, primo timido inizio: da due stanzette del palazzo postale di Lugano, due stanzette che contenevano tutto il necessario, che dovevano bastare alla direzione e agli impianti tecnici, all’annunciatore, agli artisti, all’amministrazione»; «Dieci anni», in La nostra radio 1931-1941, p. 3.
7. F.A. Vitali, «Lo sviluppo della radio nella Svizzera italiana», in «Radioprogramma», 21.10.1934, p. 2. Cfr. inoltre i dati delle concessioni radiofoniche in «Der Kurgast im Tessin», 13.5.1932. Nel marzo 1932 le concessioni radiofoniche nella Confederazione erano 175.262, di cui 868 a Bellinzona e 1.748 a Lugano. Per le due cittadine ticinesi si registrarono aumenti già nel mese seguente (904 a Bellinzona e 1.787 a Lugano).
8. L. Ostini, La radio della Svizzera italiana: creazione e sviluppo (1930-1939), Fribourg 1983, p. 41; T. Mäusli, «La Radio della Svizzera italiana (1933-1939): istituzione culturale e difesa spirituale», in «Archivio Storico Ticinese», a. xxxii, 117, giugno 1995, p. 38. «Der Kurgast» offriva regolarmente brevi riferimenti al mondo radiofonico, compresa la nascita dei diversi club di radioamatori nel locarnese (fondato nel 1929, cfr. gli statuti in «Der Kurgast», 8.4.1932) e nel luganese («Der Kurgast im Tessin. Tessiner Fremdenzeitung», 33, 19.2.1932. Cfr. gli statuti in «Der Kurgast», 24.3.1932). Il giornale aveva a disposizione una breve colonna (in grassetto) ogni settimana. Nel numero del 24.3.1932 sono presentati gli statuti del Radioclub.
9. «Radioprogramma», 29.10.1933.
10. K. Schenken, direttore dello studio di Berna, in «Radioprogramma», 29.10.1933, pp. 1-2.
11. M. Rambert, «La radio non conosce partiti», in «Radioprogramma», 29.10.1933, p. 2.
12. Per una storia istituzionale della radio italiana cfr. F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Venezia 1999 (1992).
13. Cfr. il capitolo sulla nascita di Radio Monte Ceneri in P. Codiroli, L’ombra del Duce. Lineamenti di politica culturale del fascismo nel Cantone Ticino (1922-1943), Milano 1990 (1988), pp. 135-139. Su Guglielmo Canevascini e la radio: N. Valsangiacomo, Storia di un leader. Vita di Guglielmo Canevascini (1886-1965), Lugano 2001, pp. 263-271.
14. R. Ceschi, «La radio ai montanari», in «Archivio Storico Ticinese», a. xxxii, 117, giugno 1995, pp. 25-26; T. Mäusli, «La Radio della Svizzera italiana», cit., p. 37.
15. G. Calgari, «La vita di un’idea», in «Radioprogramma», 17.12.1938, p. 4.
16. G. Canevascini, «La radio democratica in un paese libero», in «Radioprogramma», 5.11.1933, p. 2.
17. Un ascoltatore che si definiva «vecchio abbonato alla Radio d’Italia dal 1926 nonché pioniere dell’e.i.a.r.» annunciava di essere riuscito ad ascoltare la «Vostra bella trasmittente» a Lamburgo, in provincia di Como. «Lettere che ci pervengono…», in «Radioprogramma», 18.2.1934, p. 21.
18. «Fin dove si sente il Ceneri?», in «Radioprogramma», 10.6.1934. Cfr. anche, per i riscontri dall’estero: «Congratulazioni dall’estero», in «Radioprogramma», 13.4.1935, p. 7; «Lettere di ascoltatori», in «Radioprogramma», 8.2.1936. Come tutte le corrispondenze nei giornali, queste fonti sono da considerare con la dovuta accortezza. Le medesime lettere furono riproposte a mesi di distanza: è il caso delle lettere di Iva Calamai da Pisa, Luigi Jacopozzi e sorelle da Sancasciano (Toscana), Peppino Croci (Seregno), Maria Pregliasco (San Remo) pubblicate dapprima il 13.4.1935 e poi l’8.2.1936, riportando quasi per intero la rubrica dell’anno precedente.
19. Cfr. la distribuzione per comuni nel «Radioprogramma», 7.10.1934, p. 1.
20. «La radio ai montanari», in «Radioprogramma», 23.1.1937. Su questa iniziativa cfr. R. Ceschi, «La radio ai montanari», cit.
21. Cfr. N. Solcà, Suoni e immagini per l’insegnamento: la Radiotelescuola nella Svizzera Italiana, in N. Valsangiacomo e M. Marcacci (a cura di), Per tutti e per ciascuno. La scuola pubblica nel Cantone Ticino dall’Ottocento ai giorni nostri, pp. 267-286; R. Ceschi, «Domande alla storia della Radio», in T. Mäusli (a cura di), Schallwellen, Zur Sozialgeschichte des Radios, cit.
22. «Radioprogramma», 25.5.1935, p. 4.
23. Furono chiamate Rivendicazioni ticinesi una serie di richieste rivolte dal governo ticinese al governo federale a sostegno dell’economia e a salvaguardia dell’italianità. Le prime furono elaborate nel 1924.
24. Le nuove Rivendicazioni ticinesi, Bellinzona-Lugano 1938, p. 24.
25. Cfr. M. Agliati, Il teatro Apollo di Lugano, Bellinzona 1967. Per una visione d’insieme sulla nascita e lo sviluppo del teatro (anche radiofonico) nel Ticino, cfr. P. Lepori, Il teatro nella Svizzera italiana. La generazione dei fondatori (1932-1987), Bellinzona 2008.
26. Sui vari aspetti evocati cfr. G. Cereghetti et al., Il Liceo cantonale di Lugano. Centocinquant’anni al servizio della repubblica e della cultura, Lugano-Bellinzona 2003; L. Saltini, «Il ruolo storico della Biblioteca», in Progetto Biblioteca. Spazio, storia e funzioni della Biblioteca cantonale di Lugano, Lugano-Losone 2005, pp. 37-69; N. Valsangiacomo, «La politique de l’apolitique: Francesco Chiesa et les conférences de la Scuola ticinese di cultura italiana», in A. Clavien, F. Vallotton (a cura di), Devant le verre d’eau. Regards croisés sur la conférence comme vecteur de la vie intellectuelle 1880-1950, Lausanne 2007, pp. 75-89 (cfr. la versione italiana, rivista e corretta in «Archivio Storico Ticinese», xlviii, 149, 2011, pp. 19-32).
27. Cfr. S. Mordasini, La nascita e lo sviluppo dell’esercizio cinematografico in Ticino (1896-1946), memoria di licenza, Facoltà di Lettere, Université de Fribourg, a.a. 1999-2000, (datt.).
Nelly Valsangiacomo, Dietro al microfono. Intellettuali italiani alla Radio svizzera (1930-1980), Collana «Itinerari», Edizioni Casagrande SA Bellinzona, 2015