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martedì 4 gennaio 2022

Il giornale non esita a invocare l’unione della sinistra, invitando i suoi lettori a votare Mitterand


La storia di «Témoignage chrétien» può essere suddivisa in tre periodi: il periodo resistenziale, l’epoca di Georges Montaron, e l’epoca contemporanea <149. Il primo periodo va dal 16 novembre 1941 - con la Francia occupata dai tedeschi - fino al periodo immediatamente successivo alla Liberazione. Il secondo periodo va dal 15 novembre 1949 al 6 maggio 1996, e abbraccia la lunga parabola della direzione di Georges Montaron. L’ultimo periodo è quello invece che parte dalla fine della direzione Montaron e giunge fino ai nostri giorni.
Se il primo periodo è contraddistinto in gran parte dalla clandestinità della rivista, il secondo periodo è stato invece senza dubbio quello più fortunato e glorioso per la nostra rivista, raggiungendo negli anni ’50 un’altissima tiratura.
Ora converrà però introdurre più nel dettaglio la figura, già più volte evocata, di Georges Montaron.
A partire dal 1941, Montaron aveva organizzato nella Francia del nord il movimento dei Jeunes Chrétiens combattants, che si sarebbero adoperati alla diffusione della stampa cristiana clandestina in zona occupata, tra cui un posto di riguardo è occupato appunto dai «Cahiers de Témoignage chrétien» di padre Chaillet.
Proprio l’incontro con la squadra dei «Cahiers de Témoignage chrétien» a partire dal 1943 impronterà fortemente la carriera di Montaron, sia come giornalista cristiano sia come osservatore morale (e talvolta intransigente) della vita politica francese tra il 1946 e il 1996, anno in cui dovrà lasciare la direzione del settimanale.
Con la fine dell’Occupazione e poi della guerra, molti dei teologi gesuiti di «Témoignage chrétien» rifiutano ogni possibile passaggio alla politica, insistendo vigorosamente, fino alla loro morte, sul carattere meramente spirituale della loro Resistenza, privato perciò di ogni aderenza temporale. Tale è, dal 1944, il punto di vista difeso dai padri Daniélou, Fessard e de Lubac. Quest’ultimo, in particolare, ribadirà tali concetti ancora nel 1988, nella sua opera tarda Résistance chrétienne à l’antisémitisme <150.
Alla fine della guerra, padre Chaillet decide di proseguire l’esperienza di «Témoignage chrétien», ma prendendo le distanze dai «chrétiens progressistes» raggruppati nella nuova rivista «Temps Présent». Egli si separa da André Mandouze, il suo primo caporedattore (che abbandona nel dicembre del 1945 la redazione della rivista), sostituendolo con Jean-Pierre Dubois-Dumée (che resterà caporedattore fino al 1952), e nominando Jean Baboulène direttore aggiunto.
Nel 1947, poi, per far fronte alla tremenda crisi di quegli anni, padre Chaillet fa appello a Georges Montaron, giovane resistente, membro dei Jeunes Chrétiens Combattants, presidente della Jeunesse ouvrière chrétienne (JOC), e amministratore della Sécurité sociale, nata per liquidare la stessa «Témoignage chrétien». Montaron, però, lungi dal liquidarla, rilancia la rivista, proponendo però un maggiore rigore economico.
Al fine di rilanciare ulteriormente «Témoignage chrétien», Montaron concepisce poi un supplemento da affiancargli: «Radio loisirs», che sarà dedicato ai programmi radiofonici, cinematografici e al tempo libero. Seppur di vita breve (circoscritta al solo 1947), tale supplemento riveste un ruolo fondamentale ai fini della nostra ricerca, in quanto da esso discenderanno due riviste quali «Radio Cinéma Télévision» (1950-1960) e «Télérama» (1960), veri e propri centri gravitazionali del nostro studio nei prossimi capitoli.
Le proposte di Montaron vengono accettate, e quest’ultimo è così ufficialmente assunto da «Témoignage chrétien» nel 1948. L’assemblea generale degli azionisti del 15 novembre 1949 lo nomina amministratore della società: incarico che Montaron manterrà per quasi cinquant’anni, fino al 1996.
Proprio a partire da quel 1948, l’identificazione (quasi simbiotica) tra Montaron e il “suo” giornale andrà via via crescendo nel corso degli anni e dei decenni.
«Témoignage chrétien» entra così in un’epoca gloriosa contraddistinta da una mentalità quanto mai aperta, innovativa e lungimirante, raggiungendo presto una tiratura di 100000 esemplari. Tra i più assidui collaboratori della rivista troviamo: François Mauriac, Robert Barrat, Françoise Dolto, Michel Debré, Jacques Delors, Albert du Roy, Michel Jobert, Albert Adolf Escuvez, Claude Estier, Jean Boissonnat, Henri Nallet, Jacques Testart, Georges Suffert, Jean Ziegler, Roger Fressoz e Bernard Schreiner.
Fedele ai suoi ideali originari della Resistenza e del Vangelo, e ubbidendo al motto «Vérité et justice quoi qu’il en coûte», «Témoignage chrétien» partecipa a tutte le battaglie al servizio dell’uomo, essendo poi uno dei primi media a schierarsi in favore della decolonizzazione in Indocina, Marocco, Tunisia e Algeria <151.
Per queste sue posizioni progressiste e di profondo impegno sociale, non è azzardato accostare «Témoignage chrétien» all’esperienza del già citato periodico italiano «Adesso», animato da don Primo Mazzolari e dalle sue idee di «Rivoluzione cristiana».
«Témoignage chrétien» non esita infatti a denunciare le torture praticate dall’esercito francese in Indocina (attraverso i reportages di Jacques Chégaray, che provocarono dei disordini all’Assemblée Nationale) come pure in Algeria, attraverso il dossier Müller, testimonianza postuma di un giovane scout suciò che aveva vissuto in Algeria152.
Sempre ubbidendo a tale linea di pensiero e di condotta, «Témoignage chrétien» è stata sempre attenta anche alla questione del popolo palestinese.
Proprio queste sue nette prese di posizione hanno talvolta procurato alla rivista dei rapporti difficili con il potere politico. Durante la guerra d’Algeria, ad esempio, il giornale viene regolarmente sequestrato dalla polizia francese (ben 96 volte) <153 e il suo direttore perseguito dalla giustizia per diffamazione contro l’esercito <154.
Montaron viene addirittura aggredito da un commando di estrema destra, mentre viene minacciato di morta dall’OAS. La sede del giornale viene inoltre funestata dall’esplosione di una bomba, frutto di un attentato <155.
Nel 1961 «Témoignage chrétien» è l’unico giornale francese a pubblicare un dossier completo sulla repressione sanguinosa della manifestazione del 17 ottobre (massacro degli algerini a Parigi). In particolare, una fotografia di Élie Kagan pubblicata sulla prima pagina del numero 903 di ottobre 1961 mostra un manifestante ferito da un’arma da fuoco della polizia.
Politicamente il giornale resta assestato a sinistra, seppur prendendo le distanze dalle formazioni partitiche della politica. Tuttavia il nostro giornale non esita a invocare l’unione della sinistra, invitando i suoi lettori a votare Mitterand.
Parallelamente alle sue prese di posizione politiche, il giornale opera per un rinnovamento della Chiesa a partire «de l’intérieur». «Témoignage chrétien» si adopera così per un aggiornamento della liturgia, difendendo le Chiese del Terzo Mondo e battendosi in favore dei prêtres ouvriers nel 1954.
Pur ergendosi quale baluardo cattolico, il nostro giornale si fa convinto e costante promotore di un superamento della dottrina e dell’insegnamento tradizionali della Chiesa Cattolica Romana.
[NOTE]
147 «Courrier français du Témoignage chrétien», n. 2, p. 1.
148 Émile-Maurice Guerry, Lettre à père Maydieu, 8 février 1945.
149 Cfr. Hommage à Georges Montaron, «Tribune 2000», n° 1, décembre 1997.
150 Cfr. Henri-Marie de Lubac, Résistance chrétienne à l’antisémitisme, Fayard, Paris, 1988.
151 Malika el Korso, La Guerre de libération nationale et l’indépendance algérienne au regard de Témoignage Chrétien (1954-1962), in Amar Mohand-Amer, Belkacem Benzenine, Le Maghreb et l’indépendance de l’Algérie, CRASC-IRMC-Karthala, Oran-Tunis-Paris, 2012, p. 237.
152 Ivi, p. 242.
153 Ivi, p. 237.
154 Ivi, p. 250.
155 Ibidem.
Livio Lepratto, Le due vie cattoliche al cinema. Metodologie e itinerari critici tra Francia e Italia dal 1945 al 1975, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Parma, 2017