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lunedì 10 gennaio 2022

I Comuni di Verona e di Milano istituirono il Premio Simoni della fedeltà al Teatro

Da sinistra: Gerolamo Rovetta, Marco Praga, Giannino Antona Traversi, Augusto Novelli, Domenico Oliva, Renato Simoni e Sabatino Lopez nel 1907 a Genova - Fonte: Wikipedia

La scomparsa di Renato Simoni fu accompagnata da una serie di solenni manifestazioni che celebravano un personaggio centrale della cultura italiana della prima metà del Novecento. La longeva e versatile attività nel campo delle arti - drammaturgo, critico teatrale, regista, ritrattista, librettista per l’opera seria e buffa, sceneggiatore per il cinema, oratore, autore di riviste di satira politica, balletti, elzeviri, articoli di costume, epigrammi, anacreontiche e facezie rimate - e la rilevanza assuntavi nel corso degli anni, avevano velato la sua immagine di un’aura quasi mitica.
Centinaia di persone scortarono la mattina del sette luglio 1952 la salma dell’«uomo più grande di tutti nel Teatro» <1 tra cui i maggiori rappresentanti della cultura e della politica italiana <2 . L’indomani del maestoso funerale il Senato e la Camera commemorarono il defunto come modello di «operosa e fertile fatica» <3. Numerosissime espressioni di cordoglio del mondo letterario, giornalistico e teatrale giunsero alla sua abitazione, al Circolo della Stampa che Simoni presiedeva dal gennaio 1951, all'Associazione Lombarda dei Giornalisti e alla redazione del «Corriere della sera», sede principale della cinquantennale attività come critico teatrale <4. I principali quotidiani e periodici nazionali ricordarono Simoni come il sommo maestro del teatro italiano; da «Il Dramma» che gli dedicò un corposo numero doppio <5 a «Scenario» <6, da «Sipario» <7 a «Vita veronese», dal settimanale romano «La Fiera letteraria» <8 all’«Almanacco dello spettacolo italiano» <9. Presto si stamparono le prime biografie celebrative, volumi basati prevalentemente su memorie personali <10, che illustravano il lungo e poliedrico operare nell’arte del giovanotto veronese che era riuscito a conquistare la simpatia del pubblico e della cerchia intellettuale milanese, capitale dell’economia e della cultura italiana.
Simoni drammaturgo veniva celebrato alla Fenice di Venezia con la rappresentazione della sua prima opera drammatica, "La vedova" (1902), evento conclusivo del Festival Internazionale del Teatro del 1952. Al commosso discorso pronunciato per l’occasione da Memo Benassi <11 faceva eco quello di Arnaldo Fraccaroli il 31 luglio al Teatro delle Palme di San Remo, dove introdusse l’allestimento della Turandot di Puccini con il ricordo di uno dei librettisti <12. L’evento commemorativo più rappresentativo fu però l’eccezionale messa in scena di Carlo Gozzi al Manzoni di Milano il 1° ottobre, che riuniva sotto la direzione di Ernesto Sabbatini i maggiori interpreti veneti e in lingua dell’epoca - da Cesco Baseggio a Gino Cavalieri, da Ruggero Ruggeri a Renzo Ricci a Andreina Pagnani -, alcuni dei quali onoravano il maestro in veste di comparse.
Si inauguravano, inoltre, le prime stele celebrative: da quello del Teatro Licinium di Erba il 5 agosto 1952 <13, al medaglione scolpito da Nino Gottardi collocato nell’atrio del Teatro Nuovo di Verona il successivo novembre <14.
Nel quinto anniversario della scomparsa veniva affissa sulla facciata dell’abitazione veronese di Simoni una lastra commemorativa <15; mentre i Comuni di Verona e di Milano istituirono il Premio Simoni della fedeltà al Teatro che viene tuttora assegnato annualmente nell’ambito dell’Estate teatrale veronese <16. Il primo Premio fu conferito simbolicamente, il 5 luglio 1958, all’amico fraterno Lucio Ridenti, artefice dei cinque volumi di "Trent’anni di cronaca drammatica", opera imponente che raccoglie le critiche teatrali di Simoni apparse sul «Corriere della sera» negli anni 1911-1952 <17.
Nel decennale della scomparsa Simoni veniva ricordato sulle pagine de «Il Dramma» <18 e di «Vita veronese» <19 con ulteriori rassegne celebrative. Verona e Milano, la città natale e quella elettiva, dedicavano all’illustre cittadino una nuova serie di manifestazioni presiedute dal direttore generale del teatro Nicola De Pirro, il direttore dell’Accademia d’Arte Drammatica di Roma Raul Radice, l’attore veneto Cesco Baseggio e il successore di Simoni al «Corriere», Eligio Possenti. Il 4 luglio 1962 il Festival shakespeariano di Verona, che Simoni aveva inaugurato nel 1948 con la messa in scena di Romeo e Giulietta, gli tributava un altro omaggio: un "Sogno di una notte di mezza estate" allestito al Giardino Giusti con la regia di Franco Enriquez <20 in memoria di quel "Sogno" di dieci anni addietro diretto da Alessandro Brissoni <21 che il critico, in fin di vita, aveva salutato con un accorato messaggio <22. Le commemorazioni veronesi continuarono con un convegno nel Palazzo della Gran Guardia. Al Museo Teatrale alla Scala, sede della preziosa biblioteca che Simoni volle intitolare alla madre Livia, fu invece allestita una mostra di ricordi e cimeli curata dallo storico direttore Stefano Vittadini.
Nell’ottobre 1962, grazie alla tenacia di Ridenti e dell’impresario Remigio Paone, il Teatro di via Manzoni - sede privilegiata delle ‘prime’ nazionali nella prima metà del secolo - cambiava il nome in Teatro di Via Manzoni “Renato Simoni” <23. Si annunciava inoltre l’intitolazione al critico del «Corriere» di una strada della città di Milano <24.
La Radiotelevisione italiana mandava in onda un documentario biografico per diffondere l’opera dell’intellettuale veronese anche presso i più giovani <25.
[...]
Dattiloscritto autografo di Corrado Pavolini a Simoni (carta intestata «Compagnia dell’Accademia diretta da Corrado Pavolini»)
Roma, 20 settembre 1941
Carissimo Renato,
grazie di tutto. Mi sono messo subito alla rilettura, ed eccoti, dopo una mattinata e una nottata di lavoro e di pensamenti, le mie modeste conclusioni: - un lavoro interamente dialettale mi fa paura, la percentuale dei venti in Compagnia non superando il 30% per gli uomini e il 15% per le donne.
- in particolare di Una delle ultime sere di carnevale è recentissimo il ricordo, perché lo dava fino a due anni Isa Paola con Baseggio ecc., e un confronto simile non potrebbe essere che dannoso per noi.
Tutto sommato, visto che non ti va Il servitore di due padroni, il più adatto mi sembra Le donne curiose, divertente se non molto profondo nella pittura dei caratteri, e che come distribuzione di ruoli, e come dosatura giusta fra dialetto e lingua, mi sembra molto adatto alla Compagnia.
Ti prego quindi, se sei d’accordo, come spero, sulle Donne curiose, di darmene conferma telegrafica. La fretta deriva da queste cause: preparazione dei bozzetti delle scene e costumi (Li farei eseguire, sotto la mia sorveglianza diretta e con mio intervento “creativo”, dalla brava Emma Calderini); gravi impegni di lavoro di tutte le sartorie teatrali, assorbite da forniture cinematografiche; copiatura e distribuzione delle parti agli attori, perché abbiano tempo, prima di arrivare a Milano, di impadronirsi un poco dei rispettivi ruoli (sono avvezzi a 180 ore di prove per ciascun lavoro, e se vogliamo arrivare in porto in dieci-dodici giorni bisogna che sappiano almeno le parti).
La distribuzione che io avrei pensato sarebbe la seguente: Ottavio:Carraro - Beatrice:Dandolo - Rosaura:Silvieri - Florinda:Dicrucciati - Lelio:Moretti - Eleonora:Ninchi - Leandro:De Caro - Brighella:Cazzola - Arlecchino:C. Rissone.
S’intende che spiegherò chiaramente agli attori trattarsi di una distribuzione provvisoria, spettando al regista dello spettacolo di confermarla o meno, in tutto o in parte.
È venuto il momento che Alessandro scriva a Borelli? Dimmelo, e faremo subito partire la lettera.
Per Silvio non preoccuparti. È tornato il sereno su tutto l’orizzonte; Costa stesso è venuto a miglior consiglio, e lo abbiamo indotto a metter su qualche lavoro, ma non capisco a quale “verbale” di pacificazione tu accenni: non vi è stato nessun verbale, e io non mi sono mai sognato di dichiarare che avrei riservate le messinscene agli allievi registi.
Con tanta gratitudine e affetto il tuo Corrado.
(Biblioteca Livia Simoni, CA 44)
[...]
Telegramma di Tatiana Pavlova a Simoni
Roma, 14 dicembre 1946
Auguro alle sue Donne curiose lunga fortuna stop A Roma successone stop Arrivederci
Tatiana
(Biblioteca Livia Simoni, CA 4241)
[NOTE]
1 Lucio Ridenti, Addio a Renato Simoni, in «Il Dramma», a. XXVIII, n. 161, 15 luglio 1952, p. 6.
2 Cfr. L’addio di Milano a Simoni in «Corriere della sera», 8 luglio 1952 pubblicato in «Il Dramma», a. XXVIII, n. 161, 15 luglio 1952, pp. 115-118. «La salma di tanto uomo avrebbe dovuto essere trasportata dagli attori, pei quali Simoni visse e operò con amorosa sollecitudine, guidandoli e sorreggendoli verso la devozione dell’arte» - scrisse Silvio d’Amico l’indomani del funerale. Cfr. Id., Simoni, in «Corriere d’informazione», 9-10 luglio 1952.
3 “Uno degli uomini più illustri del nostro tempo”, in «Il Dramma», a. XXVIII, nn. 163-164, 1° settembre 1952, p. 2.
4 Cfr. L’addio di Milano a Simoni, cit., p. 118.
5 «Il Dramma», a. XXVIII, nn. 163-164, 1° settembre 1952, con interventi di Cesco Baseggio, Bruno Brunelli, Luigi Cimara, Gino Damerini, Arnaldo Fraccaroli, Eligio Possenti, Lucio Ridenti, Giuseppe Silvestri, Carlo Terron e Orio Vergani.
6 Mario Corsi, È morto Renato Simoni, in «Teatro Scenario», a. XVI, n. 14, 15 luglio 1952.
7 Eugenio Ferdinando Palmieri, Renato Simoni e Roberto Rebora, Non si è lasciato sorprendere dalla morte, in «Sipario», a. VII, n. 75, luglio 1952, pp. 3-5.
8 Cfr. il dossier In morte di Renato Simoni, in «La Fiera letteraria», 13 luglio 1952, pp. 3-5, con scritti dello stesso Simoni, Giovanni Calendoli, Ermanno Contini, Gian Antonio Cibotto, Silvio d’Amico, Achille Fiocco, Eugenio Ferdinando Palmieri, Roberto Rebora e un’intervista di Angelo Maccario.
9 «Almanacco dello spettacolo italiano», a cura di Egidio Ariosto e Giovanni Calendoli, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1952, pp. 23-31, con scritti di Eligio Possenti e Raul Radice.
10 Cfr. Ugo Zannoni, Renato Simoni, Verona, Edizioni di Vita veronese, 1952; Ivo Senesi, Ricordo di Renato Simoni, Milano, Gastaldi, 1952. Senesi scrisse la biografia di Simoni in quindici giorni - lo afferma egli stesso - nelle «ferie d'agosto» del 1952. Il Fondo Lucio Ridenti del Centro Studi del Teatro Stabile di Torino ne possiede una copia che riporta, sotto la dedica autografa dell'autore a Lucio Ridenti, una lunga annotazione a matita di quest'ultimo, che comincia così: «Questo brutto libro è un "cattivo ricordo" dell’autore di Renato Simoni […]». Si tratta, secondo Ridenti, di un’opera mediocre e tendenziosa, una sorta di ‘vendetta’ dell’autore che non aveva mai perdonato a Simoni il giudizio non particolarmente positivo sulla sua commedia La Crisalide, rappresentata al Teatro Manzoni di Milano il 7 giugno 1924 dalla Compagnia Palmarini. Cfr. Maria Rosaria Buonaiuto, Un archivio da ordinare. Lettere dall'epistolario di Renato Simoni: fondo Lucio Ridenti presso il Centro Studi del Teatro Stabile della città di Torino, Tesi di Laurea, Relatore: Prof. Giovanni Moretti, Università degli Studi di Torino, a. a. 1996-1997, pp. 43-67.
11 Roberto Rebora, “La locandiera” e “La vedova” a Venezia, in «Sipario», a. VII, n. 79, novembre 1952, pp. 11-12.
12 Cfr. Perché non ci tocci di figurare “buoni ultimi”, in «L’Arena», 2 agosto 1952.
13 Ibidem.
14 Cfr. Renato Simoni commemorato al Teatro Nuovo di Verona, in «Corriere della sera», 19 novembre 1953.
15 Vi parteciparono, il sindaco di Verona Giorgio Zanotto, il Ministro Piero Gonella in rappresentanza del Governo, l’Assessore Angiolini del Comune di Milano, Eligio Possenti, Salvo Randone e altri amici di Simoni. Nella targa commemorativa posta sulla facciata della casa natale è incisa la seguente dedica: «In questa casa nacque il 5 settembre 1875 Renato Simoni illuminato maestro di teatro commediografo critico regista di sommo valore esempio di fedeltà operosa alla scena nelle battaglie e nelle vittorie dell’arte sempre memore della sua adorata Verona felice di ritrovare nelle bellezze della città le dolci sembianze materne nel murmure dell’Adige la trepida voce della sua terra.» Cfr. Bruno De Cesco, Rivive Simoni nella sua diletta Verona, in «Il Dramma», a. XXXIII, n. 250, luglio 1957, p. 50.
16 Per un’introduzione alla storia del Premio si veda Gian Paolo Savorelli, Gli spettacoli all’aperto si possono fare solo al chiuso!, in Una giornata di studi su Renato Simoni, a cura di Patrizia Baggio, atti del convegno (Teatro Nuovo, Verona), Venezia, Arteven, 2010, pp. 15-17.
17 La Commissione incaricata di attribuire il primo Premio Renato Simoni era presieduta da Eligio Possenti e composta da Renzo Ricci, l’esecutore testamentario Piero della Giusta, Armando Ferriguto, l’impresario teatrale Remigio Paone, Giulio Cesare Viola e Lorenzo Ruggi. La considerevole somma di un milione di lire fu devoluta dal fondatore de «Il Dramma» alla Casa di riposo degli artisti drammatici di Bologna diretta da Ruggi, tanto cara a Simoni. L’Istituto volle intitolare al critico veneto una sala, una sorta di sacrario che custodisse alcuni cimeli del maestro. L’iniziativa promossa da Ridenti e Ruggi raccolse ampi e generosi riscontri da tutta Italia raggiungendo l’importo di 200.000 lire. Molte le istituzioni e i privati che sottoscrissero l’appello: dal quotidiano veronese «L’Arena», sede del primo apprendistato giornalistico di Simoni, alla Cassa di Risparmio di Verona che donò la somma di 50.000 lire. Cfr., oltre alle periodiche segnalazioni apparse su «Il Dramma», quelle pubblicate in «L’Arena»: Nobile iniziativa in memoria di Simoni, 15 luglio 1952; In memoria di Simoni, 17 luglio 1952; La sottoscrizione “Renato Simoni”, 20 luglio 1952; Per onorare Renato Simoni, 26 luglio 1952, Chiusa la sottoscrizione in memoria di Simoni, 4 settembre 1952. Cfr. inoltre Simoni nel cuore degli attori, in «Il Dramma», a. XXIX, nn.170-171-172, 1° gennaio 1953, pp.126-127; Favola di Natale nel cuore di Simoni alla Casa di Riposo degli Artisti Drammatici di Bologna, in ivi, n. 173, 15 gennaio 1953, pp. 59-60.
18 Cfr. la rassegna Dieci anni dalla morte di Renato Simoni, in «Il Dramma», a. XXXVIII, n. 310, luglio 1962, pp. 5-18.
19 Cfr. Nel decennale della morte di Renato Simoni, in «Vita veronese», anno XV, n. 7, luglio 1962, pp. 273-312
20 La messa in scena vedeva una giovanissima Valeria Moriconi nei panni di Puck, Luca Ronconi (Lisandro), Corrado Pani (Demetrio), Anna Miserocchi (Titania), Paolo Carlini (Oberon) e Glauco Mauri. Cfr. Enrico Bassano, Il Sogno di Shakespeare omaggio a Renato Simoni, in «Il Dramma», a. XXXVIII, n. 310, luglio 1962, pp. 76-77.
21 Cfr. Roberto Rebora, Il sogno scespiriano al Giardino Giusti, in «Sipario», a. VII, n. 75, luglio 1952, p. 29. Nelle vesti degli innamorati c’erano Giorgio Albertazzi, Zora Piazza, Marika Spada e Alberto Lionello; ricordiamo tra gli altri interpreti Camillo Pilotto, Elio Pandolfi, Alberto Carloni, Alberto Bonetti, Elsa Albani e Sarah Ferrati (Titania); costumi di Maud Strudthoff, musiche di Mendelssohn.
22 «Sono tormentato dal respiro affannoso. Ogni movimento mi spossa. Scusatemi tutti. La mia anima mai si è protesa verso Verona come in questi anni di memorie e di addio. Mando affettuosi saluti a tutti, a Brissoni, agli attori, alla santità vetusta del magico Giardino Giusti. Un abbraccio. Renato Simoni». Il telegramma di Simoni è stato letto prima della rappresentazione dall’attore Camillo Pilotto. Cfr. Giuseppe Silvestri, La sua Verona, in «Il Dramma», a. XXVIII, nn. 163-164, 1° settembre 1952, p. 4; Eugenio Bertuetti, Sorridente chiarezza, in «Gazzetta del popolo», 7 luglio 1957; Giulio Trevisani, Storia e vita di teatro, Milano, Ceschina, 1967, p. 105, n. 2. In ricordo dell’ultimo spettacolo di Simoni fu posta una lapide nel giardino d’ingresso del Teatro romano con l’insegna: «In questo antico teatro - la sera del 26 luglio 1948 - Renato Simoni - con una luminosa regia - di Romeo e Giulietta - iniziò a onore e vanto di Verona - gli spettacoli shakespeariani». Cfr. Franco Ceriotto, Renato Simoni dieci anni dopo, in «Il Dramma», a. XXXVIII, n. 310, luglio 1962, pp. 75-76; Enrico Bassano, Il Sogno di Shakespeare omaggio a Renato Simoni, cit.
23 La notizia veniva annunciata, in presenza del direttore generale del Teatro Nicola De Pirro, la sera del 12 ottobre 1962 da Franco Enriquez, regista di un’edizione della "Bisbetica domata" con protagonista Glauco Mauri e Valeria Moriconi. Cfr. Eligio Possenti, Dedicato a Renato Simoni il Teatro di Via Manzoni a Milano, in «Il Dramma», a. XXXVIII, n. 313, ottobre 1962, p. 96.
24 Le trattative di intitolazione di una strada di Milano a Simoni, preferibilmente Via Tamburini dove il critico trascorse gli anni dal dopoguerra in poi, risale al 1952. Ridenti lo aveva proposto al sindaco Ferrari in occasione della rappresentazione di Carlo Gozzi al Manzoni, il 1° ottobre del 1952, ottenendo la sua approvazione. Passarono comunque diversi anni prima dell’effettiva intitolazione. Cfr. Fra sette anni, forse, la "via Renato Simoni" a Milano, in «Il Dramma», a. XXXI, n. 229, agosto-settembre 1955, pp. 3-4; Al prof. Virgilio Ferrari sindaco di Milano, in Id., pp. 73-74; X [Eligio Possenti], E la via “Renato Simoni”?, in «Corriere d’informazione», 16-17 settembre 1955.
25 Cfr. il dossier Dieci anni dalla morte di Renato Simoni, cit.
Adela Gjata, Renato Simoni: un'idea di teatro tra drammaturgia, critica teatrale e pratiche registiche, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2013